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sabato 14 luglio 2012
Dahiyeh "Fenice" del Libano: dove le bombe di Sion uccisero innocenti oggi risorgono case e vita!
La "Dottrina Dahyieh" é quella 'strategia' delle forze armate sioniste secondo la quale sarebbe possibile 'piegare' i Movimenti popolari di Resistenza (come Hezbollah e Hamas) prendendo VOLONTARIAMENTE di mira con artiglierie e bombardamenti le infrastrutture civili, per causare gravi perdite e sofferenze alle popolazioni civili e mettere quindi queste contro i partiti e le fazioni della Resistenza popolare.
Le immagini in bianco e nero mostrano con quanta sadica ferocia veramente fascista e nazista i generali di Sion abbiano applicato tale 'dottrina' nel corso della loro ultima guerra di sei anni fa contro il Libano, colpendo il sobborgo meridionale di Beirut che ha dato poi il nome a questa disumana 'strategia'
Le immagini a colori mostrano invece come, a sei anni di distanza da quella dimostrazione di ferocia insensata, che rivaleggia col bombardamento franchista di Guernica i palazzi di appartamenti, i negozi, i campi giochi e i centri sportivi siano stati ordinatamente e laboriosamente ricostruiti e come, a ricordo delle sofferenze passate ma anche della grande vittoria a esse seguita, dai balconi e dalle finestre, a memento e memoria, pendano i vessilli della Resistenza sciita e i ritratti del suo leader Hassan Nasrallah.
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I Presidenti d'Egitto e Tunisia, Mursi e Marzouki, dichiarano a una voce: "Sostegno totale alla Causa e ai Diritti palestinesi!"
In una conferenza stampa congiunta che la cronaca ricorderà come uno degli eventi-chiave del dispiegamento delle forze democratiche scatenata nel Nordafrica arabo e musulmano dalla dirompente carica rinnovatrice della "Primavera Araba" i neo-presidente egiziano (Mohammed Mursi, esponente del Partito di Libertà e Giustizia della Fratellanza Musulmana) e il suo collega di poco più anziano di carica, il tunisino Morcef Marzouki del Congresso per la Repubblica (formazione più laica ma altrettanto dedita all'ideale della Democrazia e della Libertà di scelta politica) hanno dichiarato fianco a fianco la loro dedizione al sostegno della Causa palestinese.
Mursi ha messo bene in chiaro che non é intenzione sua o della sua amministrazione entrare nel merito della politica interna palestinese sostenendo questa o quella fazione o partito ma in maniera altrettanto esplicita e netta ha fatto capire che la sua determinazione a sostenere il Diritto palestinese all'autodeterminazione, alla Democrazia e a un proprio Stato dove esercitarla libertamente sarà totale.
Marzouki, da parte sua, ha detto come già in precedenti occasioni che la Tunisia é unita e solidale con la Palestina e i Palestinesi e che cercherà in tutti i modi di spingere avanti il processo di riavvicinamento e ricomposizione politica tra Hamas e Fatah, strada privilegiata per portare avanti una piattaforma di rivendicazioni unitaria e omogenea. Marzouki si trovava al Cairo impegnato in una due giorni di visita ufficiale all'Egitto.
Mursi ha messo bene in chiaro che non é intenzione sua o della sua amministrazione entrare nel merito della politica interna palestinese sostenendo questa o quella fazione o partito ma in maniera altrettanto esplicita e netta ha fatto capire che la sua determinazione a sostenere il Diritto palestinese all'autodeterminazione, alla Democrazia e a un proprio Stato dove esercitarla libertamente sarà totale.
Marzouki, da parte sua, ha detto come già in precedenti occasioni che la Tunisia é unita e solidale con la Palestina e i Palestinesi e che cercherà in tutti i modi di spingere avanti il processo di riavvicinamento e ricomposizione politica tra Hamas e Fatah, strada privilegiata per portare avanti una piattaforma di rivendicazioni unitaria e omogenea. Marzouki si trovava al Cairo impegnato in una due giorni di visita ufficiale all'Egitto.
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Mishaal e la delegazione di Hamas lasciano Tunisi e raggiungono il Marocco per incontrare il Premier Keiran!
Dopo avere presenziato allo storico Nono Congresso del Movimento del Rinascimento Musulmano (Ennahda) a Tunisi, il primo da trent'anni a questa parte a tenersi effettivamente nel paese nordafricano, la delegazione di alto livello del Movimento di Resistenza palestinese Hamas, guidata dal Segretario del Politburo Khaled Mishaal in persona si é mossa ulteriormente verso Ovest, sbarcando a Rabat, capitale del Marocco.
Mishaal e colleghi hanno così risposto all'invito ricevuto dal premier islamista marocchino Abdulilah ben Keiran, salito al potere dopo le ultime elezioni dove le forze musulmane riformatrici hanno inflitto una durissima sconfitta ai partiti monarchici. Il Segretario di Hamas incontrerà tanto il Premier Keiran quanto gli altri vertici dell'amministrazione statale e del partito islamista "Giustizia e Sviluppo", non sono invece previsti incontri con i rappresentanti della dinastia reale.
In Tunisia Mishaal ha discusso a lungo con il Primo Ministro di Ennahda Hamadi Jebali, a capo del Governo di transizione e con il Presidente dell'Assemblea Costituente Mansour Ben Jafaar, intrattenendosi a lungo sugli sviluppi della situazione politica palestinese, sugli ostacoli incontrati dal processo di riconciliazione con Fatah e sui recenti avvenimenti politici nel Mondo Arabo e musulmano. Con ogni probabilità questi saranno gli stessi argomenti affrontati anche con i suoi interlocutori marocchini.
Mishaal e colleghi hanno così risposto all'invito ricevuto dal premier islamista marocchino Abdulilah ben Keiran, salito al potere dopo le ultime elezioni dove le forze musulmane riformatrici hanno inflitto una durissima sconfitta ai partiti monarchici. Il Segretario di Hamas incontrerà tanto il Premier Keiran quanto gli altri vertici dell'amministrazione statale e del partito islamista "Giustizia e Sviluppo", non sono invece previsti incontri con i rappresentanti della dinastia reale.
In Tunisia Mishaal ha discusso a lungo con il Primo Ministro di Ennahda Hamadi Jebali, a capo del Governo di transizione e con il Presidente dell'Assemblea Costituente Mansour Ben Jafaar, intrattenendosi a lungo sugli sviluppi della situazione politica palestinese, sugli ostacoli incontrati dal processo di riconciliazione con Fatah e sui recenti avvenimenti politici nel Mondo Arabo e musulmano. Con ogni probabilità questi saranno gli stessi argomenti affrontati anche con i suoi interlocutori marocchini.
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Massicce proteste nelle province sciite del Golfo Persico contro l'arresto dello Sceicco Al-Nimr!
Continuano le proteste nell'Est dell'Arabia Saudita, dove si concentra la minoranza sciita dei sudditi di Riyadh; nella città di Qatif decine di migliaia di persone hanno sfidato gli editti e il coprifuoco della monarchia per domandare a voce alta e forte l'immediato rilascio dello Sceicco Nimr al-Nimr, voce e simbolo della montante richiesta di riforme e democratizzazione della vita pubblica, nonché di una più equa distribuzione dei proventi petroliferi (la maggior parte dei giacimenti sauditi si trova infatti nelle province costiere orientali).
La tensione é tornata alle stelle dopo mesi di relativa calma quando, istigati dagli esponenti del wahabismo più retrivo e ottuso, gli sbirri di Re Saoud hanno aperto il fuoco sull'auto dello Sceicco Nimr, lo hanno ferito e subito dopo lo hanno arrestato mettendolo in "Incommunicado": anche adesso a giorni dalla sua scomparsa, il fratello Mohammad al-Nimr non sa se egli si trovi ancora nell'Est o sia stato trasferito in un ospedale-prigione della capitale Riyadh.
