Le autorità egiziane hanno aperto il varco di confine di Rafah per tutti coloro che sono stati separati dalla Striscia di Gaza e per casi di evidente e urgente preoccupazioni umanitarie; i media del Cairo hanno riportato che la parziale apertura, che sarà prolungata fino a tutta domenica, permetterà a coloro che sono rimasti bloccati in Egitto dallo scoppio della protesta anti-Mubarak di tornare nella Striscia di Gaza e a dozzine e dozzine di cittadini palestinesi di recarsi in Egitto per esami clinici, terapie mediche ed interventi chirurgici che non é possibile effettuare nei pur numerosi ospedali dell'enclave costiera a causa delle durezze dello strangolamento economico voluto da Israele.
Fonti confidenziali assicurano che la prima, parziale apertura non sarebbe che un preludio a uno spalancamento totale e incondizionato del varco di confine, che decreterebbe finalmente e definitivamente il termine della politica di assedio voluta da Israele, che Hosni Mubarak, il debole tirannello spalleggiato dallo Stato ebraico e dagli Usa, manteneva per sua parte tramite la chiusura del confine di Sudovest della Striscia.
Il Dr. Ghazi Hamad, capo dell'Autorità confinaria della Striscia di Gaza, ha dichiarato che i suoi corrispettivi egiziani hanno deciso l'apertura parziale per "smaltire" in prima istanza tutte le 'emergenze', in modo che alla riapertura totale non vi sia bisogno di lasciare una corsia preferenziale per queste ultime e chiunque voglia passare da Gaza in Egitto e viceversa possa farlo nella massima tranquillità.
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Centinaia e centinaia di cittadini cisgiordani hanno manifestato contro gli inutili e ingannevoli Accordi di Oslo che, con la chimera di concedere finalmente ai Palestinesi uno stato autonomo e indipendente (beninteso, su una misera porzione della terra che il Diritto e la Storia consentono loro di rivendicare), hanno portato solo a una umiliante sequela di genuflessioni, compromessi, concessioni da parte dei 'negoziatori' di Fatah mentre nulla di nulla é stato fatto da parte israeliana, anzi, lo Stato ebraico ha proseguito indisturbato nella sua politica di ampliamento ed estensione delle colonie illegali, occupando e rubando nuova terra con la costruzione dell'infame Muro dell'Apartheid.
I dimostranti cisgiordani si sono radunati fuori dall'edificio del Consiglio legislativo palestinese a Ramallah, cantando slogan contro il servilismo e la corruzione della fazione Fatah e dirigendosi poi verso piazza Manara, nel cuore di Ramallah, inneggiando alla fine della divisione seguita al fallito Colpo di Stato contro Hamas e a una ripresa delle azioni di lotta e Resistenza per la conquista dei Diritti nazionali del popolo palestinese.
Bandiere statunitensi sono state date alle fiamme, a condannare il ruolo assolutamente parziale e filoisraeliano delle amministrazioni americane di qualunque segno politico, gravemente compromesse dall'influenza e dal radicamento della lobby filosionista nella società Usa; i manifestanti hanno fermato passanti e distribuito loro volantini che invitavano la popolazione cisgiordana tutta a mobilitarsi in occasione dei sit-in anti-Apartheid presso posti di blocco e barriere di separazione, nonché a prender parte alle prossime manifestazioni contro Abu Mazen e il suo debole e irresoluto 'Governo', attualmente paralizzato da una resa dei conti interna che sta bloccando l'annunciato "rimpasto".
Evidentemente la vista di centinaia di manifestanti pacifici che chiedevano la riunificazione del fronte politico palestinese è sembrata "minacciosa" agli sgherri di Fatah, che sono intervenuti circondando e fermando un manifestante secondo la loro solita procedura, senza elevare addebiti o fare accuse di sorta.
La Kharg e l'Alvand stanno facendo rotta verso il porto di Aleppo, in Siria, dove dovrebbero attraccare. Al momento esse non sono ancora giunte a Porto Said, ma la loro richiesta di transito, comunicata per tempo alle Autorità egiziane, é stata comunque accettata.
