Mentre in Egitto continua lo sfaldamento e la decomposizione dell'autocrazia impiantata e coltivata nel paese dagli interessi sionisti e imperialisti oltre trentadue anni fa (con la ratifica dei disgraziatissimi 'Accordi di Camp David') il mainstream dei media occidentali, impossibilitato a fornire un quadro completo e obiettivo della situazione, (giacché l'esercizio prevederebbe una completa e inappellabile condanna della 'vacca che ride', che andrebbe contro gli interessi dei padroni del vapore mediatico) é impegnato in una buffa sequenza di capriole per cercare di 'coprire' l'evento senza spiegare chiaramente al proprio pubblico da dove esso parta e dove vada, come se gli egiziani, uno strano popolo orientale, che evidentemente non pensa, non sente e non ragiona come noi, si fossero svegliati una mattina e, di punto in bianco, fossero stati contagiati dal bacillo della "rivolta", che li ha spinti a riempire le piazze a centinaia di migliaia ed a milioni, e che li ha portati ad affrontare a mani nude le cariche della sbirraglia antisommossa, le volute di gas urticante made in usa e le pallottole di ogni calibro e sostanza (gomma, plastica, piombo).
Pochissimi i servizi di analisi e approfondimento e quei pochi che si vedono farebbero meglio a essere tenuti nascosti: piaggerie e fariseismi sul "pericolo musulmano" alternati a dichiarazioni aliene da qualunque contesto e prospettiva di singoli manifestanti che dicono "io voglio la libertà", "io voglio la democrazia e/o la pace", intersparse qui e là a fare da mantra rassicurante per le coscienze della piccola borghesia occidentale, che legge la Fallaci e Panella, Ferrara e Magdi Allam e ha il sacro terrore dei "barbouzes" che parlano e pregano in misteriosi, inintellegibili idiomi e pretendono che la loro Cultura e la loro Storia siano degne di rispetto e attenzione quanto tutte le altre.
In questo gran calderone, il mainstream mediatico occidentale non si ferma mai (e sottolineiamo MAI) a specificare che la DEMOCRAZIA che gli Egiziani (ma anche i Tunisini, gli Algerini, gli Yemeniti e i Giordani) vogliono e desiderano comprende ANCHE la possibilità di mandare al Governo "gli islamici" (così come un europeo ha la possibilità di mandare al Governo democristiani e cristiano sociali), che la LIBERTA' che essi reclamano comprende ANCHE la libertà di velarsi il capo con uno Shayla, un Hijab o un Chador (così come in occidente ci si tatua, ci si infilano anelli, borchie ed estensori in ogni lembo di pelle molla, si scoprono natiche, pancette, ombelichi e decolleté), che la PACE cui essi anelano è la PACE GIUSTA, fatta di un ordine regionale e mondiale in cui allo Stato (islamico, cristiano, ebraico o misto) che crede di poter imporre agli il Diritto della Forza viene fatta sentire la Forza del Diritto tramite le Sanzioni, l'isolamento politico ed economico della comunità internazionale e forse anche l'intervento armato multilaterale.
Si evitano queste 'secche', nel mainstream, perché l'affrontarle porterebbe con sé la scomoda ammissione che lo status quo voluto e imposto finora dall'occidente imperialista é stato illiberale, antidemocratico, parziale e ingiusto e all'impostura che vuole che il capitalismo neoliberista, randiano e friedmanita sia "Il migliore dei Mondi possibili", riceverebbe una severa, forse fatale, scossa. Perciò, non potendo spiegare le cause della rivolta, non é possibile analizzarla e farla comprendere e, quindi, non é possibile ragionare sui suoi componenti e sulle sue figure di spicco. Fateci caso, a parte qualche pseudo-intellettuale accozzato con l'ordine costituito mondiale tipo Mohamed El-Baradei (un personaggio che nominato nelle piazze del Cairo fa levare commenti quanto meno contrastanti) la stampa occidentale non sà, né vuole, nominare una sola figura di rilievo della Rivoluzione egiziana.
Tanto che, per non negare agli italiani dotati di curiosità intellettuale e buona volontà la possibilità di capirne di più in merito, ci siamo rassegnati a farlo noi.
La prima sigla da afferrare e tenere a mente per avere una pur rudimentale "road map" del movimento di protesta egiziano è "Movimento 6 Aprile"; tale raggruppamento é stato creato nel 2008 come semplice "gruppo Facebook" dalla ventinovenne Isra’a Abdel Fattah, una giovane esperta di Gestione delle Risorse Umane e dal quasi coetaneo Ahmed Maher, Ingegnere civile di 28 anni. La data che battezza il gruppo é quella di uno sciopero di lavoratori industriali di El-Mahalla el-Kobra, nel Delta del Nilo.
I lavoratori che scioperano! Chi se li ricordava? Buffa rimembranza di un tempo passato il menzionarli in un paese dove i sindacati sembrano impegnati a rincorrersi l'un l'altro nel tessere le lodi dei Padroni e nel cercare di battere tutti i record con l'esercizio delle braghe calate in meno tempo possibile a spese dei salariati!
