sabato 5 ottobre 2013

Il Governo egiziano comincia a imporre prezzi calmierati per difendere i salari e aiutare la popolazione!

Evidentemente convinto della necessità di dover giocoforza migliorare le condizioni di vita della popolazione per evitare malcontento e riflusso verso le posizioni sempre più estremiste dei restanti sostenitori della Fratellanza Musulmana, spodestata dall'intervento di luglio dell'Esercito nella vita politica del paese, il nuovo Governo egiziano ha iniziato a imporre un calmiere sui prezzi degli articoli ortofrutticoli, cardine della dieta di milioni e milioni di egiziani, con l'intenzione, pian piano, di ampliare il raggio dei beni coperti da tale 'ombrello anti-inflazione'.

Questo il raggio di prezzi imposti dalle autorità per la settimana ventura:


Pomodori - Tra 1.5 e 2 Lire Egiziane al Chilo
Patate - Tra 4.75 e 5.5 LE/Kg
Cipolle - Tra 3 e  3.5 LE/Kg
Cetrioli - Tra 1.5 e 2.5 LE/Kg
Fave - Tra 3.5 e 4.5 LE/Kg
Melanzane - Tra 1.5 e 2.5 LE/Kg
Pere - Tra 8 e 9 LE/Kg
Melograni - Tra 3 e 4 LE/Kg
Peperoni dolci - Tra 2 e 4.5 LE/Kg

A quanto riportato dal Ministero degli Approvvigionamenti i prezzi studiati consentono un giusto margine di guadagno ai venditori e permettono altresì di differenziare i costi a seconda della qualità dei beni, pur difendendo il potere d'acquisto della cittadinanza, speciali linee di ascolto saranno attivate per consentire agli egiziani di riferire eventuali sforamenti dei prezzi massimi e consentire alle autorità di effettuare controlli e prendere provvedimenti.

Ai commercianti sorpresi a ignorare il calmiere toccheranno pene che andranno da multe fino a 20.000 Lire Egiziane, al sequestro della merce, al ritiro della licenza fino, nei casi più gravi, alla detenzione da uno a cinque anni.

"Too little, too late!" Il programma di addestramento della CIA per miliziani anti-Assad é troppo in ritardo per salvare l'FSA!

Nonostante le ripetute roboanti dichiarazioni in merito dalle analisi pubblicate lo scorso tre ottobre dallo stesso Washington Post traspare come lo sforzo della CIA per addestrare miliziani anti-Assad nella zona retrostante al confine siro-giordano sia rimasto per tutti i due anni e passa trascorsi dall'inizio dell'aggressione terrorista contro Damasco a livelli del tutto microscopici, riuscendo, al più a preparare poche dozzine di miliziani al mese.

Adesso, con le recenti notizie di milizie qaediste e wahabite che hanno letteralmente "dichiarato guerra" all'FSA e ai gruppi cosiddetti 'moderati' cui Washington si illudeva di potersi relazionare e del loro progressivo crollo o assorbimento, sembra che la 'Compagnia' abbia mobilitato in fretta e furia le risorse disponibili per aumentare i suoi sforzi in merito con l'obiettivo (apparente) di preparare ogni mese cento o più miliziani da inviare in Siria.

Ma, fa notare l'editorialista Greg Miller, anche questo obiettivo, qualora raggiunto, sarebbe quasi certamente "Too little and too late" visto che, a parte la consistenza delle milizie qaediste ostili all'FSA solo nel corso dell'ultimo anno gli alleati Hezbollah e dell'IRGC iraniana fedeli ad Assad hanno organizzato e armato qualcosa come 20.000 miliziani sciiti (siriani o stranieri arrivati in Siria per opporsi alla marea takfira) nei Battaglioni Abu Fadl Abbas e nei Battaglioni Zulfiqar.

A questi numeri bisogna poi aggiungere quelli della milizia popolare di difesa creata dall'Esercito di Assad per liberare le forze regolari dai compiti di controllo e pattugliamento dei territori già liberati dai terroristi.

Le esportazioni iraniane (non-petrolifere) sfiorano i 18 miliardi di $ da marzo a settembre 2013!!

