sabato 12 febbraio 2011

Israele nel panico per la Rivoluzione egiziana, Washington reagisce spedendo un Ammiraglio in mezzo alle sabbie giordane!


Crolla come un castello di carte la gabbia imperialista e colonialista costruita dagli Usa attorno al Mondo arabo, per esclusivo beneficio e vantaggio dello Stato dell'Apartheid del "popolo eletto"; alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato l'abbronzato Obama e la sempre più avvizzita e rugosetta Dama Clinton ostentano sorrisoni e si augurano tutto il meglio per il popolo egiziano, ma dietro le porte chiuse devono sorbirsi le sfuriate e i cicchetti della Lobby a Sei Punte: "Che cosa vi abbiamo fatto eleggere a fare, se non siete capaci nemmeno di mantenere sul trono Mubarak? Quasi quasi sarebbero stati meglio il pilota e l'ammazza-alci al vostro posto!!".

Pare quasi di sentirli, vero?

A Tel Aviv, capitale mondiale dell'Apartheid, l'atmosfera é tesa e tutti gli sguardi sono volti oltre il Sinai: la democrazia é arrivata in Egitto e con essa la minaccia, terribile per uno Stato antidemocratico e razzista, che ottanta milioni di arabi facciano di testa loro, utilizzino il libero arbitrio che Israele teme come la strega di L. Frank Baum l'acqua saponata, capace di scioglierla in una macchia ribollente.

In Iran, in Libano, in Irak, In Palestina, ogni volta che in Medio Oriente si esercita la democrazia i risultati non sono mai buoni per lo Stato ebraico, mai, mai, mai.

Lo sa bene Zvi Mazel, che fu ambasciatore in Egitto ai "bei" (per Israele) tempi della "vacca che ride", quando gli oppositori finivano ammazzati o torturati senza tante proteste, che ha dichiarato al primo canale di Israel TV: "Abbiamo tempi duri davanti, l'Egitto fornirà il terzo vertice a un triangolo anti-israeliano che ha gli altri due nella Turichia e nell'Iran, la realtà sta cambiando rapidamente attorno a noi e in maniera tutt'altro che favorevole".


Ormai l'unico paese confinante rimasto "amico" di Israele é la Giordania Hashemita, dove il tarchiato e panciutello re Abdallah ha già subito tante e tali proteste interne da dover giubilare in tutta fretta l'odiato Primo Ministro "liberalizzatore" Samir Rifai e ha dovuto allentare i cordoni della borsa per calmierare i prezzi dei generi di prima necessita, alla facciazza del Fondo Monetario, della Banca Mondiale e di altri simili nidi di parassiti e affamatori dei popoli.


Per puntellare il traballante reuccio, ecco che Washington mobilita gli alti papaveri militari, spedendo la prossima settimana l'Ammiraglio Mike Mullen in tutta fretta ad Amman; l'Ammiraglio nel Deserto (sembra una novella di Dino Buzzati) dovrà fare il punto della situazione e poi riferirla ai suoi superiori israeliani: Benji Netanyahu, il criminale di guerra Shimon Peres e il trombato Gabi Ashkenazi, che al contrario di qualche mese fa sarà ormai felice di avere già la valigia in mano, visto che in tal modo sarà il suo successore a dover affrontare la situazione ormai in generale squagliamento.

VITTORIA!!! Scene di giubilo dal Cairo, da Alessandria, da tutto l'Egitto, alla notizia delle dimissioni di Mubarak!!!



Vittoria,

per Khaled Said, che non ha potuto vivere abbastanza da vedere la gloria di questo giorno,

Vittoria,

per i martiri della rivolta, che hanno dato il loro sangue per cacciare il tiranno,

Vittoria,

per l'orgoglio di un popolo che aveva preso il suo destino nelle proprie mani, e che un tirannello vigliacco aveva gettato nella polvere per il piatto di lenticchie di una pace ingiusta barattata sulla sofferenza degli oppressi,

Vittoria,

per la voglia di dire "NO" a coloro che pensano che il mondo sia un mercato e che tutto abbia attaccato sopra il cartellino del prezzo,

Vittoria,

per una Libertà che sia veramente libera, per una Democrazia che sia veramente di tutti, per una Pace che faccia rima con 'Giustizia',

Vittoria.

venerdì 11 febbraio 2011

Interpal accoglie con soddisfazione la notizia dello stanziamento britannico a favore dei profughi palestinesi


L'associazione di beneficenza britannica Interpal ha espresso la propria soddisfazione nel ricevere la notizia che il Dipartimento per lo Sviluppo internazionale del Governo di Sua Maestà ha acconsentito allo stanziamento di un milione e mezzo di sterline come risposta al recente appello dell'UNWRA in favore dei profughi palestinesi in Libano.