Tre persone sono state finora uccise durante proteste per la sua liberazione e numerose altre dozzine ferite, arrestate e quindi torturate. E' dal febbraio 2011 che, sull'onda del Risveglio Islamico e delle proteste della 'Primavera Araba' gli sciiti del Regno saudita hanno iniziato a protestare (a Qatif e Awamiyah specialmente, ma anche in altri centri della costa orientale), chiedendo il pronto rilascio di tutti i prigionieri politici, libertà di assemblea, associazione ed espressione e la fine delle discriminazioni economiche, sociali, religiose contro la propria gente.
AGGIORNAMENTO (H 12:29) - Ci raggiunge ora la notizia che un manifestante sciita appena 18enne di nome Abdallah Ja’far al-Ojami é stato trucidato dagli sbirri di Re Saoud nella cittadina orientale di Awamiyah durante un nuovo round di proteste pubbliche. Sale così a quattro morti il bilancio temporaneo delle vittime fatte dalla dinastia saudita dopo il rapimento dello Sceicco Al-Nimr
La tensione é tornata alle stelle dopo mesi di relativa calma quando, istigati dagli esponenti del wahabismo più retrivo e ottuso, gli sbirri di Re Saoud hanno aperto il fuoco sull'auto dello Sceicco Nimr, lo hanno ferito e subito dopo lo hanno arrestato mettendolo in "Incommunicado": anche adesso a giorni dalla sua scomparsa, il fratello Mohammad al-Nimr non sa se egli si trovi ancora nell'Est o sia stato trasferito in un ospedale-prigione della capitale Riyadh.
Tre persone sono state finora uccise durante proteste per la sua liberazione e numerose altre dozzine ferite, arrestate e quindi torturate. E' dal febbraio 2011 che, sull'onda del Risveglio Islamico e delle proteste della 'Primavera Araba' gli sciiti del Regno saudita hanno iniziato a protestare (a Qatif e Awamiyah specialmente, ma anche in altri centri della costa orientale), chiedendo il pronto rilascio di tutti i prigionieri politici, libertà di assemblea, associazione ed espressione e la fine delle discriminazioni economiche, sociali, religiose contro la propria gente.
AGGIORNAMENTO (H 12:29) - Ci raggiunge ora la notizia che un manifestante sciita appena 18enne di nome Abdallah Ja’far al-Ojami é stato trucidato dagli sbirri di Re Saoud nella cittadina orientale di Awamiyah durante un nuovo round di proteste pubbliche. Sale così a quattro morti il bilancio temporaneo delle vittime fatte dalla dinastia saudita dopo il rapimento dello Sceicco Al-Nimr
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Campagna di cartelloni filopalestinesi fa breccia nella Metro di New York!
Uno non potrebbe forse immaginare una metropoli 'occidentale' più contaminata dal virus filosionista della 'lobby a sei punte' più profondamente e radicalmente di New York. Nella 'Grande Mela' a causa della pervasività dell'influenza sionista é praticamente impossibile concorrere a una qualunque carica pubblica se non si é sostenuti dalla potente lobby filoisraeliana: lo sa benissimo la 'Strega dell'Ovest' Madame Hillary Clinton che, pur essendo nata a Chicago e avere vissuto nel profondo Arkansas dove il marito era Governatore é andata a farsi eleggere senatrice a New York, dove poteva godere dell'appoggio dei 'grandi elettori' dell'AIPAC e di altre simili associazioni (che avevano sostenuto suo marito in odio a Bush Sr che aveva 'costretto' Israele a sedere alle conferenze di Madrid e Oslo).
Eppure, anche in questa roccaforte del filosionismo, voci e segnali di dissenso e di contro-informazione iniziano a farsi sentire, a moltiplicarsi e a rafforzarsi, nonostante la devastante potenza di fuoco mediatica dei padroni dei giornali, delle televisioni, di Wall Street, del Dipartimento di Stato e della stessa Casa Bianca con inquilino nero. Numerose stazioni della metro di New York, che tutti abbiamo imparato a conoscere attraverso film e sceneggiati televisivi negli ultimi giorni hanno iniziato a ospitare cartelloni corredati dalle mappe progressive dell'estensione cancerosa dell'occupazione sionista della Palestina, dal 1946 al 2010.
Le didascalie abbinate alle immagini chiariscono agli osservatori che a causa dell'occupazione ebraica "attualmente 4 milioni e 700mila Palestinesi sono considerati profughi dalle Nazioni Unite". La campagna di informazione, finanziata dal magnate Henry Clifford, intende, nelle parole stesse del suo sponsor: "Chiarire al pubblico newyorchese che il Popolo di Palestina ha perso la maggior parte della propria patria, come mostrato dalle mappe successive e che, essendo tutto il Medio Oriente 'contagiato' dagli effetti di questa ingiustizia, é solamente necessario e auspicabile informare il pubblico americano sulla realtà delle cose".
Nonostante le proteste di numerose associazioni filosioniste l'Autorità della Metro di New York ha dichiarato che i cartelloni non violano alcuna delle norme o delle direttive per le affissioni pubblicitarie e rimarranno esposti per tutto il tempo pattuito con la committenza della campagna.
Eppure, anche in questa roccaforte del filosionismo, voci e segnali di dissenso e di contro-informazione iniziano a farsi sentire, a moltiplicarsi e a rafforzarsi, nonostante la devastante potenza di fuoco mediatica dei padroni dei giornali, delle televisioni, di Wall Street, del Dipartimento di Stato e della stessa Casa Bianca con inquilino nero. Numerose stazioni della metro di New York, che tutti abbiamo imparato a conoscere attraverso film e sceneggiati televisivi negli ultimi giorni hanno iniziato a ospitare cartelloni corredati dalle mappe progressive dell'estensione cancerosa dell'occupazione sionista della Palestina, dal 1946 al 2010.
Le didascalie abbinate alle immagini chiariscono agli osservatori che a causa dell'occupazione ebraica "attualmente 4 milioni e 700mila Palestinesi sono considerati profughi dalle Nazioni Unite". La campagna di informazione, finanziata dal magnate Henry Clifford, intende, nelle parole stesse del suo sponsor: "Chiarire al pubblico newyorchese che il Popolo di Palestina ha perso la maggior parte della propria patria, come mostrato dalle mappe successive e che, essendo tutto il Medio Oriente 'contagiato' dagli effetti di questa ingiustizia, é solamente necessario e auspicabile informare il pubblico americano sulla realtà delle cose".
Nonostante le proteste di numerose associazioni filosioniste l'Autorità della Metro di New York ha dichiarato che i cartelloni non violano alcuna delle norme o delle direttive per le affissioni pubblicitarie e rimarranno esposti per tutto il tempo pattuito con la committenza della campagna.
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venerdì 13 luglio 2012
Le forze armate di Assad interrompono un massacro nel villaggio di Al-Treimsah ed eliminano alcune decine di terroristi wahabiti!
Chi scrive, vergando queste righe, non può nascondere di essere preda di sentimenti profondamente contrastanti: il più recente capitolo della strenua, eroica, tenace resistenza della Repubblica Araba di Siria contro gli scherani qaedisti del complotto israelo-americano per rovesciare il Presidente Assad con la violenza cieca e il terrore indiscriminato contro la popolazione civile, infatti, pur essendosi risolto in una nuova vittoria per le armi di Damasco e una grave sconfitta per i wahabiti foraggiati da sauditi, qatarioti e turchi, ha portato seco un grave prezzo di sangue innocente, che i criminali sono riusciti a spargere prima di venire colpiti dalla giusta vendetta.
Teatro della vicenda é stato il villaggio di Al-Treimsah, nei dintorni della città di Hama, che nella giornata di ieri é stato investito dalla furia dei terroristi di Al-Qaeda, fattisi (non si sa quanto consapevolmente) mercenari della CIA e del Mossad, che si sono abbandonati a un'orgia di sangue, incendi, devastazioni e saccheggi. Il fatto che Al-Treimsah si trovi vicino Hama la dice lunga su quanto isolati e rifiutati dalla popolazione civile, in stragrande maggioranza fedele al Presidente Assad, siano i terroristi stranieri: Hama, per via di un remoto tentativo di insurrezione prontamente stroncato dall'Esercito nei decenni scorsi, viene spesso presentata dai mendaci media imperialisti come 'centro' di una ipotetica 'ribellione contro Assad' ma in realtà i suoi abitanti odiano e rifiutano di unirsi ai terroristi e di aiutarli nei loro scopi, per questo vengono trucidati e fatti segno della loro selvaggia violenza.
