Safed é una cittadina di circa trentamila anime a nord-ovest del Lago di Tiberiade oggi, grazie all'espulsione violenta del 90% dei suoi abitanti durante la Nakba, tutti i suoi abitanti sono Ebrei ma, prima del 1948, vi vivevano oltre 11.000 Palestinesi. Non soltanto, ma, qualora tentino di tornarvi per qualunque ragione, i cittadini israeliani di etnia araba sono visti con sospetto, ostracizzati, insultati e aggrediti per strada, nel più puro "Stile Apartheid".
L'atmosfera segregatoria e razzista é pesante e copre Safed come una cappa, come accadeva nelle sonnacchiose cittadine americane a sud della "Linea Mason-Dixon" prima degli anni '60 e del Movimento per i Diritti civili, ma, a ben guardare, i segni dell'ostilità, della violenza che cova sotto un'apparente normalità sono più che evidenti.
Sulle panchine che punteggiano i parchi e i giardini del locale Collegio accademico si vedono goffi e rozzi messaggi lasciati dai proseliti del razzismo ultranazionalista e religioso: "Vietato a cani, porci e Arabi", "La vita é bella senza Arabi", "Morte agli Arabi, chi non é d'accordo?".
Ad esempio, ci viene in mente, Eli Tzvieli non é d'accordo.
Eli Tzvieli ha ottantanove anni ed é nato in Ungheria, da giovane ebbe la sfortuna di incontrare persone che si rivolgevano a lui e ai suoi amici e familiari Ebrei come oggi gli Ebrei ultraortodossi di Safed fanno verso Arabi e Palestinesi: erano le SS di Hitler e Himmler e le Croci frecciate di Ferenc Szálasi. Tzvieli scampò per poco alla deportazione ad Auschwitz, ma passò comunque molti mesi in un campo di lavoro forzato in Ungheria, dove venne sopposto a privazioni ed angherie che ricorda con vividezza persino dopo sessantacinque anni. Emigrato in Israele nel 1950 ha lavorato come impiegato dei servizi sociali e ha giurato di non trattare mai nessuno come lui venne trattato in gioventù.
Così, quando il vicino di casa del signor Tzvieli, il rabbino ultraortodosso Shmuel Eliyahu (figlio di un ex-Rabbino Capo di Israele) ha intimato ai residenti di Safed di non affittare locali o stanze ad Arabi, l'anziano ma determinato sopravvissuto alla Shoah si é limitato a fare spallucce: lui ospitava tre affittuari arabi in un suo appartamento, studenti del College locale che pagavano puntualmente l'affitto ed erano più che decorosi e gentili, non li avrebbe certo mandati via.
Da allora sono iniziati gli ostracismi, le intimidazioni, gli atti di vandalismo e persino, in un caso, l'esplosione di un colpo di arma da fuoco fuori dall'appartamento in questione, da parte di un milite della polizia di confine; siccome, perfino fra i cittadini di uno Stato etnocratico e permeato di razzismo come Israele, le persone decenti e perbene non mancano, una delegazione di esponenti del partito di Sinistra Meretz ha visitato il signor Tzvieli e i suoi affittuari, per rassicurarli che non tutti gli Ebrei israeliani condividono le posizioni razziste e discriminatorie del rabbino Eliyahu e dei suoi fedeli.
Il rabbino razzista Eliahu certo non si aspettava di vedere la sua "ingiunzione" trattata come carta straccia dalla fermezza del signor Tzvieli. |
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