Generosa finché si vuole, l'offerta deve però venire valutata in base alle dimensioni e alle necessità della comunità dei profughi nel Paese dei Cedri, che le ultime cifre vogliono vicina al mezzo milione di persone. Qualora fosse anche interamente riservata al gruppo più bisognoso di profughi, gli occupanti del campo di Nahr al-Bared, che subì gravissimi danni nel 2007 nel corso degli scontri fra le forze armate nazionali e un gruppo di fanatici sunniti con presunte affiliazioni qaediste, sarebbe appena sufficiente a coprire le spese di alloggio per due mesi, o medicine e terapie ospedaliere per un mese.

Ibrahim Hewitt, Segretario di Interpal, la maggior parte dei profughi palestinesi in Libano vivono in condizioni che vanno "dal disagio alla più abietta miseria" e necessitano di soluzioni comprensive e di lungo respiro piuttosto che di un continuo stillicidio di "aiuti" che non fanno altro che rendere cronica la loro esistenza precaria e incerta.

Christopher Guinness a Ginevra lancia l'appello all'Europa in favore di Gaza: "Mobilitiamoci per rompere l'assedio israeliano!"


Il portavoce dell'UNWRA, l'associazione dell'ONU che presta soccorso e assistenza ai profughi palestinesi in tutto il Medio Oriente ha esteso un appello ai leader dell'Unione Europea affinché intraprendano azioni concertate e coraggiose per alleviare ed abbreviare le sofferenze della Striscia di Gaza. Durante una conferenza stampa tenutasi a Ginevra Christopher Guinnes ha indicato come il rateo di disoccupazione nella Striscia sia del 45 per cento della popolazione maschile abile, come diretta conseguenza dell'assedio sionista che ha strozzato ogni attvità economica non legata alla più stringente sopravvivenza.

Guinness ha riferito ai rappresentanti dei media: "Stiamo osservando la situazione regionale, nella speranza che il mondo cerchi di sviluppare nuove strategie per convincere Israele che l'assedio non sia altro che una crudeltà inutile e intollerabile", egli ha poi indicato come un intervento massiccio e multilaterale abbia le più grandi possibilità di fare breccia nella sorda e crudele determinazione dello Stato ebraico a sottoporre centinaia e centinaia di migliaia di civili inermi alle durezze e ai rigori di uno strangolamento economico degno delle pagine più oscure della Guerra dei Trent'anni.

Il rappresentante Onu si é detto molto preoccupato dalle insistenti voci che l'esercito sionista starebbe preparandosi a una reprise del suo brutale "pogrom" militare di inizio 2009, spiegando che a causa dell'assedio il settanta per cento dei danni causati dall'infame operazione "Piombo fuso" non sono ancora stati riparati "Un nuovo attacco non farebbe che aggiungere macerie alle macerie". Guinness ha definito l'emergenza di Gaza "un vero e proprio test" per la Comunità globale.

A Gaza tornano benzina e gasolio attraverso i tunnel del contrabbando, ma la situazione resta critica!


Un piccolo, brevissimo, sospiro di sollievo per Gaza, tartassata dalla crudeltà dell'ottuso e insensato odio dei politici e dei generali sionisti, che le impongono la carestia come disumana "punizione collettiva" per la sua indomita volontà di Resistenza; dopo giorni e giorni di blocco, grazie agli sforzi degli escavatori e dei trasportatori dei tunnel del contrabbando, combustibili e carburanti egiziani hanno ripreso ad affluire nell'enclave costiera assediata.

Circa 2100 ettolitri di benzina e 10000 di gasolio sono stati importati attraverso i cunicoli sotterranei e, guardando al futuro per la prima volta da giorni con ottimismo, gli abitanti della Striscia attendono ulteriori consegne nel corso del week-end. Senza l'importazione clandestina attraverso i tunnel Israele avrebbe gli artigli puntati alla gola di ogni attività economica e produttiva di Gaza, potendo decretare il tipo e la quantità di ogni combustibile fossile da lasciar transitare attraverso il suo blocco economico.

