Khafsh ha spiegato che i primi dieci giorni di digiuno sono i più duri, poi, il corpo umano si abitua alla mancanza di nutrimento e comincia a mettere in gioco tutta una serie di 'accorgimenti' per fare fronte alla 'carestia', meccanismi ereditati da millenni di evoluzione, quando l'uomo per lungo tempo rimasto allo stadio di cacciatore/raccoglitore non sapeva con quanta frequenza sarebbe riuscito a procurarsi nutrimento. Tuttavia, anche con meno sintomi, più si prolunga l'astinenza dal cibo e più si va incontro a gravi problemi di salute.
Dai primi contatti avvenuti tra i portavoce degli scioperanti e l'amministrazione carceraria israeliana sembra che non vi sia spazio per trattative; i partecipanti alla protesta dicono di prevedere che essa vada avanti "almeno" per 40 giorni. La partecipazione allo sciopero della fame é obbligatoria per tutti i detenuti di Hamas che non soffrano di malattie croniche (anche se moltissimi malati vi hanno preso parte comunque) così come per i militanti della Jihad Islamica e del PFLP, ma anche molti membri detenuti di Fatah si sono uniti a essa e il resto di loro si prevede che farà lo stesso entro i prossimi giorni.
Khafsh ha anche affermato, con evidente soddisfazione, di avere ricevuto recentemente comunicazioni telefoniche sia da partedi Khaled Mishaal che di Mahmud Abbas che lo hanno invitato a moltiplicare gli sforzi della sua associazione per sostenere i prigionieri politici in ogni modo possibile.
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