giovedì 30 dicembre 2010
Persino Jeffrey Goldberg dubita della democrazia israeliana!!
Traduciamo ora per il pubblico Italiano un articolo stilato dal reporter e commentatore Ebreo-americano Jeffrey Goldberg; Goldberg, autore del libro "Prisoners: a Story of Friendship and Terror" ha un'esperienza pluridecennale di questioni medio-orientali e africane e collabora regolarmente con The Atlantic, le sue riflessioni sono significative perché mostrano come anche l'intellighenzia ebraica progressista e in passato decisamente filosionista stia rapidamente ripensando le sue posizioni, allarmata e disgustata dalla sempre più marcata natura militarista e razzista del regime di Tel Aviv.
Esiste la concreta possibilità che un giorno gli israeliani possano decidere di fare a meno della democrazia per mantenere il potere nelle mani dell'etnia ebraica? Alcune persone, ovviamente, obietteranno che Israele già nei fatti ha cessato di essere una democrazia nel momento in cui ha deciso di rendere permanente l'occupazione di ampie zone della Cisgiordania. Io voglio sperare che sia prematuro parlare di una possibile o effettiva "morte della democrazia" in Israele legata allo status della West Bank, ma mentirei a me stesso se negassi che in momenti di dubbio o sconforto il pensiero abbia attraversato la mia testa: che gli israeliani possano prendere la conscia, ferma decisione di preservare il carattere etnico/razziale del loro Stato a scapito di quello parlamentare, rappresentativo, democratico.
Come ho scritto recentemente c'é molto poco che il Governo di destra attualmente in carica abbia detto (per non dire fatto) per suggerire l'idea di poter un giorno liberarsi dalla 'droga pesante' degli insediamenti, in cui ultimamente sta indulgendo con tutta l'estasi di un tossicodipendente in periodo di vacche grasse; quello che é più inquietante é che proprio questa espansione territoriale in Cisgiordania porterà prima o poi al "redde rationem"...quando Stato di Israele e West Bank non saranno più distinguibili cosa faranno i politici? Daranno la cittadinanza ai Palestinesi o gliela rifiuteranno?
La prima opzione renderebbe gli israeliani ebrei più o meno la metà di una popolazione mista di ebrei e arabi, negando il carattere 'razzialmente ebraico' di Israele, la seconda automaticamente escluderebbe Israele dal novero delle nazioni democratiche.
La mia segreta speranza é sempre stata quella che gli israeliani, realizzando finalmente la pognanza di tale scelta (alcuni pare addirittura che lo abbiano già fatto), sceglieranno per il meglio. estricandosi in qualche modo dalla ragnatela degli insediamenti che rischierebbero di soffocare la loro democrazia, ma un paio di recenti conversazioni avute con abitanti di Gerusalemme mi hanno via via convinto che per un gran numero di cittadini ebrei di Israele la democrazia sia sempre meno importante; costoro si radunano grosso modo nei seguenti gruppi: gli haredim ultra-ortodossi il cui peso numerico aumenta sempre più col passare degli anni, i sefarditi provenienti dagli stati Arabi e Mediorientali, un gruppo sociale piuttosto compatto e proletario i cui interessi alla Knesset sono rappresentati dagli odiosi rabbini oscurantisti dello Shas, i coloni ultranazionalisti e fondamentalisti, che sembrano disposti ad appoggiarsi a qualunque politico permetta loro di occupare più terra e ampliare le loro colonie e infine gli immigrati russi fra cui é molto diffuso il sostegno ad Avi Lieberman, l'attuale Ministro degli Esteri.
Diciamo che, in via ipotetica, un giorno del prossimo futuro il Primo Ministro Lieberman (non ridete! non deve fare ridere!) propone una legge che, coerentemente con le iniziative di certi religiosi, proibisce de facto agli Ebrei di vendere o locare immobili agli arabi, oppure che annetta permanentemente a Israele la maggior parte della West Bank per garantire la 'sicurezza' ai coloni...automaticamente questo includerebbe in Israele milioni di Palestinesi, ma Lieberman dichiara che essi non sono "veri" cittadini di Israele e che se vogliono votare devono andare a farlo in Giordania o in qualche altro Stato. Cosa succederebbe a quel punto? La Corte Suprema interverrebbe? Dichiarerebbe l'incostituzionalità di tale provvedimento? Io lo spero ma non posso esserne sicuro, per quanti israeliani conosco che apprezzino e rispettino la democrazia non sono certo che possano avere la forza o la determinazione di lottare per essa e di certo dubito che molti Ebrei all'estero abbiano già simbolicamente 'fatto una croce' su Israele, disgustati dal suo militarismo e dai suoi atteggiamenti discriminatori.
