sabato 5 febbraio 2011

Le fazioni della Resistenza di Gaza avvertono Fatah: "Niente elezioni senza riconciliazione nazionale!"


Le fazioni della Resistenza palestinese presenti nella Striscia di Gaza hanno negato recisamente la loro disponibilità a considerare l'appello alle elezioni esteso dal cosiddetto 'Presidente' dell'Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas, leader di Fatah, il cui mandato presidenziale é spirato nel gennaio 2009, esattamente due anni fa.

Il membro dell'Ufficio politico che coordina le fazioni della Resistenza a Gaza (Hamas, Jihad islamica, PFLP, DFLP, Comitati popolari di Resistenza, PFLP-GC) Hassan al-Zaalan, in un comunicato dai toni decisi e chiari, ha spiegato come qualunque processo 'elettorale' portato avanti da Fatah in Cisgiordania non avrebbe "alcun valore legale".

Egli ha altresì aggiunto che le domande delle fazioni da lui rappresentate comprendono la ricomposizione della frattura generatasi nel 2007 con il tentato Colpo di Stato di Fatah contro i rappresentanti di Hamas che avevano regolarmente vinto le elezioni e una riconsiderazione del cosiddetto "processo di pace" alla luce del pervicace rifiuto di Israele di porre un argine alle occupazioni illegali di terra e alla persecuzione della popolazione palestinese.

Zaalan ha altresì accusato Fatah della più grande e sfacciata ipocrisia per avere recentemente invitato la popolazione di Gaza a "insorgere" contro il legittimo Governo di Hamas, quando contemporaneamente le sue milizie e le sue 'forze di sicurezza' aggredivano i manifestanti pacifici che in Cisgiordania testimoniavano solidarietà con la rivolta anti-Mubarak in Egitto.

A Betlemme sessanta cittadini sfidano gli sbirri di Fatah e manifestano nella Piazza della Natività!


Mentre l'Egitto entrava nella dodicesima giornata di protesta contro l'autocrate Hosni Mubarak e la sua cricca diverse dozzine di Palestinesi a Betlemme trovavano il coraggio di sfidare i diktat e le intimidazioni di Fatah radunandosi in piazza della Natività per dare origine a una marcia che ha avuto come slogan il canto: "Popoli arabi si muovono per cambiare". La protesta, organizzata dall'attivista politico per i Diritti umani Dr. Mazen Qumsiyeh, autore del volume: "Lotta popolare in Palestina" era coordinata con iniziative simili a Ramallah, Gerusalemme e anche Gaza.

I partecipanti, tra le sessanta e le ottanta persone, sventolando bandiere palestinesi ed egiziane, si sono incamminati verso il mercato all'aperto, ma prima di raggiungerlo sono stati fermati dalle 'forze di sicurezza' di Fatah, le stesse che perseguitano i militanti e sostenitori della Resistenza in cooperazione con l'esercito israeliano (come rivelato dai documenti fatti filtrare da Al-Jazeera).

"I detentori del potere vogliono contenere, arginare i movimenti popolari che si stanno diffondendo in tutto il Mondo arabo", ha dichiarato Qumsiyeh, "possono aver fermato questa marcia, ma di certo non potranno fermare le prossime, questa città é la nostra città, questa piazza é la nostra piazza così come é nostro il mercato dove ci stavamo dirigendo; questa volta solo un certo numero di persone ha risposto al nostro appello, ma in futuro saremo molti di più: cosa faranno allora?".

La manifestazione, prima di essere bloccata dalla polizia, stava chiedendo una globale democratizzazione del Mondo arabo, la fine delle autocrazie filo-occidentali e la costituzione di un fronte di Resistenza nazionale anti-sionista e anti-israeliano al canto di "Da Tunisia alla Palestina il Medio Oriente sta cambiando". Un partecipante alla manifestazione ha dichiarato all'intervistatore che sperava in "Un ritorno agli ideali di Nasser e della Rivoluzione dei 'Liberi Ufficiali', e anche nella rescissione degli Accordi di Camp David", aggiungendo: "L'Egitto é un paese-chiave nella lotta contro Israele, senza il suo contributo non sarà possibile liberare la regione".