Secondo i dati rilasciati nella giornata di ieri dall'Amministrazione Doganale della Repubblica Islamica le esportazioni iraniane non collegate al settore degli idrocarburi nei primi sei mesi del nuovo anno (iniziato a marzo secondo il tradizionale calendario persiano) si sono fermate di poco al di sotto della soglia dei diciotto miliardi di dollari Usa, il tutto in barba alle cosiddette 'sanzioni' applicate contro Teheran dagli Usa e dai loro disingenui lacché europei.

Queste cifre dimostrano esaurientemente come nel mondo multipolare del XXIesimo secolo lo strumento delle 'sanzioni' sia ormai logoro e inattuale essendo lontani i tempi (come negli anni '90) in cui un embargo promosso dagli (allora) unici paesi acquirenti di petrolio e materie prime (quelli occidentali) poteva ridurre uno stato come l'Irak di Saddam Hussein alla fame e causare la morte di decine di migliaia di persone (in massima parte bambini e malati).

Oggi la 'fame' non solo di gas e petrolio dei paesi emergenti, ma anche quella di beni di consumo in zone come Africa, Sudamerica e Asia Sudorientale, garantisce al maturo e produttivo settore manufatturiero iraniano di non rimanere mai a corto di clienti. I principali clienti delle esportazioni iraniane nel periodo in esame sono stati: Cina, Irak, India, Emirati Arabi ed Afghanistan.

venerdì 4 ottobre 2013

Amareggiata e scossa dalle recenti, gravi sconfitte all'Arabia Saudita non resta che disertare il palco ONU di New York!

E' proprio un'Arabia 'Stizzita' quella che, oggi a New York, ha fatto dare forfeit ai suoi delegati invece di mandarli sul palco a recitare l'annuale discorso di intenti per la sessione autunnale dei lavori dell'Assemblea Generale, dove, man mano che si delineano le nuove tendenze della diplomazia internazionale appare sempre più chiaro come regimi come quello di Riyadh stiano rimanendo sempre più isolati e marginalizzati nei nuovi scenari che si prospettano.

Finora i delegati sauditi si erano alzati dai loro banchi e avevano abbandonato l'aula quando parlavano gli oratori Siriani, Iraniani e di altri paesi a loro avversi che negli ultimi mesi (o anni) hanno più volte respinto e sconfitto i tentativi di destabilizzazione ordinati o finanziati da Riyadh e dalla sua Corte; rinunciando anche a prendere la parola (come invece ha fatto, sia pur in maniera ripetitiva e ridicola il loro alleato Netanyahu) i Sauditi hanno reso chiara ed evidente la loro frustrazione per una situazione che si presenta sempre più lontata dalle loro aspettative.

A volte chi decide di non tenere un discorso inaugurale all'Assemblea ONU può comunque sottoporre un memorandum scritto al suo posto, il Ministro saudita Principe Al-Faisal non si é avvalso nemmeno di questa opzione alternativa.

Strage di comandanti terroristi in Siria: le forze di Assad abbattono Abu al-Iraki, Abu al-Saudi e Riad Asaad in poco più di 24 ore!!

Il 'Comandante Supremo' dei mercenari terroristi dell'FSA, Riad Asaad, già mutilato di una gamba (vedi foto) a Deir Ezzor lo scorso marzo é stato ucciso in un combattimento con un'unità d'elite dell'Esercito siriano che ha compiuto una perfetta missione di 'seek and destroy' tra le alture dietro Latakia, dove Asaad aveva convocato un 'meeting' di comandanti locali dell'FSA per fare il punto dopo la sequela di sconfitte patite negli ultimi mesi dalle truppe regolari e anche dopo la spaccatura del fronte takfiro che vede ormai l'FSA bersagliato di continuo dagli ex-complici di Al-Nusra e dell'ISIS, formazioni wahabite sostenute dagli emirati petroliferi del Golfo.

Ma se l'FSA é stato decapitato, l'ISIS non può certo rallegrarsene visto che poche ore dopo un'altra operazione 'chirurgica' dei commando di Assad ha eliminato il Numero Uno e il Numero Due dell'organizzazione in Siria:  Abu Ayman al-Iraki e Abu Hamza al-Saudi (i cui 'cognomi di battaglia' già denunciano la loro origine straniera). L'operazione in cui sono stati eliminati i due é una conseguenza della liberazione dei dintorni di Khanasser (sulla strada per Aleppo) da ogni traccia di presenza terrorista.

