sabato 24 dicembre 2011

Ancora morti in Yemen mentre Sanaa si aspetta a ricevere le migliaia di marciatori provenienti da Taizz!


Mentre nella capitale yemenita hanno cominciato ad affluire i primi drappelli e distaccamenti dei circa cinquantamila marciatori provenienti dalla città meridionale di Taizz gli ultimi fedelissimi dell'autocrate Ali Abdullah Saleh hanno cercato di intimidire i residenti nella speranza di convincerli a non scendere in piazza coi loro compagni reduci dalla marcia; la conseguente recrudescenza di scontri e repressione violenta ha portato alla morte di almeno due persone e al ferimento di altre trenta.

Tuttavia i leader dell'opposizione, a partire dalla vincitrice del Premio Nobel per la Pace Tawakkul Karman hanno dichiarato che, proprio per onorare la memoria dei caduti di oggi e di tutte le altre vittime della violenza del regime sostenuto da Arabia Saudita, Usa e Israele, un enorme sit-in si terrà appena tutti i marciatori saranno arrivati nella capitale, con l'obiettivo di 'assediare' nel suo compound fortificato il dittatore, il suo vice Mansour Hadi e il Governo da questo nominato in attesa che vengano indette nuove elezioni.

Ormai l'obiettivo degli oppositori non é più quello di mettere fine al potere di Saleh, visto che egli stesso ha stretto accordi per passare la mano, ma assicurarsi che venga portato di fronte a un tribunale e venga giudicato colpevole per gli abusi e i crimini di decenni di autocrazia sanguinaria.
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Helen Thomas dichiara: "Il 'diritto a esistere' degli Ebrei non li autorizza automaticamente a rubare le terre altrui!"


"Il diritto all'esistenza degli Ebrei non li autorizza automaticamente a invadere le terre di altri popoli". Questa semplice, elementare frase dovrebbe far parte del bagaglio di idee condivise di qualunque persona che volesse chiamarsi democratica, tollerante e pacifica.

Purtroppo, nel mondo in cui la maggior parte dei mezzi di comunicazione mainstream sono veicoli per l'Hasbara filoisraeliana e la lobby sionista internazionale esercita un ferreo controllo censorio su quello che possa o non possa raggiungere l'attenzione (per non dire le coscienze) del vasto pubblico, affermazioni come questa diventano qualcosa di 'inusuale' e persino 'rivoluzionario'.

Helen Thomas, la storica cronista politica della Casa Bianca che ha perso il lavoro per avere "osato" parlare in favore dei Palestinesi e avere detto a voce alta quel che tutti han sempre saputo, cioé che una cabala filosionista domina con pugno di ferro il mondo dell'informazione Usa ma non solo (affermazione del resto confermata dal suo immediato licenziamento), ha avuto il coraggio morale e civile di ripetere gli stessi concetti nella giornata di ieri ai microfoni del tabloid sionista Yedioth Ahronot.

"Non capisco proprio come mai per il vostro Governo e i vostri politici sia così complicato accettare che il popolo palestinese abbia scelto Hamas come suo rappresentante in libere e democratiche elezioni e che tuttora sia la formazione politica più popolare". Replicando a un'affermazione dell'intervistatore che etichettava Hamas come "organizzazione terrorista" la Thomas ha risposto che, pur non condonando il ricorso alla violenza é legittimo aspettarsi che coloro che per decenni hanno subito aggressioni, invasioni, attacchi e bombardamenti decidano poi di replicare con gli stessi mezzi.

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L'Assemblea Generale ONU approva bozza di risoluzione: "Tel Aviv compensi il Libano per i danni cagionati nel 2006!"


L'Assemblea Generale dell'ONU ha emesso una bozza di risoluzione che chiede al regime ebraico di occupazione di compensare "congruamente ed adeguatamente" il Libano per i danni causati al paese durante la guerra d'estate di ormai cinque anni fa.

Giovedì scorso l'Assemblea ha emesso una dichiarazione, dal suo quartier generale al Palazzo di Vetro, a Nuova York, sottolineando le distruzioni belliche che, tra l'altro, sono state responsabili del più grave disastro ecologico finora patito dal Paese dei Cedri.

Gli attacchi aerei portati dagli apparecchi sionisti sulla centrale termoelettrica di Jiyye, nel Libano meridionale, risultarono infatti nella dispersione di oltre dieci milioni di litri di olio pesante combustibile, che ha devastato chilometri di costa causando indicibili danni all'ecosistema.

Oltre ai danni materiali recati alle infrastrutture (linee elettriche, strade, ponti, ferrovie, ospedali) nei 34 giorni di guerra, conclusasi con la vittoria della Resistenza di Hezbollah, SSNP, Amal, Partito Comunista Libanese e PFLP-GC, si contarono oltre 1200 morti tra i civili.