Giovedì scorso, quando simili manifestazioni in tutta la Cisgiordania vennero affrontate con la violenza dalle 'forze di sicurezza' di Fatah l'associazione Human Rights Watch, per bocca della sua rappresentante per il Medio Oriente e il Nordafrica, Sarah Leah Whiston, rilasciò una nota in cui ricordava a Fatah che reagire con forza sproporzionata ad assembramenti pacifici di dimostranti é il peggior biglietto da visita per la rappresentatività del cosiddetto 'Governo' di Ramallah (in realtà privo di qualunque legittimità democratica, risultando dal tentato Colpo di Stato di Fatah contro il Governo legittimamente eletto nel 2006).

Palestinesi di Gaza bloccati all'aeroporto del Cairo. L' "ambasciatore" di Fatah si rifiuta di aiutarli!


Dozzine di cittadini palestinesi bloccati all'aeroporto internazionale del Cairo hanno accusato il locale rappresentante dell'Autorità nazionale palestinese (già organo di autogoverno temporaneo palestinese, ora dirottato dalla fazione Fatah), di avere ignorato i loro appelli per venire riportati nella Striscia di Gaza per via aerea.

Secondo quanto raccontano i cittadini abbandonati fra cancelli di check-in e sale d'aspetto le autorità egiziane li hanno maltrattati e angariati fin dal loro arrivo allo scalo: sequestrando i loro documenti, chiudendoli in un ambiente ristretto in un'ala dello scalo totalmente isolata, negando loro l'imbarco su qualunque volo a meno che il rappresentante dell'Anp non si fosse dimostrato disposto a "garantire" per loro.

Costui, Barakhat al-Farrah, si é persino rifiutato di recarsi all'aeroporto, mandando in sua vece un impiegato dell'ambasciata privo di qualunque titolo o autorità e che, incontrando i suoi compatrioti, non ha trovato di meglio che 'redarguirli' per essersi recati in Egitto in un "momento delicato".

La risposta, ovviamente, é stata che molti si trovavano in Egitto ben prima dello scoppio della rivolta e che altri avevano assoluto bisogno di raggiungere il Cairo per i più vari motivi; Omar Siyam, portavoce dei Palestinesi bloccati, ha aggiunto che più a lungo il rappresentante dell'Anp procrastina il suo arrivo e più le sofferenze del gruppo non solo si prolungano, ma aumentano, a causa del continuo arrivo di altri viaggiatori bloccati, che vengono tutti stipati coi primi nello stesso ambiente.

Su suggerimento dei viaggiatori le autorità aeroportuali si sono dette disponibili a noleggiare loro un aereo privato che li porti nei pressi di Rafah, ma, apparentemente, il signor al-Farrah non ritiene ancora necessario scomodarsi per permettere ai 'prigionieri' di far ritorno alle loro case.

Parlamentare del Blocco musulmano rimesso in libertà dopo 27 mesi di detenzione arbitraria!


Le autorità di occupazione israeliana hanno rilasciato il rappresentante del Blocco musulmano Abdel Jaber Fuqaha, eletto nel 2006 a un seggio del Consiglio legislativo palestinese e arrestato quasi due anni e mezzo fa; liberato alla barriera di Al-Thahuriya, vicino a Hebron, nella Cisgiordania del Sud, Fuqaha é stato accolto dal Presidente del Consiglio legislativo Aziz Duweiq, accompagnato da una delegazione di politici cisgiordani.