Abu Arif al-Khaled, sopravvissuto all'attacco wahabita, ha dichiarato ai microfoni della TV nazionale che i fondamentalisti hanno ucciso una madre e il suo bambino che cercavano di mettersi in salvo, hanno fatto esplodere case e hanno aperto il fuoco su chiunque vedessero, facendo dozzine di vittime prima che, fortunatamente, le colonne dell'Esercito nazionale, muovendo il più velocemente possibile, riuscissero a convergere sull'abitato ingaggiando gli attaccanti. Al costo di sole tre vittime nei loro ranghi i militari del Presidente Assad hanno fatto pagare salato ai terroristi il fio delle loro colpe, abbattendone "numerose decine" e catturando tutti i superstiti.
Tra le armi catturare ai criminali, sono state notate molte mitragliatrici di fabbricazione sionista, il che continua a confermare quanto ormai diretto e aperto sia il sostegno di Tel Aviv al complotto internazionale contro la Siria, il suo legittimo Governo e il suo Presidente.
Teatro della vicenda é stato il villaggio di Al-Treimsah, nei dintorni della città di Hama, che nella giornata di ieri é stato investito dalla furia dei terroristi di Al-Qaeda, fattisi (non si sa quanto consapevolmente) mercenari della CIA e del Mossad, che si sono abbandonati a un'orgia di sangue, incendi, devastazioni e saccheggi. Il fatto che Al-Treimsah si trovi vicino Hama la dice lunga su quanto isolati e rifiutati dalla popolazione civile, in stragrande maggioranza fedele al Presidente Assad, siano i terroristi stranieri: Hama, per via di un remoto tentativo di insurrezione prontamente stroncato dall'Esercito nei decenni scorsi, viene spesso presentata dai mendaci media imperialisti come 'centro' di una ipotetica 'ribellione contro Assad' ma in realtà i suoi abitanti odiano e rifiutano di unirsi ai terroristi e di aiutarli nei loro scopi, per questo vengono trucidati e fatti segno della loro selvaggia violenza.
Abu Arif al-Khaled, sopravvissuto all'attacco wahabita, ha dichiarato ai microfoni della TV nazionale che i fondamentalisti hanno ucciso una madre e il suo bambino che cercavano di mettersi in salvo, hanno fatto esplodere case e hanno aperto il fuoco su chiunque vedessero, facendo dozzine di vittime prima che, fortunatamente, le colonne dell'Esercito nazionale, muovendo il più velocemente possibile, riuscissero a convergere sull'abitato ingaggiando gli attaccanti. Al costo di sole tre vittime nei loro ranghi i militari del Presidente Assad hanno fatto pagare salato ai terroristi il fio delle loro colpe, abbattendone "numerose decine" e catturando tutti i superstiti.
Tra le armi catturare ai criminali, sono state notate molte mitragliatrici di fabbricazione sionista, il che continua a confermare quanto ormai diretto e aperto sia il sostegno di Tel Aviv al complotto internazionale contro la Siria, il suo legittimo Governo e il suo Presidente.
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Parla il fratello dello Sceicco imprigionato dai Saoud: "Mio fratello ha detto: 'Senza giustizia e uguaglianza gli Sciiti andranno per la loro strada!'"
In una intervista rilasciata al quotidiano libanese Al-Akhbar Mohammed Al-Nimr, fratello dello Sceicco Nimr Bakr al-Nimr, faro della comunità sciita residente in Arabia Saudita, oppressa e derubata delle proprie risorse naturali dal corrotto regime wahabita di Riyadh, ha dichiarato che il recente ferimento e arresto di suo fratello é stato il risultato di una manovra istigata da alcuni rappresentanti delle correnti estremiste sunnite più radicali che, di fronte all'arresto di alcuni loro esponenti da parte delle autorità saudite avrebbero chiesto come 'compensazione' l'arresto anche del religioso sciita.
Pur esprimendo preoccupazione per le condizioni del fratello, la cui salute non é buona, e augurandosi di sapere presto se egli si trovi ancora nella provincia di Qatif o sia invece stato trasferito all'Ospedale di Massima Sicurezza di Riyadh, Mohammed al-Nimr ha confermato che la lotta per l'affermazione dei Diritti degli Sciiti é sul punto di entrare nel vivo e ha confermato che, se la monarchia saudita non permetterà la loro affermazione, allora l'unica altra strada aperta di fronte agli abitanti delle province orientali del Golfo (le più ricche del petrolio che riempe i forzieri di Casa Saoud) sarà quella della secessione, ma ha negato che suo fratello abbia mai auspicato una unione tra province costiere orientali e l'arcipelago di Bahrein, che darebbe vita a un nuovo stato a maggioranza assoluta sciita nel Golfo Persico, dopo la Repubblica Islamica iraniana.
"Le affermazioni di mio fratello riguardo la secessioni erano comunque retoriche e fortemente condizionali; come lui la maggior parte della società civile sciita spera in una linea pragmatica da parte del Ministero degli Interni saudita che permetta riforme in grado di soddisfare le nostre richieste senza pregiudicare l'unità dello Stato in cui viviamo". Mohammed al-Nimr ha anche messo in guardia dal prendere per buona la propaganda saudita che parla di "cellule iraniane" in procinto di essere attivate da Teheran, e di 'movimenti armati' che potrebbero prendere il posto delle dimostrazioni e delle manifestazioni pacifiche con cui gli sciiti finora hanno dato voce alla loro protesta e al loro anelito di Libertà e Democrazia.
"Quando vogliono seminare paura tra i cittadini sunniti i reali sauditi tirano sempre in ballo Sciiti e Iraniani come 'uomo nero', la verità é che molti Sunniti ormai sono stufi quanto noi della corruzione dell'autoritarismo dei Saoud e vogliono a loro volta riforme e Democrazia, se é pur vero che ci sono molte armi in giro nel paese il bilancio delle forze é sempre nettamente a favore del regime e inoltre gli intellettuali sciiti sono contro le azioni armate: anche la Rivoluzione Islamica in Iran si é affermata con manifestazioni, marce, proteste pacifiche, l'unica violenza usata fu quella del Regime, non vediamo perché in Bahrein o in Arabia Saudita gli Sciiti dovrebbero comportarsi diversamente e passare alla lotta armata: le poche azioni in questo senso finora sono state meramente dimostrative".
Pur esprimendo preoccupazione per le condizioni del fratello, la cui salute non é buona, e augurandosi di sapere presto se egli si trovi ancora nella provincia di Qatif o sia invece stato trasferito all'Ospedale di Massima Sicurezza di Riyadh, Mohammed al-Nimr ha confermato che la lotta per l'affermazione dei Diritti degli Sciiti é sul punto di entrare nel vivo e ha confermato che, se la monarchia saudita non permetterà la loro affermazione, allora l'unica altra strada aperta di fronte agli abitanti delle province orientali del Golfo (le più ricche del petrolio che riempe i forzieri di Casa Saoud) sarà quella della secessione, ma ha negato che suo fratello abbia mai auspicato una unione tra province costiere orientali e l'arcipelago di Bahrein, che darebbe vita a un nuovo stato a maggioranza assoluta sciita nel Golfo Persico, dopo la Repubblica Islamica iraniana.
"Le affermazioni di mio fratello riguardo la secessioni erano comunque retoriche e fortemente condizionali; come lui la maggior parte della società civile sciita spera in una linea pragmatica da parte del Ministero degli Interni saudita che permetta riforme in grado di soddisfare le nostre richieste senza pregiudicare l'unità dello Stato in cui viviamo". Mohammed al-Nimr ha anche messo in guardia dal prendere per buona la propaganda saudita che parla di "cellule iraniane" in procinto di essere attivate da Teheran, e di 'movimenti armati' che potrebbero prendere il posto delle dimostrazioni e delle manifestazioni pacifiche con cui gli sciiti finora hanno dato voce alla loro protesta e al loro anelito di Libertà e Democrazia.