La bozza di risoluzione é stata passata con 165 voti favorevoli e solo otto contrari (tra cui quelli del regime ebraico, Usa, Canada, Australia e altri paesi minori), sei nazioni si sono astenute e 14 delegazioni non erano presenti al momento del voto.
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Il regime ebraico distrugge i pozzi dei contadini palestinesi a Ezna, vuole trasformare gli agricoltori in profughi!


Le forze armate dell'occupazione sionista, fedeli alla loro missione di sterminio e genocidio, sono entrate in azione nella Cisgiordania occupata, demolendo tre fattorie e sei pozzi nella zona di Ezna, ad Ovest di Hebron.

Secondo quanto riportato da Gamal Tmesa, sindaco di Ezna, le forze sioniste avrebbero "usato bulldozer corazzati e cariche esplosive" per distruggere e interrare i pozzi acquiferi, nell'ambito della dichiarata e sfacciata politica israeliana di negare ai legittimi abitanti della Palestina l'accesso all'acqua (riconosciuto come Diritto Umano fondamentale) onde costringerli ad abbandonare le loro terre e trasformarsi in profughi e rifugiati.

Anche edifici di pertinenza municipale sono caduti vittime della furia devastatrice sionazista; Tmesa ha dichiarato che, a parte questi ultimi, gli edifici e i pozzi demoliti appartenevano a: Ahmed Abdul Rashid Tmesa, Muhammad Ibrahim Btaran e a Mohammed Abu-Assad, contadini e padri di famiglia che ora non sanno come sfamare i propri figli, grazie alle politiche di persecuzione etnica degli Himmler di Tel Aviv.


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Vertice di Capi di Stato Maggiore a Yarze, tra libanesi, francesi e UNIFIL!


Il Capo di SM dell'Armee Libanaise, Generale Jean Qahwaji ha discusso a lungo col collega francese Bertrand Ract-Madoux a proposito di possibilità e tecniche di rafforzamento della cooperazione militare, secondo quando riportato dall'agenzia stampa ufficiale NNA nella giornata di ieri. Il meeting si sarebbe svolto nell'ufficio di Qahwaji a Yarze e avrebbe visto la partecipazione del Brigadier Generale Olivier dela Maisonneuve, capo di SM dell'UNIFIL.

L'Esercito libanese si é impegnato a prevenire attacchi proditori come quello che recentemente ha colpito i militari francesi sotto egida ONU, per fortuna senza conseguenze luttuose, assicurando che i buoni rapporti con la popolazione locale e con le forze della Resistenza saranno fondamentali per venire a capo del caso ed evitare che attentati simili possano ripetersi in futuro.

Il Movimento di Resistenza sciita Hezbollah, poco dopo l'attacco, aveva condannato aspramente i responsabili dichiarando il proprio pieno sostegno a qualunque inchiesta ufficiale mirata a portare alla giustizia i colpevoli. Più tardi é emersa con sempre più forza l'ipotesi che gli attentatori facciano parte di quei partiti di opposizione che vorrebbero riportare l'occupazione sionista nei territori meridionali della nazione.
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venerdì 23 dicembre 2011

Hamas e Jihad Islamica entrano nell'OLP i tempi dell'egemonia di Fatah sono ormai ufficialmente finiti!


Si é svolto un rapido e segretissimo vertice al Cairo, nella giornata di ieri, tra dirigenti di Fatah e delle fazioni minoritarie dell'OLP, durante il quale é stato formato un apposito comitato con lo scopo di includere il Movimento musulmano Hamas e l'Organizzazione per la Jihad Islamica in Palestina nella storica organizzazione di liberazione, da cui finora le due forze erano sempre rimaste escluse, pur essendo la prima l'organizzazione politica vincitrice a maggioranza assoluta delle ultime elezioni politiche e la seconda una forza che, pur non potendo rivaleggiare con Hamas o Fatah, ha visto negli ultimi vent'anni crescere costantemente il proprio seguito e la propria importanza,

Del Comitato, si é venuti a sapere a vertice concluso, farà parte ufficialmente Khalid Mishaal, leader supremo di Hamas e la sua prima riunione é stata fissata per il prossimo 15 gennaio. Uno dei partecipanti al vertice ha rivelato (pur volendo mantenere l'anonimato) che Mishaal ha personalmente detto ad Abbas che: "Hamas in questo momento vuole concentrarsi sulla resistenza pacifica e sulla creazione di un consenso internazionale attorno ai Diritti del popolo di Palestina, lasciando le attività armate in secondo piano e solo come strumento di risposta a eventuali attacchi e provocazioni sioniste".

