Riprendiamo e pubblichiamo senza aggiunte o interpolazioni dalle pagine di Infopal, l'agenzia stampa palestinese in Italia.
Sono passati 93 anni dalla dichiarazione di sostegno al progetto sionista di una "homeland" ebraica in Palestina rilasciata da sir Arthur James Balfour davanti al governo britannico.
Era il 2 novembre del 1917. Data nefasta per milioni di Palestinesi: da quella dichiarazione e dalle scelte politiche, dagli eventi storici che ne seguirono, verranno espulsi, privati della patria, segregati, imprigionati, torturati, uccisi, a centinaia di migliaia, a milioni.
Una immane tragedia per un popolo che aveva una Patria, i Palestinesi e la Palestina, che da sempre vi hanno vissuto, generazione dopo generazione, per secoli e secoli.
Una tragedia che non vede all'orizzonte soluzione alcuna, a causa della cecità dell'Occidente che si ostina, per debolezza, per malinteso senso di colpa, per calcolo politico, convenienza economica, tornaconto strategico, a sostenere le pressioni delle potenti "lobby sioniste" (si leggano: “La Israel Lobby e la Politica Estera Americana”, Mondadori) nella loro negazione di ogni diritto e giustizia verso i Palestinesi, a cui, nel 1948, venne sottratta la Patria (si leggano: "La pulizia etnica della Palestina", Fazi editore, e "Nakba", Edizioni Al Hikma).
Ancora oggi e in modo esponenziale, i Palestinesi sono uccisi, feriti, perseguitati, cacciati dalle proprie case e terre, derubati delle proprietà, dei diritti e della vita stessa, in totale violazione di decine e decine di risoluzioni delle Nazioni Unite e del loro Consiglio di Sicurezza.
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