"Quando vogliono seminare paura tra i cittadini sunniti i reali sauditi tirano sempre in ballo Sciiti e Iraniani come 'uomo nero', la verità é che molti Sunniti ormai sono stufi quanto noi della corruzione dell'autoritarismo dei Saoud e vogliono a loro volta riforme e Democrazia, se é pur vero che ci sono molte armi in giro nel paese il bilancio delle forze é sempre nettamente a favore del regime e inoltre gli intellettuali sciiti sono contro le azioni armate: anche la Rivoluzione Islamica in Iran si é affermata con manifestazioni, marce, proteste pacifiche, l'unica violenza usata fu quella del Regime, non vediamo perché in Bahrein o in Arabia Saudita gli Sciiti dovrebbero comportarsi diversamente e passare alla lotta armata: le poche azioni in questo senso finora sono state meramente dimostrative".
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Hamas, con finanziamento iraniano, inaugura progetto residenziale per gli ex-detenuti politici liberati in cambio di Schalit!
Circa quattro mesi fa avevamo registrato le dichiarazioni del Ministro dell'Economia del legittimo Governo palestinese Aladeen al-Rifati in merito alla situazione economica della Striscia di Gaza; tra di esse, si poteva leggere, fra l'altro, del decisivo contributo di finanziamenti iraniani per un progetto di edilizia residenziale a favore degli ex-detenuti politici palestinesi liberati dal regime sionista di occupazione in autunno 2011 in cambio del rilascio dell'Ebreo francese Gilad Schalit.
Abbiamo avuto il piacere di leggere oggi, in un comunicato dell'Agenzia stampa SAFA che la prima pietra di quel complesso residenziale dedicato a chi tanto ha sacrificato e tanto ha sofferto per la Causa della Palestina é stata posta nella giornata di ieri e ai lavori contribuiranno in maniera "decisiva" i due milioni di dollari Usa stanziati dal Governo della Repubblica Islamica. La cerimonia ufficiale é stata officiata dal Ministro palestinese per gli Affari dei Prigionieri Attallah abu Sebah e dal Ministro dell'Edilizia e dei Lavori Pubblici Yousef al-Mansi, i quali hanno espresso particolari ringraziamenti all'Iran e al suo Ministro degli Esteri Ali Akbar Salehi per il ruolo centrale svolto da questi nel finanziamento del progetto.
Il Ministro Abu Sebah, posando la prima pietra del complesso ha fatto notare come essa venga deposta su terreno una volta contaminato dall'occupazione sionista e da allora redento e riscattato, quasi purificato, dalla determinazione della Resistenza, non da 'negoziati' e 'riconoscimenti'. Il complesso residenziale, che porterrà il nome di "Edificio Salehi", sorgerà nel quartiere Al-Fardaws nel Nord della Striscia di Gaza, in seguito dovrebbe venire iniziata la costruzione di un complesso ad Al-Zahraa, sempre riservato a ex-detenuti politici, intitolato allo Sceicco Khalif ben Zaid al-Nahyan, una volta che gli Emirati Arabi Uniti avranno finalizzato il versamento del finanziamento promesso: riusciranno i grassi e corrotti emiri sunniti del Golfo Persico a versare i soldi a imitazione di quanto la Repubblica Islamica dell'Iran, assediata e minacciata ogni giorno dall'imperialismo occidentale e sionista, ha già inviato fino all'ultimo centesimo??
Abbiamo avuto il piacere di leggere oggi, in un comunicato dell'Agenzia stampa SAFA che la prima pietra di quel complesso residenziale dedicato a chi tanto ha sacrificato e tanto ha sofferto per la Causa della Palestina é stata posta nella giornata di ieri e ai lavori contribuiranno in maniera "decisiva" i due milioni di dollari Usa stanziati dal Governo della Repubblica Islamica. La cerimonia ufficiale é stata officiata dal Ministro palestinese per gli Affari dei Prigionieri Attallah abu Sebah e dal Ministro dell'Edilizia e dei Lavori Pubblici Yousef al-Mansi, i quali hanno espresso particolari ringraziamenti all'Iran e al suo Ministro degli Esteri Ali Akbar Salehi per il ruolo centrale svolto da questi nel finanziamento del progetto.
Il Ministro Abu Sebah, posando la prima pietra del complesso ha fatto notare come essa venga deposta su terreno una volta contaminato dall'occupazione sionista e da allora redento e riscattato, quasi purificato, dalla determinazione della Resistenza, non da 'negoziati' e 'riconoscimenti'. Il complesso residenziale, che porterrà il nome di "Edificio Salehi", sorgerà nel quartiere Al-Fardaws nel Nord della Striscia di Gaza, in seguito dovrebbe venire iniziata la costruzione di un complesso ad Al-Zahraa, sempre riservato a ex-detenuti politici, intitolato allo Sceicco Khalif ben Zaid al-Nahyan, una volta che gli Emirati Arabi Uniti avranno finalizzato il versamento del finanziamento promesso: riusciranno i grassi e corrotti emiri sunniti del Golfo Persico a versare i soldi a imitazione di quanto la Repubblica Islamica dell'Iran, assediata e minacciata ogni giorno dall'imperialismo occidentale e sionista, ha già inviato fino all'ultimo centesimo??
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giovedì 12 luglio 2012
La famiglia del detenuto politico Samir al-Aisawy chiede al console egiziano un impegno per la sua liberazione!
La famiglia del prigioniero politico gerosolimitano Samir al-Aisawy, trentaquattrenne, che dopo aver passato dieci anni nelle prigioni sioniste é stato ri-arrestato cinque giorni fa nonostante l'impegno del Governo di Tel Aviv a non pedinarlo, monitorarlo o fermarlo di nuovo (parte degli accordi per il rilascio dell'Ebreo francese Gilad Schalit) ha fatto appello al Console egiziano nella Cisgiordania occupata affinché il Governo del Cairo (che si impegnò nella mediazione e fece da garante dei patti stipulati tramite essa) affinché ne ottenga nuovamente il rilascio.
In una lettera estesa al rappresentante diplomatico nella giornata di ieri i familiari di Al-Aisawy hanno ricostruito le fasi del fermo e dell'arresto dell'uomo, bloccato a un posto di blocco tra Al-Zaeem e Issawiya nella città occupata di Gerusalemme dove si é visto elevare le più preposterose accuse e trarre in stato di fermo e poi in detenzione. La famiglia ha sottolineato come nei termini del rilascio di Samir non fossero specificati obblighi di residenza o impedimenti alla libera circolazione.
Inoltre dal momento della sua liberazione nell'autunno 2011 Samir era già stato convocato per i più futili motivi ben quattro volte da autorità sioniste, che evidentemente aspettavano il momento in cui, eventualmente, avesse mancato di presentarsi al loro appello per poterlo più comodamente accusare di una trasgressione qualsiasi e poterlo ri-arrestare. Tuttavia la grande diligenza dell'ex-detenuto politico le ha infine costrette ad agire nella maniera maldestra e affrettata sopra descritta, compiendo un chiaro abuso contro il quale l'Egitto, garante della trattativa di liberazione, non dovrebbe mancare di sollevare la propria voce nelle sedi più appropriate.
In una lettera estesa al rappresentante diplomatico nella giornata di ieri i familiari di Al-Aisawy hanno ricostruito le fasi del fermo e dell'arresto dell'uomo, bloccato a un posto di blocco tra Al-Zaeem e Issawiya nella città occupata di Gerusalemme dove si é visto elevare le più preposterose accuse e trarre in stato di fermo e poi in detenzione. La famiglia ha sottolineato come nei termini del rilascio di Samir non fossero specificati obblighi di residenza o impedimenti alla libera circolazione.