IRIN Alvand
La decisione egiziana ha sorpreso molti analisti e osservatori di cose politiche e militari che ancora giovedì davano per 'irricevibile' la richiesta iraniana di transito, come testimoniato da diversi articoli e commenti apparsi in rete e su altri mezzi di comunicazione. Certamente, con Hosni Mubarak ancora al potere, la crociera delle due navi iraniane non sarebbe stata possibile.
Ehud Barak in compagnia del famigerato rabbino razzista Ovadia Yossef
Stupore e rabbia sono state suscitate in Israele dalla decisione egiziana, che segnala, pur nella fluida e incerta situazione politica attuale, un deciso "cambio di passo" rispetto ai giorni in cui il faraone Mubarak teneva gli interessi e strategici e politici del suo paese vincolati alla catena della sottomissione allo Stato ebraico. Il Ministro della Guerra Ehud Barak ha definito la decisione come "ostile a Israele" e l'ultranazionalista razzista Avigdor Lieberman, titolare del dicastero degli Esteri ha detto che essa rappresenta una "provocazione degli Iraniani la cui sicurezza e audacia crescono di giorno in giorno".
L'ultranazionalista razzista Avigdor Liberman, Ministro degli Esteri dello Stato ebraico
La Kharg e l'Alvand, stazzanti rispettivamente 33.000 e 1.500 tonnellate sono un vascello di rifornimento e una fregata pattugliatrice leggera, la Kharg, con 250 marinai a bordo porta imbarcati tre elicotteri, l'Alvand, con un complemento di 125 uomini, è equipaggiata con missili antinave cinesi "Yingji-82", batterie da 20 e da 35 millimetri per la difesa di punto, armi antisom e siluri da 323mm.
Non si placa lo sdegno e la condanna internazionale per l'ennesimo assassinio di lavoratori della Striscia di Gaza; a smentire e confutare con fatti incontrovertibili le disingenue e ipocrite giustificazioni degli aguzzini sionisti, che pretenderebbero di giustificare l'ennesima strage compiuta dalle forze armate più (im)morali del mondo ai danni di vittime innocenti sostenendo che queste fossero in realtà pericolosi "terroristi islamici" arrivano chiari e puntuali i referti medici compilati dai primi soccorritori, che dimostrano con evidenza che nessun genere di arma o esplosivo sia stata rinvenuta nei pressi dei cadaveri dei tre pescatori, massacrati sulla battigia mentre erano intenti alle normali operazioni del loro lavoro.
Un portavoce del legittimo Governo palestinese che regge e amministra l'enclave di Gaza, Sami Abu Zhuri ha riportato: "L'uccisione dei tre pescatori palestinesi mostra tutti i sintomi dell'esecuzione a sangue freddo, é fin troppo evidente che il fine dei killer sionisti é quello di scoraggiare i pescatori dallo scendere in mare, perché con la loro attività contribuiscono a sfamare la popolazione della Striscia. Il loro massacro é stato premeditato dalle forze armate dello Stato ebraico ed essi sono morti non in quanto ipotetici 'terroristi' ma in quanto effettivamente pescatori".
In una dichiarazione scritta rilasciata oggi Barakah afferma che il Movimento musulmano di Resistenza accoglie con gioia le affermazioni del leader di Hezbollah, rilasciate nel corso delle celebrazioni per i leader martiri, aggiungendo che Hamas continua (come del resto l'organizzazione sciita libanese) che la Resistenza anche militare sia l'unica via certa per la liberazione non solo della Palestina settentrionale, ma di tutti i territori annessi e occupati dall'Entità sionista.
La bontà di tale convinzione, si legge più avanti, é dimostrata proprio dall'esperienza di Hezbollah, che non attraverso umilianti trattative, non attraverso negoziati sempre procrastinati e sempre condotti in malafede da parte israeliana, é arrivata non una, ma due volte a respingere senza condizioni e senza concessioni la presenza israeliana da territori in cui non aveva dirittò o giustificazione ad esistere.