Adesso tutto lascia pensare che le forze regolari siriane torneranno a occuparsi del Fronte Nord dove, nelle settimane in cui il focus delle operazioni é stato spostato altrove, bisogna segnalarlo, i terroristi non sono riusciti a fare il minimo passo avanti, rimanendo isolati nella cintura nord dell'hinterland di Aleppo e venendo respinti più volte nei pochi, fiacchi tentativi di farsi largo verso il centro urbano.


Le autorità egiziane pronte a sequestrare tutte le proprietà e le imprese collegate alla Fratellanza Musulmana!

Ospedali, Cliniche, Ambulatori, Scuole coraniche, Ospizi, Mense Popolari, Asili e altre simili strutture, che anche durante il 'regno' dell'Autocrate Mubarak erano lasciate sotto il controllo dell'Ikhwan, la Fratellanza Musulmana, dovrebbero presto venire confiscate dal Governo che ha preso il posto di quello guidato dai rappresentanti del 'Partito di Libertà e Giustizia' espressione proprio dell'organizzazione islamica.

Questo sembra l'intento delle autorità del Cairo, decise una volta per tutte a sradicare la Fratellanza dal tessuto sociale egiziano e consce di non poterlo fare se all'organizzazione o a suoi fronti e prestanome vengano lasciate in mano simili 'fabbriche di consenso popolare'. Mubarak, ansioso di compiacere l'FMI e la Banca Mondiale demolendo il welfare pubblico voluto da Nasser aveva lasciato l'assistenza degli indigenti in mano ai Fratelli Musulmani che così si erano creati basi di potere nelle fasce più misere della cittadinanza, nelle periferie urbane e nelle province disagiate dell'Alto Egitto.

Adesso però il Governo dovrà trovare il modo di continuare a far funzionare le strutture in maniera da mostrare ai cittadini che l'assistenza pubblica può essere anche più completa e soddisfacente di quella politicamente motivata dell'Ikhwan.

giovedì 3 ottobre 2013

Un altro F-16 sionista abbattuto sopra la Siria, inutile il tentativo di Tel Aviv di nascondere la perdita del jet!

Lo scorso 28 settembre un F-16 dell'aviazione sionista è sparito sopra i cieli della città Siriana meridionale di Daraa; il giorno seguente in un striminzito trafiletto, il tabloid Yerodot Aheronot riportava la notizia della scomparsa. La notizia venne però fatta oscurare e cancellata secondo diktat delle alte sfere sioniste, al fine "di non portare un duro colpo al morale delle truppe e del fronte interno".

Ricordiamo ai nostri lettori che la contraerea di Assad aveva già abbattuto un altro F-16 lo scorso maggio, uccidendo l'equipaggio composto da Shmuel Azar e Gary Eyessone.

Gli abitanti della zona interessata all'abbattimento dell'aereo, confermano di aver udito quel giorno alle 2.00 del mattino il rombo di un jet, e di aver visto le scie di due missili che partivano dalla sede della 46° Divisione, seguiti subito da due forti esplosioni e dalla caduta di un relitto ad Est della zona di Nawa.

L'ISIS wahabita fagocita e distrugge le milizie mercenarie filo-turche; l'aviazione siriana distrugge rifornimenti di armi per i takfiri!

Mentre cresce la spaccatura sanguinosa tra i gruppi di mercenari terroristi chiamati in Siria dai diversi padrini (Sauditi, Turchi, Qatarioti, Israeliani...) e la fazione wahabita più radicale incarnata dall'ISIS fa letteralmente 'piazza pulita' del raggruppamento più debole (quello delle milizie filoturche), distruggendole o assorbendole nei suoi ranghi, il compito delle forze armate siriane, impegnate a isolare i gruppi armati e difendere la popolazione si fa via via più facile e agevole.