Inoltre dal momento della sua liberazione nell'autunno 2011 Samir era già stato convocato per i più futili motivi ben quattro volte da autorità sioniste, che evidentemente aspettavano il momento in cui, eventualmente, avesse mancato di presentarsi al loro appello per poterlo più comodamente accusare di una trasgressione qualsiasi e poterlo ri-arrestare. Tuttavia la grande diligenza dell'ex-detenuto politico le ha infine costrette ad agire nella maniera maldestra e affrettata sopra descritta, compiendo un chiaro abuso contro il quale l'Egitto, garante della trattativa di liberazione, non dovrebbe mancare di sollevare la propria voce nelle sedi più appropriate.
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Mishaal con la delegazione di Hamas sbarca in Tunisia per presenziare al Nono Congresso di Ennahda!
Come in precedenza annunciato su queste pagine la delegazione del Movimento musulmano Hamas, guidata dal Segretario del Politburo Khaled Mishaal é arrivata oggi in Tunisia per prendere parte al Nono Congresso del Movimento del Rinascimento Musulmano "Ennahda", forza politica trionfatrice delle prime elezioni democratiche della storia del paese, un cui esponente (Hamadi Jebali) si trova attualmente alla guida del Governo ad Interim mentre l'Assemblea costituente eletta lo scorso autunno lavora a una Carta fondamentale su cui costruire la Tunisia post-Ben Ali: islamica, pluralista, democratica.
Ezzat Resheq, del Politburo di Hamas ha ringraziato, attraverso l'Agenzia stampa "Quds Press" il leader storico di Ennahda Rashid Ghannouchi per avere invitato la delegazione palestinese al Congresso, forgiando così una potente anche se silenziosa dichiarazione di solidarietà con la Causa antisionista che é il vero fulcro e il nucleo di tutti i problemi del Mondo Arabo, del Nordafrica e del Medio Oriente. Senza un 'israele' da sostenere non vi sarebbe bisogno per l'imperialismo occidentale di dovere insediare i propri pupazzi a capo di autocrazie arabe che neghino il diritto dei popoli a esprimersi democraticamente: senza israele non vi sarebbero stati Bourghiba, Ben Ali, Sadat, Mubarak, non vi sarebbe stato bisogno di annullare le elezioni algerine vinte dal FIS...
Resheq ha esteso le sue congratulazioni e la sua personale profonda stima e ammirazione per il popolo tunisino che, con la sua Rivoluzione, ha "spianato la strada per la Primavera Araba, gettando un ponte dal Mondo Arabo verso la Libertà, la Democrazia islamica, l'autodeterminazione e la dignità umana". Il portavoce di Hamas ha quindi augurato che la vicinanza e la cooperazione tra Tunisia e Palestina possano durare a lungo e portare copiosi e preziosi frutti".
Ezzat Resheq, del Politburo di Hamas ha ringraziato, attraverso l'Agenzia stampa "Quds Press" il leader storico di Ennahda Rashid Ghannouchi per avere invitato la delegazione palestinese al Congresso, forgiando così una potente anche se silenziosa dichiarazione di solidarietà con la Causa antisionista che é il vero fulcro e il nucleo di tutti i problemi del Mondo Arabo, del Nordafrica e del Medio Oriente. Senza un 'israele' da sostenere non vi sarebbe bisogno per l'imperialismo occidentale di dovere insediare i propri pupazzi a capo di autocrazie arabe che neghino il diritto dei popoli a esprimersi democraticamente: senza israele non vi sarebbero stati Bourghiba, Ben Ali, Sadat, Mubarak, non vi sarebbe stato bisogno di annullare le elezioni algerine vinte dal FIS...
Resheq ha esteso le sue congratulazioni e la sua personale profonda stima e ammirazione per il popolo tunisino che, con la sua Rivoluzione, ha "spianato la strada per la Primavera Araba, gettando un ponte dal Mondo Arabo verso la Libertà, la Democrazia islamica, l'autodeterminazione e la dignità umana". Il portavoce di Hamas ha quindi augurato che la vicinanza e la cooperazione tra Tunisia e Palestina possano durare a lungo e portare copiosi e preziosi frutti".
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L'Armee Libanaise si muove al confine con la Siria; il Ministro Ghosn dichiara: "Chiuderemo ogni passaggio ad armi e terroristi!"
Con una mobilitazione ad ampio raggio che finalmente soddisfa le numerose richieste siriane in tal senso e che mira a scongiurare del tutto il rischio di una "operazione di polizia" oltreconfine proprio da parte dell'Esercito di Damasco (che vi si sarebbe sentito costretto di fronte a un prolungamento dell'inazione di Beirut) l'Armee Libanaise ha iniziato a schierarsi lungo i 300 Km di frontiera settentrionale con la Siria, stabilendo checkpoint e controlli sulle maggiori arterie di comunicazione e ponendo sotto la sorveglianza di occhi umani ed elettronici tutti i più probabili punti di valico e passaggio.
In una serie di dichiarazioni rilasciate all'emittente libanese "Al-Manar" il titolare del Dicastero della Difesa Fayez Ghosn ha dichiarato che lo spiegamento di forze ha come primario e principale obiettivo quello di stabilire il controllo del confine una volta per tutte, turare tutte le falle e i varchi precedentemente non sorvegliate e stroncare il traffico di armi, munizioni ed equipaggiamenti verso le bande terroristi infiltratesi in Siria così come il transito di ogni gruppo di estremisti che voglia o intenda andare a rinforzarle.
Ghosn ha dichiarato che l'operazione ha "un puro e semplice carattere militare" e che non é stata oggetto di considerazioni politiche, ma affidata totalmente alle mani dei generali che la porteranno a compimento nei modi, nei termini e con le forze e l'approccio che più riterranno fruttifero e opportuno. Il Ministro ha concluso affermando che i risultati di questa operazione non sono da aspettarsi nel lungo termine, ma nel più breve tempo possibile "a scadenza quasi immediata". Recentemente l'Esercito di Beirut era entrato in azione contro i sunniti fanatici che cercavano di aiutare i terroristi in Siria, uccidendo anche uno 'sceicco' qaedista.
In una serie di dichiarazioni rilasciate all'emittente libanese "Al-Manar" il titolare del Dicastero della Difesa Fayez Ghosn ha dichiarato che lo spiegamento di forze ha come primario e principale obiettivo quello di stabilire il controllo del confine una volta per tutte, turare tutte le falle e i varchi precedentemente non sorvegliate e stroncare il traffico di armi, munizioni ed equipaggiamenti verso le bande terroristi infiltratesi in Siria così come il transito di ogni gruppo di estremisti che voglia o intenda andare a rinforzarle.
Ghosn ha dichiarato che l'operazione ha "un puro e semplice carattere militare" e che non é stata oggetto di considerazioni politiche, ma affidata totalmente alle mani dei generali che la porteranno a compimento nei modi, nei termini e con le forze e l'approccio che più riterranno fruttifero e opportuno. Il Ministro ha concluso affermando che i risultati di questa operazione non sono da aspettarsi nel lungo termine, ma nel più breve tempo possibile "a scadenza quasi immediata". Recentemente l'Esercito di Beirut era entrato in azione contro i sunniti fanatici che cercavano di aiutare i terroristi in Siria, uccidendo anche uno 'sceicco' qaedista.
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Hezbollah distrugge cellula spionistica al servizio di Usa e Israele: due suoi membri fuggono verso il regime ebraico!
Il movimento di Resistenza sciita Hezbollah ha smascherato una 'triade' di agenti al servizio di agenzie di spionaggio straniere, tra cui il Mossad e i servizi americani di cui facevano parte tre cittadini libanesi: Mohammed Husseini, Jihad Jaloul e Mohammed Sabaa, di costoro il primo é stato arrestato e consegnato alle competenti autorità statali, mentre gli altri due sono riusciti ad attraversare il confine e a rifugiarsi presso il regime ebraico.
Scopo primario della cellula, secondo le rivelazioni di Husseini, era quello di ottenere informazioni su Hezbollah e, possibilmente, riuscire a reclutarne dei membri come informatori. Nessuno degli arrestati era parte del movimento sciita a nessun livello, ma tutti e tre avevano relazioni personali con suoi membri, tramite le quali, evidentemente, cercavano di racimolare frammenti di informazione e notizie. In particolare poi, Mohammed Husseini avrebbe ricevuto (lui e lui solo) l'incarico aggiuntivo di riuscire a individuare il luogo di residenza dell'alto dignitario di Hezbollah Hasan Izz-al-Din, su esplicita richiesta della CIA.