Barakah ha anche sottolieato che i legami tra Hamas ed Hezbollah saranno sempre più forti, saldati dalle dolorose esperienze che hanno tante volte accomunato i Palestinesi e gli Sciiti libanesi e che, quando e come la Galilea e il resto della Palestina saranno libere, i profughi palestinesi, grati al popolo e alla nazione libanese per la loro prolungata ospitalità, saranno pronti a lasciare i campi e i rifugi che tanto a lungo li hanno accolti, per tornare, trionfanti, in quella terra che la Storia e il Diritto hanno assegnato loro come patria.
Joe Camel ci invita a concederci una vacanza all'ombra della Sfinge...
In Egitto febbraio segnala l'inizio dell'alta stagione turistica, che si protrae fino a maggio; più avanti, infatti, le temperature si fanno insopportabili per i gusti dei turisti europei e nordamericani, che infatti si fanno rivedere solo nella seconda metà di settembre.
Certo, con la situazione tuttora fluida e incerta, la maggior parte dei viaggi e dei pacchetti vacanza prenotati per questo periodo sono stati già cancellati, ma un paese praticamente bloccato dagli scioperi farà molto per scoraggiare anche quei 'turisti a tutti i costi' che non avevano ancora telefonato a tour operator e compagnie aeree, magari avendo riservato voli e soggiorni per le settimane venture.
Naturalmente, le forze di terra dell'Esercito avrebbero tutta la forza necessaria a caricare dimostranti e scioperanti come in una ripetizione di Tienanmen, magari anche fino ad arrossare di sangue le acque del Nilo, ma quello che paralizza il braccio armato della repressione militare è il tarlo dell'incertezza: di fronte a proteste così massicce e trasversali (protestano i tessili, i metallurgici, i dipendenti pubblici, persino le guide delle piramidi e degli altri siti archeologici e storici) sarebbe necessario mobilitare decine, forse centinaia di migliaia di uomini...chi dice che risponderanno agli ordini? Chi dice che apriranno il fuoco e guideranno i blindati sopra la folla? Chi dice, invece, che non vi si uniranno?
Chi scrive ricorda Tienanmen e ricorda come l'Esercito cinese fece compiere il massacro a reparti convocati apposta dalle più remote province asiatiche della Repubblica Popolare, in maniera che nulla, nemmeno quasi la lingua, li legasse a coloro che erano chiamati a reprimere e massacrare. Per fortuna, i generali egiziani non hanno questa possibilità.
Da qui il messaggino.
"Le Forze Armate fanno appello ai nobili e onorevoli cittadini egiziani perché capiscano che continue proteste in questo delicato momento non fanno che danneggiare il paese e la sua economia".
Tanto valeva che scrivessero, a la Maurizio Costanzo: "Bbbboni, state bbbbboni!".
Secondo Alia el-Mahdi, della Facoltà di Scienze Politiche ed Economiche dell'Università del Cairo gli scioperi attuali non sono 'consguenza' della Rivoluzione di Piazza Tahrir, piuttosto, anche il movimento che dal 25 gennaio in avanti ha portato alla caduta dell'autocrazia centrata attorno ad Hosni Mubarak e alla sua famiglia é piuttosto una CONSEGUENZA di un lungo processo di lotte e rivendicazioni che partono almeno dal 2008 con lo sciopero di El-Mahalla el-Kubra, ma probabilmente andavano avanti in una forma o in un'altra fin dal 2006.
Ancora una volta l'esperienza egiziana ci ricorda che, quando riesce a unirsi e a coordinare le istanze delle sue varie componenti, la classe lavoratrice riesce a mettere in moto processi che fanno tremare nei loro stivali anche i generali di uno degli eserciti più grandi e meglio riforniti e foraggiati del Medio Oriente...del resto, come recitavano i versi di un vecchio inno che qualcuno voleva frettolosamente dare per sorpassato e inattuale: "La classe operaia, compagni all'attacco, lo Stato e i Padroni non la possono fermar".
