Secondo i dati rilasciati nella giornata di ieri dall'Amministrazione Doganale della Repubblica Islamica le esportazioni iraniane non collegate al settore degli idrocarburi nei primi sei mesi del nuovo anno (iniziato a marzo secondo il tradizionale calendario persiano) si sono fermate di poco al di sotto della soglia dei diciotto miliardi di dollari Usa, il tutto in barba alle cosiddette 'sanzioni' applicate contro Teheran dagli Usa e dai loro disingenui lacché europei.
Queste cifre dimostrano esaurientemente come nel mondo multipolare del XXIesimo secolo lo strumento delle 'sanzioni' sia ormai logoro e inattuale essendo lontani i tempi (come negli anni '90) in cui un embargo promosso dagli (allora) unici paesi acquirenti di petrolio e materie prime (quelli occidentali) poteva ridurre uno stato come l'Irak di Saddam Hussein alla fame e causare la morte di decine di migliaia di persone (in massima parte bambini e malati).
Oggi la 'fame' non solo di gas e petrolio dei paesi emergenti, ma anche quella di beni di consumo in zone come Africa, Sudamerica e Asia Sudorientale, garantisce al maturo e produttivo settore manufatturiero iraniano di non rimanere mai a corto di clienti. I principali clienti delle esportazioni iraniane nel periodo in esame sono stati: Cina, Irak, India, Emirati Arabi ed Afghanistan.
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