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Saad Hariri saluta la sua poltrona di Primo Ministro...bye bye! |
Dopo avere scatenato teppisti e incendi nelle strade di Beirut e di altre città libanesi nel vano tentativo di difendere la sua poltrona di Primo Ministro ed essersi fatto ridere dietro da tutto il Mondo Arabo per aver portato meno di cinquecento persone in piazza cercando di gabellarle come "imponente manifestazione anti-Hezbollah" (nonostante che, tra
il sionistame italiano in servizio permanente effettivo, non vi sia stato chi
abbia prontamente riportato tale panzana) l'ex Premier libanese
Saad Hariri, aiutato dai suoi alleati fascisti, sta tentando di riportare il Libano all'epoca delle lotte settarie e di fazione, giocando al "tanto peggio tanto meglio", con la sua campagna contro le forze della Resistenza.
Hariri, sostenuto dal
falangista fascista Amine Gemayel, fratello di quel
Bashir Gemayel che
spalancò a Israele le porte del Libano nel 1982, e dall'ex capo della
milizia LF, (già ospite delle patrie galere di Beirut per i suoi innumerevoli crimini
nel periodo 1975-1990, quando il Paese dei Cedri si trasformò, da 'Svizzera del Medio Oriente' a paesaggio lunare post-atomico) vorrebbe 'mobilitare' l'elettorato della coalizione di Minoranza "
14 marzo" nel chiedere il disarmo delle forze che hanno cacciato gli occupanti israeliani dal Sud del Libano per ben due volte, nel 2000 (con il ritiro della forza di invasione che stazionava nella regione fin dal 1982) e nel 2006, con la vittoriosa campagna d'estate contro il ritorno delle truppe israeliane oltre il confine libanese.
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Murale celebrativo della milizia Amal, braccio armato del partito laico della comunità sciita libanese. |
Hariri e complici cercano di presentare la manovra come un'operazione Anti-
Hezbollah, trascurando di menzionare che anche il
partito Amal e il
Partito socialista della Nazione siriana dispongono di consistenti ali armate, che tuttavia, lungi dall'essere rivolte verso le forze politiche libanesi rivali, sono tenute in riserva per difendere la libertà e l'indipendenza della nazione, in pieno rispetto degli accordi che sancirono la fine del gorgo di violenza settaria che caratterizzò il quindicennio della guerra civile.
Il Movimento Hezbollah ha scelto, per evitare strumentalizzazioni, di ignorare completamente la gazzarra di Hariri e dei suoi sostenitori fascisti, mentre il capo del Partito socialista progressista druso,
Walid Jumblatt, ha dichiarato che tale iniziativa é contraria agli interessi nazionali libanesi; altrettanto nette, sia pure con diverse sfumature, sono le posizioni di altri importanti esponenti politici del paese.
Il Presidente della Camera
Nabih Berri ha lodato la "triade" della difesa nazionale poggiata sui cardini Esercito-Popolo-Resistenza, giudicandola soluzione ideale e ottimale per conservare le prerogative di autonomia della nazione libanese; in una intervista con
il quotidiano As-Safir Berri ha reitrato come tale dottrina difensiva era accettata e persino propugnata da Hariri non più tardi di alcuni mesi fa; il fatto che adesso essa sia "diventata un problema", proprio quando Hariri non é più capo del Governo, fa intuire come tale 'inversione di marcia' abbia più a che fare con la ripicca infantile di chi vuole 'rompere il giocattolo' piuttosto che lasciarlo in mano ad altri piuttosto che con qualunque preoccupazione legalistica o istituzionale.
Michel Aoun, capo del
Libero Movimento patriottico, dal canto suo, ha duramente attaccato la campagna di Hariri dichiarando: "Personalmente sono orgoglioso della Resistenza e dei suoi risultati, essa é un importante puntello che mantiene il Libano saldo e libero, preservando la nostra dignità nazionale; alcuni sostenitori di Hariri hanno cercato di lanciare improbabili paragoni con la mia campagna contro le milizie quando, ancora Generale, cercai di ristabilire l'autorità dello Stato dopo tredici anni e passa di guerra civile, bene, io dico che tali paragoni sono assurdi e improponibili, allora le milizie si affrontavano sul corpo stesso della nazione, sbranandolo a ogni scontro, oggi le forze della Resistenza agiscono all'interno di una cornice istituzionale unicamente contro minacce esterne e, con il passare del tempo, la loro integrazione con l'Esercito nazionale diventerà ancora più solida e inestricabile".
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Nel 1989, ricoprendo contemporaneamente la carica di Capo dell'Esercito e del Governo, Aoun cercò di disarmare le milizie libanesi, tuttavia sostiene che qualunque paragone con la situazione attuale sia assurdo e pretestuoso. |
Aoun ha dichiarato di ritenere "disgustosa" la retorica di Hariri e dell'Alleanza 14 marzo accennando inoltre a 'documenti' in possesso del suo partito e
dei suoi alleati dell'8 marzo, in grado di dare 'parecchi grattacapi' ad Hariri e soci e sufficienti a trasformare coloro che oggi, vanamente, vogliono indossare la toga degli accusatori, in imputati che dovranno presto salire sul banco per subire il severo giudizio del popolo e della nazione libanese.
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