Il recente attentato beduino a un gasdotto egiziano inizialmente aveva causato panico e preoccupazione fra la popolazione di Gaza visto che, qualora l'approvvigionamento israeliano di metano ne fosse stato anche minimamente intaccato lo Stato ebraico avrebbe certo preso a pretesto la cosa per infliggere nuove privazioni ai Palestinesi che tiene in ostaggio, come già ha fatto in passato. Ogni scusa é buona, infatti, per Israele, per incrudelire contro le sue vittime, in una vera e propria sarabanda di azioni vili e meschine, a volte al confine col puro sadismo.

Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari a Gaza ha comunicato ai suoi referenti internazionali che la situazione tuttavia rimane sull'orlo della catastrofe per molti altri aspetti, come la situazione sanitaria e medica, il blocco del varco di confine di Rafah, attraverso cui, secondo l'Oms ogni giorno transitano almeno venti malati palestinesi bisognosi di esami e terapie da effettuarsi in Egitto.

Comincia la mobilitazione in Cisgiordania contro il corrotto regime dei cacicchi di Fatah!


Molti blogger e netizen cisgiordani hanno lanciato su forum, pagine web, Twitter e Facebook una campagna di mobilitazione contro Mahmud Abbas e la fazione Fatah, che da oltre tre anni ha usurpato l'autorità del legittimo Governo dell'Anp creando un esecutivo-fantoccio con a capo Salam Fayyad e segnalandosi per il proprio servile collaborazionismo nei confronti di Israele e per l'autoritarismo violento e fascistoide esercitato verso i suoi stessi "cittadini", ridotti a sudditi senza diritti o nessuna sorta di garanzie democratiche o umanitare.

Il numero di gruppi online, appelli, e richiami alla popolazione di ogni fascia di età, con particolare attenzione ai giovani under 25, si sta moltiplicando a dismisura e non é azzardato prevedere per i prossimi giorni qualche forma pubblica di protesta e sfida contro il regime di Fatah.

La repressione quotidiana, gli arresti senza mandato o accusa, le torture e soprattutto lo scandaloso livello di corruzione, che vede i cacicchi legati ad Abu Mazen immergere le mani fino al gomito nella "marmellata" regolarmente recapitata a Ramallah dai Pantalone dei cosiddetti "paesi donatori" ha precipitato la dirigenza di quello che una vita fa (apparentemente) era il gruppo politico dei seguaci di Yasser Arafat in un abisso di disdoro e vergogna da cui molto probabilmente non vi é possibilità alcuna di emersione.

L'ultima spinta nel Tartaro che si é scavato con le sue stesse mani Fatah l'ha ricevuta dalla rivelazione delle cosiddette ?Palestine Papers", documenti ultrariservati quali minute e trascrizioni delle sedute "negoziali" con Israele durante le quali i membri della fazione palestinese si dicevano pronti ad abbandonare la Gerusalemme araba, a gettare nel cestino il Diritto al Ritorno dei profughi, a diventare in tutto e per tutto il braccio cisgiordano di Israele pur di mantenere le loro poltrone e prebende.

Risultato di tale disastro mediatico é il fiorire e prosperare di gruppi Facebook come "La Palestina vuole rovesciare Abbas" e " Campagna di rottamazione dell'Autorità nazionale palestinese", che invitano la popolazione cisgiordana a disertare le urne della consultazione "elettorale" che Abbas e Fayyad sperano possa restituire loro la legittimità cui abdicarono prendendo le armi nel 2007 contro il legittimo esecutivo di Hamas (vincitore incontestato delle elezioni politiche dell'anno prima).

In una notizia parallela ma correlata i cinque detenuti politici cisgiordani che vennero rilasciati da Fatah dopo settimane e settimane di sciopero della fame che li avevano portati letteralmente alla soglia della morte hanno rilasciato recentemente un comunicato in cui accusano l'organizzazione di Abu Mazen di avere coordinato con l'esercito sionista l'operazione del loro rapimento, avvenuto poche ore dopo che i prigionieri erano tornati alle loro case.

Attualmente Ahmed Mohammed Yusri al-Uwaywi, Majd Maher Abid, Muhammad Mahmoud Neiroukh, Wael Said al-Beitar e Wisam Azzam al-Qawasama sono infatti "ospiti" di una galera israeliana, dalla quale non sanno non solo se e quando usciranno, ma ignorando persino il capo di imputazione per cui sono stati rapiti. Al contrario che negli Stati di Diritto, infatti, nel regime dell'Apartheid ebraico é possibile per un prigioniero non conoscere l'accusa che lo tiene in carcere.