Sono apocalittico? Forse, anzi, certamente. Sto esagerando il problema? Un poco, ma non tanto quanto mi sentirei tranquillo nel sapermi esagerato, anzi, forse non lo sto esagerando affatto. Sta il fatto che Israele potrà avere una stampa libera e una magistratura indipendente ma dall'altro lato é sempre meno simile al Paese che conoscevo e amavo venticinque anni fa, la crescita di potere e influenza dei quattro gruppi che ho evidenziato lo ha cambiato in maniera radicale e niente affatto per il meglio; mi riservo di mostrarvi come e quanto in articoli futuri.
Copyright: Jeffrey Goldberg 2010.
Traduzione: Redazione di Palaestina Felix.
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Anche l'Inghilterra sul punto di elevare ad ambasciata la missione diplomatica palestinese?
Il Ministro degli Esteri britannico Bill Hague sarebbe pronto a elevare lo status dell'Ufficio rappresentativo palestinese a quello di ambasciata tout-court, a seguito dell'impasse ormai irreversibile in cui é evidentemente caduto ogni tentativo di accordo negoziale con Israele per la creazione di uno Stato autonomo in Palestina.
La mossa pianificata negli uffici di Whitehall seguirebbe non già i riconoscimenti incamerati dall'Autorità palestinese in Sudamerica, ma piuttosto il "piccolo riconoscimento" accordato alla Palestina da diversi paesi europei (ultimamente dal Portogallo); in seguito ad essa i titolari dell'ufficio rappresentativo diventerebbero diplomatici a tutti gli effetti, sarebbero coperti dalle garanzie e dalle convenzioni applicate ai loro colleghi, la Gran Bretagna, tuttavia, non riconoscerebbe l'esistenza di uno Stato palestinese sui confini antecedenti all'aggressione israeliana del 1967, come invece hanno fatto Brasile, Argentina, Uruguay ed Ecuador.
Mappa aggiornata dei vari gradi di riconoscimento della Palestina nel mondo, entro la primavera 2011 anche il Paraguay cesserà di essere marrone. |
Anche se meno coraggioso del passo intrapreso dai paesi latinoamericani anche questa decisione britannica potrebbe aiutare non poco la causa palestinese, soprattutto diffondendo nel campo sionista la certezza che, continuando con la strategia di aperto disprezzo delle trattative e continua minaccia militare ed appropriazione di terra nei confronti di Gaza da un lato e della Cisgiordania dall'altro Israele stia percorrendo a grandi passi il sentiero verso la quarantena diplomatica e il totale isolamento internazionale, che potrebbe preludere alla condanna dell'ONU e all'applicazione di sanzioni nei suoi confronti.
Proprio in questi giorni politici israeliani si sono affannati a cercare di saldare una vecchia frattura diplomatica con Londra, risalente all'omicidio a Dubai di Mahmoud al-Mabouh, il leader di Hamas trucidato da uno squadrone della morte del Mossad, che per entrare indisturbato negli Emirati Arabi si era servito di documenti britannici contraffatti, basati su passapaorti di cittadini ebrei con doppia nazionalità.
Ma, come si dice in Inghilterra, le scuse così frettolosamente presentate potrebbero essere "too little, too late".
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L'Egitto ci riprova! La carovana solidale "Asia to Gaza" bloccata a un passo dalla meta!
Nel secondo anniversario del sanguinoso "pogrom" militare sionista contro la popolazione indifesa della Striscia di Gaza la "Carovana di solidarietà" partita con oltre cinquecento volontari da Nuova Delhi il 2 dicembre scorso avrebbe dovuto varcare i posti di blocco di Rafah per portare agli abitanti della Striscia il conforto dei generi di prima necessità (trasportati per migliaia di chilometri attraverso Pachistan, Iran, Turchia, Siria e Libano) e il calore della solidarietà di tutti i popoli d'Asia: dalla Cina all'Indonesia, dalla Malesia al Giappone.
Eppure l'Egitto ha fermato il convoglio ancora prima che potesse raggiungere la sua destinazione finale, citando non meglio precisate "irregolarità" nei documenti presentati dai responsabili dell'iniziativa come motivo per la decisione. In realtà l'arresto potrebbe essere un modo degli egiziani di non mostrarsi "troppo ansiosi" di partecipare all'indebolimento del ferreo assedio sionista contro Gaza, o anche solo di estorcere una tangente per consentire l'attraversamento di Rafah.
Nella satrapia retta nominalmente da Hosni Mubarak per conto degli interessi imperialisti e colonialisti israelo-americani non ci sarebbe da stupirsi di nulla; l'Egitto si qualifica ormai da decenni in testa alla classifica dei paesi più corrotti del mondo.
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Giovani di sinistra manifestano a Istanbul la loro solidarietà con la Palestina. Interviene Carlos Latuff!
Diverse centinaia di rappresentanti di movimenti turchi progressisti, di sinistra e del mondo del lavoro si sono dati appuntamento presso il celebre "Tünel" di Istanbul su invito e iniziativa del Comitato per il Boicottaggio contro Israele, dando vita a una marcia che si é conclusa in Piazza Taksim, scandita da slogan filopalestinesi e di condanna degli eccessi sionisti contro Gaza, passati ma anche presenti.