Il quotidiano giordano Al-Ghad ha recentemente riportato che esponenti della fazione Fatah hanno ufficialmente protestato presso il Presidente 'de facto' (nonostante la sua carica sia ufficialmente scaduta oltre due anni fa) dell'Autorità palestinese, Mahmud Abbas, chiedendo che al 'Primo Ministro' di Ramallah, Salam Fayyad, venga imposto di scegliere tra la poltrona di capo dell'Esecutivo e quella di Ministro delle Finanze, di cui continua a mantenere l'interim da quando é stato nominato e che sembrerebbe intenzionato a mantenere anche attraverso il maldestro 'rimpasto' tentato da Abu Mazen per distrarre l'attenzione dei cittadini dai cronici fallimenti e imbarazzi in cui si dibatte Fatah e con essa tutta la Cisgiordania, sottoposta dal 2007 alla sua egemonia.
Il quotidiano di Amman ha articolato come la pressante e perentoria richiesta sia venuta dal Consigli rivoluzionario di Fatah, organismi il cui nome richiama i lontani giorni in cui Fatah era un'organizzazione rivoluzionaria di guerriglieri infiammati di ideali che indossavano kefieh e tute militari, piuttosto che una congrega di pasciuti burocrati le cui pinguedini sforzano il lino e il fresco di lana dei loro gessati di ottimo taglio.
La richiesta, con ogni probabilità, é una reazione 'preventiva' alla manifesta intenzione di Fayyad di compiere un po' di "repulisti" fra gli scranni ministeriali e gli ambulacri dei sottosegretari, estromettendo dal Governo di Ramallah (e quindi dal flusso di aiuti copiosamente e ciecamente versati dai 'paesi donatori') quegli elementi che più si sono segnalati per corruzione e incompetenza. Pronta però é arrivata la replica di fayyad, il quale ha dichiarato che la concentrazione di cariche é "necessaria alla sua azione di Governo" e che, se venisse costretto a dare le dimissioni "la sua assenza da un qualunque Governo dell'Anp significherebbe l'immediato arresto del flusso degli aiuti".
Smargiassata o bluff calcolato? Solo portando Fayyad a scoprire le sue carte potrebbe essere possibile scoprirlo ma chi, all'interno di Fatah e dei 'Consigli rivoluzionari' avrà abbastanza cojones da pronunciare la parola: "vedo"?
Human Rights Watch, l'Organizzazione non governativa impegnata in tutto il mondo a difendere i diritti e la dignità dell'Uomo ha domandato al Presidente 'de facto' dell'Autorità nazionale palestinese, Mahmud Abbas, di ordinare un'inchiesta indipendente sulla morte del prigioniero politico di Hamas Haitham Amro, torturato fino alla morte un anno e mezzo fa dagli aguzzini della fazione Fatah
In recenti dichiarazioni rilasciate a esponenti di Human Rights Watch testimoni oculari della morte di Amro hanno dipinto un quadro raccapricciante delle condizioni in cui le sevizie dei carcerieri di Fatah lo avevano ridotto, tutti e tre hanno identificato i responsabili della tortura e della morte del prigioniero, costruendo un quadro attendibile dell'evento, che ha trovato conferma di veridicità per numerosi dettagli ricorrenti nelle diverse ricostruzioni.
HRW ha dichiarato che i cosiddetti "paesi donatori" (primi fra tutti Usa e Regno Unito) dovrebbero sospendere ogni genere di finanziamento e sostegno alla fazione Fatah, che ha occupato e dirottato la struttura dell'Anp in Cisgiordania dopo il tentato golpe del 2007, fino a quando Abbas non avrà preso serie misure per accertare le responsabilità dei fatti in questione. La dichiarazione é stata postata mercoledì 16 febbraio sul sito-web dell'organizzazione.