Azzam al-Ahmad, esponente di spicco di Fatah ha detto: "Questo é il primo e più importante frutto, finora, della riconciliazione; ormai il processo é stato messo in moto e non é più possibile farlo tornare indietro, da qui in oltre possiamo soltanto fare passi aventi". Sconcertate e inconsulte, come al solito, le reazioni di parte sionista. Dimostrando come debole e senza polso sia la leadership di Benji Netanyahu non solo sul suo Esecutivo di Ultradestra, ma persino sui suoi stessi compagni di partito, appena le prime notizie in merito all'accordo Hamas/Jihad/OLP si sono diffuse nel regime ebraico ogni ministro, sottosegretario e generale che avesse accesso a un microfono o a un outlet mediatico si é affrettato a rilasciare dichiarazioni incendiarie e caotiche, che bene danno la misura dell' "ognuno per sé" che ha libero corso nella compagine di 'Governo' di Tel Aviv.

Palma dell'imbecillità questa volta va a buon diritto a Yisrael Katz, Ministro dei Trasporti, che, anziché dedicarsi alle incombenze del suo dicastero ha pensato bene di invitare il Governo ad "annettere immediatamente" la West Bank e la Striscia di Gaza, lanciandovi nel contempo una campagna militare di repressione. Proprio una dichiarazione...del Katz!

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Ankara fa la sua mossa in Libia: istruttori militari turchi per addestrare e preparare il nuovo esercito di Tripoli!


Il 18 ottobre 1912, in seguito all'ultimatum lanciato da Giolitti a Istanbul (con la minaccia di interdire i trasporti di truppe tra l'Anatolia e i Balcani, ove nel frattempo era scoppiata la prima delle omonime guerre) aveva termine, con la capitolazione della 'Sublime Porta' (cioé della corte del Sultano) la Guerra Italo-Turca (o, come la chiamarono i turchi, la 'Trablusgarp Savaşı', la Guerra di Tripolitania), che vide il passaggio della Libia dalla sfera di influenza ottomana a quella degli 'Imperialisti Straccioni' dello Stivale. Adesso, nel più classico dei 'ricorsi' vichiani, a 99 anni da quell'evento la Turchia celebra il proprio ritorno sul "bel suol d'amore" tripolino con un annuncio tanto secco e netto quanto gravido di importanti conseguenze: "Saranno gli istruttori e gli ufficiali del nostro Esercito a formare ed addestrare le nuove forze armate libiche".

Fin dalla dichiarazione di indipendenza nel Secondo Dopoguerra la preparazione militare é sempre stata il grande Tallone d'Achille di Tripoli: inizialmente visti da Inghilterra e Stati Uniti come niente più che un 'trampolino' (nell'epoca precedente all'avvento delle superportaerei e dei missili intercontinentali) per i loro aerei, le forze di Re Idris non ricevettero soverchio 'hardware' o 'know how' dalle potenze occidentali; con l'avvento di Gheddafi e lo schieramento terzomondista tra i non-allineati le cose migliorarono (di poco) solo nella prima delle due categorie: l'URSS acconsentì a vendere armamenti di seconda linea (ovviamente 'depotenziati' come d'uso per tutte le forniture a paesi non saldamente inseriti nel sistema di satelliti di Mosca) ma di addestramento avanzato manco a parlarne, poche ore di istruzione tecnica per capire come operare al minimo livello di efficienza i sistemi acquistati dovevano bastare e avanzare. L'Italia poi, dove una politica interna miope, codarda e serva di Washington ha sempre impedito ogni organico e razionale sviluppo di una seria e salda industria della Difesa non aveva molto da offrire. I risultati si videro in Tanzania e in Chad, dove le 'legioni' di Gheddafi riuscirono a perdere contro bande di guerriglieri popolari addestrate da Cinesi o sostenute da qualche 'parà' francese in semi-incognito.

L'inefficienza dell'esercito del Colonnello ha segnato la fine della sua quarantaduennale parabola lo scorso autunno e, ovviamente, una delle prime preoccupazioni della Nuova Libia del Consiglio Nazionale di Transizione é stata proprio quella di vedere come dotarsi di efficaci forze di difesa, anche per poter affrontare ipotetiche tentazioni di guerriglia e insorgenza da parte di qualche 'ultrà' gheddafiano, magari nell'hinterland beduino del paese. Moustafa Abdul Jalil, Capo del CNT, ha ieri dichiarato che sarà proprio la Turchia, antica tutrice della Libia, cacciata dai colonizzatori italiani novantanove anni fa a provvedere alla bisogna. L'agenzia stampa ufficiale di Ankara ha citato il Ministro della Difesa libico, Ousama al-Juwail, che ha specificato che onde rendere il processo di addestramento più rapido e spedito possibile esso sarà affrontato da ufficiali e truppe libiche 'in trasferta' in Turchia.
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Mentre in Egitto si contano i voti del secondo turno elettorale in piazza rimangono solo i sostenitori dei partiti minori