Commentando le politiche persecutorie di Israele, che non hanno remore a prendere di mira nemmeno i rappresentanti legittimamente eletti dal popolo, Fuqaha ha dichiarato: "Le autorità di occupazione e i loro sostenitori sono gravemente fuori strada se pensano che l'arresto e le angherie a cui ci sottopongono possano avere altri risultati se non quello di aumentare la nostra dedizione e la nostra risolutezza a percorrere fino in fondo la strada della Resistenza e della Liberazione nazionale".

Ha poi aggiunto: "Nei mesi trascorsi in carcere ho avuto modo di interfacciarmi con prigionieri giovani e anziani, alcuni detenuti da moltissimi anni, costoro mi hanno dato una prospettiva nuova rispetto alla questione delle divisioni interne nel fronte della Resistenza, Hamas e Fatah, ma anche altri movimenti e forze minori, dovrebbero mettere da parte ogni distinguo e cooperare sempre più strettamente per giungere nel minor tempo possibile alla realizzazione delle aspirazioni nazionali, solo dopo vi sarà tempo di discutere e dirimere le differenze, anche con un confronto serrato".

"Certo", tutto questo é utopistico fino a che una ristretta cerchia di burocrati preferisce mercanteggiare coi diritti dei Palestinesi, inalienabili e non disponibili, piuttosto che a gettare solidi ponti in direzione della Striscia di Gaza. Anche Fuqaha ha riconosciuto (persino dall'interno di una galera sionista) come l'attuale dirigenza di Fatah sia totalmente screditata e inaffidabile, ma fida che, con un ricambio e un repulisti al vertice, la base e molti quadri dell'organizzazione si riveleranno ancora affidabili e dediti nel profondo agli obiettivi della Causa nazionale palestinese.

venerdì 4 febbraio 2011

A Mubarak non riesce la repressione, il despota del Cairo ha le spalle sempre più al muro!


Secondo i documenti desecretati della CIA (tutta roba normalmente reperibile anche in rete e di sicura e accertata provenienza, senza dover andare a scomodare il biondastro Assange e le sue sospette "perdite") all'agente Kermit Roosevelt servirono appena centomila dollari, sebbene del 1953, per imbastire la più feroce e sanguinosa contro-rivoluzione del Ventesimo secolo, succedeva a Teheran, nello stesso anno della morte di Stalin, per destituire un Capo di Governo legittimamente e democraticamente eletto che (orrore!) aveva in programma di distribuire al suo popolo il ricavato dello sfruttamento delle ricchezze naturali, di cui erano ghiotti acquirenti i paesi 'sviluppati'.

Si sa, non c'é peggior crimine per i parassiti imperialisti e neocolonialisti del voler imporre prezzo equo per le ricchezze del Sud del mondo e usare poi il ricavato per creare scuole, ospedali, previdenza sociale, reti di solidarietà e sviluppo umano, culturale ed economico. I paladini dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dell'avidità e della rapina elevate a sistema di vita chiamano tutto questo "comunismo" e, per combatterlo, sono disposti a commettere ogni crimine: ne sono prova gli eventi iraniani del 1953, ma anche quelli cileni di vent'anni dopo, e anche l'embargo a Cuba o i tentativi di Golpe contro Hugo Chavez ed Evo Morales.

Chissà se, riunendosi nel pomeriggio di lunedì scorso, il Generale Mahmoud Wagdy, il Colonnello Omar Afifi, il Segretario dell'NPD Safwat El-Sherif, il Presidente della Camera Fathi Sorour e il Ministro Anas Al-Feky si rendevano conto di essere nient'altro che tante marionette, legate da lunghissimi fili invisibili a burattinai che siedono nei country club e nei consigli d'amministrazione di Washington e di Wall Street, negli Op-center e nelle sale di guerra di Langley, del Pentagono e di Tel Aviv.

