Come precedentemente annunciato su queste pagine la notizia dell'improvvisa e sinceramente inaspettata morte di Omar Suleiman, trapassato durante un soggiorno negli Usa per 'visite mediche di routine' ha lasciato molti analisti, osservatori e commentatori della scena mediorientale piuttosto stupiti e la discussione sulla causa naturale o meno del suo decesso é tuttora vivace e intesa.
Ma su un aspetto praticamente tutti i pareri sono concordi: adesso che Omar Suleiman é morto non sarà probabilmente più possibile conoscere tutta la verità su trame, complotti, malefatte e corruzione degli anni della dittatura di Mubarak, come sostenuto (tra gli altri) anche da Khaled el-Shami, redattore politico dell' "Al-Quds al-Arabi" in una intervista recentemente rilasciata ai microfoni di PressTV.
Il Principe Bandar ben Sultan ha "fagocitato" i poteri e le competenze del suo compagno/rivale, diventando così contemporaneamente capo dell'apparato spionistico di Riyadh e Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale, il Principe Muqrin, giubilato in malo modo, ha ricevuto come 'contentino' la sinecura di "Inviato Speciale di Sua Maestà" (esattamente dove dovrebbe inviarlo un sovrano ormai senile all'ultimo stadio non é esattamente chiaro).
Bandar ben Sultan, nato nel 1949 (in Casa Saoud, praticamente un giovane rampante) é stato inviato a Washington dal 1983 al 2005, momenti delicati che hanno visto la partecipazione saudita alla guerra Iran-Irak col sostegno allo sforzo bellico Irakeno, il decisivo contributo alla creazione di Al-Qaeda nel quadro del sostegno alla guerriglia antisovietica afghana, quindi l'intervento diretto Usa nel Golfo in seguito all'invasione Irakena del Kuwait e alla sua minaccia diretta verso Riyadh (causata dalla pretesa Saudita-Kuwaitiana di immediata resistuzione dei crediti di guerra), infine l'Invasione dell'Irak nel 2003 e l'inizio della sanguinosa e disastrosa occupazione Usa di quel paese (terminata lo scorso 18 dicembre).
Il Principe Bandar, mediante la moglie, ha inviato fondi a uno dei pretesi 'attentatori' dell'11 settembre, come rivelato dall'agente della CIA Bob Baer.
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Il Presidente egiziano Mohammed Mursi nel quadro del suo confronto con le autorità militari che indebitamente pretendono di continuare a esercitare potere e influenza sul processo politico egiziano a oltre un anno dalla caduta di Mubarak ha dato ordine di rilasciare 572 detenuti incarcerati per azioni intraprese durante le rivolte popolari, amnistiandoli.
Tuttavia sono quasi 1500 i cittadini arrestati durante la Rivoluzione che ancora rimangono in carcere.
I generali dello SCAF pretendono di sottoporre questi detenuti al giudizio di tribunali militari: la qual cosa é in contrasto con il Diritto internazionale e con tutte le convenzioni in merito, nessun civile può venire legittimamente giudicato da una corte militare, come ribadito dalla Direttrice degli Affari Mediorientali e Nordafricani di Human Rights Watch Sarah Leah Whitson.
Anche questo dei prigionieri della Rivoluzione é uno dei molti tavoli (come quello della riconvocazione del Parlamento) su cui si misura la tenacia e la determinazione di Mursi, sostenuto dalla volontà popolare liberamente espressa in elezioni democratiche e l'ostinazione e la pervicacia dei militari che non vogliono abbandonare i privilegi cui erano abituati sotto Mubarak e che temono un 'repulisti' post-rivoluzionario se abbandonassero la presa che illegittimamente hanno assunto su alcune leve di potere approfittando del periodo di "interregno" seguito alla caduta del despota.
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Dopo il messaggio del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah anche altri esponenti politici libanesi si sono affrettati a estendere le loro condoglianze e a esprimere le loro considerazioni in merito al vigliacco attentato terroristico che ha colpito la sede del Ministero della Sicurezza a Damasco, causando vittime tra le più alte autorità del Governo. Nabih Berri, leader del partito sciita Amal e Presidente del Parlamento di Beirut ha condannato l'atto eversivo indicando come la speranza di chi lo ha perpetrato fosse quella di spaccare l'Esercito siriano, baluardo di difesa e protezione dello Stato e della popolazione.
