lunedì 6 dicembre 2010

Ameer Makhoul scrive dal carcere: "Lo Stato sionista non ammette l'innocenza di un Palestinese"

LIBERATE AMEER MAKHOUL
Questi paragrafi sono stati scritti da Amir Makhoul, direttore dell'Unione delle Organizzazioni arabe comunitarie (Ittijah) arrestato da Israele con pretestuose accuse di "spionaggio", tenuto in isolamento e torturato fisicamente e psicologicamente dai suoi carcerieri. Essi sono la risposta a una cartolina rappresentante un faro su una scogliera inviatagli dal collaboratore del sito-web "EI - Electronic Intifada", Adri Nieuwhof.

'Lanterna', 'Faro' in arabo si dice "Al-Fanar"; questa parola e l'idea che sta dietro di essa, sono per me diventate una sorta di ispirazione durante questo periodo di detenzione; mi sono costruito un mio faro. E' costruito nella mia mente, ovviamente, perché chi mi incarcera può togliermi lo spazio fisico, limitarmelo, ma non ha alcun potere sul mio cervello, che rimane totalmente mia proprietà. Il mio Al-Fanar é divenuto parte del mio sogno, della mia aspirazione a una libertà e a una dignità che raggiunga tutti gli uomini, senza distinzione. Esso si trova al di fuori della prigione in cui mi trovo ed é edificato su uno zoccolo, un basamento sicuro e solido. Anche di quello ho bisogno: del Faro per rischiarare il mio orizzonte e farmi intravedere cosa mi aspetta al di là delle tenebre in cui sono ora e il basamento per rimanere in contatto col presente, col 'qui e ora'. Ho bisogno di essere assennato e realistico per agire sensatamente in una realtà che é totalmente priva di senso. Ho bisogno di sfidare il presente per cambiarlo e di cambiare io stesso. Il basamento mi serve per iniziare ad agire, il Faro per indicarmi come, dove e per quale motivo io lo stia facendo.


Non é facile fare coesistere questi elementi, tenersi in contatto con entrambe, e ciò é vero non solo per me ma anche per altri miei compagni di prigionia, soprattutto per i "nuovi". A volte mi sorprendo a pensare ad alcuni dei miei compagni come a dei "nuovi"...io forse non lo sono? Sono stato incarcerato sei mesi, ma alcuni dei miei compagni hanno passato in questa condizione venti, ventitré, addirittura ventotto anni...rispetto a loro sarò sempre un "nuovo", ma per me ogni giorno é lunghissimo e porta con sé molta noia, molta sofferenza, ma anche molte occasioni di riflettere sulla realtà di essere un Palestinese in Palestina.


In questo Stato, il Potere giudiziario non contempla la possibilità che i Palestinesi siano innocenti. Su migliaia e migliaia di casi che riguardano sia Palestinesi dello Stato sionista che dei Territori occupati la percentuale delle assoluzioni con formula piena é zero, il numero degli assolti con formula piena é zero...perché per i sionisti il fatto stesso di essere Palestinesi é un crimine, non ci sono alternative. Lo Shin Bet, lo spionaggio interno sionista, ha monitorato e registrato trentamila mie telefonate...trentamila! Inoltre ha intercettato le mie email, le mie conversazioni fatte con Skype, le mie sessioni di navigazione internet, eppure in aula non hanno potuto portare nemmeno una prova materiale che sostenesse le accuse di spionaggio elevate a mio carico.


Eppure sono qui.


Sono Palestinese.


Ergo colpevole.


Basandomi sulle mie esperienze personali ma anche sui casi di altri settemila prigionieri palestinesi nelle galere sioniste, il fatto che lo Shin Bet non abbia potuto produrre prove contro di me non ha significato un alleggerimento della mia posizione, o la concessione di arresti domiciliari o libertà vigilata, tutt'altro! Lo Shin Bet ha un asso nella manica che si chiama "prova segreta"...una 'prova' che viene mostrata al giudice, ma non a me o al mio collegio difensivo; vi sembra una procedura legale, sensata, accettabile?


Le statistiche e l'esperienza, dimostrano che senza un qualche genere di accordo con l'avvocatura dello Stato, senza una qualche ammissione di 'qualcosa' (qualunque cosa!) la sentenza che mi verrà inflitta sarebbe estremamente più pesante. Lo Stato sionista, che non ammette per principio la mia innocenza, si vendicherebbe su di me...e potrebbe decidere di farlo anche sui miei cari, sui miei amici, sui miei colleghi e compagni di lotta...potrebbe decidere che alcuni (o tutti!) siano potenziali "agenti nemici" a loro volta. Non ho illusioni, ma ho molta voglia, energia e determinazione per lottare per la libertà e la dignità, anche da qui, anche in queste condizioni.

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