sabato 5 marzo 2011

In esclusiva per l'Italia immagini delle proteste in Arabia Saudita, traballa il trono dell'ultimo sovrano assoluto della Terra!




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Aggiornamento: la situazione in Arabia Saudita si fa tesa, scontri e arresti ad Al-Hufuf e Al-Qatif


Molte migliaia di persone hanno iniziato a protestare da venerdì mattina nelle cittadine della costa persica dell'Arabia Saudita, provincia a maggioranza sciita dove più forte é l'insofferenza verso l'autoritarismo dello Stato e la discriminazione largamente praticata nella società, sia a livello sociale che economico.

La manifestazione convocata per protestare contro l'arresto dello Sceicco Tawfiq al-Amer, ha radunato una grande folla ad Al-Hufuf, mentre un raduno nella vicina Al-Qatif, che chiedeva oltre alla liberazione dello sceicco anche quella di nove prigionieri politici, é stato disperso dalle forze di sicurezza reali, che hanno impiegato senza risparmio gas urticanti e manganelli.

22 persone sono state arrestate in seguito agli scontri, secondo quanto riportato telefonicamente alla France Presse da Ibrahim al-Mugaiteeb, Presidente di della locale sezione di "Human Rights First". Secondo quanto dichiarato da Al-Mugaiteeb e dal sito-web "Rasid" le manifestazioni chiedevano, oltre al rilascio dei prigionieri, anche riforme politiche quali l'adozione di un sistema monarchico costituzionale e non contenevano messaggi settari o separatisti.

Nonostante vivano nella zona dell'Arabia Saudita più ricca in assoluto di petrolio i cittadini sciiti vedono ben poco degli immensi fatturati della sua esportazione reinvestito nelle loro province; la maggior parte si invola verso la capitale Ryiadh dove il Re Abdullah, la sua Casata e i suoi sodali lo sperperano mantenendo stili di vita che definire "stravaganti" é poco.

Proprio a Ryiadh una piccola manifestazione spontanea iniziata fuori dalla Moschea di Al-Rajhi é stata stroncata sul nascere con l'arresto di tre persone, afferrate a caso dalla polizia tra le venti che stavano intonando slogan contro "l'oppressione autoritaria" del Sovrano.

Il movimento di dissenso saudita ha 'convocato' tramite internet un giorno di proteste per l'11 marzo e uno per il 20.

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I ribelli tengono Zawahyia e conquistano Ras Lanuf! A Gheddafi rimangono solo Sirte e Tripoli!!



L'ora decisiva si avvicina per Muammar Gheddafi, nonostante l'impiego di jet ed elicotteri, nonostante le perdite tra le fila dei pretoriani raccolti per lui dall'israeliana Global CST dell'ex-Generale Yisrael Ziv siano subito colmate da altri disperati arruolati per cento dollari al giorno tra Sudanesi del Sud, Darfuriani, Chadiani e Ghanesi, un tentativo di conquistare Zawahyia (che il gazzettame italiota stamattina dava per riuscito) si é risolto in un nulla di fatto, mentre, sul litorale sirtino, la città di Ras Lanuf é caduta in mano agli insorti.


Ormai a Gheddafi restano solo la sua roccaforte tribale di Sirte e la capitale Tripoli, la sua presa sul resto del paese é ormai scomparsa o in via di disfacimento.


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Il peggiore incubo della Casa di Saoud si sta realizzando! Mobilitati 10,000 soldati nelle province sciite!


Lo Stato Maggiore dell'Esercito saudita ha emanato una chiamata speciale a 10,000 tra truppe scelte, riservisti e personale di sicurezza, mobilitandoli tutti in direzione delle province costiere orientali, dove si concentra la cospicua minoranza sciita che, con la giornata di ieri, ha iniziato una massiccia mobilitazione per protestare contro l'oppressione cui é sottoposta, contro l'arresto arbitrario di una rispettata figura religiosa e contro l'autoritarismo e la corruzione della Real Casa.

Re Abdullah e i suoi sodali contemplano con sincera preoccupazione il moto di insofferenza e ribellione che comincia a serpeggiare tra i sudditi sciiti o si dovrebbe dire tra i "regnicoli", visto che la monarchia saudita é gestita come un regno dell'ancien regime o, meglio ancora, come una corporazione totalmente amorale e senza controllori o supervisori al di fuori del suo Consiglio d'Amministrazione, occupato in toto da shareholder che appartengono alla Casa di Saoud.

Finora i proventi petroliferi e i corposi emolumenti Made in Usa (un miliardo e mezzo di dollari l'anno, il più copioso stanziamento a 'stelle e strisce' dopo i tre miliardi annui regalati a Israele), sono stati sufficienti a cullare i regnicoli in un comodo e tranquillo sopore di benessere e consumismo ma, tra tutti i venticinque milioni di abitanti, gli sciiti sono quelli che meno godono della particolarissima 'trickle down economy' in vigore a Ryiadh.

Solo ieri Re Saoud voleva usare le sue forze armate per schiacciare nel sangue rivolte sciite fuori dai suoi confini, oggi invece se le ritrova direttamente in casa...


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venerdì 4 marzo 2011

Agedabia seppellisce e piange i caduti negli scontri coi mercenari di Gheddafi





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La Tunisia eleggerà la propria Camera Costituente il 24 luglio!


Fouad Mebazaa, il Presidente pro-tempore della Tunisia, ha dichiarato ufficialmente che il suo mandato, e quello del governo ad interim che sta gestendo la fase di transizione post-Ben Ali, rimarranno in carica almeno fino alle elezioni della Camera Costituente che avranno luogo il 24 luglio.