Nonostante che le fonti di informazione vendute agli interessi del complotto anti-siriano che vede coinvolti Usa, paesi NATO, Israele, Turchia, Qatar e Arabia Saudita parlino ogni giorno di 'defezioni' e 'rivolte' in realtà l'Esercito del Presidente Assad é rimasto fedele alla sua consegna e ha inflitto gravi perdite mese dopo mese ai mercenari e ai terroristi foraggiati dalla cricca imperialista, per questo i servizi segreti occidentali, turchi e sauditi si sono mobilitati a colpire la capitale siriana, tentando disperatamente di indebolire la macchina bellica di Damasco. Nessuno infatti deve dare credito alla versione secondo cui il Ministro della Difesa Rahija e gli altri dignitari sarebbero stati traditi da una loro guardia del corpo. Tale affermazione é destituita di ogni fondamento e costituisce un'ennesimo tentativo di "Psywar" della NATO e dei suoi ascari locali.
Ma se la solidarietà e la denuncia di Amal, formazione da sempre filosiriana, che negli anni '80 non esitò a prendere le armi contro il neonato Hezbollah che inizialmente si opponeva alla presenza delle truppe di Assad padre in Libano, era logica e prevedibile ben maggiore sorpresa a un primo acchito potrebbe suscitare la lettura delle dichiarazioni rilasciate da Amin Gemayel, fratello del falangista Bachir, che, come Piero dé Medici di fronte a Carlo VIII, aprì le porte del Libano all'invasione sionista nel 1982. Già Presidente del Libano tra il 1982 e il 1988 (il periodo più caotico e sanguinoso della tragica Guerra Civile Libanese) Gemayel col suo ultimo atto ufficiale diede il "la" alla (tuttora perdurante) carriera politica di Michel Aoun e certo può considerarsi profondo conoscitore non solo del Paese dei Cedri ma degli schieramenti e delle manovre politiche dell'intera regione.
Gemayel ha candidamente dichiarato ai microfoni dell'iraniana PressTV che l'attacco terroristico di Damasco, così come tutto il sostegno all'insorgenza wahabita nel paese é portato avanti in nome degli interessi sionisti, avendo Tel Aviv ogni interesse a indebolire il vicino di cui ancora occupa le alture del Golan, 45 anni dopo l'attacco a tradimento del 1967. Tale é l'evidenza dei fatti che persino un membro del 'clan' mafioso e fascista dei Gemayel non ha altra scelta se non riconoscerla apertamente.
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Il corteo dei marciatori é giunto fino alla zona di Burj al-Shawa dove il rappresentante di Hamas Ismail Radwan ha ufficialmente chiesto a Mursi di "prendere la decisione cruciale" da cui dipendono la vita la salute e il benessere di decine di migliaia di abitanti di Gaza appartenenti alle fasce più deboli: donne incinte, neonati, anziani, malati cronici, persone afflitte da disabilità.
Radwan si é detto, come il resto della dirigenza di Hamas, più che conscio delle difficoltà e delle sfide che Mursi deve affrontare nella prima fase del suo mandato presidenziale e tuttavia ha ribadito la necessità improrogabile di porre fine all'emergenza umanitaria conseguente dall'oppressivo e illegale assedio israeliano, che in tutta la durata del suo brutale strangolamento "Non é riuscito a spezzare la volontà e la determinazione del popolo palestinese che non ha concesso e non concederà nulla alle minacce e alle ritorsioni sioniste".
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Sei mesi fa Aziz Dweik, Presidente del Parlamento palestinese (PLC) legittimamente e democraticamente eletto nel 2006 venne arrestato dagli occupanti sionisti al posto di blocco di Jaba a Nord di Al-Quds e messo in 'detenzione amministrativa' visto che i tribunali del regime ebraico non riuscivano a trovare nessuna accusa sensata a suo carico.
Appena rilasciato Dweik ha voluto conferire con i rappresentanti della stampa cui ha affidato un messaggio: "Ai prigionieri politici palestinesi voglio dire chiaramente di rimanere uniti, speriamo che tutto il Popolo di Palestina si unisca alla loro lotta, come le dita di una mano si serrano in un pugno", il Presidente del Consiglio Legislativo ha anche fatto riferimento all'importanza del Risveglio Islamico che ha prodotto le Rivoluzioni vittoriose contro i regimi allineati con l'imperialismo, sottilineando come queste rappresentino un esempio che tutti i Palestinesi dovrebbero seguire.