Infatti con la progressiva scomparsa dei gruppi mercenari pro-Erdogan il Governo di Ankara non può che sigillare i suoi confini e prepararsi a respingere tentativi di infiltrazione wahabita e qaedista, prosciugando nel contempo il flusso di armi e denaro verso i miliziani in Siria; questo rende più facile per le forze di Assad individuare le altre direttrici di approvigionamento che restano attive e bersagliarle senza pietà.

Aerei di Damasco hanno colpito convogli di armi e munizioni ad Al-Atarib, ad Ormeh al-Kubra e a Kabtan al-Jabal, distruggendoli completamente e mandando in crisi la logistica di più di una banda mercenaria wahabita.

Miliziani armati attaccano l'ambasciata russa di Tripoli ma vengono respinti!

Per un attimo é sembrato possibile che le scene dell'attacco al Consolato Usa di Bengasi, oscuro incidente coperto dalla più fitta cortina di mistero mai eretta dall'Amministrazione Obama, dovessero ripetersi non nel capoluogo cirenaico, ma in quello della Tripolitania, nella stessa capitale libica.

Poche ore fa infatti dozzine di uomini armati, inferociti per la morte di un pilota militare libico che, apparentemente, avrebbe visto coinvolto un cittadino russo, si sono presentati di fronte ai cancelli dell'ambasciata di Mosca, hanno dato fuoco a veicoli e arredi urbani e quindi hanno cercato di penetrare il compound diplomatico.

Il fuoco del personale di sicurezza e il pronto intervento di forze semi-regolari schierate col Governo provvisorio ha fatto battere in ritirata gli aggressori con un morto e quattro feriti ma ha fatto poco per diradare l'impressione che ormai la Libia, oltre un anno dopo la caduta di Gheddafi, sia molto simile a uno 'stato fallito' percorso da milizie che fanno un po' quello che vogliono.

mercoledì 2 ottobre 2013

Benji Netanyahu calunnia e offende la Korea Democratica all'ONU. Delegato di Pyongyang risponde: "Israele è cancro!"

Spiazzato e atterrito dalla semplice possibilità di un'apertura diplomatica tra Washington e Teheran e della composizione negoziale della questione nucleare iraniana (questione che non dovrebbe nemmeno esistere vista l'adesione della Repubblica Islamica al TNP) il Premier Benji Netanyahu é volato a Nuova York con tutto il suo bagaglio di trita, frusta, disingenua e noiosa retorica anti-iraniana: gli mancava solo il ridicolo cartoon della bomba di Wile Coyote per replicare il suo "show" dell'anno scorso.
Nel suo intervento (di fronte a una sala semivuota visto l'abbandono di numerose dozzine di delegazioni di paesi africani, arabi, sudamericani e del movimento dei Nonallineati), Benji Netanyahu ha insultato, offeso, calunniato in ogni modo la Repubblica Islamica, cercando di far pesare minacce di azione militare solitaria contro Teheran e citando in causa più volte la Repubblica Democratica di Korea come esempio di 'Stato Canaglia dotato di armi nucleari'.

A stretto giro gli é arrivata la risposta del delegano ONU Nordkoreano Sin Son Ho, che, in toni tersi ma chiari ha dichiarato: "Israele é ed é sempre stato il cancro del Medioriente, la sua continuata esistenza metter in pericolo la pace e la sicurezza regionale; ovviamente i dirigenti israeliani, incapaci di ammettere questa verità, cercano di dare la colpa ai paesi loro vicini e circonvicini".

L'analista Dilip Hiro trae nette e secche conclusioni sul tramonto della potenza Usa in Medio Oriente!

"Un mondo nel quale nessuno presta più orecchio all'ultima superpotenza rimasta", con questo titolo che sta a metà tra lo straniante e il sensazionale il veterano analista e commentatore di cose mediorientali Dilip Hiro, autore che abbiamo sempre apprezzato fin dai giorni ormai lontani in cui reperimmo e divorammo il suo illuminante saggio sulla guerra Iran-Irak "The Longest War" si lascia andare sulle colonne di TomDispatch.Com a una amara e severa riflessione sulla perdita di appeal subita da Washington nell'arena mediorientale, di cui egli incolpa prima di tutto Barack Obama e la sua politica ondivaga e indecisa, troppo a lungo tentennante tra le alternative di voler essere un imperialista aggressivo (vedasi la continua campagna di 'drone war', le minacce alla Siria, le ingerenze in Yemen e Pachistan...) o d'altro canto un armonizzatore e un pacificatore (il discorso del Cairo del 2009, le apparenti aperture verso i Talebani 'moderati', il tentativo di reapprochement con Teheran...).

