Una bella casetta di due piani a
Katzir, villaggio poco a nord della Cisgiordania, con le mura linde di pittura nuova e un tetto di tegole rosse, é la nuova residenza della famiglia Kaadan;
la famiglia Kaadan, dopo averla costruita, ha dovuto aspettare dodici anni e una contestatissima sentenza giuridica prima di potervisi trasferire; questo perché la famiglia Kaadan fa parte del venti per cento di popolazione israeliana di etnia araba e il resto degli abitanti di Katzir non voleva che i suoi componenti diventassero loro vicini.
Adesso, grazie all'attivismo dei partiti ultranazionalisti di destra che dominano l'attuale Governo israeliano la Knesset sta approvando a tappe forzate una legge che sottoponga qualunque caso simile a un "referendum preventivo" della comunità, in modo che il sacrosanto diritto degli Ebrei razzisti di escludere, segregare e ghettizzare i Palestinesi sia difeso dalla forza del Sopruso, elevato a Legge.
Il Sopruso che diventa Legge, Norimberga, Pretoria, il Terzo Reich e il razzismo istituzionale afrikaner, ecco a cosa é arrivato Israele, nel secondo decennio del Ventunesimo secolo. Quando (non se) la legge verrà apprivata per effetto di essa il 70 per cento dei villaggi e delle cittadine di Israele diventeranno "verboten" per i cittadini arabi; intendiamoci, non che prima essi avessero facoltà di muoversi, prender casa e traslocare dove paresse loro sul territorio israeliano, non sia mai, pure, esistevano delle falle, delle scappatoie, attraverso cui una famiglia arabo molto persistente, ostinata e piena di risorse, come i Kaadan, potevano riuscire, a costo di attese ultradecennali e una vera e propria odissea legale fatta di perizie, testimonianze, udienze ed appelli, a beffare l'Apartheid "di fatto" a cui si affidava il mantenimento della segregazione razziale nello Stato sionista.
Ora ciò non sarà più possibile, la nuova legge, grazie allo strumento del 'referendum preventivo' lo proibirà esplicitamente. Ovviamente, come Lot a Sodoma, esistono alcuni Ebrei decenti in Israele che riconoscono l'ingiustizia mostruosa che il provvedimento si appresta a suggellare, il giurista
Mordechai Kremnitzer (foto sopra), dell'
Università ebraica gerosolimitana ad esempio ha dichiarato che esso: "Emana il miasma inconfodibile del più pestilenziale razzismo" ma la stragrande maggioranza dei cittadini conviente con l'estensore del bill, il "centrista" di Kadima
Israel Hasson il quale sostiene che esso rifletta "la dedizione dello Stato alla realizzazione della visione sionista".
Se la 'visione sionista' per realizzarsi deve passare sopra al diritto di una famiglia di poter vivere la propria vita dove desidera e dove possa trovare le condizioni migliori per crescere, accudire ed educare i propri figli, ci sarebbe da domandarsi se é poi veramente il caso di vederla inverare.
Suhad Bishara, avvocato del
Centro Adalah per i diritti della Minoranza araba dichiara che la pratica di usare votazioni dei cosiddetti "comitati di ammissione" é sempre stata usata come "diga" contro l'arrivo di 'vicini scomodi' (cioé non-Ebrei) nei villaggi e nelle cittadine del nord di Israele, spuntate come funghi subito dopo la Nakba come strumento di annessione e colonizzazione di una regione che aveva sempre avuto una fortissima connotazione araba nella popolazione, nella cultura, persino nel paesaggio.
Il fatto che proprio nel nord di Israele si siano concentrati per decenni gli sforzi del Fondo nazionale ebraico di Yossef Weitz per sradicare la flora arboricola locale e sostituirla con pini nordici (
quelli andati in fumo col recente incendio scoppiato presso Haifa) testimonia come la visione sionista sia una visione totalitaria dove il colonialismo ebraico deve fare 'tabula rasa' tanto degli alberi quanto delle persone indesiderati, senza indietreggiare di fronte a nessun ostacolo, anzi, rimuovendoli, oggi con le leggi, domani, chi può dire come?
I cittadini arabi di Israele, oltre il venti per cento del totale, sono costretti oggi a vivere in 124 cittadine e villaggi, popolati esclusivamente da loro, spesso circondati da barriere ed ostacoli eretti appositamente per impedirne l'allargamento e la crescita, privi dei più elementari servizi (acquiferi, fognari, elettrici, con strutture sanitarie e scolastiche alla rovina); coloro che cercano di spostarsi altrove, anche senza emulare il coraggio e l'ostinazione dei Kadaan, per esempio costruendosi una casetta fuori mani, lontano da ogni nucleo abitato ebraico, lo fanno a loro rischio e pericolo perché, essendo oltre il 70 per cento del territorio di Israele proprietà dello Stato
possono sempre essere svegliati da una teoria di bulldozer corazzati che, pale spianate e mitragliatrici puntate, procederanno a demolire la loro abitazione rendendoli senzatetto.
Il gruppo di attivisti israeliani per la pace
"Gush Shalom" ha già annunciato che, quando il provvedimento verrà trasformato in legge, si appellerà alla Corte suprema per tentare di dimostrare la sua "patente e palese incostituzionalità", un gesto che non potrebbe che raccogliere il plauso e il consenso generalizzato di qualunque persona dedita alla difesa dei più basilari ed elementari diritti umani; ragion per cui la decisione é stata duramente criticata dal quotidiano
Jerusalem Post, espressione della destra israeliana più reazionaria, che ha stigmatizzato i pacifisti dichiarando che: "gli Ebrei hanno il diritto di vivere al riparo dalla minaccia (sic) dei matrimoni misti e dell'assimilazione etnica e culturale".