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L'Ex-vice di Mubarak Omar Suleiman, già capo del temuto Mukhabarat, servizio segreto del tiranno del Cairo deposto dalla Rivoluzione di Piazza Tahrir é morto negli Stati Uniti dove si trovava "per visite mediche". Nonostante l'età effettivamente non più verde (76 primavere) la sua morte ha suscitato più di un sospetto e un interrogativo nel Mondo Arabo e nella comunità di analisti e commentatori di fatti mediorientali. Suleiman infatti non pareva afflitto da malattie invalidanti e aveva recentemente condotto una aggressiva campagna elettorale candidandosi alla poltrona presidenziale salvo venire superato nel ruolo di 'candidato della restaurazione' dall'Ex-primo Ministro Ahmad Shafiq, arrivato al ballottaggio ma poi sconfitto da Mohammed Mursi.
Dopo la sconfitta elettorale Suleiman si era trasferito negli Emirati Arabi Uniti (ad Abu Dhabi) insieme con la famiglia temendo (come del resto Ahmad Shafiq) di venire messo sotto processo per il suo ruolo nel regime di Mubarak. Laddove Shafiq é soltanto indagato per corruzione, malversazione di risorse statali e altri simili reati Suleiman é quasi certamente corresponsabile degli ordini omicidi dati alla polizia nei giorni della protesta popolare al Cairo e nelle altre città maggiori d'Egitto, accuse che avrebbero comportato la pena capitale.
L'ipotesi mormorata da molti ma per ora non accreditata da nessuno sarebbe quella secondo cui la morte di Suleiman non sia altro che un'operazione di "cover up", ordinata da chi per decenni ha manipolato la dittatura egiziana in senso complementare agli interessi imperialistici americani e sionisti e ora non vuol 'scomodi testimoni' che in cambio di una grazia, di uno sconto di pena, di un lasciapassare per il ritorno in patria possano eventualmente aprire bocca su dettagli compromettenti del periodo di cui sono stati protagonisti.
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Intanto Russia e Cina hanno posto il veto a qualunque ipotesi di risoluzione ONU contro il Governo siriano, frustrando le speranze della 'malvagia strega dell'Ovest' Hilary Clinton che sperava di poter sfruttare l'eco del recente attentato (che molti analisti ritengono opera di servizi segreti arabi e occidentali e non delle cellule wahabite presenti in Siria).
Anche il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha esteso le proprie condoglianze, quelle del suo movimento e degli sciiti libanesi, al Presidente, al Governo e al popolo di Siria, ricordando il ruolo fondamentale di Damasco nella lotta e nella Resistenza di Hezbollah dalla liberazione del Libano meridionale fino alla guerra d'estate del 2006, nonché la sua importanza geostrategica come "ponte di comunicazione tra Libano e Iran".
Nasrallah ha ricordato come i razzi da battaglia che colpirono Haifa e il centro di Israele nel corso della guerra dei 33 giorni fossero arrivati a Hezbollah tramite la Siria e come la Resistenza palestinese a Gaza abbia grandemente beneficiato della solidarietà siriana. "Il progetto israeliano e americano vuole prevenire l'esistenza di Stati forti, autonomi e indipendenti nel Mondo Arabo, vuole imporre la sua supremazia su entità deboli e divise, sionisti e americani non possono accettare l'esistenza di eserciti forti e pronti a difendere gli interessi dei propri popoli e dei propri Governi, per questo la Siria, che é lo Stato più forte, autonomo, indpendente della regione viene presa di mira".
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Ezzet Resheq, del Politburo di Hamas ha dichiarato che lo scopo principale della visita della delegazione guidata da Mishaal é "semplicemente quello di congratularsi per la vittoria riportata al ballottaggio elettorale e augurare a Mohammed Mursi buon lavoro come primo presidente dell'Egitto democratico", anche se non ha escluso che "eventualmente il discorso possa ampliarsi fino a includere questioni legate alle condizioni della Striscia di Gaza e al perdurante stato di assedio dell'enclave litoranea".
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Sergei Lavrov, tuttavia, si é detto certo che il Presidente Assad e i patrioti siriani riusciranno a volgere questa situazione a loro favore, usandola, per quanto tragica e dolorosa possa essere, come piattaforma per il raggiungimento di una via d'uscita soddisfacente e vittoriosa dalla situazione attuale. Intanto dalla capitale siriana arriva la notizia che il Generale Fahd al-Jassem al-Freij é stato personalmente nominato da Assad nuovo Ministro della Difesa: il suo primo incarico é stato quello di supervisionare la mobilitazione delle forze armate e di sicurezza nella capitale per prevenire altri atti di terrore e rafforzare il controllo sulle vie di comunicazione.
