"La data-limite per l'adesione al programma é stata fissata al prossimo 28 marzo e l'Autorità Petrolifera Libanese annuncerà dopo tre settimane quante tra le compagnie-candidate avranno superato la selezione, che seguirà criteri strettamente tecnici e pratici, a quel punto inizieranno i contatti diretti con le compagnie prescelte che andranno avanti fino a fine anno con lo sviluppo di progetti operativi sempre più dettagliati".
Bassil si é detto certo che per il 2016 il Libano vedrà già "fluire" petrolio e gas sottomarino, diventando un esportatore di primo piano nell'ambito Mediterraneo; la costruzione di infrastrutture adeguate, quindi, dovrebbe essere completata entro il 2015. A partire dal 2011, quando il Governo di Najib Mikati ha delineato i confini marittimi del Paese e stabilito la Zona Economica Esclusiva il Paese dei Cedri ha fatto grandi passi avanti per lo sfruttamento delle ricchezze sottomarine, trascurate dai precedenti Governi di segno filosionista e filoamericano per "timore" di scontrarsi con gli irragionevoli e rapaci 'claim' di Tel Aviv a riguardo.
Israele infatti pretenderebbe di arrogarsi ben 800 km2 di fondale che, secondo le autorità libanesi, rientrano appieno nelle competenze di Beirut e come tali sono stati segnalati alle autorità marittime ed energetiche internazionali. Le pertinenze rivendicate dal Libano combaciano perfettamente con le linee di confine specificate nell'armistizio del 1949, cui formalmente il regime sionista di occupazione dice di voler aderire.
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