Certamente Obama é stato molto, troppo indeciso e anche i suoi ultimi "colpi di timone" tra il dichiarare "L'inderogabile necessità di colpire Assad" e le aperture verso Teheran fatte subito dopo il fallimento dei suoi piani bellici non aiutano a trovare senso o strategia nei suoi comportamenti, ma la colpa dell'imbarazzo imperiale di Obama non sta in Obama stesso; infatti sono le condizioni storiche a dettare il fatto che gli Usa non sono già più in grado di perseguire una politica unilateralista in Medio Oriente; certo, un Presidente meno inesperto in campo internazionale avrebbe saputo scegliere da subito una via conciliatrice e non confrontazionale in maniera da non rendere evidenti le contraddizioni tra volonta di supremazia americana e i sempre più scarsi mezzi per cercare di ottenerla con la forza.

Obama ha fatto molto male in Medio Oriente ma con ogni probabilità il duo McCain-Palin e il Mormone Mitt Romney sarebbero forse riusciti a fare anche peggio: con Dilip Hiro salutiamo il tramonto dell'egemonia Usa in Medio Oriente, durata poco più vent'anni e in via di conclusione senza nemmeno un lascito duraturo visto che, con la Casa Bianca sempre più impegnata a tirare "i remi in barca" anche sulla sopravvivenza a lungo termine del regime sionista in Palestina si possono avere dubbi più che fondati.

PALAESTINA FELIX festeggia più di mezzo milione di lettori in poco meno di tre anni! Grazie a tutti!!

I nostri software statistici ci hanno informato che, nella giornata di ieri, 1 ottobre 2013, esattamente a 1088 giorni dall'apertura di questo blog, il 500.000esimo lettore ha visitato le nostre pagine, facendoci toccare un traguardo che non consideravamo raggiungibile prima dei primi mesi del 2014.

Considerando che poco più di quattro mesi fa festeggiavamo i 400.000 visitatori, si vede come nell'estate 2013 (periodo che in altri anni era stato segnato se non da un recesso almeno da una comprensibile 'stasi' nella crescita dei dati di ascolto) il nostro blog abbia conseguito risultati eccezionali, registrando circa 25.000 contatti al mese.

Ovviamente parte di questo "exploit" é dovuto alla crisi siriana che, portata agli estremi dalle inconsulte minacce di Obama a fine agosto si é poi sciolta grazie all'offensiva diplomatica di Putin nel  corso del mese successivo, ma se non fossimo riusciti a "coprire" questo importantissimo evento con una produzione di articoli, cronache e analisi puntuali e intriganti siamo certi che avremmo registrato tassi di crescita ben inferiori.

Questo traguardo, raggiunto proprio a ridosso del terzo "compleanno" del nostro outlet informativo ci spinge a perseverare sulla strada fin qui battuta: informazione puntuale, analisi approfondita, pochi o punto peli sulla lingua per una linea editoriale che sia nel contempo schierata (senza ipocrisie) e tuttavia equanime e imparziale: pronta a criticare i crimini e le scorrettezze dell'imperialismo sionista e americano (e dei suoi lacché locali) ma anche, qualora ve ne fossero, le incertezze o gli errori del campo della Resistenza o di certi suoi esponenti.


martedì 1 ottobre 2013

La Tv sionista "Canale 2" rivela: "Sabato scorso l'aviazione di Tel Aviv messa in allarme da segnali radar sconosciuti!"

Nonostante il tentativo del comando aeronautico del regime ebraico di mantenere il silenzio sugli eventi il canale televisivo 'Arutz Sheva' (Canale Due) ha rivelato che lo scorso week end due 'contatti radar anomali e non riconosciuti' hanno fatto salire il livello d'allarme delle basi aeree sioniste in terra palestinese occupata e impegnato gli F-16 di Tel Aviv in una infruttuosa 'caccia alle ombre' conclusasi senza che la provenienza o la natura degli oggetti non identificati siano state accertate.