Si sono chiuse ieri sera le postazioni di voto per l'ultimo giorno del secondo turno elettorale; nonostante la procedura complicata e farraginosa appositamente scelta dalla Giunta militare al potere per tentare in qualche modo di rendere meno partecipate le votazioni l'affluenza alle urne é stata amplissima, con lunghe code fuori dai seggi e, come ormai d'uso, la stragrande maggioranza dei votanti che dichiaravano l'intenzione di affidare la loro preferenza ai candidati vicini ai partiti di ispirazione religiosa: FJP (espressione politica dell'Ikhwan) e il più ortodosso Al-Nour.

Circa 19 milioni di persone sono state interessate da questo turno elettorale, che permetterà a 59 su 118 candidati, provenienti da 27 province del paese, di accedere al nuovo Parlamento. Il voto arriva dopo una recrudescenza di manifestazioni violente che hanno visto la morte di 14 persone e vaste distruzioni in alcune zone del Cairo. Osservatori politici locali e regionali hanno indicato come tali dimostrazioni, molto diverse da quelle che dieci mesi fa causarono la caduta del regime di Mubarak, siano una maniera per quei partiti e rappresentanti politici marginalizzati dal processo elettorale di "rimanere sul radar", scatenando i loro sostenitori in piazza.

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La Repubblica Islamica si appresta a eseguire la più grande esercitazione navale della sua Storia: "Velayat 90"!


Il Contrammiraglio Habibollah Sayyari, comandante in capo della flotta iraniana ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi ieri che le grandi manovre navali denominate "Velayat 90" prenderanno il via sabato e copriranno un'area che andrà da Oriente dello Stretto di Ormuz fino al Golfo di Aden. Non é la prima volta che l'IRIN effettua esercitazioni fuori dal Golfo Persico, ma é la prima volta che esse si estendono su un tratto di mare tanto vasto.

"Velayat 90", ha spiegato Sayyari, "durerà dieci giorni e sarà l'occasione per la Marina iraniana di sistemizzare e mettere a frutto le importanti esperienze raccolte in questi mesi di pattugliamenti dell'Oceano Indiano, del Bab el Mandeb e del Mar Rosso, stilando una dottrina operativa da mare aperto, necessaria per il crescente orizzonte operativo della nostra flotta".

Il Contrammiraglio ha dichiarato che tutti gli ultimi modelli di missile superficie-superficie, superficie-aria e di siluro adottati recentemente dalle forze di difesa iraniane verranno impiegati durante l'esercitazione, che vedrà coinvolti non solo vascelli di superficie, droni senza pilota ed elicotteri, ma anche una rappresentanza della flotta sottomarina iraniana, in costante espansione e miglioramento sia dal punto di vista del numero che dei modelli di sommergibili impiegati.
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Haniyeh prepara il prossimo 'tour' diplomatico e riceve una delegazione umanitaria giordana!


Il consigliere politico Yousouf Rizqa (foto sotto) ha dichiarato che l'annunciato "tour" diplomatico del Premier Ismail Haniyeh in diversi paesi arabi e mediorientali sottolineerà le problematiche dello sviluppo, della ricostruzione e del dramma della disoccupazione nella Striscia di Gaza assediata dall'entità sionista.

In una conferenza stampa tenutasi recentemente Rizqa ha dichiarato che le tappe finora certe saranno Qatar, Turchia e Tunisia, ma non sono escluse altre destinazioni. E' stato sottolineato che questo viaggio sarà molto importante e avrà profondi riflessi e influenze nello spezzare "l'assedio diplomatico" contro Hamas, passo indispensabile per liberarsi, nel prossimo futuro, anche dello strangolamento economico.

In un altro contesto, il Primo Ministro Haniyeh ha ricevuto nel suo ufficio una delegazione dell'organizzazione benefica ascemita, guidata dal Segretario Generale Ahmed al-Amyan, accompagnata da medici e ufficiali dell'Esercito; dopo aver convenuto che non vi é da parte Palestinese "alcuna intenzione o anche solo pensiero" di risolvere la Questione nazionale a scapito dell'integrità o della sovranità giordana il Premier e i suoi ospiti hanno discusso della recente ripresa di relazioni diplomatiche ufficiali tra Amman e Hamas e dei prossimi contributi giordani ai programmi di aiuto internazionale a favore di Gaza.
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Libanese traditore condannato a sette anni di reclusione per spionaggio a favore di Tel Aviv!