Durante le operazioni di rapimento dei cinque, ricordiamo inoltre, le milizie israeliane riuscirono a massacrare nel suo letto il cittadino cisgiordano Omar Salim al-Qawasmi, di 65 anni, mentre dormiva nel suo letto, crivellandolo con 13 pallottole perché "si era mosso". Gli assassini in uniforme, ovviamente, furono lasciati andare senza nemmeno una sanzione amministrativa dall 'giustizia' militare dello Stato ebraico.

Oltre il muro della censura mediatica occidentalista: la verità sulla Fratellanza Musulmana!


Come si dice "Fortuna Audaces iuvat", soltanto ieri sera abbiamo pubblicato il nostro compendio su personalità e anime dell'immenso movimento di protesta egiziano che sta scuotendo fin dalle fondamenta il "sarcofago di Camp David", dove Stati Uniti e Israele pretendevano di mummificare per sempre le aspirazioni democratiche, sociali e nazionali del popolo egiziano, prospettando nuovi post in merito e, con tempismo veramente provvidenziale, troviamo stamane in rete due notizie pertinenti la Fratellanza Musulmana che faranno moltissimo per edurre e illuminare ulteriormente in merito quei lettori che sentano il bisogno di lacerare il "Velo di Maia" che la stampa nazionale, venduta agli interessi imperialisti, non ha il coraggio morale di pubblicare.

Il primo e decisamente più corposo 'item' si trova sul sito "Memo - Middle East Monitor" ed é costituito da un file .pdf di 18 cartelle in cui vengono esplicate ed analizzate le posizioni e le dichiarazioni della Fratellanza Musulmana riguardo la situazione egiziana, le prospettive immediate e gli obiettivi a lungo termine del seminale movimento di risveglio civile e religioso.

Ben lungi dai gli stucchevoli e semplicistici 'quadretti' che si possono vedere esposti su "La Repubblica", "La Stampa" e altre gazzette nazionali filosioniste e a distanza siderale dai crassi esercizi di propaganda razzista che imbrattano cenci da edicola come "Libero" e "Il Giornale" emerge dalle pagine del .pdf un'immagine della Fratellanza Musulmana che ha molto a che spartire con l'AKP attualmente al Governo in Turchia e poco o punto con i Talebani e la fantomatica Al-Qaeda, normali "pietre di paragone" invocate puntualmente quando si parla dell'organizzazione egiziana.

"La Fratellanza Musulmana conferma che non ha alcuna intenzione di 'prendere il potere', né alcun programma o piano per partecipare a elezioni presidenziali che potrebbero tenersi nel futuro più o meno immediato. La Fratellanza lotta e si impegna per ottenere Libertà e Giustizia per tutto il popolo egiziano, non solo per i seguaci dell'Islam, ed é pienamente preparata a sostenere lo sforzo nazionale per trarre la patria fuori dalle secche della crisi attuale. Questi punti, qui riaffermati, sono stati ripetutamente enunciati e confermati in passato, anche nella conferenza stampa ufficiale tenuta dal movimento il 9 febbraio scorso".

Riguardo al timore che da diverse parti é stato espresso nel mondo occidentale che la Fratellanza possa imporre all'Egitto una qualche tipo di "Stato islamico" il movimento é convinto che tale spauracchio venga usato da leader e media che, più o meno segretamente, sono collusi con lo Stato israeliano e vogliono conservarlo al riparo da ogni genere di critica e denuncia, prolungando per esso lo status di totale impunità e anzi di collaborazione e sottomissione da parte egiziana che era garantito dagli autocrati Sadat e Mubarak. La Fratellanza riconosce la natura multiconfessionale e multiculturale dell'Egitto e non ha la minima intenzione di imporre i precetti della fede musulmana a chiunque non sia interessato ad essi; la Fratellanza si auspica l'instaurazione di uno Stato libero e democratico dove i diritti della componente musulmana della società siano riconosciuti e protetti su un piano di parità con quelli di tutto il resto della popolazione.