Anche dalla Repubblica Islamica dell'Iran, fedele alleata di Damasco e di Assad, é arrivata una netta e secca condanna dell'attentato e un messaggio di solidarietà per le gravi perdite da esso causate: il Ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi e il Ministro della Difesa Generale Ahmad Vahidi hanno conferito telefonicamente col Ministro Walid al-Muallem, augurando ogni fortuna alla Repubblica Araba Siriana nel perseguitare e punire i responsabili dell'atto di sangue ricordando che "I terroristi non sono mai riusciti a piegare la volontà delle Nazioni e anche questa volta, contro la dignitosa e orgogliosa nazione siriana, falliranno nei loro scopi".
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La notizia dell'uccisione del Ministro della Difesa siriano, generale Dawood Rajha, e altri esponenti di spicco del Governo, ha destato molto scalpore in tutti gli ambienti politici: dalle ambasciate filosiriane di Mosca, Pechino e Tehran, ma anche presso i Paesi occidentali. Questa infatti è probabilmente la prima vittima eccellente della guerra civile siriana, portata avanti all'interno del Paese arabo-mediterraneo dalle fazioni di opposizione quali il cosiddetto Esercito Siriano Libero con base in Turchia. Il governo di Damasco ha subito puntato il dito contro l'opposizione armata e la conferma è arrivata anche dalle agenzie ufficiali, che hanno confermato la rivendicazione del gruppo armato siriano, composto principalmente da mercenari stranieri ed estremisti delle milizie wahabite sparse per il mondo arabo.
Non è un caso che la prima rivendicazione sia stata fatta tramite un'agenzia di informazione turca, visto che il governo di Erdogan, ha una grande responsabilità nell'aggressione contro il Paese arabo governato dal presidente Assad. Molti analisti, simpatizzanti dell'opposizione siriana, hanno subito voluto sottolineare il fatto che i ribelli sono giunti ad uno sviluppo tale nella guerra contro il regime, da permettersi il lusso di colpire personaggi chiave come appunto il Ministro della Difesa. Insomma, secondo l'opinione di questi "intellettuali", il regime siriano è alle corde e la caduta di Damasco sarebbe questione di qualche settimana. Ovviamente, tali considerazioni sono assolutamente inattendibili, visto che la perdita di un ministro, se dal punto di vista mediatico è importante, non lo è dal punto di vista del conflitto in corso. La guerra siriana sin dall'inizio si è caratterizzata su due fronti: il conflitto mediatico e quello sul campo.
Evidentemente, per via della propaganda pesante dei media egemoni sul panorama mondiale, ovvero quelli anglosassoni influenzati dal sionismo internazionale, e le loro succursali arabe (Al Arabya e Al Jazeera), il regime siriano è passato come perdente dal primo momento. Vorrei ricordare che uno dei principali esponenti dell'opposizione siriana, Burhan Ghalioun, aveva previsto la caduta di Assad nel mese del Ramadan dell'anno scorso (estate 2011). Ma la guerra "vera", quel sul campo, è un'altra cosa. Sul terreno l'esercito regolare ha sconfitto pesantemente i terroristi a Homs (inverno scorso), dove si progettava la creazione della "Bengasi siriana". Da allora in poi, gli attacchi si sono concentrati in villaggi periferici e solo saltuariamente hanno riguardato l'hinterland di grandi città. A Damasco e Aleppo l'opposizione ha colpito solo con attentati terroristici, come quello in cui è morto il ministro Rajha.
La storia ci insegna che nessun regime, con un minimo di sostegno popolare, è caduto per l'assassinio di un ministro. Addirittura in Iran nei primi anni '80, la furia terrorista israelo-americana, la stessa che sta colpendo la Siria oggi, uccise in un solo colpo personaggi del rango di Rajai e Bahonar, rispettivamente presidente della Repubblica e Primo ministro dello Stato rivoluzionario iraniano. Il regime è forse caduto? Ovviamente, no. Tutte le analisi superficiali che vorrebbero creare un legame diretto tra l'uccisione di un ministro e la presunta debolezza di un regime sono errate, e la fedeltà delle masse siriane, sunnite, sciite, cristiane ecc. al presidente Assad lungo questi mesi difficili dimostrano la pochezza di questi commenti.