Un impiegato delle telecomunicazioni, che lavorava presso la compagnia libanese "Alfa Network" é stato dichiarato colpevole con sentenza definitiva delle accuse mossegli riguardo il passaggio di 'informazioni sensibili' a emissari del servizio di spionaggio sionista e, conseguentemente, condannato a una pena di sette anni di reclusione, senza possibilità di sgravi o sconti di pena per buona condotta.

L'uomo, di nome Charbel Azzi, era passato a lavorare per la Alfa dopo aver servito alcuni anni come impiegato del Ministero delle Telecomunicazioni a Beirut, posto che abbandonò nel 1994 all'epoca delle grandi privatizzazioni dei servizi, decise pochi anni dopo il termine della guerra civile libanese.

Secondo quanto argomentato e provato dall'accusa, Azzi avrebbe passato a Israele 'dettagliati fasciscoli informativi sulle strutture e sulle attività della ditta per cui lavorava, ma anche sulla rete di telecomunicazione nazionale libanese, cui avrebbe avuto accesso tramite i suoi contatti al Ministero'.

L'arresto e la condanna di Azzi sono soltanto uno dei molteplici episodi di debacle che i servizi di spionaggio sionisti e imperialisti hanno recentemente subito in Libano, dove la vigilanza e la cooperazione tra enti e agenzie statali e le forze della Resistenza hanno spazzato via più di una rete di informatori del Mossad e della CIA.
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Nuovo scambio di prigionieri in vista tra l'Egitto e l'occupazione sionista: questa volta tocca a Ouda Tarabin!


Fonti del regime sionista affermano che, dopo lo scambio che ha coinvolto la spia Ilan Grapel (sotto, al momento del rilascio), rilasciata dalle autorità del Cairo in cambio di numerosi egiziani che si trovavano per vari motivi nelle galere di Tel Aviv, un nuovo 'swap deal' sarebbe alle battute finali pronto per essere annunciato: riguarderebbe la liberazione della spia del Mossad Ouda Tarabin (qui sopra), un beduino collaborazionista che venne arrestato in Egitto nel 2000 ed é rimasto in prigione per quasi undici anni.

Fonti radiofoniche dell'occupazione avrebbero affermato che Yisrael Hasson, membro della Knesset, starebbe coordinando la trattativa da parte israeliana. Sempre le stesse fonti affermano che di nuovo la contropartita per l'agente del Mossad dovrebbe essere la liberazione di detenuti egiziani, forse di tutti quelli esclusi dallo scambio precedente.

Hasson, che in questo momento si trova al Cairo, avrebbe speso tutta la sua influenza per velocizzare il più possibile l'accordo, in maniera da poterlo implementare anche prima della fine del 2011.
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Incredibile! Migliaia di yemeniti si mettono in marcia per 270 Km per cacciare definitivamente il tiranno Saleh!


270 chilometri di strada, tanto separa la città di Taizz, epicentro di manifestazioni e scontri tra oppositori e sostenitori dell'autocrate Ali Abdallah Saleh, dalla capitale dell'ex Arabia Felix, Sanaa dalle cupole di alabastro; tanto si ripromettono di percorrere a piedi in sei giorni le dozzine di migliaia di giovani che ieri si sono messi in marcia per dare vita a uno dei più lunghi e ammirevoli cortei della Storia.

La marcia, che raccoglierà nuovi partecipanti lungo la strada, dovrebbe arrivare a 50,000 persone per quando toccherà la propria destinazione, tra domenica e lunedì, giusto in tempo per prendere parte a una manifestazione di massa per il rifiuto 'in toto' dell'accordo proposto dalle monarchie arabe del Golfo e sottoscritto da Saleh, secondo il quale l'ex dittatore, una volta lasciato il potere, sarà al riparo da qualunque richiesta di processo e indagine giudiziaria per gli atti commessi in tre decenni di regime.

Gli organizzatori sostengono che la marcia manderà un potente messaggio all'ONU e al suo Consiglio di Sicurezza, nonché alla Lega Araba, riguardo alla posizione e alle opinioni degli yemeniti su Saleh, il suo regime e gli 'accordi' di transizione mediati dall'Arabia Saudita e da altri suoi storici protettori e alleati.
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Accordo commerciale tra la Palestina e i più importanti paesi sudamericani!


Il Mercosur, blocco economico delle nazioni sudamericane, ha firmato uno storico accordo di libero scambio con la Palestina. Il responsabile degli Affari Esteri Riyad al-Maliki e i Ministri degli Esteri degli Stati membri del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) hanno finalizzato l'accordo nella capitale uruguagia Montevideo.