Per quanto concerne i "timori" che una volta abbattuto il regime filoimperialista e filosionista che ha retto il paese per oltre un trentennio il trattato di Camp David firmato dall'autocrate Sadat si trovi in qualche modo "in pericolo" la Fratellanza Musulmana indica come, in presenza di uno Stato autorevole e rappresentativo, sarà facoltà della popolazione egiziana decidere se mantenere o rinegoziare tale accordo; coloro che gettano alte grida e lamentazioni riguardo il Trattato di Camp David molto raramente ne hanno lanciate in difesa dei Palestinesi della Cisgiordania e di Gaza, anche quando costoro sono vittima di persecuzioni, espropri, violenze, carcerazioni arbitrarie, torture e persino vere e proprie campagne di aggressione e sterminio militare.

A completare il quadro di queste posizioni perfettamente legittime, comprensibili, ispirate ai più elementari principi di democrazia, tolleranza e rispetto dei Diritti umani, arriva la rivelazione che in un recente meeting James Clapper (sopra), Direttore nazionale dell'Intelligence statunitense, ha comunicato ai suoi colleghi e sottoposti che, "stanti le fonti a disposizione e le ricerche e le indagini svolte recentemente" la Fratellanza musulmana in Egitto è un gruppo molto eterogeneo e diversificato, composto in grande maggioranza da rappresentanti laici inseriti nella società civile, che si astiene dalla violenza e rinnega e condanna qualunque vicinanza o affiliazione con gli esponenti del fondamentalismo islamico armato.

Capo dell'ufficio che coordina i colossali apparati di tutte e sedici le agenzie di spionaggio e intelligence a stelle e strisce, a Clapper non sono certo mancati gli elementi su cui fondare il suo equilibrato e positivo 'assessement', che ha completato facendo notare come, nello sfaldamento di ogni sistema di sicurezza e servizio sociale con l'adozione di misure liberistiche sempre più spinte e il trionfo della cleptocrazia legata al clan Mubarak e ai suoi sodali la Fratellanza Musulmana si é prodigata per fornire educazione, sanità, assistenza alle masse diseredate del popolo egiziano, senza per questo dotarsi di un apparato illegale o militare o dare alcun segno di essere interessata alla conquista del potere.

Hamas: "Le 'elezioni' indette da Fatah non avranno alcun valore o significato"



Il Movimento musulmano di Resistenza Hamas ha rinnovato il proprio netto e totale rifiuto di qualunque ipotesi elettorale non preceduta da una saldatura dell'unità nazionale palestinese, perdutasi a causa del tentativo di Fatah di rovesciare con la forza gli equilibri politici,volti a suo sfavore con l'esito delle regolari elezioni politiche del 2006.

"Una decisione unilaterale in tal senso", ha affermato da Gaza un portavoce della Resistenza, "si risolverebbe unicamente in un vantaggio per Israele e in un vulnus e un danno all'interesse nazionale palestinese, già gravemente messo alla prova dal contegno collaborazionista e servile assunto dalla fazione Fatah in Cisgiordania".

"Il tentativo di organizzare delle presunte elezioni sotto la minaccia degli apparati repressivi di Fatah dimostra come il potere di Mahmud Abbas e del suo 'primo ministro' Fayyad si regga unicamente sulle baionette, un regno di terrore che viene alimentato col denaro straniero che fluisce dalle casse dei 'paesi donatori' ai conti corrente e alle cassette di sicurezza dei boiardi della cosiddetta Anp, senza beneficiare per nulla il popolo sottoposto alle persecuzioni sioniste e alle angherie della gendarmeria indigena di Ramallah".
Da quando Fatah ha preso in mano la Cisgiordania l'unica cosa che é migliorata o incrementata é il ritmo e la frequenza con cui militanti e sostenitori di Hamas vengono rapiti e torturati, come mostra questo sconvolgente video.
"Lo scandalo dei documenti segreti rivelati da Al-Jazeera ha reso pubblico ed evidente a tutti quanto i militanti della Resistenza e i sostenitori sinceri della Causa palestinese sospettavano ormai da molto tempo: Abbas e i suoi complici sono interessati solamente nella saldezza delle loro poltrone e nel continuo afflusso di denaro straniero per loro personale beneficio, a questi obiettivi sarebbero in grado di sacrificare ogni cosa, ivi compresi i diritti di tutti i Palestinesi del 1948, della Nakba, dell'occupazione e della Diaspora; il tentativo di imbastire un'impostura elettorale dovrebbe servire da specchietto per le allodole, ma non é altro che un maldestro tentativo di mascherare la stagnazione di ogni processo 'negoziale' e l'abiezione morale di coloro che si sono abituati ad esercitare il Potere per il Potere, senza alcuna considerazione o preoccupazione per le istanze e le necessità del Popolo".