Ovviamente l'ipotesi va subito a possibili droni senza pilota lanciati da Hezbollah o dalla Resistenza palestinese di Gaza; probabilmente forniti dalla Repubblica Islamica dell'Iran nel quadro del suo sostegno alla Resistenza regionale contro la tirannia imperialista e sionista.

Già in passato infatti Hezbollah aveva penetrato a lungo il perimetro aereo sionista spingendo un proprio UAV di fabbricazione iraniana fino al reattore nucleare di Dimona di cui aveva preso numerosissime foto di postazioni esterne e di difesa antiaerea locale.

A Beit Hanoun un Palestinese ferito e uno ucciso dai tank sionazisti: ridicole giustificazioni da Tel Aviv!

Carri armati dell'esercito del regime ebraico dell'Apartheid hanno aperto il fuoco vicino a Beit Hanoun nella parte settentrionale del ghetto palestinese di Gaza contro due civili uccidendone uno e ferendo gravemente il secondo.

Inizialmente l'esercito sionazista ha affermato che i due sarebbero stati armati e stavano cercando di attraversare il confine della Striscia, poi la versione sionista é cambiata e ha preteso che i due stessero collocando una bomba sul confine; infine, a smentire le menzogne di Tel Aviv, é emerso che i due erano civili completamente disarmati e che stavano cercando di uscire dalla Striscia di Gaza per procurarsi generi di prima necessità bloccati dallo shylockiano strangolamento sionista.

Lo stillicidio di vittime palestinesi va avanti indisturbato nel placido sonno dell'Occidente e degli 'specialisti' dei cosiddetti Diritti Umani, pronti a inalberarsi per un gay pride ma assopiti e  ignari di fronte all'Olocausto quotidiano del popolo palestinese.


Hamas a un passo dall'espulsione dal Qatar cerca nuova casa: Beirut, Teheran oppure Khartoum??

Nel rapido riassestamento del Qatar dopo l'abdicazione dell'Emiro Al-Thani in favore del figlio Tamim sembra proprio che il neo-intronato sovrano voglia tagliare i ponti costruiti dal padre non solo con l'Ikhwan e coi predicatori wahabiti come Qaradawi, ma anche con Hamas, con quella parte di Hamas cioé che é stata disposta a tradire l'Asse della Resistenza e a lasciare Damasco per trasferirsi nel Golfo Persico sponda sunnita.

Ultimamente il Segretario di Hamas Mishaal si é lamentato del severissimo controllo cui lui e collaboratori sono sottoposto in Qatar e a stretto giro gli é stato fatto sapere che "se non gli sta bene può sempre andarsene"; andarsene, già, ma dove?

In Egitto le relazioni col Generale Al-Sisi e il suo nuovo Governo sono pessime e il reuccio ascemita Abdallah ha prontamente ritirato l'offerta pure espressa in mesi passati di far tornare Hamas ad Amman; il crollo dell'Ikhwan in Egitto lo ha convinto che l'alba dei Fratelli Musulmani sia già tramontata e un'organizzazione palestinese vicina al Fronte Islamico locale stanziata nella capitale non é più un assetto strategico come prima quando sembrava che Mursi e soci dovessero restare al comando dell'Egitto per chissà quanto.

Le Brigate Qassam chiedono a gran voce che la nuova sede di Hamas sia a Beirut o a Teheran direttamente ma il Governo iraniano ha posto la precondizione che Mishaal e gli altri dirigenti responsabili del tradimento del 2012 tolgano prima il disturbo.

Probabilmente Hamas si sposterà a Khartoum, in Sudan, paese amico e in ottimi rapporti con l'Iran che ha provveduto a rafforzare la sua industria bellica e a usarne spesso le vie di comunicazione per fare arrivare armi alla Resistenza di Gaza.

lunedì 30 settembre 2013

Cinque camion carichi di armi confiscati alla frontiera siro-libanese dagli eserciti di Damasco e Beirut!

Una enorme quantità di armi, munizioni, esplosivi ed equipaggiamenti é stata bloccata mentre veniva trasferita dal Libano verso la Siria per rimpinguare gli arsenali e le santebarbare dei gruppi terroristi mercenari che combattono contro il popolo e il Governo siriano, recentemente colpiti con sempre più durezza dalle forze di Assad una volta che la temporanea minaccia militare americana e NATO si é dissolta.