Haitham Amro é morto il 15 giugno 2009 nel quartier generale della cosiddetta 'intelligence' di Fatah, ad Al-Khalil.
Un tribunale militare composto esclusivamente da ufficiali di Fatah cincischiò con la pratica della morte fino al luglio 2010, quando mandò prosciolti i cinque imputati (anch'essi ufficiali di Fatah) che erano stati rinviati a giudizio in relazione ad essa. Oltre alla testimonianza delle tre persone ascoltate da HRW anche l'autopsia di parte palestinese conveniva che Amro fosse stato "torturato a morte".
Haitham Amro era un consigliere della Società musulmana di carità e lavorava come infermiere professionale in due cliniche statali, una da Beit al-Roush e una a Deir Al-Asal, era sposato con tre figli; il suo unico "crimine" era quello di essere un sostenitore di Hamas, la forza politica vincitrice a maggioranza assoluta delle democratiche elezioni palestinesi del 2006.
Mustafa Barghouti, eletto nel 2006 a un seggio del Consiglio Legislativo palestinese ha avvertito che le azioni degli occupanti israeliani a Gerusalemme confermino come per lo Stato ebraico ogni 'distrazione' dell'attenzione del pubblico internazionale sia utile per accelerare e intensificare il processo di pulizia etnica e genocidio culturale che, nelle loro intenzioni, dovrebbe portare alla creazione di una mostruosa entità ebraica e fondamentalista al posto della Gerusalemme storica, contraddistinta dalla ricchezza e dalla varietà del suo make-up storico, etnico, culturale e religioso che alterna elementi palestinesi ed ebraici, cristiani cattolici e musulmani sunniti e armeni ortodossi.
La "metastasi" degli insediamenti ebraici illegali
Coloni ebrei fondamentalisti erigono un "avamposto" su terra palestinese
Barghouti, che é anche Segretario Generale dell'Iniziativa nazionale palestinese ha dichiarato essenziale affrontare la vera e propria "frenesia" che caratterizza l'ingrandimento degli insediamenti illegali, dimora dei coloni ebrei fondamentalisti e il continuo nascere di nuovi 'avamposti', da cui questi pericolosi razzisti armati sperano di far proliferare nuove colonie. Ha anche sottolineato che il tempo é ormai maturo per porre fine alla divisione interna del Fronte nazionale palestinese, ricomponendo un'unità di intenti che é necessaria per contrastare "gli imminenti pericoli" che minacciano i Palestinesi e i loro innegabili diritti nazionali.
Motovedette armate dello Stato ebraico hanno lanciato nella giornata di giovedì 17 febbraio un violento attacco contro tre inermi e indifesi pescatori palestinesi che si trovavano sulla spiaggia di Beit Lahia, nella porzione settentrionale della Striscia di Gaza; aprendo il fuoco con cannoncini automatici e mitragliatrici i natanti hanno letteralmente crivellato di colpi le loro vittime, riducendoli a spoglie mutilate e sanguinanti.
Le vittime dell'incurione sionista rispondono ai nomi di Jihad Fathi Khalaf, 21 anni, Ashraf Abdel-Latif Aktefan e Tal'at Ar-Ruwagh, di 29 e 25 anni rispettivamente. Gli abitanti di Gaza hanno espresso la loro furia per questo ennesimo attacco non provocato e ingiustificabile, che si inserisce in un ampio quadro di assassinii e ferimenti di cittadini della Striscia semplicemente impegnati a fare il loro lavoro.
I pescatori palestinesi vengono regolarmente attaccati dalla Marina dello Stato ebraico, facendo continuamente aumentare un bilancio che conta già dozzine di vittime e altre centinaia che, pur non riportando ferite o menomazioni, hanno tuttavia perso barche o equipaggiamenti necessari a proseguire la loro professione. Nella Striscia costiera di Gaza, sottoposta da oltre due anni al più serrato e disumano blocco economico della Storia, lavorano circa 3000 pescatori.