Hamas ha invitato Abu Mazen e il suo 'premier' a riconsiderare la cosa e ad allentare la morsa dell'oppressione sui cittadini cisgiordani, in caso contrario, si legge nel comunicato, entrambe i leader, insieme a tutti i loro sodali e alleati, saranno prima o poi chiamati a rendere conto delle loro azioni di fronte alla Giustizia umana, divina e della Storia.

giovedì 10 febbraio 2011

Il "Who's Who" della Rivoluzione egiziana, basta con le parzialità e le panzane della stampa occidentale!!

Mentre in Egitto continua lo sfaldamento e la decomposizione dell'autocrazia impiantata e coltivata nel paese dagli interessi sionisti e imperialisti oltre trentadue anni fa (con la ratifica dei disgraziatissimi 'Accordi di Camp David') il mainstream dei media occidentali, impossibilitato a fornire un quadro completo e obiettivo della situazione, (giacché l'esercizio prevederebbe una completa e inappellabile condanna della 'vacca che ride', che andrebbe contro gli interessi dei padroni del vapore mediatico) é impegnato in una buffa sequenza di capriole per cercare di 'coprire' l'evento senza spiegare chiaramente al proprio pubblico da dove esso parta e dove vada, come se gli egiziani, uno strano popolo orientale, che evidentemente non pensa, non sente e non ragiona come noi, si fossero svegliati una mattina e, di punto in bianco, fossero stati contagiati dal bacillo della "rivolta", che li ha spinti a riempire le piazze a centinaia di migliaia ed a milioni, e che li ha portati ad affrontare a mani nude le cariche della sbirraglia antisommossa, le volute di gas urticante made in usa e le pallottole di ogni calibro e sostanza (gomma, plastica, piombo).

Pochissimi i servizi di analisi e approfondimento e quei pochi che si vedono farebbero meglio a essere tenuti nascosti: piaggerie e fariseismi sul "pericolo musulmano" alternati a dichiarazioni aliene da qualunque contesto e prospettiva di singoli manifestanti che dicono "io voglio la libertà", "io voglio la democrazia e/o la pace", intersparse qui e là a fare da mantra rassicurante per le coscienze della piccola borghesia occidentale, che legge la Fallaci e Panella, Ferrara e Magdi Allam e ha il sacro terrore dei "barbouzes" che parlano e pregano in misteriosi, inintellegibili idiomi e pretendono che la loro Cultura e la loro Storia siano degne di rispetto e attenzione quanto tutte le altre.

In questo gran calderone, il mainstream mediatico occidentale non si ferma mai (e sottolineiamo MAI) a specificare che la DEMOCRAZIA che gli Egiziani (ma anche i Tunisini, gli Algerini, gli Yemeniti e i Giordani) vogliono e desiderano comprende ANCHE la possibilità di mandare al Governo "gli islamici" (così come un europeo ha la possibilità di mandare al Governo democristiani e cristiano sociali), che la LIBERTA' che essi reclamano comprende ANCHE la libertà di velarsi il capo con uno Shayla, un Hijab o un Chador (così come in occidente ci si tatua, ci si infilano anelli, borchie ed estensori in ogni lembo di pelle molla, si scoprono natiche, pancette, ombelichi e decolleté), che la PACE cui essi anelano è la PACE GIUSTA, fatta di un ordine regionale e mondiale in cui allo Stato (islamico, cristiano, ebraico o misto) che crede di poter imporre agli il Diritto della Forza viene fatta sentire la Forza del Diritto tramite le Sanzioni, l'isolamento politico ed economico della comunità internazionale e forse anche l'intervento armato multilaterale.

Si evitano queste 'secche', nel mainstream, perché l'affrontarle porterebbe con sé la scomoda ammissione che lo status quo voluto e imposto finora dall'occidente imperialista é stato illiberale, antidemocratico, parziale e ingiusto e all'impostura che vuole che il capitalismo neoliberista, randiano e friedmanita sia "Il migliore dei Mondi possibili", riceverebbe una severa, forse fatale, scossa. Perciò, non potendo spiegare le cause della rivolta, non é possibile analizzarla e farla comprendere e, quindi, non é possibile ragionare sui suoi componenti e sulle sue figure di spicco. Fateci caso, a parte qualche pseudo-intellettuale accozzato con l'ordine costituito mondiale tipo Mohamed El-Baradei (un personaggio che nominato nelle piazze del Cairo fa levare commenti quanto meno contrastanti) la stampa occidentale non sà, né vuole, nominare una sola figura di rilievo della Rivoluzione egiziana.