"L'imperialismo sarà sconfitto, gli oppressi trionferanno", "Israele assassino, sparisci dal Medio Oriente", "Lunga vita alla fratellanza internazionalista", "Libertà alla Palestina, boicottiamo il sionismo", "Denizbank, collabori con gli assassini", erano alcune delle parole d'ordine del movimento, cantate in coro o vergate su striscioni, bandiere e cartelli. Dexia/Denizbank é un gruppo finanziario/bancario locale che fornisce servizi ad aziende coinvolte in progetti negli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania, un bersaglio naturale per chiunque voglia colpire economicamente la politica di annessione territoriale di Israele.
In Piazza Taksim uno speaker d'eccezione si é rivolto alla folla: il cartoonist satirico brasiliano Carlos Latuff, la cui graffiantissima matita ha prodotto centinaia di famosissime vignette dedicate alla lotta degli emarginati e degli sfruttati in ogni angolo del mondo e di cui alcune delle più famose sono proprio dedicate alla Palestina e alle sue tribolazioni.
Latuff ha ringraziato i presenti per il loro impegno e la loro militanza e ha sottolineato come i turchi abbiano due motivi di aderire in massa alla campagna BDS: la solidarietà con la Palestina e il desiderio di onorare la memoria dei nove attivisti morti a bordo della Mavi Marmara, la nave ammiraglia della Freedom Flotilla che venne abbordata in acque internazionali dai commando israeliani, che compirono una strage contro l'equipaggio disarmato.
Alla manifestazione di Istambul hanno preso parte l'associazione pacifista Barış Derneği, la Federazione per i Diritti democratici DHF, il Movimento per il Partito dei lavoratori EHP, il Fronte del Lavoro e della Libertà "Emek ve Özgürlük Cephesi", la Piattaforma socialista degli oppressi ESP, l'Associazione di Solidarietà col Popolo palestinese FHDD, la Camera dei Medici di Istanbul, i Collettivi studenteschi, l'associazione Partizan, il PDD, "Futuro Socialista", il Partito Socialista Turco, il Partito Comunista TKP e il Comitato per il Boicottaggio a Israele BDSP.
Intervista esclusiva con Ousama Hamdan, dirigente di Hamas (1)
Traduciamo in esclusiva assoluta per il pubblico italiano l'intervista ottenuta dall'analista politica romena Manuela Paraipan col maggiore esponente di Hamas in Libano, Ousama Hamdan.
Questo eccezionale documento testimonia chiaramente dell'abissale differenza fra la vera organizzazione di Hamas, movimento musulmano di Resistenza che lotta per l'affermazione dei diritti palestinesi e i "babau" che vengono quotidianamente dipinti a uso e consumo dell'ingenuo e disinformato pubblico occidentale dalla canea dei "giornalisti" asserviti al Potere, servi soddisfatti di Israele e delle sue mire colonialiste, imperialiste e razziste.
tipici rappresentanti del giornalistame italico, saldamente asservito agli interessi sionisti. |
Manuela Paraipan: Mi spieghi sinteticamente come opera Hamas, che rapporto c'é fra vertici e militanza? Esiste una rigida gerarchia o ci sono spazi di discussione fra i capi e la base?
Ousama Hamdan: In Hamas nessuno nega che siamo un movimento di Resistenza, e tutti i membri sanno cosa ciò voglia dire e quali principi debbano ispirare le nostre azioni; le azioni in sé stesse vengono quasi da sole, perché le scelte sono fatte di volta in volta dal corpo di militanti coinvolti nell'azione stessa; l'ispirazione generale, la strategia é chiara, la tattica é responsabilità della cellula: in questo modo Hamas riesce ad essere molto efficace senza una pesante struttura di comando che può diventare ampollosa, corrotta, ed é soggetta alle offese del nemico.
Nella situazione, se mi concede il termine, "normale", la Resistenza viene portata avanti con ogni mezzo, non solo con le azioni militari e, ultimamente, nemmeno principalmente attraverso esse.
Ora siamo in stato di cessate il fuoco, lo rispettiamo, lo facciamo rispettare: la decisione é stata presa dal vertice politico e il corpo dei militanti l'ha accettata, senza discussioni, senza negoziati, accettata e basta, ma una volta che il cessate il fuoco viene revocato, o interrotto, le operazioni militari potranno riprendere a brevissimo giro.
Anche adesso, che siamo attaccati dagli israeliani, il nostro cessate il fuoco regge, perché capiamo che gli attacchi sionisti sono provocatorii.
Paraipan: Lei ha menzionato la "Resistenza"; che significato date alla parola?
