Il Sovrano del Barhein, impegnato da oltre diciotto mesi a reprimere nel sangue e nella violenza le manifestazioni di insofferenza e ribellione degli abitanti dell'Isola delle Perle (sunniti e sciiti insieme), ha cercato recentemente di insinuare un cuneo tra le due comunità, finora affratellate dalla protesta e dallo scontento per il predominio di Casa Al-Khalifa, ammonendo i sunniti che, se continueranno a protestare contro di lui, si troveranno a vivere in un regime sciiti filo-iraniano dove, pretende di prevedere il Dionigi di Manama, i sunniti saranno 'certamente' perseguitati. A sostegno di questa sua tesi il Re avrebbe accusato il partito libanese Hezbollah di fomentare le proteste degli sciiti e addirittura di avere 'agenti' in Barhein a questo scopo.
Prontamente non si é fatta attendere, direttamente da Beirut Sud, la risposta del Movimento sciita che, per bocca della sua Redazione Media ha dichiarato: "Le accuse del regime di Al-Khalifa nei nostri confronti dimostrano solo quanto disperata si sia fatta la stiuazione per il Re e i suoi manutengoli che tentano con ingenue fabbricazioni di insultare l'intelligenza dei loro stessi concittadini; Hezbollah non ha alcun rappresentante in Barhein e, riguardo la situazione politica dell'isola, se pure solidarizza con la richiesta di Diritti e Democrazia per TUTTA la cittadinanza, sostiene la possibilità di quest'ultima di raggiungere queste rivendicazioni in maniera pacifica".
"Chiamare in causa Hezbollah o inesistenti 'complotti sciiti' non fa che confermare la malizia del regime e la sua determinazione a reprimere con la violenza le legittime richeste del popolo, valendosi anche, ormai da molti mesi, del sostegno straniero saudita, qatariota, degli Emirati Arabi, degli Usa, dei mercenari pachistani e anche del silenzio complice e ipocrita del mondo occidentale, sempre pronto a invocare i 'Diritti Umani' quando tale appello possa fare da paravento ai suoi interessi espansionistici ed imperialisti".
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