Husseini verrà quasi certamente condannato ai lavori forzati da una corte libanese, per aver messo in pericolo con le sue attività la sicurezza dello Stato: se tuttavia si riconoscesse un suo ruolo nella perdita di vite libanesi in attentati o attacchi sionisti per lui potrebbe anche spalancarsi la via verso il patibolo.
Scopo primario della cellula, secondo le rivelazioni di Husseini, era quello di ottenere informazioni su Hezbollah e, possibilmente, riuscire a reclutarne dei membri come informatori. Nessuno degli arrestati era parte del movimento sciita a nessun livello, ma tutti e tre avevano relazioni personali con suoi membri, tramite le quali, evidentemente, cercavano di racimolare frammenti di informazione e notizie. In particolare poi, Mohammed Husseini avrebbe ricevuto (lui e lui solo) l'incarico aggiuntivo di riuscire a individuare il luogo di residenza dell'alto dignitario di Hezbollah Hasan Izz-al-Din, su esplicita richiesta della CIA.
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Le trame fondamentaliste del Qatar in Africa Occidentale: l'Emiro Al-Thani finanzia i terroristi wahabiti!
Anche questo prezioso contributo alle nostre pagine ci é stato donato come già molti altri dalla penna di Ali Reza Jalali, giovane giurista esperto di questioni mediorientali che ringraziamo sentitamente per la sua collaborazione.
In base a quanto riferisce il sito del canale iraniano IRIN, un ex membro dei servizi segreti francesi ha rivelato che molti dei disordini causati da alcuni gruppi estremisti in Mali, sarebbero finanziati dal Governo dell'Emirato del Qatar, che supporta militarmente ed economicamente i gruppi massimalisti nel paese africano, per destabilizzare la regione e provare a balcanizzare l'area compresa tra Mali, Algeria e Libia. Il Qatar sarebbe responsabile, sempre secondo quanto riferisce l'emittente iraniana, di un ponte aereo per il Mali settentrionale, con la finalità di armare i ribelli fondamentalisti, impegnati nella secessione dal governo centrale del Paese islamico-sahariano, uno dei più poveri al mondo, anche se ha un sottosuolo molto ricco.
Addirittura alcune città sarebbero in pieno controllo dei ribelli, che si stanno dando al saccheggio e alla distruzione dei luoghi di culto islamici, ritenuti dai fondamentalisti come forme "eretiche" di spititualità. Alcuni centri abitati sarebbero stati circondati da mine, per evitare la fuga degli abitanti, che sono stati costretti a rinchiudersi in casa per non essere oggetto delle violenze. Uno dei gruppi che si è reso noto ai media internazionali e ha goduto del supporto del Qatar è il "Movimento per l'Unità e il Jihad" attivo nell'Africa settentrionale e occidentale. Questa milizia si è resa responsabile qualche tempo fa del rapimento di alcuni diplomatici algerini, ponendosi come movimento che promuove la destabilizzazione non solo in Mali, ma anche in Algeria. Bisogna notare che gruppi del genere sono operativi anche in Libia, sempre grazie all'impulso dei petrodollari di Doha.
Anche in Libia il progetto è lo stesso: balcanizzare il Paese nell'interesse dell'imperialismo, secondo la vecchia logica del "divide et impera". Bisognerebbe fare attenzione ad una cosa: il Qatar è rappresentato nei media occidentali come un Paese importante nel mondo arabo, punto di riferimenti per il cosiddetto "mondo libero" nell'area cruciale del Golfo Persico. Non una parola però si dice sui coinvolgimenti di questo regime nei massacri e nelle guerre in corso nel mondo arabo-islamico, dal Maghreb alla Siria, dal Mali al Bahrain. Le ingenti somme ricavate dalla vendita del gas naturale di Doha, sono spese per massacrare altri arabi e altri musulmani, in base ad uno dei principi fondamentali dell'imperialismo nordamericano nella regione: "lascia che il musulmano uccida il musulmano". Inoltre, volendo stare agli standard occidentali, il Qatar è un regime dispotico, governato da un sovrano salito al potere facendo un colpo di Stato contro il proprio genitore, dove le elezioni non si sà esattamente cosa siano e la difesa dei Diritti Umani non é esattamente in cima all'agenda dell'Emiro Al-Thani.
In Qatar poi è presente una delle principali basi americane fuori dal territorio degli USA, punto nodale per i rifornimenti americani nel Medioriente e nel Golfo Persico. Tutti questi fattori dimostrano che, il Qatar non solo è un regime reazionario alleato dell'imperialismo, ma sta cercando in tutti i modi di salvare la caduta degli USA come potenza egemone, a suon di milioni di dollari spesi per foraggiare il terrorismo internazionale. Non vi siete mai chiesti come mai Al Jazeera (famosa emittente di Doha), aveva sempre in esclusiva i video dei proclami di Bin Laden, quando mezzo mondo lo cercava e non lo trovava nessuno?
In base a quanto riferisce il sito del canale iraniano IRIN, un ex membro dei servizi segreti francesi ha rivelato che molti dei disordini causati da alcuni gruppi estremisti in Mali, sarebbero finanziati dal Governo dell'Emirato del Qatar, che supporta militarmente ed economicamente i gruppi massimalisti nel paese africano, per destabilizzare la regione e provare a balcanizzare l'area compresa tra Mali, Algeria e Libia. Il Qatar sarebbe responsabile, sempre secondo quanto riferisce l'emittente iraniana, di un ponte aereo per il Mali settentrionale, con la finalità di armare i ribelli fondamentalisti, impegnati nella secessione dal governo centrale del Paese islamico-sahariano, uno dei più poveri al mondo, anche se ha un sottosuolo molto ricco.
Addirittura alcune città sarebbero in pieno controllo dei ribelli, che si stanno dando al saccheggio e alla distruzione dei luoghi di culto islamici, ritenuti dai fondamentalisti come forme "eretiche" di spititualità. Alcuni centri abitati sarebbero stati circondati da mine, per evitare la fuga degli abitanti, che sono stati costretti a rinchiudersi in casa per non essere oggetto delle violenze. Uno dei gruppi che si è reso noto ai media internazionali e ha goduto del supporto del Qatar è il "Movimento per l'Unità e il Jihad" attivo nell'Africa settentrionale e occidentale. Questa milizia si è resa responsabile qualche tempo fa del rapimento di alcuni diplomatici algerini, ponendosi come movimento che promuove la destabilizzazione non solo in Mali, ma anche in Algeria. Bisogna notare che gruppi del genere sono operativi anche in Libia, sempre grazie all'impulso dei petrodollari di Doha.
Anche in Libia il progetto è lo stesso: balcanizzare il Paese nell'interesse dell'imperialismo, secondo la vecchia logica del "divide et impera". Bisognerebbe fare attenzione ad una cosa: il Qatar è rappresentato nei media occidentali come un Paese importante nel mondo arabo, punto di riferimenti per il cosiddetto "mondo libero" nell'area cruciale del Golfo Persico. Non una parola però si dice sui coinvolgimenti di questo regime nei massacri e nelle guerre in corso nel mondo arabo-islamico, dal Maghreb alla Siria, dal Mali al Bahrain. Le ingenti somme ricavate dalla vendita del gas naturale di Doha, sono spese per massacrare altri arabi e altri musulmani, in base ad uno dei principi fondamentali dell'imperialismo nordamericano nella regione: "lascia che il musulmano uccida il musulmano". Inoltre, volendo stare agli standard occidentali, il Qatar è un regime dispotico, governato da un sovrano salito al potere facendo un colpo di Stato contro il proprio genitore, dove le elezioni non si sà esattamente cosa siano e la difesa dei Diritti Umani non é esattamente in cima all'agenda dell'Emiro Al-Thani.
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mercoledì 11 luglio 2012
Flottiglia russa in rotta verso la base siriana di Tartous: Mosca non abbandona l'alleato Assad e mostra i muscoli a NATO e USA!