Alla mancanza di dignità nei confronti degli occupanti israeliani e delle loro politiche segregatorie e rapinose, allo scontento per il clima di terrore instillato nella popolazione dalle milizie di fazione promosse a 'forze di sicurezza, lo pseudo-governo di Fatah, che occupa la Cisgiordania dal 2007 in virtù della spaccatura del fronte politico interno palestinese adesso aggiungono un nuovo fallimento: l'inflazione che ha colpito i costi delle derrate più comuni, il cui acquisto si fa ogni giorno più problematico per tutte le famiglie della West Bank.
Farina, riso, zucchero, carne e olio d'oliva, vedono i loro prezzi spiralare fuori controllo: ormai una pagnotta costa circa 90 centesimi di Euro, un litro di benzina 1 euro e 70 centesimi e una bombola di gas per uso domestico oltre 14 Euro.
I Palestinesi della Cisgiordania sono assediati dalla rapidissima erosione del potere d'acquisto dei loro salari, che la stagnazione dell'economia reale ha tenuto fermi ai livelli di sette-otto anni fa. La cosiddetta 'Autorità nazionale palestinese', dirottata e occupata da Fatah, non ha messo in campo alcun programma di crescita o sviluppo, mentre i vari cacicchi si contentano di tuffare le mani nel cospicuo flusso di aiuti dei 'paesi donatori', di cui una infima parte arriva a essere investita a beneficio della popolazione.
Tutto questo mostra quanto infondate e pretestuose fossero le affermazioni di Ramallah e dei 'paesi donatori' che vantavano una presunta "crescita sostenuta" del PIL cisgiordano; mentre i satrapi di Fatah se la spassano e progettano grandi speculazioni immobiliari i cittadini comuni della West Bank devono destreggiarsi fra aggressioni dei coloni ebrei fondamentalisti, raid e arresti arbitrari da parte dell'esercito israeliano e delle milizie di Fatah e, adesso, anche col problema di mettere un pasto sulle tavole delle loro famiglie.
Arrivedoooorci...!
L'orologio della rivolta contro Abbas e la sua cricca continua a ticchettare...
L'associazione austriaca "Amici dell'Umanità" ha chiesto al Consiglio militare egiziano, attualmente al potere, di rimuovere tutti gli ostacoli alla libera circolazione di persone e merci attraverso il varco di confine di Rafah, in maniera da rendere inutile il brutale e inumano strangolamento economico della Striscia di Gaza, con cui Israele vuole 'vendicarsi' della determinazione palestinese a non piegarsi di fronte alle sue minacce e ai suoi ricatti.
In una lettera aperta ai vertici dell'Esercito, i leader dell'associazione umanitaria dicono: "Gli abitanti di Gaza e della Striscia subiscono ormai da sessanta mesi un assedio ingiustificato e ingiustificabile e non possono provvedere adeguatamente alle proprie necessità, o a quelle delle loro famiglie, oltre che per lo strettissimo necessario per sopravviere, mentre invece avrebbero bisogno di importare massicce quantità di materiali da costruzione, cemento, acciaio e laterizi per riparare completamente alle devastazioni lasciate oltre due anni fa dall'attacco militare israeliano; le autorità egiziane, per quanto transitorie, dovrebbero intervenire immediatamente in loro favore".
Un'altra misura raccomandata ai capi militari egiziani é la liberazione di tutti i Palestinesi ancora rinchiusi per motivi ideologici e politici dal regime di Mubarak, con particolare riferimento a sei carcerati nella struttura di Al Arab, sottoposti a brutali torture dagli aguzzini della 'vacca che ride' e lasciati senza cure o assistenza sanitaria adeguata, tanto che le loro vite sono tuttora in pericolo.
L'attivista per la pace Uri Avnery ha duramente criticato i propositi del Ministro dell'Educazione israeliano, Gideon Saar(foto sotto), di lanciare un programma di 'gite scolastiche' presso gli insediamenti illegali di coloni fondamentalisti ebrei che, protetti dall'Esercito dello Stato ebraico e dall'infame barriera del Muro dell'Apartheid, occupano terre palestinesi in Cisgiordania.