Tanto che, per non negare agli italiani dotati di curiosità intellettuale e buona volontà la possibilità di capirne di più in merito, ci siamo rassegnati a farlo noi.

La prima sigla da afferrare e tenere a mente per avere una pur rudimentale "road map" del movimento di protesta egiziano è "Movimento 6 Aprile"; tale raggruppamento é stato creato nel 2008 come semplice "gruppo Facebook" dalla ventinovenne Isra’a Abdel Fattah, una giovane esperta di Gestione delle Risorse Umane e dal quasi coetaneo Ahmed Maher, Ingegnere civile di 28 anni. La data che battezza il gruppo é quella di uno sciopero di lavoratori industriali di El-Mahalla el-Kobra, nel Delta del Nilo.

I lavoratori che scioperano! Chi se li ricordava? Buffa rimembranza di un tempo passato il menzionarli in un paese dove i sindacati sembrano impegnati a rincorrersi l'un l'altro nel tessere le lodi dei Padroni e nel cercare di battere tutti i record con l'esercizio delle braghe calate in meno tempo possibile a spese dei salariati!

L'eco mediatica data alla protesta sindacale rese lo sciopero di El-Kobra un evento colossale, il gruppo-Facebook raccolse brevemente dozzine di migliaia adesioni ("amicizie").

Tanto Isra'a che Ahmed vennero catturati dagli sbirri di Mubarak, sottoposti a pestaggi e violenze psicologiche (la minaccia di stupro nei confronti di lei), ma non si fecero intimorire e una volta rilasciati ripresero a organizzare e rinsaldare il movimento giovanile anti-regime.


Ai vertici del movimento si é segnalata anche l'ancor più giovane Asma'a Mafhouz, appena 26 anni, totalmente digiuna di politica o di lotta prima della sua iscrizione al gruppo Facebook ha rivestito un ruolo chiave con i suoi messaggi di videoblogging che probabilmente hanno portato più giovani in piazza di qualunque appello scritto, stampato o digitale che fosse.

Muhammad Adel, ancora più giovane, é il 'Whiz Kid' del movimento, scienziato informatico, coordinatore delle attività media e informatiche, venne arrestato per la prima volta ad appena vent'anni e tenuto oltre tre mesi in confinamento solitario, liberato nel marzo del 2009 riprese immediatamente le sue attività, adottando un humor secco e cinico riguardo la possibilità di venire nuovamente imprigionato e forse ucciso.

In un panorama politico di ventenni e venticinquenni un trentenne fa praticamente la figura del "Grande Vecchio", e Wael Ghoneim, può benissimo aspirare al titolo, egiziano trapiantato a Dubai per lavorare come Direttore commerciale di Google in Nordafrica e Medio Oriente lasciò la sua invidiabile e ben pagata poltrona per tornare in patria e sostenere direttamente il movimento anti-Mubarak dopo il pestaggio e l'uccisione in pubblico del martire Khaled Said, un giovane imprenditore informatico che venne massacrato in pieno giorno da agenti della polizia segreta che gli avevano teso una trappola in un internet café.

Arrestato all'inizio delle proteste Ghoneim fu tenuto dodici giorni legato e bendato dai suoi catturatori, che volevano estorcergli dettagli sulla struttura del movimento contro il regime; tenendo duro e non rivelando nulla il giovane venne infine rilasciato quando fu chiaro che le proteste non potevano essere arrestate con una serie di arresti e di minacce; la sua prima intervista dopo la liberazione é diventata una delle pietre miliari della Rivoluzione egiziana.

Nawwara Nagm, di 37 anni, incarna l'aspetto intellettuale della protesta e anche i suoi legami con l'opposizione del passato, figlia di uno dei più grandi poeti dell'Egitto contemporaneo, laureata in Lettere, con Master in Letteratura inglese, venne arrestata la prima volta nel 1995 quando aveva raccolto attorno a sé un movimento di protesta per il boicottaggio di Israele alla Fiera letteraria del Cairo, testimonianza vivente del fatto che per gli Egiziani la lotta contro la tirannia di Mubarak e la lotta contro il sionismo non sono aspetti distinti dell'agire politico, ma anzi, sono uno il proseguimento dell'altro.