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Medio Oriente: terra di pastori, la pratica della pastorizia nomade, seminomade o transumante é talmente antica e radicata nei territori del Levante che innumerevoli ne sono le testimonianze e le menzioni anche nel folklore, nelle leggende, nei miti di questa regione carica di secoli e di Storia; nella giornata di ieri tuttavia un grave incidente é avvenuto al confine tra il Libano e la porzione di Palestina occupata dai Sionisti, ai piedi del Monte Hermon, tra la parte delle 'Fattoria di Shebaa' illegalmente occupate da Tel Aviv e la parte ancora libera della zona (sotto giurisdizione libanese).
Come già più volte segnalato proprio su queste pagine una pattuglia di almeno 20 soldati ebrei si é infatti spinta volontariamente oltre il confine della zona occupata, penetrando quasi un chilometro in territorio di Beirut e hanno cercato di accerchiare e rapire i due pastori Mohammed Qassem Hashem e Ahmed Haidar che si trovavano a sorvegliare i loro armenti, un grande gregge di molte centinaia di capi, che necessitava di tutta la loro attenzione e dell'aiuto di numerosi cani pastore per venire controllato.
Per sottrarsi ai possibili sequestratori Hashem e Haidar si sono dovuti allontanare rapidamente, lasciando incustodite le bestie; é stato allora che, frustrati dal loro primo proposito criminale, i militari sionazisti hanno crudelmente aperto il fuoco sui cani, massacrandoli, e hanno proceduto a rubare l'intero gregge di circa 900 tra capre, capretti e montoni. Il Governo libanese, prontamente allertato dell'accaduto, ha denunciato la violazione del confine il tentato sequestro e l'abigeato, sollecitando la restituzione del maltolto e una congrua compensazione per i suoi cittadini vessati dagli israeliani.
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E' con vivo cordoglio e sentita, profonda emozione che siamo costretti a dare la notizia che, dopo diversi tentativi andati a vuoto, le serpi terroriste infiltrate nella Repubblica Araba di Siria dai tentacoli del complotto americano e sionista (facilitato da Sauditi, Qatarioti e Turchi) per minacciare il suo popolo, la sua autonomia e la sua indipendenza sono riuscite infine a far filtrare una bomba attraverso le maglie della cortina di sicurezza che circonda la capitale Damasco.
Il vigliacco ordigno é detonato nel quartiere di Rawda, nei pressi del Quartier Generale del Ministero della Sicurezza, proprio mentre un gruppo di alti dignitari vi si trovava riunito. Nell'esplosione hanno perso la vita il Generale Dawoud Rajiha, Ministro della Difesa e alcuni uomini del suo dettaglio di guardie del corpo, il suo vice Assef Shawkat (cognato del Presidente Assad) e il Capo dei Servizi di Sicurezza Hisham Ikhtiyar. Anche il Ministro dell'Interno Mohammad Ibrahim al-Shaar é rimasto ferito, seppure in maniera non grave.
Continueremo a dare aggiornamenti sulla situazione damascena mano a mano che ci arriveranno, rimanendo sintonizzati su tutte le testate e le agenzie degne di fede e dotate di obiettività.
Possiamo fin da ora affermare, per quanto profondamente conosciamo i Siriani, il loro fervore patriottico e il loro tenace attaccamento alla libertà e all'indipendenza, che nemmeno questo codardo attentato riuscirà a piegare la loro determinazione a purgare la loro patria dalla feccia wahabita mercenaria che la infesta, anzi, le gravi e sentite perdite di oggi serviranno solo a rendere la loro risoluzione ancora più ferrea.
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Ousama Hamdan, portavoce del Dipartimento per le Relazioni Internazionali di Hamas ha ribadito che, nell'ambito dei suoi sforzi per internazionalizzare e mantenere all'attenzione della comunità internazionale la Questione Palestinese, il Movimento musulmano di Resistenza non sta lesinando l'impegno per forgiare saldi e profondi legami con le nuove realtà politiche emerse dalla "Primavera Araba" nonché la sua convinzione che esse, al contrario dei regimi autocratici che hanno sostituito (tutti espressione dell'egemonia filoamericana che imperava fino poco tempo fa nel Mondo Arabo) si riveleranno per i Palestinesi interlocutori molto più attenti e affidabili.
Hamdan, parlando a rappresentanti dell'Agenzia 'Quds Press' ha indicato a tale esempio le parole pronunciate dal leader del Movimento Khaled Mishaal proprio durante il suo recente soggiorno a Tunisi per il Nono Congresso di Ennahda con cui egli ha dichiarato l'intezione di Hamas di difendere gli interessi Palestinesi continuando ad amministrare la Striscia di Gaza in omaggio al mandato ricevuto con le regolari elezioni politiche del 2006 e lanciando ponti e collegamenti con la Tunisia e con tutti i paesi che si sono liberati dal giogo filosionista.