Quattro camion carichi di materiali bellici sono stati bloccati dall'Esercito Arabo Siriano all'imboccatura della Valle della Bekaa, appena usciti dal territorio libanese; dopo una pesante sparatoria che ha visto la morte di quasi tutta la scorta terrorista i quattro veicoli sono stati catturati dalle forze siriane. Il tempismo del trasporto é significativo: solo pochi giorni fa attentati provocatorii sono stati compiuti nella regione libanese di Baalbek contro le forze di Hezbollah evidentemente per "coprire" il transito del convoglio.

Le forze armate libanesi da parte loro hanno catturato un quinto camion che per una via diversa si stava dirigendo in Siria ma non aveva ancora attraversato la frontiera: anche qui i terroristi wahabiti non hanno abbandonato il bottino senza una sparatoria al termine della quale tuttavia i superstiti sono stati costretti  a fuga precipitosa.

Hezbollah, respinti i vigliacchi aggressori takfiri a Baalbek, piange i suoi due martiri: "Le autorità troveranno i mandanti!"

Il Capo del Consiglio Esecutivo di Hezbollah Hashem Safieddine ha commentato la situazione dopo gli attacchi di Baalbek dove provocatori takfiri armati legati al terrorismo mercenario presente in Siria hanno ucciso due militanti del movimento sciita, venendo peraltro contrastati e respinti in poche ore ancora prima che l'Armee Libanaise potesse intervenire schierandosi nella zona.

"Attaccati, ci siamo difesi" ha dichiarato Safieddine "Ma non abbiamo intenzione di usurpare prerogative delle autorità statali: le indagini e gli arresti che seguiranno, come il giudizio dei rei saranno portati a termine dagli organi istituzionali preposti".

Il funerale delle vittime di Hezbollah a Baalbek ha coinvolto decine di migliaia di persone guidate dallo Sceicco Muhammad Jazbek, capo del Consiglio legislativo del movimemnto, il quale, nella sua orazione, ha portato a esempio per il futuro la lunga tradizione libanese di tolleranza.

domenica 29 settembre 2013

Ouday Ramadan fa le sue considerazioni sull'Aftermath della crisi siriana e sul 'disgelo' Usa-Iran!

Riprendiamo queste dichiarazioni dal profilo facebook di Ouday "Soso" Ramadan, amico, compagno, camerata, fratello che in tutti questi mesi non ha mai fatto mancare la sua voce a sostegno della Repubblica Araba di Siria in mezzo al diluvio cacofonico di menzogne dei mass-media italiani asserviti a Washington e Sion e ai belati imbecilli della pseudosinistra "filo-qaedista" e della pseudodestra "filo-NATO"; Ouday Ramadan, all'apice delle minacce Usa contro la sua patria é tornato di corsa in Siria per partecipare alla difesa della sua terra...sei un grande Ouday, la tua soddisfazione nello scrivere queste righe di sintesi sugli ultimi avvenimenti mediorientali é anche la nostra!
 

Rohani torna a casa incassando il riconoscimento all'Iran come una potenza nel Vicino Oriente. Gli Usa abbandonano i loro alleati arabi al proprio destino barattandoli con l'Iran.
La grande mazzata per gli oppositori siriani è stata la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che invita il Regime siriano a collaborare con gli ispettori per la distruzione dell'arsenale chimico siriano.

In caso contrario, il Consiglio di Sicurezza sarà costretto a riunirsi per autorizzare l'uso della forza contro il regime siriano. Naturalmente sarà pronto il duplice cartellino rosso sia quello russo che quello cinese.
Nella attuale risoluzione, il Consiglio di Sicurezza esorta gli stati arabi a cessare immediatamente il loro appoggio balistico all'opposizione siriana e li invita ad adottare la soluzione politica.

Tutti i gruppi terroristi operanti in Siria hanno delegittimato i rappresentanti dell'opposizione all'estero.