Hamdan: Il più ampio e vasto possibile, applicabile a gruppi, comunità e individui, a seconda delle loro finalità, capacità e inclinazioni; Resistenza culturale, politica, civile, anche armata. L'Occupazione é il nostro bersaglio principale, e non tanto dal punto di vista delle truppe o delle strutture, ma del principio e delle idee...dobbiamo sconfiggere la stessa idea di Occupazione per essere certi che la nostra vittoria sia definitiva, altrimenti anche se tutti i soldati israeliani e i loro muri e i loro posti di blocco sparissero, resteremmo comunque vulnerabili.
Accettando o lasciando sopravvivere l'idea di Occupazione la Nazione palestinese potrebbe morire anche se i palestinesi vivessero...guardate cosa succede in Cisgiordania! Fatah ha accettato l'idea di Occupazione e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Paraipan: Quale é la politica di Hamas, riguardo ai civili? I vostri militanti li considerano bersagli accettabili?
Hamdan: Nel 2005 sfidai gli israeliani a portarmi una lista delle persone che ritenevano uccise dalle operazioni di Hamas, suddivisa in militari e civili. Dissi loro, all'epoca, che avrebbero scoperto, complilandola che oltre i tre quarti dei morti causati da operazioni di Hamas erano militari, o comunque persone coinvolte nell'Occupazione.
Non ricevetti risposta, quindi é chiaro che la mia previsione era esatta o peccava per difetto, quindi lasciarono cadere l'idea della lista, perché avrebbe indebolito le loro pretese di chiamare la nostra Resistenza 'terrorismo'.
Scuole, cinema, ospedali, parchi, sono obiettivi interdetti per noi, e mi creda, avremmo potuto colpirne così tanti se solo avessimo voluto.
Resterebbe la questione dei settler: sono civili? La Convenzione di Ginevra dice di no, nemmeno i sionisti li considerano tali, e non sollevano mai la questione, perché sanno che qualunque analisi di una parte terza non potrebbe che adeguarsi con la Convenzione di Ginevra: i settler non sono civili.
Nel 2003 eravamo al Cairo; gli egiziani ci chiesero se Hamas fosse disposto a fermare le operazioni di martirio, noi replicammo di sì, a patto di convenire a un accordo con Israele per smettere di colpire civili, per noi sarebbe stato facilissimo rispettarlo, volevamo vedere se era possibile far prendere simile impegno anche a loro.
Sharon mandò Ephraim Halevi, che era il capo dell'epoca del Mossad. Gli egiziani, in quanto mediatori, gli esposero la questione, si andò avanti per un po', stabilendo e definendo la definizione di "civile" nella cornice dell'accordo, stabilendo di attenerci alle linee guida della Convenzione di Ginevra. Halevi rientrò in Israele e poco dopo ci venne detto che Sharon aveva mandato tutto a monte "perché non voleva avere le mani legate", vede? Per un sionista rispettare i civili è "avere le mani legate".
Vi furono due occasioni durante il pogrom contro Gaza in cui i nostri militanti catturarono soldati sionisti: la situazione dei civili era disperata, la priorità era far cessare subito il massacro, quindi cercammo, a ostilità ancora in corso, di intavolare una trattativa: "smettete di uccidere civili e avrete indietro la vostra gente" e sa cosa successe? Gli ufficiali diressero cannonate e bombardamenti nel luogo dove avevamo annunciato loro che erano tenuti i prigionieri, glielo avevamo detto per evitare che li colpissero per sbaglio, per noi erano preziosi, erano il mezzo per salvare i nostri civili, e loro li uccisero (insieme ai militanti che montavano la guardia su di loro), per poter continuare il massacro indisturbati...questi sono i sionisti.
Paraipan: Come spiega gli attacchi di agosto e dei primi di settembre? Non hanno violato il cessate il fuoco?
Hamdan: Assolutamente no, perché Hebron é nella Cisgiordania, non nella Striscia di Gaza; il cessate il fuoco riguarda solo Gaza e la Striscia...inoltre quelle operazioni erano necessarie per dimostrare che non avremmo lasciato massacrare i nostri militanti e i nostri sostenitori nella West Bank.
Israele, aiutato da Fatah, arresta, incarcera e tortura i nostri uomini e i nostri simpatizzanti in Cisgiordania, arrivando a volte al vero e proprio omicidio, come nel caso di Iiyad Shilbaya, un membro di Hamas incarcerato dagli uomini di Abbas per oltre due anni...viene liberato e dopo quarant'otto ore é trovato morto, in casa sua.
Gli attacchi servirono a mandare un messaggio riguardo questa situazione, non erano minimamente collegati a quella farsa chiamata "progetto di pace", é un'impostura, sta morendo per conto suo, non abbiamo nemmeno bisogno di 'sabotarlo', come é possibile 'sabotare' qualcosa che non funziona?
Fatah non attacca Hamas "per difesa", ma perché segue gli ordini e le indicazioni dei sionisti.
Paraipan: Continuerete simili operazioni?