Probabilmente no, coloro che si fanno scherani dell'imperialismo neocolonialista a stelle (di davide) e strisce non brillano per perspicacia e consapevolezza, si pensi solo che Shaban Jafari, uno dei capibastone della repressione anti-Mossadegh del 1953, era soprannominato "Shaboon bi Mokh" (Shaban-senza-cervello) e usò i 'trenta denari' ricevuti in ricompensa per aver tradito e venduto il suo popolo per costruire una palestra di lotta libera.

Di non maggiore caratura cerebrale si sono dimostrati i pupazzi incaricati dal faraone Mubarak di disinnescare in qualche modo l'imponente rivolta popolare che ormai da oltre dieci giorni infiamma l'Egitto, se hanno pensato che poche dozzine di bravacci, alcuni ridicolmente messi in sella a dromedari come nella peggiore sarabanda di stereotipi razzisti sul mondo arabo, potessero avere ragione di centinaia e centinaia di migliaia di persone, portate all'esasperazione da più di trent'anni di oppressivo 'regime di emergenza'.



Gli aggressori che sono stati respinti da piazza Tahrir sono stati reclutati fra i dipendenti delle aziende e delle fabbriche di prpoprietà del "Comitato dei Quaranta", l'organo non ufficiale che raduna i più grandi boiardi (Ahmad Ezz, Ibrahim Kamel, Mohamad Abu el-Enein, Magdy Ashour) che tramite le aderenze e le bustarelle hanno costruito immense fortune all'ombra della "vacca che ride", le prigioni che fino a quel momento non erano state teatro di rivolte ed evasioni sono state quindi svuotate degli elementi più violenti e asociali, da ripartire fra i vari gruppi in modo che ciascuna manica di sgherri avesse al suo interno almeno qualche membro uso alla violenza e all'omicidio come modus vivendi.

Ma oggi siamo a sabato, e la gente del Cairo é sempre in piazza, la gazzarra filo-governativa é stata respinta e Mubarak non sa letteralmente più dove sbattere la testa...la via dell'esilio si fa sempre più vicina, sempre più vicina...

Khamenei a Teheran: "Ieri Israele progettava attacchi contro l'Iran, oggi deve pensare a come aiutare il suo alleato Mubarak"


La Guida Suprema della Repubblica iraniana, l'Ayatollah Sayyed Ali Khamenei ha rivolto ai fedeli riuniti in preghiera a Teheran un sermone nel quale ha definito il traballante "faraone" egiziano Hosni Mubarak come "un servo di Israele e degli Stati uniti"; Mubarak, ha articolato il successore di Khomeini, ha tenuto l'Egitto in una morsa, anteponendo gli interessi e i desideri dei suoi padroni sionisti e americani alle necessità e alle aspirazioni del suo popolo "Egli non solo non ha mai preso nessuna iniziativa ostile all'imperialismo e al sionismo, ma anzi, si é messo in luce come il migliore sodale, collega, confidente e facilitatore di queste due perniciose influenze che cercano di destituire la Nazione araba e i popoli musulmani dei loro diritti naturali, fra cui quelli di scegliere in libertà i propri governanti e godere appieno del frutto del loro lavoro e delle ricchezze naturali dei loro paesi".

Khamenei ha portato l'attenzione dell'uditorio su come Israele sia molto preoccupato dalla Rivoluzione vittoriosa in Tunisia, e dalle proteste che si susseguono in Yemen e Giordania, ma come sia stato mandato praticamente nel panico dagli eventi attualmente in corso di svolgimento in Egitto: "Israele sa benissimo che se l'Egitto fosse retto da un Governo anche solo leggermente meno filoisraeliano di quello di Mubarak, tutti gli equilibri di forze regionali cambierebbero".