Sua madre Safinaz Kazem é stata una delle prime donne-giornalista egiziane e, con la sua laurea conseguita negli Stati Uniti e la sua profonda conoscenza degli scenari politici ed economici internazionali, non ha remore a osservare le norme di comportamento della sua religiose e indossare normalmente il velo musulmano.





Attualmente alla testa della Rivoluzione egiziana vi é un organismo provvisorio composto da due membri per gruppo del:

- Movimento 6 aprile

- Gruppo Libertà e Giustizia

- Sostenitori di El-Baradei (guardati con sospetto)

- Fronte del Partito Democratico

- Fratellanza Musulmana

a questi dieci individui si uniscono quattro indipendenti, per un totale di quattordici membri, di cui solo due hanno un prestigio e un'importanza riconosciuta come superiore agli altri: Ahmed Maher e Wael Ghoneim (che siede fra gli indipendenti).

La forza più organizzata, più numericamente consistente e politicamente determinate fra tutte, comunque, rimane sempre la Fratellanza Musulmana, piaccia o non piaccia ai pennivendoli dei media italiani e a quanti tirano loro la pagnotta, sia chiaro a tutti che l'unico motivo per cui il 2 febbraio scorso gli attacchi delle bande pro-Mubarak non sono costati un tributo di sangue quintuplo o decuplo ai manifestanti é stato che, in risposta alla disperata richiesta di aiuto lanciata da un gruppo di donne che manifestavano in piazza Tarhir Mohammad El-Biltagi ed Esam El-Erian (foto sotto) riunirono IN UNA MANCIATA DI MINUTI una colonna di cinquemila militanti della Fratellanza che sfondarono le linee della teppaglia pro-Mubarak mettendola in fuga.

Questo é quanto sta succedendo in Egitto, questi sono i nomi che contano e i ruoli che ricoprono.

Continuate a seguirci, ne vedrete delle belle...

Michel Aoun in visita in Siria per la festa di San Marone, patriarca di tre milioni di cristiani d'Oriente


l'ex-Generale ed ex-Primo Ministro libanese Michel Aoun, leader del "Libero Movimento patriottico" libanese, la formazione politica maronita alleata di Hezbollah ed Amal nella coalizione detta "dell'8 marzo", ha passato le giornate di martedì e mercoledì 8 e 9 febbraio in Siria, per stringersi alla comunità cristiana locale in occasione delle celebrazioni di San Maroun, fondatore e patrono della chiesa "sui iuris" che in Medio Oriente raccoglie sotto di sé la non trascurabile cifra di tre milioni di fedeli.

Aoun non ha potuto impedire che la sua visita siriana si trasformasse in un evento pubblico, soprattutto alla luce del grande successo recentemente riportato dalla sua parte politica, che é riuscita a mettere all'angolo gli avversari della coalizione filo-occidentale e filo-israeliana guidata dal giubilato ex-Premier Saad Hariri, al cui posto i leader dell'8 marzo hanno sostituito l'imprenditore delle telecomunicazioni Najib Mikati.

Durante la lettura di un messaggio ai maroniti siriani e dell'intera regione Aoun ha così articolato: "Il nostro obiettivo, la nostra grande aspirazione é quella di ritornare al nostro ambiente originario, alle nostre radici, per trovare rifugio tanto dallo sterile utilitarismo, che uccide l'uomo, ma senza rinchiuderci in noi stessi". Parlando del recente attentato contro i copti egiziani ha poi sintetizzato: "Queste terre, queste nazioni, sono la culla delle più grandi e importanti religioni del mondo perché da sempre sono luoghi di incontro e confronto fra tutte le genti e tutte le culture del mondo, guai, guai a chi cerca di trasformare l'incontro e il dialogo in ostilità e scontro!".

Il riferimento agli ufficiali del corrotto regime di Mubarak, che avevano orchestrato l'attacco 'sotto falsa bandiera' per istigare l'osilità fra cristiani e musulmani, é stato più che esplicito ed evidente. Nonostante gli aspetti religiosi e culturali della sua 'due giorni' Aoun non ha potuto evitare domande a carattere prettamente politico; fra le altre sue dichiarazioni si é distinta quella secondo la quale il suo ultimo incontro col Premier incombente Najib Miqati e con l'ex-Ministro delle Telecomunicazioni ed attuale Ministro dell'Energia Gebran Bassil risalirebbe a poche ore prima della sua partenza per la Siria (quindi a martedì 8 febbraio) e che durante esso si sarebbero "chiarite" alcune "questioni molto delicate".