Hamdan: Le ho detto prima che ci troviamo in una situazione di Resistenza, devo quindi aspettarmi che se Fatah continuerà ad agire come strumento dell'Occupazione si trovi di nuovo sottoposto alle nostre reazioni; comunque quello che voi europei avete difficoltà a capire é che tra i Palestinesi non tutte le operazioni di Resistenza vengono intraprese da Hamas, e nemmeno da uno degli altri gruppi organizzati secondari: all'apice della Seconda Intifada circa un quarto delle operazioni di Resistenza venivano portate avanti da gruppetti occasionali o addirittura da individui.
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Haniyeh chiede alla Lega Araba di tenere sotto controllo Israele e i suoi propositi bellici su Gaza
In un messaggio indirizzato al Segretario generale della Lega Araba Amir Moussah, il primo ministro palestinese Ismail Haniyeh ha domandato che le nazioni ad essa aderenti estendano un reclamo presso il Consiglio di Sicurezza ONU per le continue incursioni militari israeliane contro il territorio della Striscia di Gaza, che si accompagnano a minacce e previsioni di altre, più gravi azioni armate contro la sua popolazione.
Nel messaggio Hanyieh chiede che vengano approntate misure di controllo e prevenzione contro quest'eventualità, che sarebbe letteralmente devastante contro una struttura civile, economica e umanitaria che, stante il perdurare dell'assedio sionista contro la Striscia, non ha mai avuto occasione di riprendersi totalmente dai danni inflitti dal "pogrom" militare del dicembre 2008/gennaio 2009.
Il Primo Ministro ha sottolineato come sia tattica usuale dello Stato ebraico attendere che l'attenzione collettiva della Comunità internazionale sia distratta da qualche evento di grande portata per mettere in atto i suoi piani di aggressione: fu così contro il Libano nel 2006 e anche contro Gaza a fine 2008. L'inchiesta sul comportamento delle truppe sioniste, portata avanti dal giurista sudafricano Richard Goldstone riportò che la condotta delle truppe israeliane a Gaza era "borderline" con il vero e proprio Crimine contro l'Umanità e ricadeva in diverse occasioni nel Crimine di Guerra.
Un esempio furono i ripetuti attacchi portati contro il personale di polizia della Striscia di Gaza: la polizia, in quanto unità non militarizzata e non in grado di intraprendere missioni militari, va considerata alla stregua di un obiettivo civile secondo la Convenzione di Ginevra; pure caserme e commissariati palestinesi vennero deliberatamente fatti segno del fuoco sionista, evidentemente per impedire che i poliziotti potessero aiutare gli abitanti.
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mercoledì 29 dicembre 2010
Israele diserterà il summit Onu contro il razzismo: il regime dell'Apartheid è sempre più alle corde!
Israele ha annunciato con largo anticipo che boicotterà il summit internazionale convocato dall'ONU per celebrare il decennale della storica conferenza di Durban contro il Razzismo. Tutti gli amici della pace e i sostenitori della causa palestinese ricordano con orgoglio ed emozione quello storico consesso, durante il quale i paesi del terzo mondo, non solo quelli arabi o musulmani, ma anche quelli africani e sudamericani levarono per la prima volta la loro voce all'unisono, alta e forte per condannare l'intollerabile regime di segregazione e discriminazione che lo Stato ebraico andava rinforzando sempre più nei confronti del popolo palestinese: sia contro i palestinesi dei territori occupati che contro quelli dotati di cittadinanza israeliana.
Fu la prima volta che gli oppressi, gli sfruttati, i depredati dall'avidità imperialista e colonialista che l'avamposto israeliano in Medio Oriente tanto bene incarna e rappresenta, riuscivano a coordinare le loro azioni sconvolgendo i programmi e le intenzioni dei gerarchi sionisti, che speravano di pietire l'ennesimo "assegno in bianco" raccontando la clamorosa balla di: "Israele patria dei sopravvissuti all'Olocausto". Il successo della campagna antisionista per la denuncia dell'Apartheid israeliano fu tale che lo Stato ebraico non si presentò alla conferenza di Ginevra 2009 (che doveva proseguire il lavoro e l'impegno partito dal Sudafrica otto anni prima), muovendo i suoi burattini e agenti prossimi delle varie "lobby a sei punte" per costringere Stati Uniti e alcuni altri paesi anglosassoni a disertare a loro volta il meeting.
Ovviamente, il Ministro degli Esteri sionista, il rozzo e grottesco ultranazionalista fascista di origine russa, Avigdor Lieberman, ha provato a frustare l'ormai esangue e stremato cavallo del presunto "antisemitismo" degli attivisti anti-Apartheid...un antisemitismo molto "sui generis", visto che tra le loro fila si contano moltissimi Ebrei, come i giovani che hanno contestato il discorso razzista del Primo Ministro Netanyahu a New Orleans...come Hajo Meyer o come Hedy Epstein, addirittura scampati alle persecuzioni dei nazisti...e che proprio per questo manifestano e agiscono per evitare che il popolo di Palestina subisca le loro stesse tribolazioni.