Solo fino a poco tempo fa lo Stato ebraico poteva concentrare i suoi sforzi di propaganda e destabilizzazione contro la Repubblica iraniana, lanciando accuse pretestuose e infondate sul suo programma nucleare e agitando le varie lobby filo-sioniste in Europa e America per orchestrare contro di essa l'azione di enti e organismi internazionali che l'Iran ha sempre rispettato e onorato (al contrario di Israele, che apertamente viola e disprezza anche le più elementari norme di Diritto internazionale), adesso invece, per effetto della sollevazione di vasti strati della popolazione del Medio Oriente, Israele é sulla difensiva e deve pensare piuttosto a come risollevare le declinanti fortune dei tiranni suoi amici.
Cittadini iraniani dimostrano contro lo Shah Reza Palhavi nel 1979
"Anche per questo motivo, oltre che per il naturale senso di solidarietà tra popoli che a lungo hanno giaciuto sotto dittatori e autocrati filo-occidentali, gli eventi tunisini, egiziani e di altri paesi hanno uno speciale significato per i cittadini della Repubblica islamica".

La chiusura del varco di Rafah e gli attacchi aerei israeliani stringono su Gaza la morsa della carestia!


La penuria di combustibili e carburante nella Striscia di Gaza é diventata ancora più acuta per effetto del blocco del varco di confine di Rafah, dovuto allo stato di incertezza concomitante con la rivoluzione anti-Mubarak che sta avendo luogo in Egitto. Il corpo di guardia e il personale doganale egiziano infatti hanno sigillato ogni accesso interrompendo persino quel magro transito di beni "ammessi" dalle shylockiane tabelle stilate dai generali sionisti, che da Tel Aviv pianificano e monitorano la carestia perenne con cui intendono sottoporre tutta la popolazione di Gaza a un'inumano "castigo collettivo".


I cittadini della Striscia esercitano la pazienza, rimanendo compostamente e dignitosamente in fila per ore davanti alle poche stazioni di servizio e rivendite di carburante in funzione; ormai a Gaza tutti i tipi più economici di benzina, gasolio e altri carburanti sono esauriti e quelli più dispendiosi (che comunque non tutti si possono permettere) verranno a terminare entro tre giorni al massimo.

Ovviamente il traffico veicolare rappresenta solo una frazione minoritaria delle necessità di Gaza; visto che Israele continua a piacimento a bombardare l'unica centrale elettrica della Striscia (che anche a pieno regime non basterebbe comunque a soddisfare i fabbisogni della popolazione) é normale per ogni edificio o famiglia avere a disposizione un gruppo elettrogeno a combustibile, col quale supplire ai frequenti blackout e far funzionare elettrodomestici, illuminazione, impianti di riscaldamento e anche attività produttive e lavorative.

Come si vede dal recente attacco aereo contro i tunnel che portano a Gaza indispensabili derrate necessarie a garantire la mera sopravvivenza di Gaza e del suo popolo lo Stato ebraico non si sta facendo mancare nessuna occasione per incrudelire contro i Palestinesi "colpevoli" di avere respinto il tentativo di Colpo di Stato da parte degli 'ascari' di Fatah e di resistere dignitosamente a tutte le aggressioni sioniste che sperano di dividere la popolazione dai suoi legittimi governanti, gli esponenti di Hamas vincitori incontestati delle libere e democratiche elezioni del 2006.

giovedì 3 febbraio 2011

Agente israeliano arrestato al Cairo durante la tentata repressione: Israele soffia sul fuoco??


A volte gli israeliani fanno le ferie in Egitto, ci sono molti buonissimi motivi per farlo; certo, all'aeroporto si mette in conto di essere fermati e sottoposti a scrupolosi controlli e c'é persino il caso che si debba far 'scivolare' qualche banconota in mezzo al passaporto per accelerare il disbrigo degli stessi, ma comunque ne vale la pena.