"Gideon Saar ha abdicato al dicastero dell'Istruzione e ha assunto quello dell'Indottrinamento ideologico e della Propaganda, con l'esplicito obiettivo di attrarre scolari e studenti israeliani verso lo stile di vita violento e razzista dei coloni fondamentalisti, che egli evidentemente considera 'istruttivo' e auspicabile", ha dichiarato il rappresentante di Gush Shalom, che fra il 1965 e il 1969 e tra il 1977 e il 1981 é stato membro della Knesset nelle fila dei partiti Koah Hadash, Meri e Mehaney Smol.
Nella sua netta e inappellabile critica di qualunque ipotesi in tal senso Avnery, oltre che per motivazioni politiche e umanitarie, ha dato anche un severo giudizio sulle implicazioni economiche di un tale programma: "Il sistema educativo israeliano é in affanno, sono finiti i tempi delle 'vacche grasse', le classifiche internazionali di merito e profitto mostrano la continua regressione dei nostri studenti, ma anziché porre riparo a questi bisogni reali il Ministero preferisce baloccarsi con le visite 'educative' ai bastioni del razzismo e dell'estremismo sionista".
"Per fortuna" ha concluso poi Avnery "Il Ministero dovrà cercare l'approvazione delle forze militari per far scortare e proteggere ipotetiche scolaresche in visita agli insediamenti illegali, e non so quanto entusiasti saranno i generali e le truppe, già impegnati massicciamente nella protezione delle colonie fondamentaliste, di dover fornire anche accompagnatori per queste scampagnate di dubbio gusto e discutibile utilità; per non menzionare poi la questione dell'assenso dei genitori".
In effetti, chi se la sentisse di inviare i propri figli e figlie a 'imparare' come si occupa la terra altrui, come si aggrediscono i contadini e gli abitanti della Cisgiordania, come si bruciano e si vandalizzano le loro proprietà e i loro luoghi di culto, forse é già pronto per trasferirsi definitivamente in una colonia illegale.
I bambini occidentali che sviluppano un cancro hanno comunque un'alta possibilità di batterlo e tornare a una vita normale, grazie a una combinazione di diagnosi precoce, terapie e riabilitazione, ma nella Giornata internazionale del Cancro infantile i bambini della Striscia di Gaza sono diventati il simbolo di tutte le difficoltà che chiunque sia nato al di fuori della fascia privilegiata della popolazione umana deve affrontare per sperare di arrivare a un simile esito.
Giovani malati di cancro erano seduti nella sala dell'ospedare Abdulaziz al-Rantisi dove si celebrava la ricorrenza, contribuendo ad essa tramite la lettura di dichiarazioni che chiedevano alle Organizzazioni a sostegno dei Diritti umani di dirigere più attenzioni e più sforzi verso quelli che, come loro, sommano alle sofferenze dovute all'inumano assedio dell'enclave costiera decretato da politici e militari sionisti, anche quelle di una patologia tanto grave e devastante.
Le due questioni non sono affatto scollegate, visto che, tra i mille strascichi drammatici del brutale pogrom militare israeliano denominato "Operazione Piombo Fuso" vi é stato anche un vertiginoso aumento delle patologie neoplastiche, dovuto ai residui contaminanti, chimici e radioattivi, lasciati dalle devastanti armi impiegate senza riguardo alcuno da Israele contro la popolazione civile: napalm, fosforo bianco, munizioni all'uranio impoverito e missili e proiettili esplosivi a metallo denso inerte, che oltre a lasciare orrende ferite spesso penetrano la carne e vi si depositano permanentemente, continuando ad avvelenare e contaminare la loro vittima per anni e decenni.
Ogni anno, oltre 60 piccoli abitanti di Gaza sviluppano un cancro, di questi, circa un terzo sono leucemie.