Questi Ebrei ultraortodossi secondo Avi Lieberman sarebbero "antisemiti". |
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Si infittisce la trama nella debacle egiziana del Mossad! Richiamato l'ambasciatore israeliano al Cairo!!
Il quotidiano egiziano Al-Youm Al-sabe'a ha rivelato che l'ambasciatore israeliano Isaac Levanon ha lasciato la capitale del paese immediatamente dopo che l'interrogatorio dell'uomo d'affari reclutato dal Mossad per infiltrare la rete di telecomunicazioni locale ha cominciato a rivelare nella sua interezza le macchinazioni sioniste in tutta la nazione e le loro connessioni con altri paesi, prossimi e remoti.
Levanon sarebbe stato avvistato all'aeroporto del Cairo con la moglie e tre grossi colli contrassegnati come "bagaglio diplomatico". Secondo l'emittente "Canale 10" l'ambasciata dello Stato ebraico al Cairo ha dichiarato che Levanon é rientrato in Israele per un periodo di riposo. Ufficiali dei servizi egiziani, intanto, avrebbero ammesso che il commerciante tessile arrestato finora, Tareq Abdel Rezeq, non sarebbe l'unico egiziano coinvolto nelle indagini, ma vi sarebbe un'altra figura, della quale non si sa se sia ricercata o già nelle mani delle autorità.
Dalle rivelazioni di Rezeq, inoltre, apparirebbe chiaro che la "rottura" di un nodo di telecomunicazioni sottomarino avvenuta il 20 dicembre di due anni fa nei pressi della Sicilia non sarebbe stato un incidente, ma il risultato di un'operazione israeliana di sabotaggio. I cavi spezzati (Semaway 3 e 4, nonché quello della Flag Corporation) avevano fatto piombare l'Egitto nel caos, facendo crollare l'80 per cento della rete informatica del paese e causando gravi scompensi anche nelle regioni vicine, fino al Golfo Persico.
Una settimana dopo Israele scatenava il suo "pogrom" militare su Gaza, l'Operazione Piombo Fuso.
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martedì 28 dicembre 2010
Reportage esclusivo!! La polizia di Gaza onora i caduti nel secondo anniversario del 'pogrom' sionista!
La forza di polizia di Gaza, che cerca di mantenere la popolazione palestinese nella sicurezza persino sotto l'oppressiva cappa dell'assedio sionista, ormai prossimo a entrare nel quinto anno di durata, ha commemorato con una cerimonia pubblica i militi caduti sotto le granate e le cannonate del violentissimo "pogrom" militare scatenato esattamente due anni fa dalle forze armate dello Stato ebraico.
Dediti a proteggere e servire la popolazione civile della Striscia era fatale che i poliziotti di Gaza fossero fra i primi a subire perdite in una campagna militare che, venendo condotta secondo le "istruzioni" della criminale "Dottrina Dahyia" non cercava di colpire le forze armate di Hamas, ma anzi, si concentrava contro obiettivi civili per cercare, di converso, di creare problemi all'autorità e alla popolarità del movimento di Resistenza.
Fra i cinquecento uomini in uniforme che sacrificarono la vita durante l'attacco di "Piombo Fuso" (su circa 1450 vittime) circa un decimo facevano parte della polizia, mentre gli altri erano parte delle brigate Al-Qassam e di altre organizzazioni militari o paramilitari di altre frazioni della Resistenza palestinese (come le Brigate Salah-ad-Din, le Brigate Ali Abu Mustafa, le Brigate di Resistenza Nazionale e l'ala militare della Jihad Islamica). Come si può notare l'attuale strategia di attacco israeliana uccide circa due civili per ogni militare/miliziano colpito.
Fra i mille civili massacrati dallo Stato ebraico durante il "pogrom" contro il ghetto di Gaza 313 avevano meno di 17 anni.
50 di essi avevano meno di 5 anni.
Hezbollah ed Esercito libanese smantellano rete spionistica israeliana nello Chouf!
I servizi segreti militari libanesi, agendo in cooperazione con le forze della Resistenza guidate dal partito Hezbollah, hanno smantellato, fra domenica e ieri, una serie di sofisticate apparecchiature di ascolto e intercettazione piazzate nell'area di Tawmat Niha sul massiccio dello Chouf, arrestando tre personaggi coinvolti nella loro installazione, sospettati di far parte di una rete di spionaggio israeliana.
Il quotidiano An Nahar ha rivelato che i sistemi elettronici smantellati permettevano di monitorare la valle della Bekaa e la zona costiera fra Sidone e Jbeil e che la cooperazione delle forze di Hezbollah é stata "determinante" per la scoperta e la rimozione degli stessi. Qualche settimana addietro altri apparecchi installati da agenti israeliani erano stati rimossi dalla cima del Monte Sannine (a Nordest di Beirut) e dalle pendici del Monte Barouk, a Est della capitale.