L'eco mediatica data alla protesta sindacale rese lo sciopero di El-Kobra un evento colossale, il gruppo-Facebook raccolse brevemente dozzine di migliaia adesioni ("amicizie").
Tanto Isra'a che Ahmed vennero catturati dagli sbirri di Mubarak, sottoposti a pestaggi e violenze psicologiche (la minaccia di stupro nei confronti di lei), ma non si fecero intimorire e una volta rilasciati ripresero a organizzare e rinsaldare il movimento giovanile anti-regime.
Ai vertici del movimento si é segnalata anche l'ancor più giovane Asma'a Mafhouz, appena 26 anni, totalmente digiuna di politica o di lotta prima della sua iscrizione al gruppo Facebook ha rivestito un ruolo chiave con i suoi messaggi di videoblogging che probabilmente hanno portato più giovani in piazza di qualunque appello scritto, stampato o digitale che fosse.
Muhammad Adel, ancora più giovane, é il 'Whiz Kid' del movimento, scienziato informatico, coordinatore delle attività media e informatiche, venne arrestato per la prima volta ad appena vent'anni e tenuto oltre tre mesi in confinamento solitario, liberato nel marzo del 2009 riprese immediatamente le sue attività, adottando un humor secco e cinico riguardo la possibilità di venire nuovamente imprigionato e forse ucciso.
In un panorama politico di ventenni e venticinquenni un trentenne fa praticamente la figura del "Grande Vecchio", e Wael Ghoneim, può benissimo aspirare al titolo, egiziano trapiantato a Dubai per lavorare come Direttore commerciale di Google in Nordafrica e Medio Oriente lasciò la sua invidiabile e ben pagata poltrona per tornare in patria e sostenere direttamente il movimento anti-Mubarak dopo il pestaggio e l'uccisione in pubblico del martire Khaled Said, un giovane imprenditore informatico che venne massacrato in pieno giorno da agenti della polizia segreta che gli avevano teso una trappola in un internet café.
Arrestato all'inizio delle proteste Ghoneim fu tenuto dodici giorni legato e bendato dai suoi catturatori, che volevano estorcergli dettagli sulla struttura del movimento contro il regime; tenendo duro e non rivelando nulla il giovane venne infine rilasciato quando fu chiaro che le proteste non potevano essere arrestate con una serie di arresti e di minacce; la sua prima intervista dopo la liberazione é diventata una delle pietre miliari della Rivoluzione egiziana.
Nawwara Nagm, di 37 anni, incarna l'aspetto intellettuale della protesta e anche i suoi legami con l'opposizione del passato, figlia di uno dei più grandi poeti dell'Egitto contemporaneo, laureata in Lettere, con Master in Letteratura inglese, venne arrestata la prima volta nel 1995 quando aveva raccolto attorno a sé un movimento di protesta per il boicottaggio di Israele alla Fiera letteraria del Cairo, testimonianza vivente del fatto che per gli Egiziani la lotta contro la tirannia di Mubarak e la lotta contro il sionismo non sono aspetti distinti dell'agire politico, ma anzi, sono uno il proseguimento dell'altro.
Sua madre Safinaz Kazem é stata una delle prime donne-giornalista egiziane e, con la sua laurea conseguita negli Stati Uniti e la sua profonda conoscenza degli scenari politici ed economici internazionali, non ha remore a osservare le norme di comportamento della sua religiose e indossare normalmente il velo musulmano.
Attualmente alla testa della Rivoluzione egiziana vi é un organismo provvisorio composto da due membri per gruppo del:
- Movimento 6 aprile
- Gruppo Libertà e Giustizia
- Sostenitori di El-Baradei (guardati con sospetto)
- Fronte del Partito Democratico
- Fratellanza Musulmana
a questi dieci individui si uniscono quattro indipendenti, per un totale di quattordici membri, di cui solo due hanno un prestigio e un'importanza riconosciuta come superiore agli altri: Ahmed Maher e Wael Ghoneim (che siede fra gli indipendenti).
La forza più organizzata, più numericamente consistente e politicamente determinate fra tutte, comunque, rimane sempre la Fratellanza Musulmana, piaccia o non piaccia ai pennivendoli dei media italiani e a quanti tirano loro la pagnotta, sia chiaro a tutti che l'unico motivo per cui il 2 febbraio scorso gli attacchi delle bande pro-Mubarak non sono costati un tributo di sangue quintuplo o decuplo ai manifestanti é stato che, in risposta alla disperata richiesta di aiuto lanciata da un gruppo di donne che manifestavano in piazza Tarhir Mohammad El-Biltagi ed Esam El-Erian (foto sotto) riunirono IN UNA MANCIATA DI MINUTI una colonna di cinquemila militanti della Fratellanza che sfondarono le linee della teppaglia pro-Mubarak mettendola in fuga.
Questo é quanto sta succedendo in Egitto, questi sono i nomi che contano e i ruoli che ricoprono.
Continuate a seguirci, ne vedrete delle belle...
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