Proseguendo coerentemente nella sua politica di sostegno e protezione verso lo Stato e il popolo siriano il Cremlino ha recentemente ordinato all'Incrocatore antisom 'Ammiraglio Chabanenko' (foto sopra) e a tre navi da sbarco di lasciare la base navale artica di Severomorsk e puntare la prora verso il Mediterraneo, dove, una volta avuto un 'rendez-vous' con il pattugliatore 'Yaroslav Mudry' (sotto) e con una nave-appoggio, entrambe provenienti dal Mar Nero, insieme le unità della flottiglia attraccheranno nella base navale siriana di Tartous.
"Il programma della crociera prevede un'ampia gamma di esercitazioni e manovre, una parte delle quali verranno tenute nelle acque territoriali siriane come d'accordo con le autorità locali", ha confermato una fonte anonima dal comando navale di Mosca. Già negli ultimi mesi più di una volta la Russia ha inviato proprie navi in Siria, per dimostrare coi fatti la propria vicinanza a Damasco e al Presidente Assad, per dissuadere fisicamente le potenze occidentali da "colpi di mano militari" contro la Siria e per proteggere i propri interessi navali, commerciali e diplomatici nella regione.
Negli ultimi giorni le forze navali e costiere siriane si sono impegnate in una vasta esercitazione difensiva, dimostrando la loro prontezza a mobilitarsi e resistere contro eventuali minacce NATO provenienti dal mare.
"Il programma della crociera prevede un'ampia gamma di esercitazioni e manovre, una parte delle quali verranno tenute nelle acque territoriali siriane come d'accordo con le autorità locali", ha confermato una fonte anonima dal comando navale di Mosca. Già negli ultimi mesi più di una volta la Russia ha inviato proprie navi in Siria, per dimostrare coi fatti la propria vicinanza a Damasco e al Presidente Assad, per dissuadere fisicamente le potenze occidentali da "colpi di mano militari" contro la Siria e per proteggere i propri interessi navali, commerciali e diplomatici nella regione.
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Khaled Mishaal in partenza per Tunisi: ospite d'onore al Congresso del Movimento Ennahda!
Il Segretario del Politburo di Hamas Khaled Mishaal si sta preparando in queste ore a raggiungere la Tunisia per prendere parte come ospite di riguardo alla nona conferenza ufficiale del Movimento Ennahda, partito politico fondato da Rachid Ghannouchi uscito trionfatore dalle prime elezioni democratiche della Storia del paese, liberato dalla tirannia filo-imperialista e filo-sionista dell'Ex-generale Ben Ali dalla prima rivoluzione popolare della "Primavera Araba".
La conferenza di Ennahda si aprirà domani e durerà quattro giorni, fino al 15 luglio, nella capitale del paese, come comunicato dal Capo del Comitato di Preparazione, Riyadh Chaiba; sarà la prima occasione per Mishaal di visitare la Tunisia dalla caduta di Ben Ali, che per compiacere i propri burattinai occidentali e sionisti aveva dichiarato il leader di Hamas 'Persona Non Grata' a inizio anni 2000; finora l'unico esponente di Hamas che aveva visitato la nuova tunisia islamica e democratica era stato Ismail Haniyeh, Premier del legittimo Governo palestinese, a inizio 2012.
Nel novero dei lavori della Conferenza vi saranno simposi ed analisi della situazione politica, economica e strategica della Tunisia post-rivoluzionaria, cui parteciperanno oltre 200 ospiti internazionali, arabi, musulmani e anche europei; sono inoltre previste le elezioni di una nuova generazione di dirigenti che prenderanno il posto del leader storico Rachid Ghannouchi e di coloro che hanno intrapreso incarichi istituzionali e di Governo.
La conferenza di Ennahda si aprirà domani e durerà quattro giorni, fino al 15 luglio, nella capitale del paese, come comunicato dal Capo del Comitato di Preparazione, Riyadh Chaiba; sarà la prima occasione per Mishaal di visitare la Tunisia dalla caduta di Ben Ali, che per compiacere i propri burattinai occidentali e sionisti aveva dichiarato il leader di Hamas 'Persona Non Grata' a inizio anni 2000; finora l'unico esponente di Hamas che aveva visitato la nuova tunisia islamica e democratica era stato Ismail Haniyeh, Premier del legittimo Governo palestinese, a inizio 2012.
Nel novero dei lavori della Conferenza vi saranno simposi ed analisi della situazione politica, economica e strategica della Tunisia post-rivoluzionaria, cui parteciperanno oltre 200 ospiti internazionali, arabi, musulmani e anche europei; sono inoltre previste le elezioni di una nuova generazione di dirigenti che prenderanno il posto del leader storico Rachid Ghannouchi e di coloro che hanno intrapreso incarichi istituzionali e di Governo.
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L'Esercito siriano elimina dozzine di terroristi e disinnesca decine di bombe preparate da Al-Qaeda!
Continuano ad ampio raggio in Siria le operazioni militari contro le residue cellule di estremisti wahabiti e qaedisti, mercenari stranieri infiltrati nel paese dal complotto saudita-qatariota-turco manipolato da Usa e Israele per diffondere violenza e caos nella Repubblica Araba; una colonna di fuoristrada equipaggiati con armi pesanti che si stava dirigendo verso Daret Azza, nei dintorni di Aleppo, é stata intercettata e distrutta dall'Esercito siriano, con la morte di decine e decine di fuorilegge tra cui i famigerati qaedisti Sobhi Abdelmajid Latuf, Ahmad Jawad Takesh, Sobhi Ahmed al-Zanna, Ammar Oter Khalasi e Sobhi Majid Takesh.
Gli artificieri dell'esercito intanto hanno disinnescato una bomba piazzata sotto un'auto ad Al-Firdous, prima che potesse esplodere: la sua carica di 4 chili di tritolo avrebbe potuto uccidere decine di civili ed era pronta a venire attivata a distanza. Probabilmente la bomba era stata piazzata da un gruppo terrorista successivamente distrutto dalle forze siriana e quindi nessuno aveva potuto attivarne il detonatore. Ma ancora più clamorosi sono stati i successi di altri artificieri siriani che hanno smantellato ben sette bombe lasciate lungo la strada tra Al-Mastouma e Ariha vicino al villaggio di Nehlia, con cariche tra i 50 e i 75 chili di esplosivo.
Altre due bombe di 40 e 50 chili rispettivamente sono state trovate e neutralizzate sulla strada tra Ariha e Jisr al-Shughour e due di simile potenziale sono state rinvenute e disinnescate ad Al-Ghab lungo la strada tra Tal-Zajram e Al-Hakoura. Uno scontro lungo il confine con la Turchia ha poi portato alla cattura dei wahabiti Mohammad al-Sheik Bakkour e Ibrahim Berro, mentre molti loro complici sono stati abbattuti nei pressi di Ein al-Bayda e altri ancora sono dovuti fuggire tornando in territorio turco dove il Governo di Erdogan fornisce loro rifugio e supporto.
Ariha, un piccolo centro nei pressi di Idlib, é stato teatro di uno scontro a fuoco al termine del quale i cadaveri dei qaedisti Mazen Jazzar e Mohammed Faour sono stati identificati tra i criminali abbattuti e una considerevole quantità di armi, munizioni ed esplosivo é stata sequestrata, le perdite tra le forze governative si sono limitate a due uomini caduti e mezza dozzina di feriti. I fratelli terroristi Mohammad Rahmoun e Hussein Rahmoun sono stati sorpresi e uccisi in un covo mentre erano intenti a preparare cariche esplosive a Basr al-Harir, un villaggio vicino al confine giordano.
Gli artificieri dell'esercito intanto hanno disinnescato una bomba piazzata sotto un'auto ad Al-Firdous, prima che potesse esplodere: la sua carica di 4 chili di tritolo avrebbe potuto uccidere decine di civili ed era pronta a venire attivata a distanza. Probabilmente la bomba era stata piazzata da un gruppo terrorista successivamente distrutto dalle forze siriana e quindi nessuno aveva potuto attivarne il detonatore. Ma ancora più clamorosi sono stati i successi di altri artificieri siriani che hanno smantellato ben sette bombe lasciate lungo la strada tra Al-Mastouma e Ariha vicino al villaggio di Nehlia, con cariche tra i 50 e i 75 chili di esplosivo.