Diverse personalità politiche libanesi con esperienza di intelligence militare come l'ex maggior generale Hicham Jaber (capo di "H&D" - Centro studi mediorientale per le Pubbliche Relazioni), l'ex Ministro della Difesa ed ex Ministro dell'Informazione Albert Mansour e il membro del Parlamento Qassem Hashem hanno rilasciato dichiarazioni in merito all'accaduto lodando l'efficienza delle Forze di difesa nazionale nello smantellare le reti di ascolto installate da agenti sionisti, mettendo in guardia contro l'eccessiva privatizzazione del settore delle telecomunicazioni e sottolineando l'efficacia della cooperazione fra Hezbollah ed Esercito.
Pochi giorni fa, un'operazione israeliana volta a costruire una simile rete di intercettazione in Egitto era stata "bruciata" dal "Mukhabarat" del Cairo; le prime indagini avevano rivelato come l'egiziano reclutato dal Mossad avesse ricevuto istruzioni di verificare la possibilità di approcciare personale con contatti in Siria e Libano, a dimostrazione di quanto il Paese dei Cedri rimanga oggetto delle attenzioni spionistiche dello Stato ebraico.
lunedì 27 dicembre 2010
Gaza esiste, Gaza resiste! Cento giovani coppie palestinesi si uniscono in matrimonio sfidando l'assedio sionista!!
L'Ong turca IHH, responsabile per diversi programmi di aiuto e solidarietà con la popolazione di Gaza, sottoposta ormai da quattro anni al crudele assedio deciso dalle autorità militari sioniste, ha organizzato una cerimonia collettiva di matrimonio per cento coppie di giovani palestinesi della Striscia che non sarebbero riusciti altrimenti a sostenere le spese di una celebrazione privata.
L'occasione é stata accompagnata dall'entusiasmo di tutti i partecipanti: sposi, parenti e altri invitati, che si sono riuniti in un salone addobbato e attrezzato per ospitare esibizioni di musica tradizionale, danze folcloriche e altre celebrazioni in onore delle coppie nubende e di omaggio allo spirito dei Palestinesi di Gaza, che portano avanti le loro vite nonostante le difficoltà causate dall'inumana politica portata avanti contro di loro dallo Stato ebraico.
Senza l'assedio israeliano, che causa gravi problemi non solo all'approvvigionamento di materiali e beni, ma soffoca la crescita economica del territorio (anche tramite gli attacchi a strutture e attività produttive) molti dei giovani sposi avrebbero avuto un lavoro e i mezzi per provvedere autonomamente a una cerimonia con tutti i crismi, l'azione di IHH, la stessa organizzazione che guidò la Freedom Flotilla nella primavera 2010, é riuscita a rendere comunque indimenticabile un giorno che rimarrà per tutta la vita nei loro cuori.
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Psicologo palestinese sporge denuncia contro Israele per la morte dei suoi tre figli, uccisi durante il "Pogrom" contro Gaza
Oltre quattrocento bambini e bambine palestinesi sono caduti sotto i colpi dell'eserctio sionista durante il brutale "pogrom" militare scatenato contro la Striscia di Gaza esattamente 728 giorni fa; molte altre centinaia furono quelli mutilati e feriti, condannati a una vita da disabili in un territorio tenuto sotto assedio dai tronfi generali delle forze armate più (im)morali del mondo, capaci di riempire i propri arsenali con le tasse pagate dai cittadini di un altro Stato, ma incapaci di prevalere su movimenti di popolo come Hezbollah in Libano e Hamas nella Striscia.
Il dottor Ezzedin Abu Elaish, cittadino di Gaza la cui casa venne centrata in pieno da un proiettile di cannone israeliano perse in un colpo solo il figlio ventenne Bissan e le due figlie Mayar, di quindici anni e Aya di 13. Incapace di prendersi la propria vendetta con le armi, avendo dedicato la vita ad attutire e alleviare le sofferenze altrui, il dottor Elaish, psicologo infantile con una vera e propria specializzazione su traumi e shock bellici nei giovani palestinesi, ha deciso di combattere la mostruosa, inumana ingiustizia inflittagli dallo Stato sionista con le armi della Ragione e del Diritto.
Nella giornata di ieri il medico ha infatto sporto una massiccia richiesta di compensazione per danni e sofferenze morali contro l'IDF, Tsahal, la forza militare che lo Stato ebraico scatena a piacimento contro obiettivi civili secondo gli espliciti dettami della Dottrina Dahiya, un protocollo operativo che lungi dall'evitare di coinvolgere strutture e personale non combattente le rende anzi obiettivo primario per "mettere in crisi" la struttura dei movimenti di Resistenza araba e palestinese.