"Speriamo che i nostri paesi possano contribuire a porre fine alle sofferenze del popolo palestinese", ha dichiarato il Presidente Jose Mujica, il cui ufficio é servito da location per la firma ufficiale, trasmessa in diretta televisiva. Tutti i paesi membri del Mercosur, compreso il Venezuela, attualmente in fase di unione al gruppo, hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato palestinese.

C'é voluto quasi un anno di trattative per limare e aggiustare ogni dettaglio dell'accordo, che si unisce a quelli simili già in vigore tra Palestina e Unione Europea, Palestina e Turchia, Palestina e Lega Araba. Il mercato del Mercosur, con i suoi 250 milioni di potenziali clienti, costituisce i 3/4 dell'attività economica sudamericana. Prima della storica firma soltanto l'Argentina aveva un accordo ufficiale di scambi con la Palestina.

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L'Iran pungola l'OIC a presentare reclamo ufficiale presso gli USA per la missione-spia del drone intercettato e catturato da Teheran!


In un incontro col Segretario Generale dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica Ekmeleddin Ihsanoglu l'inviato iraniano al consesso internazionale, Hamid Reza Dehqani, ha ripetuto l'invito affinché esso di esprima "in ternini inequivoci" sul 'caso' del drone 'stealth' intercettato e catturato dalla difesa aerea elettronica di Teheran, in quanto "grossolana violazione della legge internazionale e dell'integrità territorale della Repubblica Islamica".

Ihsanoglu ha ricordato che, già in passato, l'OIC abbia sempre sostenuto le giuste rivendicazioni iraniane, per esempio nel caso della ipocrita e menzognera querelle sulle sue attività nucleari civili, che alcune potenze arroganti (tra cui l'unico stato mediorientale non firmatario del TNP) vorrebbero gabellare come 'minaccia atomica'.

L'Iran ha già rilasciato un reclamo ufficiale presso l'ONU riguardante la richiesta di "Chiare ed efficaci misure per porre fine a questi atti illegali e pericolosi, che rischiano, se ripetuti anche in futuro, di destabilizzare una regione già provata dall'occupazione NATO dell'Afghanistan e dalle operazioni militari americane in Pachistan, che hanno causato la morte di migliaia e migliaia di civili innocenti".

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mercoledì 21 dicembre 2011

Ghazanfar Roknabadi incontra a Bkirki il Patriarca maronita Beshar al-Rai, discutendo su diaologo interreligioso e politica locale!


Il Patriarca di Antiochia e massimo esponente della comunità cristiano maronita, Cardinale Beshara al-Rahi ha incontrato l'ambasciatore a Beirut della Repubblica Islamica, Ghazanfar Roknabadi, per discutere dei preparativi per il Consiglio di dialogo interreligioso che si terrà il prossimo mese.

"La mia visita é stata motivata unicamente dalle discussioni relative alla Conferenza per il dialogo cristiano-islamico che si terrà il 17 gennaio 2012 con la partecipazione di delegazioni di tutti i paesi mediorientali e africani e delle loro rispettive comunità religiose, cristiane e musulmane", ha dichiarato Roknabadi poco prima di lasciare Bkirki al termine del vertice.

L'ambasciatore ha detto che, pur non figurando tra gli argomenti di dibattito stabiliti in precedenza, una piccola parte del meeting é stata spesa nel discutere degli ultimi avvenimenti politici in Libano, Iran e Siria, in special modo la questione del drone americano abbattuto e dell'accordo di cooperazione bilaterale tra Teheran e Beirut.

Interrogato in merito dai giornalisti presenti Roknabadi ha dichiarato di considerare l'invito in Siria di una commissione di osservatori della Lega Araba come "un enorme passo avanti" sottolineando come l'atteggiamento iraniano verso la questione siriana "sia omologo al nostro atteggiamento riguardo ogni altra questione: quello cioé di lasciare che ogni paese e ogni popolo decidano da soli senza ingerenze esterne come organizzazre e amministrare le loro patrie".

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La nuova frontiera digitale conquista anche il Corno d'Africa: i guerriglieri Al-Shabaab "cinguettano" su Twitter!


Ovviamente i combattenti musulmani che si oppongono da anni alle mire espansionistiche americane, francesi e israliane contro la loro patria (a cui concorrono come 'askari' locali Etiopi e Kenioti), non posteranno certo i commenti dalle savane e dai pianori del Somaliland su qualche smartphone (con il rischio di venire intercettati e bombardati da qualche drone americano o sionista), ma, tuttavia, l'apertura di un canale twitter ufficiale da parte del movimento somal di resistenza é una notizia significativa, che testimonia della pervasività del Web 2.0 anche a latitudini che fino a pochi anni fa sarebbero state naturalmente considerate come 'ai confini del mondo'.