Mishaal ha aggiunto che, essendo la solidarietà con la Palestina e l'ostilità all'occupazione ebraica una costante del mondo politico arabo e nordafricano, Hamas non ha pregiudiziali 'ideologiche' riguardo alla natura e alla tendenza politica dei suoi possibili alleati e interlocutori dell'area, restando sempre e comunque aperto a tutte le forze politiche maghrebine che sentano affinità e interesse con la lotta e la sofferenza dei Palestinesi.
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Ma la vigilanza delle forze di sicurezza ha negato ai qaedisti anche questa soddisfazione: individuate e circondate dagli uomini del Presidente Bashir Assad le due vetture esplosive sono infatti esplose senza causare nemmeno una vittima civile e limitati danni materiali: la prima a Midan e la seconda nel quartiere di Abu Habl (sempre a Midan). Aspettiamo la diffusione di ulteriori dettagli mano a mano che verranno rivelati dall'agenzia stampa ufficiale SANA.
Intanto unità dell'Esercito sono impegnate a inseguire e isolare i gruppi superstiti delle 'colonne mobili' terroriste, che avrebbero cercato di far perdere le proprie tracce disperdendosi nelle zone verdi e nei grandi parchi a sud della cintura urbana di Damasco. Il tentativo di muovere verso la capitale, per quanto inutile, é stato un disperato tentativo di cercare di riprendere l'iniziativa dopo settimane di scacchi e sconfitte.
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Esponenti dell'agenzia stampa filosionista 'Reuters' hanno ripetutamente tentato di convincere negli ultimi mesi il Sensei iraniano Akbar Faraji, fondatore della prima accademia di Ninjutsu della Repubblica Islamica (il "Bujinkan Hombu Dojo Ninjustu Iran") affinché persuadesse le sue studentesse femminili a ritirare la denuncia collettiva per diffamazione seguita alla diffusione di un 'servizio' che ben poco aveva di giornalistico (tranne forse che del giornalismo 'giallo' più superficiale e scadente) sulle attività del 'dojo' e delle sue studentesse.
Come la 'Reuters' immagina le atlete marziali iraniane...
Come già denunciato su queste pagine la 'Reuters' aveva propalato ai quattro angoli del mondo una rozza e preposterosa tirata riguardo presunte "Assassine ninka al servizio degli Ayatollah" dipingendo come killer una serie di studentesse, professioniste e persino casalinghe che si sono iscritte all'accademia di arti maziali di Mr. Faraji semplicemente per coltivare l'armonia del corpo e la disciplina dello spirito attraverso un'antica e affascinante disciplina nipponica. Secondo il metro di giudizio della Reuters ogni praticante di Kendo potrebbe essere in grado di sventrare passanti per 'saggiare la sua lama' e non vogliamo nemmeno pensare come potrebbe risultare un 'servizio' simile su appassionati di tiro con l'arco o di scherma; naturalmente l'agenzia fondata da Israel Beer Yosafat riserva questi toni esagerati e allarmistici solo quando gli artisti marziali provengono dall'Iran, paese che Sion vuole sia sempre dipinto come una minaccia pericolosa (al contrario di Israele che invece diffonde una versione bastardizzata e inutilmente violenta dello 'ju jitsu' -il cosiddetto krav maga- in migliaia di palestre in tutto il corrotto e superficiale mondo occidentale).
In omaggio al peggior copione sionista i messaggeri della Reuters avrebbero dapprima cercato di blandire Mr. Faraji con la promessa di tornaconto personali nel caso avesse convinto le allieve a ritirare la denuncia, per poi passare molto rapidamente alle minacce quando egli si dimostrò refrattario a qualunque intervento in tal senso. Ma i loro tentativi si sono conclusi con un nulla di fatto e una Corte civile di Teheran ha stabilito per la fine di settembre la prima udienza del caso che quasi certamente si concluderà con l'imposizione di una severa sanzione di risarcimento danni morali a favore delle atlete diffamate.
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Il Commissario Governativo Libanese alla Corte Militare, Giudice Saqr Saqr ha sporto denuncia contro Arza Haddad, la figlia del noto traditore e collaborazionista Saad Haddad, accusandola di avere preso parte ad attività di spionaggio contro il suo paese natale a favore dell'entità sionista di occupazione della Palestina, contribuendo a indebolire la sicurezza nazionale di Beirut e mettendo in pericolo i suoi leali cittadini.