L'israeliano che é stato arrestato oggi durante la decima giornata di protesta popolare contro il corrotto regime filo-occidentale e filo-sionista di Mubarak però, probabilmente non ha avuto di questi problemi, visto che fa parte della Brigata speciale di ricognizione dello Stato Maggiore di Tsahal, il famigerato esercito più (im)morale del mondo.
Il cittadino libanese Moustafa Dirani nel 1994 venne rapito nel suo paese dai terroristi della Sayeret Matkal e portato in Israele, dove venne imprigionato e sottoposto a tante e tali sevizie da portarne i segni permanentemente.
Sayeret Matkal, questo il nome dell'unità in questione, é stata coinvolta in diversi incidenti e atti di terrorismo internazionale, come l'attacco piratesco all'aeroporto internazionale di Beirut nell'aprile del 1973, compiuto insieme ad altre unità dell'esercito e col sostegno di spie israeliane nel paese.

Qualcosa di simile potrebbe stare accadendo adesso in Egitto, dove Israele solo poche settimane addietro ha subito una grave debacle spionistica, che ha fatto "bruciare" agenti sionisti fino in Nepal e a Macao, ottimo motivo dunque per volersi vendicare, e quale migliore modo di vendicarsi se non fomentare il panico e il terrore in modo da rendere ancora più sanguinoso il bilancio della rivolta anti-Mubarak?

Mohamed Barakeh avverte: "Attenti alle avventure militari israeliane, Tel Aviv potrebbe colpire Gaza, il Libano o Teheran"


Il deputato palestinese alla Knesset sionista Mohamed Barakeh ha lanciato un monito agli apparati militari e politici dello Stato ebraico affinché non si illudano di poter profittare del caos e della violenza in Egitto, dove il movimento di protesta popolare é ormai arrivato al decimo giorno di immense manifestazioni, per poter aggredire a tradimento i suoi avversari reali o percepiti.

In un comunicato stampa rilasciato nella giornata di Giovedì 3 febbraio Barakeh ha espresso il legittimo timore che, concentrata com'é l'attenzione internazionale sulla situazione fluida e precaria nel vicino Egitto, Israele potrebbe "approfittare" dell'occasione per lanciare una nuova operazione "Piombo Fuso" contro Gaza, attaccare il Libano come fece nel 2006, o addirittura tentare di bombardare l'Iran.

Il deputato arabo ha dichiarato: "Primo Ministro Netanyahu, lei ha chiesto ad Abu Mazen, il suo servitore cisgiordano, di 'trarre le conclusioni' dai recenti eventi egiziani, ma siete lei e il suo Governo razzista e militarista che dovete trarle, capendo fino in fondo la natura di questa regione, dei suoi popoli, che molto sono disposti a soffrire ma mai vorranno piegarsi e rassegnarsi".

Il politico, Segretario generale del partito Hadash ("Fronte democratico per la Pace e l'Uguaglianza") ha criticato le continue dichiarazioni dei politici sionisti che, nei giorni scorsi, hanno offerto mille "ricette" per manipolare, indirizzare, deviare oppure addirittura reprimere e schiacciare le recenti manifestazioni egiziane per le dimissioni di Mubarak e il cambio di regime. "Anziché progettare un futuro da costruire insieme a un Governo egiziano finalmente e realmente democratico i politici israeliani sono ossessionati da prospettive e logiche di scontro, sembra che non siano letteralmente capaci di immaginare la pace".

Muntaha al Tawil, arrestata e tenuta un anno in carcere preventivo é stata liberata!


Immaginate di perdere un anno della vostra vita, di venire strappati agli affetti, alla famiglia, al lavoro, all'impegno e alle passioni che rendono la vostra vita feconda e degna di essere vissuta, immaginate che tutto ciò succeda senza motivo, senza una "spiegazione" apparente, soltanto in ragione dell'odio che qualcuno prova pregiudizievolmente contro di voi.