"La tragedia che mi ha colpito rimarrà sempre con me, anche se otterrò ragione; ma sporgere la denuncia era necessario, per mostrare anche a Israele che esiste un Diritto superiore a quello della forza bruta". Might is not Right per il dottor Elaish e, insieme a tutti coloro che mantengono viva la fede nella Giustizia, noi di Palaestina Felix speriamo di poter vedere questo assunto confermato e rafforzato da una storica sentenza che metta i sionisti di fronte al peso e alla responsabilità per le loro azioni eccessive e prive di scrupoli, che hanno privato un genitore dell'affetto e del conforto dei suoi tre figli.
Il dottor Ezzedin Abu Elaish, cittadino di Gaza la cui casa venne centrata in pieno da un proiettile di cannone israeliano perse in un colpo solo il figlio ventenne Bissan e le due figlie Mayar, di quindici anni e Aya di 13. Incapace di prendersi la propria vendetta con le armi, avendo dedicato la vita ad attutire e alleviare le sofferenze altrui, il dottor Elaish, psicologo infantile con una vera e propria specializzazione su traumi e shock bellici nei giovani palestinesi, ha deciso di combattere la mostruosa, inumana ingiustizia inflittagli dallo Stato sionista con le armi della Ragione e del Diritto.
Nella giornata di ieri il medico ha infatto sporto una massiccia richiesta di compensazione per danni e sofferenze morali contro l'IDF, Tsahal, la forza militare che lo Stato ebraico scatena a piacimento contro obiettivi civili secondo gli espliciti dettami della Dottrina Dahiya, un protocollo operativo che lungi dall'evitare di coinvolgere strutture e personale non combattente le rende anzi obiettivo primario per "mettere in crisi" la struttura dei movimenti di Resistenza araba e palestinese.
"La tragedia che mi ha colpito rimarrà sempre con me, anche se otterrò ragione; ma sporgere la denuncia era necessario, per mostrare anche a Israele che esiste un Diritto superiore a quello della forza bruta". Might is not Right per il dottor Elaish e, insieme a tutti coloro che mantengono viva la fede nella Giustizia, noi di Palaestina Felix speriamo di poter vedere questo assunto confermato e rafforzato da una storica sentenza che metta i sionisti di fronte al peso e alla responsabilità per le loro azioni eccessive e prive di scrupoli, che hanno privato un genitore dell'affetto e del conforto dei suoi tre figli.
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domenica 26 dicembre 2010
Regalo di Natale per il popolo libanese: eliminato un fantoccio qaedista della CIA
Ghandy al-Sahmarani, a parte una ironica e totalmente inappropriata assonanza del nome, non aveva nulla di pacifico e non violento, anzi, era dirigente del Jund Ash Sham, un gruppo di fanatici fondamentalisti legati alla rete Qaedista che cerca, come nel caso di Fatah al-Islam, di penetrare nel mosaico di sette ed etnie del Paese dei Cedri, per destabilizzarlo con la propria violenza, pagata e diretta dai soliti e ben noti burattinai di al-Qaeda, che viene fatta apparire e colpire in ogni scenario dove la CIA e il Dipartimento di Stato Usa abbiano interesse a intervenire.
Ghandy al-Shamarani |
Il cadavere del terrorista. |
Evidentemente qualcuno non ha gradito i suoi sforzi.
I qaedisti non hanno mai avuto fortuna in Libano (così come in Siria o in Palestina), dove anzi, un altro loro movimento come Fatah al-Islam (nessuna relazione con la Fatah di Abbas e Arafat) é stato pressoché distrutto dall'esercito nazionale nel 2007, dopo alcune settimane di feroci scontri nel campo profughi di Nahr al-Bared. Jund Ash Sham, il movimento di cui faceva parte Ghandy al-Sahmarani, aveva perso prestigio, influenza e militanti proprio a favore di Fatah al-Islam (tanto che dopo la distruzione di Fatah al-Islam aveva cercato con un piccolo attentato a un posto di blocco militare a Sidone di 'recuperare visibilità'); con la morte del dirigente sembra che la presenza Qaedista in Libano abbia ricevuto un ulteriore gravissimo colpo.
E' interessante notare come i Qaedisti siano numerosi e/o influenti soltanto nelle nazioni fortemente influenzate e penetrate dai servizi segreti americani: Arabia Saudita, Yemen, Irak, Pakistan, Giordania. Laddove lo spionaggio statunitense é tenuto sotto controllo essi sono assenti o, come in Libano, sottoposti a continui scacchi.
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Immagini esclusive del Natale 2010 a Betlemme!
Betlemme, la cittadina che la tradizione Cristiana indica come luogo di nascita di Gesù Cristo, si trova nei Territori Occupati di Cisgiordania; nella notte tra venerdì e sabato la solenne messa di mezzanotte, officiata dal Custode dei luoghi santi Ibrahim Faltas, é stata seguita da centinaia e centinaia di fedeli, ricevendo anche la visita di alcuni dignitari di Fatah e movimenti ad esso alleati fra cui Mamhud Abbas e Salaam Fayyad, oltre che naturalmente del sindaco locale Victor Batarseh.
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