Nella sua più recente edizione il quotidiano libanese Al-Akhbar ha citato fonti giudiziarie seconde le quali il nome della figlia di Haddad sarebbe già stato iscritto nel registro degli indagati. Saad Haddad, Cristiano di rito greco-melkita, disertò dall'Esercito libanese il 18 aprile 1979, e, nonostante all'epoca non avesse che appena il grado di Maggiore, ribattezzò le truppe sotto il suo controllo (appena un battaglione) "Esercito del Libano Libero" e quindi "Esercito del Sud del Libano" (SLA), mettendole al servizio dei sionisti, controllando a loro nome una parte di territorio originariamente tra Marjayoun e Qlayaa.
Nella sua esistenza l'SLA di Haddad si rese tristemente celebre per la gestione dell'infame 'Lager' di Khiam, dove i suoi boia si esercitavano nelle tecniche di tortura apprese dai 'maestri' del Mossad...
Con l'invasione del 1982 l'SLA divenne il lacché preferito dei sionisti, che lo finanziarono e rifornirono nelle sue battaglie settarie contro le milizie palestinesi, le formazioni armate di Amal e i primi gruppi di ciò che veniva allora definito 'Amal Islamico' e che in seguito diventerà Hezbollah. Haddad, conosciuto per la sua vita intemperante e sregolata, morirà nel 1984 lasciando la sua milizia di traditori in mano ad Antoine Lahad, essa verrà poi distrutta da Hezbollah in occasione della liberazione totale del Sud del Libano nel 2000.
Arza Haddad, figlia di questo traditore, vive attualmente nella Palestina occupata dai sionisti, non essendoci posto per lei nel Libano liberato e difeso dalla Resistenza; qualora cadesse in mano delle competenti autorità militari, secondo gli articoli 278 e 285 del Codice Penale libanese, per lei si spalancherebbero le porte del carcere per un periodo non inferiore a 15 anni.
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Le truppe dell'Esercito siriano sono state impegnate nelle ultime ore a contrastare una serie di gruppi terroristici wahabiti che cercavano di muovere verso la capitale Damasco per diffondere anche là attacchi e violenze nel disperato tentativo di seminare l'instabilità nel cuore politico e amministrativo del paese. I tentativi in tal senso sono stati tuttavia vanificati dalla vigilanza delle autorità, che hanno intercettato e distrutto le cellule armate nelle città-satellite meridionali di Midan, Tadamon e Zahera.
Anche il centro occidentale di Kfar Souseh é stato teatro di scontri tra militari e criminali, conclusosi con gravi perdite per questi ultimi e la cattura di numerosi mercenari qaedisti e wahabiti. Secondo quanto riportato dall'Agenzia stampa ufficiale SANA, inoltre, anche Al-Sultaniah e Abil hanno visto scontri tra Esercito e terroristi; in particolare nella prima località le forze regolari avrebbero espugnato un 'covo' particolarmente ampio e munito, sequestrando un'enorme quantità di armi, munizioni ed equipaggiamento.
La continua pressione esercitata dagli uomini di Assad sull'insorgenza wahabita finanziata e foraggiata da Riyadh, Ankara e Doha fa sperare in un prossimo decisivo allentamento della tensione nella Repubblica Araba, da oltre un anno bersaglio di un complotto che avrebbe voluto causare la caduta di Assad per facilitare l'installazione di un regime filoamericano e filosionista.
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Sessione supplettiva di elezioni per riempire un seggio vacante nel distretto di Koura in Libano, dove a causa della morte del parlamentare Farid Habib (esponente di opposizione, di fede Cristiana Ortodossa, di rito Greco) la formazione nazionalista pansiriana dell'SSNP, strenua sostenitrice dell'alleanza tra Libano e Siria che vorrebbe portare fino a una riunificazione politica, e le 'Forze Libanesi' dei falangisti Geagea e Gemayel, parte dell'alleanza filosaudita e filosionista del "14 Marzo" si sono affrontate in una campagna all'ultimo slogan e all'ultimo voto.
L'SSNP ha candidato Walid al-Azar, mentre le LF hanno proposto Fadi Karam; nonostante la presenza di altri quattro candidati minori (Skaff, Mefrej, Al-Oujaimi e Matar) osservatori e 'pundit' si sono detti certi che la competizione 'vera' coinvolga solo Azar e Karam. 57537 elettori potevano esprimere la loro preferenza in merito, in ben 128 sezioni elettorali. Il Ministro degli Interni Charbel (foto sotto) ha dichiarato alla conclusione delle operazioni di voto che l'afflusso é stato "sottotono ma ordinato e regolare" e che non vi sono state denunce di irregolarità, brogli o torbidi alle urne.