E' quello che é successo a Muntaha al-Tawil, la moglie del sindaco della cittadina di al-Bireh, nella zona centrale della Cisgiordania, una quindicina di chilometri a nord di Gerusalemme. Quasi dodici mesi fa, con uno spiegamento di uomini pesantemente armati e di veicoli blindati totalmente sproporzionato al fine, le forze di 'sicurezza' dello Stato ebraico, maestre indiscusse di soprusi e intimidazioni, facevano irruzione in casa al-Tawil, rapendone con la forza la quarantunenne Muntaha al-Tawil, moglie dello Sceicco Jamal al-Tawil.
Tradotta nella galera di Talmund per Muntaha iniziò subito un calvario di abusi, violenze fisiche e psicologiche, che si protrassero dal giorno dell'arresto (lunedì) fino alla domenica successiva (14 febbraio), quando venne portata di fronte alla "corte canguro", l'impostura di tribunale che i sionisti usano per perseguitare e opprimere i Palestinesi. Come giustamente ha detto Ameer Makhoul di fronte a un tribunale dello Stato ebraico tutti i Palestinesi sono colpevoli per definizione, il loro reato é, appunto, quello di essere palestinesi.

Citando fumose e non circostanziate "attività terroristiche" il presunto giudice sionista mise Muntaha in "carcere preventivo" per sei mesi, periodo che per tre volte é stato esteso ogni volta di un trimestre. La strenua e agguerrita battaglia legale impostata dall'avvocato gerosolimitano Jawad Bulos (sopra) e dal consulente legale Taghrid Jahshan del Centro per la Difesa dei Diritti dei Prigionieri ebbero bisogno di quasi un anno prima di riuscire a ottenere la scarcerazione della donna, che nel frattempo era stata spostata nella galera sionista di Hasharon (la stessa dove viene tenuto prigioniero Yousef Al-Zeq, bambino palestinese partorito in prigione dalla madre di cui lo Stato ebraico rifiuta la scarcerazione per l'affidamento alla famiglia).
Nel 'democratico' Israele capita anche di nascere direttamente in prigionia...
Per tutto questo periodo ai legali della signora Al-Tawil non é stato concesso di sapere perché essa era stata arrestata, né di analizzare le prove a sostegno delle imputazioni. Secondo la nota dottrina sionista della 'segretezza delle prove', un insulto ai più elementari principi universali del Diritto, solo agli accusatori e al giudice era stato consentito di guardare il dossier segreto dello Shin Bet in base a cui si giustificava l'arbitrario e persecutorio arresto con conseguente detenzione.

Alla sua uscita dal carcere sionista Muntaha al-Tawil ha dichiarato che per il popolo di Palestina é sempre più urgente ricomporre un'unità nazionale per opporsi con tutte le forze agli abusi e alle prevaricazioni degli occupanti sionisti, ha inoltre rilasciato conferme sul regime di abusi e torture che vige regolarmente nelle carceri israeliane, che per le donne comprende anche perquisizioni corporee umilianti e ripetute, mirate a ledere la loro autostima.

Muntaha al-Tawil, madre di quattro figli, é attiva nelle organizzazioni sindacali palestinesi, difendendo i diritti di quei suoi compatrioti che sono sfruttati come manodopera sottopagata e priva di diritti in Israele, inoltre é una studentessa modello di Scienze sociali all'Università Aperta di Gerusalemme, nonché un membro attivo di diversi gruppi per il rispetto dei Diritti umani, che si sono prodigati in iniziative e pressioni per ottenere il prima possibile il suo rilascio dalla prigionia.

Il fatto che il marito di Muntaha, lo Sceicco al-Tawil, abbia passato oltre 13 anni nelle galere di Israele, dà una misura del successo di questi sforzi, che hanno liberato la signora "appena" dopo 12 mesi.

Fidel Castro: "Gli Usa non cesseranno di cospirare contro Egitto e Mondo arabo, finché resteranno una potenza imperialista"


Il fato di Mubarak é segnato, nemmeno con il diretto intervento militare di Israele e Stati Uniti sarebbe possibile salvare il traballante trono del 'faraone' filo-imperialista, perché una violazione così aperta e sfacciata dei più basilari principi di legalità internazionale farebbe sorgere gli ottanta milioni di Egiziani come un sol uomo contro la minaccia straniera e, come insegna la Storia, contro i popoli che uniti vogliono, sentono e lottano, nemmeno i più muniti arsenali del capitalismo e del neo-colonialismo possono alcunché.