I 'tweet' degli Al-Shabaab, che finora raccolgono circa 5,000 follower, sono in inglese, fatto che accresce la loro visibilità internettiana e dimostra come il profilo non sia stato pensato per l'uso all'interno del movimento, ma piuttosto come 'finestra' mediatica sull'esterno. Twitter, che fa capo a una compagnia di San Francisco, non ha voluto commentare l'evento, nonostante diversi operatori dei media abbiano cercato di 'estorcere' una dichiarazione ufficiale al portavoce della società Matt Graves.

E' da ottobre 2011 che il Governo del Kenya ha inviato truppe oltre il confine somalo su 'ordine' della Casa Bianca del mezzo keniota Obama; il Governo somalo riconosciuto all'ONU, guidato da Sheik Sharif Sheik Ahmed ha dichiarato di considerare 'illegittima' questa avventuristica spedizione militare, sostenuta anche dalla Francia e da Israele.

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A Israele, paese razzista, non piacciono gli immigrati africani e ordina al 'cowboy' Salva Kiir: "Riprenditi i tuoi shvartser!"


Molte volte nel recente passato abbiamo dedicato (qui, qui, qui e qui) la nostra attenzione agli abusi, alle discriminazioni, alle violenze che colpiscono gli immigrati africani che, per un motivo sfortunato o l'altro, si ritrovano nella Palestina occupata dal regime sionista. Ovviamente, uno 'stato' che basi le proprie fondamenta ideologiche nel segregazionismo e nel razzismo non può che trovarsi molto a disagio nel convinvere con la 'diversità' di persone che arrivano da un altro continente, spesso spinte all'emigrazione dalle guerre e dall'instabilità che la stessa Tel Aviv semina e fomenta per i propri interessi, come in Sudan, in Somalia, in Kenya.

Adesso che il ridicolo 'presidente' del Sud Sudan si trova a rendere omaggio al 'Bwana' a sei punte, i politici razzisti del Governo di Estrema Destra di Benji Netanyahu vogliono convincerlo a 'riprendersi' qualche 'shvartser' (come vengono chiamati i 'negri' nello yiddish ebraico) e riportarselo in patria, svuotando così alcuni dei lager per immigrati prontamente costruiti (e riempiti fino all'orlo) dal regime sionazista. La cosa triste é che il cowboy Salva Kiir ovviamente accetterà in cambio di qualche cassa di mitra da poter usare contro i suoi oppositori e i migranti sudanesi, che magari hanno impiegato i risparmi di una vita e hanno rischiato la pelle per fuggire proprio dalle milizie di Kiir quando era un 'signore della guerra' si troveranno riportati in Sud-Sudan sotto Kiir 'presidente della repubblica'!


Il Sud-Sudan di Salva Kiir, appena pochi mesi dopo la secessione forzosa dal Nord del Paese é già riuscito a diventare il peggior stereotipo della "Repubblica del Cocco" africana, con le enormi ricchezze naturali del pianeta svendute a prezzo di costo alle multinazionali occidentali per mantenere il Presidente Kiir e la sua camarilla filoimperialista e filosionista nel lusso più crasso, mentre un bambino ogni sette non riesce a compiere cins sanitarie e di profilassi.
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Al-Khudri: "L'emergenza umanitaria a Gaza impone misure drastiche per obbligare Tel Aviv a terminare l'assedio!"


Il Capo del Comitato Popolare contro l'Assedio di Gaza, membro del Consiglio Legislativo Palestinese Jamal al-Khudari ha chiesto che il regime ebraico venga "in una maniera o nell'altra" costretto a togliere dalla gola del ghetto di Gaza il cappio che ha tenuto stretto ormai quasi per sei anni, facendo appello alla comunità internazionale in un drammatico comunicato stampa emesso nella giornata di ieri.

"E' ormai maturo il tempo che l'infame, illegale assedio del regime dell'apartheid venga finalmente rimosso e si consenta l'afflusso di tutti i materiali e i beni necessari al sempre più urgente risanamento delle gravi ferite morali e materiali rimaste dall'attacco militare del 2008-2009, e di tutte quelle inflitte successivamente con un crescendo crudele di raid, bombardamenti e altre aggressioni".

Il parlamentare ha dichiarato che per poter decretare finita una volta per tutte la stagione dello strangolamento economico non basterà l'apertura di un varco tra Gaza e l'esterno (magari quello di Rafah, sotto controllo egiziano), ma tutti i passaggi e i posti di frontiera dovranno essere aperti alla massima libertà di transito e di commercio.