L'SSNP, forza di Governo, rappresenta il partito più vicino al Governo siriano del Presidente Bashir Assad, mentre le LF, pur costituite prevalentemente da Cristiani, sono alleate dei partiti e delle milizie sunnite legati a Riyadh e ad Al-Qaeda che negli ultimi mesi si sono segnalati per i loro tentativi di aggressione alle minoranze alawite e alle stesse sedi dell'SSNP nel Nord del paese.
I risultati dell'elezione supplettiva sono stati attesi febbrilmente e alla fine hanno premiato il candidato di "LF" Fadi Karam, ma l'analisi del successo (che pure non cambia nessun equilibrio parlamentare sostituendo un falangista con un altro) indica che Geagea e Gemayel hanno poco da rallegrarsi: infatti l'SSNP ha "piazzato" 11141 preferenze contro le 12400 del vincitore, mentre nel 2009 il candidato falangista si era affermato con un margine molto più ampio.
L'SSNP é sempre in prima linea per difendere i Diritti dei Palestinesi.
L'affluenza totale alle urne non é stata differente tra l'elezione di tre anni fa e la sessione supplettiva (circa il 47 per cento degli aventi diritto ha votato in entrambe le occasioni), quindi il 'gap' elettorale tra filosiriani e filosauditi si sta restringendo sempre più e nel 2013, alla prossima chiamata alle elezioni politiche generali, Karam potrebbe avere i suoi bei problemi a confermare il risultato di oggi.
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Pomodori, bottiglie, scarpe (universare segno di disprezzo in Medio Oriente) e rimbombanti cori di "Monica! Monica!!" (Lewinksy); questo il 'saluto' tributato dall'Egitto al corteo motorizzato di Hillary Clinton la 'Malvagia Strega dell'Ovest', Segretario di Stato di Obama e membro "di sei cotte" della pattuglia di filosionisti dell'Amministrazione Usa (fattasi eleggere senatrice a New York nonostante sia nata a Chicago e vissuta in Arkansas).
La Clinton si era recata al Cairo per minacciare Mohammed Mursi, neopresidente del paese ed esponente della Fratellanza Musulmana, votato dalla maggioranza dei cittadini del paese e rassicurare invece il Maresciallo Tantawi, nominato dall'Ex-dittatore Mubarak e non eletto da nessuno riguardo al continuo sostegno americano alla Junta militare (SCAF) che pretende di tenere sotto scacco la Democrazia islamica egiziana.
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La 'detenzione amministrativa' si potrebbe più semplicemente e onestamente chiamare 'detenzione arbitraria' giacché, vero e proprio "aborto giuridico" mantenuto in vita dai sionisti dalle pratiche disumane e antidemocratiche dei vecchi colonizzatori inglesi del Mandato permette ai tribunali di Sion di tenere in carcere A TEMPO INDEFINITO qualunque Palestinese senza dover formulare contro di lui un'accusa precisa, esattamente come é successo per quaranta mesi (4-0 M-E-S-I!) proprio ad Adnan.
Adnan Asfour, appena liberato, ha descritto l'istituto della detenzione arbitraria un fuoco appiccato per bruciare tutta la vivacità, la determinazione, il coraggio, l'abnegazione dalla gioventù di Palestina e "Una Spada di Damocle sionista contro i ragazzi e le ragazze del popolo palestinese!". Asfour ha ricordato come vi siano stati casi di prigionieri politici tenuti fino a cento mesi in carcere e di molti altri ancora che vengono riarrestati appena messi in libertà.
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Un drone-spia modello "Heron", appartenente alle forze militari sioniste é precipitato, distruggendosi, nel Libano orientale secondo quanto ha riportato il canale Al-Manar, riprendendo la notizia dall'Agenzia stampa nazionale.
L'UAV si é schiantato vicino al villaggio di Younin nella regione di Baalbek, il famoso centro turistico e archeologico della Valle della Bekaa "canale" di comunicazione privilegiato tra Libano e Siria, in passato teatro di feroci battaglie di carri armati tra le truppe sioniste e i tank siriani al tempo dell'invasione israeliana del Libano del 1982-1985.
Carcassa di Merkava israeliano distrutto nel 1982 dai T-72 siriani