Altre due bombe di 40 e 50 chili rispettivamente sono state trovate e neutralizzate sulla strada tra Ariha e Jisr al-Shughour e due di simile potenziale sono state rinvenute e disinnescate ad Al-Ghab lungo la strada tra Tal-Zajram e Al-Hakoura. Uno scontro lungo il confine con la Turchia ha poi portato alla cattura dei wahabiti Mohammad al-Sheik Bakkour e Ibrahim Berro, mentre molti loro complici sono stati abbattuti nei pressi di Ein al-Bayda e altri ancora sono dovuti fuggire tornando in territorio turco dove il Governo di Erdogan fornisce loro rifugio e supporto.
Ariha, un piccolo centro nei pressi di Idlib, é stato teatro di uno scontro a fuoco al termine del quale i cadaveri dei qaedisti Mazen Jazzar e Mohammed Faour sono stati identificati tra i criminali abbattuti e una considerevole quantità di armi, munizioni ed esplosivo é stata sequestrata, le perdite tra le forze governative si sono limitate a due uomini caduti e mezza dozzina di feriti. I fratelli terroristi Mohammad Rahmoun e Hussein Rahmoun sono stati sorpresi e uccisi in un covo mentre erano intenti a preparare cariche esplosive a Basr al-Harir, un villaggio vicino al confine giordano.
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Il Parlamento egiziano, ristabilito dal decreto presidenziale, si riunisce di nuovo al Cairo!
Seguendo l'invito del Presidente Mohammed Mursi e sfidando apertamente la sentenza emessa dalla Suprema Corte manipolata e pilotata dai Generali dello SCAF del Maresciallo Tantawi, il Parlamento egiziano si é riunito nella giornata di ieri per la prima volta dopo che, a metà del mese scorso, un pronunciamento della Corte costituzionale aveva invalidato le elezioni di novembre 2011 nelle quali il Partito di Libertà e Giustizia della Fratellanza Musulmana aveva ottenuto quasi il 50 per cento dei voti.
"Ci siamo riuniti oggi per rivedere la sentenza della Corte costituzionale" ha dichiarato il Presidente della Camera Saad Ketatni "Voglio sottolineare che non stiamo contraddicendo la sentenza, o sfidando l'autorità che l'ha emessa, ma semplicemente cercando un meccanismo per implementarla nel rispetto della volontà popolare e della legalità; non vi é altra agenda per oggi". La giustificazione con cui la Suprema Corte avrebbe annullato le elezioni sarebbe stata la dubbia validità di alcuni articoli della legge elettorale ma é chiaro che i generali dello SCAF, sperando in una vittoria di Ahmad Shafiq al ballottaggio, volevano togliere di mezzo il Parlamento dominato dall'Ikhwan per mettere in piedi una dittatura in stile turco.
Fortunatamente Mohammed Mursi é riuscito a battere il candidato della restaurazione mubarakista, attualmente latitante negli Emirati Arabi Uniti inseguito da mandati di cattura per corruzione e malversazione, e nella giornata di domenica scorsa ha ribaltato la sentenza della Cote, invitando il Parlamento a riunirsi. E' importante che il Parlamento eletto a novembre rimanga valido perché in qualunque scenario di nuove elezioni per sostituirlo le monarchie petrolifere sunnite ex-alleate di Mubarak verserebbero milioni di dollari agli Egiziani più poveri per comprare il loro voto, come già hanno fatto nel corso delle elezioni presidenziali per sostenere Ahmed Shafiq.
"Ci siamo riuniti oggi per rivedere la sentenza della Corte costituzionale" ha dichiarato il Presidente della Camera Saad Ketatni "Voglio sottolineare che non stiamo contraddicendo la sentenza, o sfidando l'autorità che l'ha emessa, ma semplicemente cercando un meccanismo per implementarla nel rispetto della volontà popolare e della legalità; non vi é altra agenda per oggi". La giustificazione con cui la Suprema Corte avrebbe annullato le elezioni sarebbe stata la dubbia validità di alcuni articoli della legge elettorale ma é chiaro che i generali dello SCAF, sperando in una vittoria di Ahmad Shafiq al ballottaggio, volevano togliere di mezzo il Parlamento dominato dall'Ikhwan per mettere in piedi una dittatura in stile turco.
Fortunatamente Mohammed Mursi é riuscito a battere il candidato della restaurazione mubarakista, attualmente latitante negli Emirati Arabi Uniti inseguito da mandati di cattura per corruzione e malversazione, e nella giornata di domenica scorsa ha ribaltato la sentenza della Cote, invitando il Parlamento a riunirsi. E' importante che il Parlamento eletto a novembre rimanga valido perché in qualunque scenario di nuove elezioni per sostituirlo le monarchie petrolifere sunnite ex-alleate di Mubarak verserebbero milioni di dollari agli Egiziani più poveri per comprare il loro voto, come già hanno fatto nel corso delle elezioni presidenziali per sostenere Ahmed Shafiq.
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martedì 10 luglio 2012
La Jihad Islamica silura l'iniziativa di Abbas: "Nessun 'negoziato' con Israele porterà mai vantaggi ai Palestinesi!"
Il Movimento per la Jihad Islamica in Palestina, in un comunicato rilasciato nella giornata di ieri ha seccamente e nettamente condannato l'Ex-presidente dell'Anp Mahmud Abbas (che continua a occupare il posto pur avendo il mandato scaduto da tre anni e mezzo) che recentemente ha "difeso" l'opzione negoziale con le autorità sioniste di occupazione e il cosiddetto 'Processo di Pace', carcassa putrescente di un'impostura iniziata Oslo 19 anni e fa e sepolta sotto una montagna di violazioni da parte sionista.
Il rappresentante del Movimento Sceicco Khader Habib ha dichiarato in conferenza stampa di fronte ai microfoni e alle telecamere di numerosi canali, testate e agenzie d'informazione mediorientali e arabe che Abbas, per quanto si ostini a proporre i 'negoziati' con Israele come mezzo per mantenere la sua declinante importanza e rilevanza politica non potrà mai apportare alcun beneficio al popolo di Palestina tramite essi.
"Ogni occasione di incontro con i suoi rappresentanti costituisce una legittimazione del regime ebraico di occupazione e permette a esso di persistere nelle sue offese, nei suoi attacchi e nella sua persecuzione dei Palestinesi di Cisgiordania e di Al-Quds. Il Generale Mofaz con cui Abbas é tanto lieto di incontrarsi é un assassino dalle mani sporche di sangue, forse anche di quello dell'Ex-capo di Abbas, Yasser Arafat". Saleh Zeidan, a sua volta presente alla conferenza, la ha conclusa indicando che la maggioranza del popolo palestinese é contro la ripresa di ogni forma di contatto e negoziato con Tel Aviv.
Il rappresentante del Movimento Sceicco Khader Habib ha dichiarato in conferenza stampa di fronte ai microfoni e alle telecamere di numerosi canali, testate e agenzie d'informazione mediorientali e arabe che Abbas, per quanto si ostini a proporre i 'negoziati' con Israele come mezzo per mantenere la sua declinante importanza e rilevanza politica non potrà mai apportare alcun beneficio al popolo di Palestina tramite essi.
"Ogni occasione di incontro con i suoi rappresentanti costituisce una legittimazione del regime ebraico di occupazione e permette a esso di persistere nelle sue offese, nei suoi attacchi e nella sua persecuzione dei Palestinesi di Cisgiordania e di Al-Quds. Il Generale Mofaz con cui Abbas é tanto lieto di incontrarsi é un assassino dalle mani sporche di sangue, forse anche di quello dell'Ex-capo di Abbas, Yasser Arafat". Saleh Zeidan, a sua volta presente alla conferenza, la ha conclusa indicando che la maggioranza del popolo palestinese é contro la ripresa di ogni forma di contatto e negoziato con Tel Aviv.
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