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Positivo e franco colloquio tra il Patriarca maronita Al-Rahi e il Segretario Generale di Hezbollah Hassan Nasrallah!


Una delegazione maronita guidata nientemeno che dal Patriarca di Antiochia Beshara Al-Rahi ha reso visita al Segretario Generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, discutendo con lui degli sviluppi politici nazionali e regionali.

La delegazione, che comprendeva anche il Vescovo Boulos Mattar e i membri del Comitato di Bkirki per il dialogo con Hezbollah Samir Mathloud e Hareth Shehab si é incontrata con Nasrallah, accompagnato dal membro del Politburo di Hezbollah Ghaleb Abu Zainab.

La delegazione ha ringraziato il Segretario Generale per avere inviato in precedenza una delegazione che esprimesse al Patriarca Al-Rahi i migliori auguri per la sua elezione alla massima carica maronita, nonché per la calorosa e ospitale accoglienza tributatagli durante le sue visite nel Libano meridionale e nella cittadina di Baalbek, dove la presenza di Sciiti (e quindi di Hezbollah) é particolarmente forte.

Le due parti hanno discusso degli ultimi eventi politici libanesi e mediorientali, restando d'accordo sul mantenere aperti canali di comunicazione riguardo a diversi casi e problemi.
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Il Ministro degli Esteri libanese incontra l'ambasciatore iraniano e lo ringrazia del costante sostegno alla Siria e al Presidente Assad!


Il Ministro degli Esteri libanese, Adnan Mansour (sopra, con Roknabadi), ha lodato il "prezioso e costante" sostegno offerto dalla Repubblica Islamica iraniana alla Siria, reiterando il significato fondamentale che la solidarietà dei paesi mediorientali prossimi e circonvicini (Libano, Irak, Iran, etc...) avrà per un rapido e duraturo ritorno alla normalità dopo settimane di incertezza legate alle azioni di gruppi di gangster e terroristi sostenuti dagli Usa, da Israele, dall'Arabia Saudita e, in parte, anche dalla Turchia.

Il Ministro libanese, incontrando l'ambasciatore iraniano Ghazanfar Roknabadi (sopra, con il Premieri Mikati), ha notato con soddisfazione come il piano imperialista per mettere Damasco sotto pressione dal punto di vista economico sia completamente fallito, con la Giordania che, dopo aver dichiarato adesione al piano di sanzioni anti-siriane se ne é subito sganciata sostenendo che il peso per la sua traballante economia sarebbe stato eccessivo e gli imprenditori e le aziende di quei paesi che ancora vi aderiscono ostinatamente che chiedono compensazioni e risarcimenti ai rispettivi governi.

Mansour e Roknabadi hanno espresso ottimismo riguardo alle 'ottime chance' che il Governo del Presidente Assad riesca, con il sostegno del popolo, lo sforzo dell'Esercito e delle forze di sicurezza e la solidarietà dei paesi fratelli nell'Asse della Resistenza, a debellare una volta per tutte la minaccia di provocatori infiltrati ed estremisti interni e possa completare l'introduzione delle riforme promesse nell'ordinamento e nell'amministrazione della Cosa Pubblica.
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Hamas chiama alla creazione di un Esercito Arabo di Liberazione che marci su Gerusalemme!


Il Dipartimento di Hamas per gli Affari dei Rifugiati ha esortato il Governo Haniyeh a mettersi all'opera per dare il via alla formazione di un Esercito Arabo di Liberazione che debba, nel prossimo futuro, marciare sulla capitale palestinese di Gerusalemme per scacciarne gli occupanti sionisti e metterne al sicuro il patrimonio storico, artistico e archeologico dalle mire devastatrici e giudaizzatrici del regime dell'apartheid.

In un comunicato stampa il Dipartimento ha sottolineato il bisogno di rendere le comunità palestinesi della diaspora parte integrante e fondamentale di un simile progetto, chiedendo in particolare ai paesi che recentemente hanno sperimentato le rivoluzioni della Primavera Araba di dare il "la" ai passi preparatori della formazione di una simile forza armata.



Prima tra questi passi dovrebbe essere la formazione di "Brigate Al-Quds" in ogni paese arabo, invitando i profughi palestinesi a farne parte fin dal principio, nonché costituire un Centro di Comando internazionale che possa supervisionare l'Esercito e le sue varie componenti. Il Dipartimento ha dichiarato che una simile iniziativa sarebbe l'unica reazione sensata ai crescenti pericoli che assediano la città araba di Gerusalemme e i suoi abitanti.

"Siamo confidenti che la battaglia per la liberazione di Al-Quds sia ormai alle porte e che da essa debba scaturire una grande vittoria per le armi e la Causa nazionale palestinese".
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