Gli Egiziani, un popolo che più di quattromila anni fa aveva già impresso il suo marchio indelebile su questo pianeta, hanno tollerato fin troppo le angherie e le imposizioni occidentali e hanno l'intenzione e le capacità (oltre che il pieno diritto) di tornare protagonisti del loro tempo e della loro storia, senza dover rispondere a nessun altro.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, che vide brevemente l'Egitto come sfondo di alcune campagne militari, l'audace e generoso impulso incarnato da Gamal Abdel Nasser diede al paese e ai suoi abitanti un assaggio, niente più che un assaggio, di libertà e autonomia: insieme all'indiano Nehru, agli africani Kwame Nkrumah e Ahmed Touré e all'indonesiano Sukarno Nasser fu tra i fondatori del Movimento dei Non-allineati, che aiutò e sostenne le lotte dei popoli di Asia e Africa contro i cascami del dominio coloniale europeo e l'incalzante morsa del neocolonialismo a stelle e strisce.

Cuba, la nazione che ebbi l'onore di contribuire a liberare e poi guidare per lungo tempo, fu onorata, letteralmente onorata di poter sedere in un simile consesso, di cui sono stato Segretario generale per sei anni anni dal 1979 all'83 e dal 2006 al 2008.

Nel 1956 i colonialisti di un tempo, Francia e Inghilterra, cercarono con un'avventura militare pretenziosa e insostenibile di piegare nuovamente l'Egitto ai loro voleri e, nel progettare l'aggressione contro Nasser e il suo popolo, trovarono la complicità della cricca al potere a Tel Aviv, che aveva snaturato il legittimo desiderio ebraico di una patria nazionale per trasformare Israele nella portaerei dell'imperialismo in Medio Oriente.

Fu solo grazie all'ammonimento sovietico che simili aggressioni erano totalmente inaccettabili nel mondo moderno, rinforzato con la prospettiva di un intervento strategico dell'URSS in soccorso all'Egitto, che la cosiddetta "aggressione tripartita" venne fermata.

La morte di Gamal Nasser, il 28 settembre del 1970, fu una vera e propria tragedia per l'Egitto. Il suo vice e successore, Anwar Sadat, si mostrò di pasta molto diversa e, dopo una breve fiammata d'orgoglio coincidente con la Guerra del 1973, con la quale si ottenne il ritiro delle truppe sioniste dal Sinai (occupato con l'attacco a tradimento del 1967), egli preferì lasciarsi irretire e sedurre dalle sirene americane e occidentali, trasformandosi da legittimo rappresentante della volontà nazionale in un governatore locale asservito alla volontà di Washington, della Nato, di Israele.
Un paese di arroganti sbruffoni che si autonominano: "poliziotto del mondo" e credono che la diplomazia si faccia col manganello, quale migliore descrizione degli Usa? Dai tempi di Teddy Roosevelt a Obama nulla é cambiato...
Gli Stati Uniti, fino a che non saranno costretti dal tracollo inevitabile del loro ingiusto sistema politico ed economico, non cesseranno mai di tramare ai danni dell'Egitto, del Mondo arabo e del Medio Oriente, perché solo attraverso la rapina e il saccheggio delle risorse del Sud del Mondo essi possono sperare di dare in qualche modo ossigeno al boccheggiante costrutto del capitalismo neoliberista, che rende i lavoratori sempre più poveri e gli sfruttatori e i parassiti sempre più ricchi ed avidi, come la crisi finanziaria che attanaglia il mondo ormai quasi da tre anni dimostra con fin troppa evidenza.