E' scattata l'ora del regolamento di conti fra gli oppositori interni ed esterni. Nelle zone controllate dal rattume stiamo assistendo ad una guerra intestina che ha per obiettivo la liquidazione fisica di questi gruppi.
Il grande assente di questo scenario è la Turchia di Erdogan messa in un angolo dall'amore platonico palesato da Obama verso Rohani. Le flotte inglesi, francesi ed americane presenti vicino alle coste siriane hanno iniziato il loro ritorno verso ignote destinazioni. Il conto alla rovescia per il ritorno alla normalità in Siria è iniziato.

I siriani hanno tutto il tempo per completare l'opera di bonifica e iniziare a ricostruire le zone distrutte da questa aggressione. Oggi, Bashar Al Assad viene intervistato dalle maggiori testate giornalistiche occidentali. Chissà pure Napolitano non sarebbe pronto a rinominare di nuovo il Presidente Siriano come Cavaliere di Gran Croce? Non mi stupirebbe. La crisi siriana si avvia verso la fine.

Non posso esimermi dal ricordare il tributo di sangue pagato dai siriani e dai combattenti degli Hizbollah per contrastare questo complotto imperialista. Senza il tributo di sangue pagato dai giovani soldati di leva dell'esercito siriano, la Siria sarebbe crollata nel giro di 24 ore.

Inoltre, il mio pensiero va al grande Generale Hafez Al Assad che grazie ai suoi piani quinquennali di Socialismo scientifico e panarabista, la Siria ha resistito.

Conclusa una battaglia e avanti con la prossima!

Scontri a Baalbek tra Hezbollah ed estremisti takfiri di Al-Nusra! Sette i morti, l'Armee Libanaise interviene

Gruppi di terroristi armati legati all'organizzazione qaedista finanziata dall'Arabia Saudita e spalleggiata dagli incauti 'apprendisti stregoni' dell'Alleanza 14 Marzo (Mustaqbal in primis) chiamata 'Fronte Al-Nusra' si sono dati ad agguati contro personalità e militanti di Hezbollah nella cittadina libanese di Baalbek, vicino al confine con la Siria, nel tentativo di indebolire la potente organizzazione politica e militare sciita, fedele alleata della Siria e del Presidente Assad.

Anche in questo caso si vede come i cosiddetti "integralisti" di Al-Nusra non siano altro che marionette al servizio degli americani e, in ultimo, di Israele, visto che, disturbando Hezbollah al confine con la Siria, proprio all'imboccatura della Valle della Biq'a, "corridoio" naturale tra Damasco e Beirut, i qaedisti vorrebbero impedire il transito di armi sofisticate tra la Siria e la milizia libanese.

In totale negli agguati qaedisti, ma anche nelle pronte risposte armate dell'efficiente milizia sciita si sono riportati sette morti, di cui solo due di Hezbollah; uomini e mezzi dell'Armee Libanaise sono affluiti nella zona per ristabilire il controllo e allontanare gruppi armati stranieri.

E' guerra aperta tra i mercenari qaedisti e gli altri criminali dell' FSA: intanto continuano le vittorie di Assad!

Dopo la rottura delle alleanze e gli 'ultimatum' volati tra il Fronte Al-Nusra e il fittizzio 'Esercito Siriano' che in realtà raggruppa milizie filoturche e filoamericane (mentre Al-Nusra e altre formazioni qaediste sono finanziate dai Principi Sauditi e altri patroni dell'estremismo takfiro) di cui abbiamo a lungo parlato in altri articoli é arrivata adesso la 'risposta' dell'FSA che, nientemeno, ha denunciato gli ex-alleati dichiarando loro guerra dopo giorni di intensi scontri in cui i miliziani stranieri fedeli ad Ankara e Washington hanno perso dozzine di morti.

Ormai il fronte anti-Assad é completamente spaccato e si sta dissanguando in una lotta intestina che favorisce le operazioni delle forze regolari che recentemente hanno sgominato gruppi armati nelle province di Daraa, Idlib e nel Rif Damasceno, sequestrando dozzine di bombe pronte a esplodere e interi arsenali di materiali e munizioni.

Più passa il tempo dalla cessata minaccia di attacco militare americano magistralmente sventata dall'azione politico-diplomatica di Putin e del suo Governo e più la situazione sul campo diventa favorevole al Presidente siriano e al suo popolo.