Una volta eletto l'organo costituente potrà estendere la vita del gabinetto fino alla convocazione di elezioni politiche vere e proprie oppure scioglierlo e formarne uno nuovo. La convocazione di elezioni per la Costituente é la prima di una serie di scelte modellate sulle richieste del popolo che, dalla cacciata di Ben Ali, non ha smesso di scendere in piazza per sostenere questa ed altre richieste.

Il movimento politico musulmano An-Nahda, recentemente legalizzato dal Governo a interim, ha già annunciato che presenterà una propria lista autonoma per entrare a far parte della Camera Costituente. Un altro successo delle incessanti manifestazioni popolari, a inizio della settimana, era stato salutato con le dimissioni del Primo Ministro Mohammed Ghannouchi (nessuna relazione con il Rachid Ghannouchi di An-Nahda), considerato troppo compromesso col passato regime.

Ghannouchi si é dimesso insieme a due Ministri del Governo ed é stato sotituito da Beji Caid Essebsi (sopra), che dovrà nominare sostituti ai due dicasteri lasciati liberi.


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Baku in stato d'allerta, l'Azerbaijan si prepara a scendere in piazza?


Forti misure di sicurezza oggi in tutto l'Azerbaijan, ex-Repubblica sovietica del Caucaso, dove circa il 96% della popolazione professa la fede musulmana (quasi due terzi nella confessione sciita, il resto sunniti); sembra infatti che per l'11 e il 12 marzo si preparino imponenti manifestazioni di piazza, il cui "tam tam" ha già iniziato a viaggiare sui monitor e sugli smartphone della fascia di cittadinanza giovane, politicamente e socialmente impegnata e insoddisfatta della politica filoisraeliana e filoamericana del Governo in carica.

L'Esecutivo starebbe spostando unità militari di provata fedeltà nella capitale Baku, per reagire a ogni accenno di rivolta. Il Parlamento nazionale, al contrario, sembra sostenere l'iniziativa di protesta, legandola alle proprie istanze di dimissioni immediate dell'attuale Governo, del lancio di un vasto e ambizioso programma di riforme costituzionali e del rilascio di tutti i prigionieri politici e d'opinione.
Il Primo Ministro azero Artur Rasizade
Sotto la comoda "scusa" della lotta al terrorismo, l'Azerbaijan é stato trasformato in uno stato senza garanzie democratiche, un comodo 'avamposto' di Israele e degli Usa in funzione anti-iraniana. Secondo quanto riportato da fonti di informazione indipendente il messaggio di protesta avrebbe raggiungo più di 20,000 indirizzi e account e sarebbe stato raccolto, per ora, da oltre 5,000 utenti.

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Teppisti ebrei devastano moschea vicino ad Al-Khalil!!


Un'orda di dozzine e dozzine di fanatici coloni ebrei, provenienti dall'insediamento illegale di Kiryat Arba, si sono scatenati in un'orgia di odiosa e insensata distruzione (aggravata dall'intento blasfemo e offensivo) contro la Moschea di Nabi Younis nella cittadina di Halhoul, a poca distanza da Al-Khalil.

Ben 'coperti' e spalleggiati dalle truppe di occupazione dello Stato ebraico i vandali si sono potuti avvicinare al loro obiettivo grazie alla chiusura di tutti gli accessi all'edificio sacro da parte di pattuglie armate dell'esercito, che hanno bloccato l'incrocio di Nabi Younis per parecchie ore.

Una volta all'interno i coloni ebrei si sono lasciati andare a un vero e proprio sabba sacrilego, svellendo gli arredi, lacerando copie del Corano, insozzando e rovinando i tappeti mentre berciavano e ululavano come una vera e propria manica di selvaggi.

Mentre ciò accadeva militari sionisti arrestavano due meccanici palestinesi di Al-Khalil, i fratelli Mohammed Abu al-Dabaat ed Abdulghani Abu al-Dabaat, rubando la loro macchina e numerose e costose parti di ricambio dalla loro officina.

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Gaza celebra la Giornata internazionale della Protezione Civile! Immagini esclusive!


Se in Italia solo a pronunciare la parola "protezione civile" ci vengono in mente aitanti individui in tuta ginnica che ricevono "massaggi extralusso" da avvenenti brasiliane, nella Striscia assediata di Gaza la parola, per quanto diversamente resa e pronunciata, é in grado di suscitare ben altre reazioni e ricordi; a causa del protrarsi dell'inumano assedio sionista i militi della protezione civile di Gaza ammettono di avere meno di un quarto delle risorse e degli equipaggiamenti che sarebbero necessari a svolgere in piena e totale sicurezza il loro lavoro ma, pure, non demordono e continuano a impegnarsi per la sicurezza della gente dell'enclave palestinese.

Come é accaduto anche ai poliziotti e ai paramedici anche i militi della Protezione hanno versato il loro tributo di sangue all'aggressione militare sionista di "Piombo Fuso" e, tra coloro che non persero la vita, comunque, si contano alcuni dei feriti e dei mutilati più gravi, ustionati dal fosforo bianco mentre scavavano per cercare sopravvissuti, contaminati e intossicati dalle pesanti polveri di uranio e altre sostanze delle testate a metallo denso inerte.

Uno dei settori più colpiti dall'attacco sionista fu il dipartimento dei vigili del fuoco, presi particolarmente di mira dal fuoco degli assalitori, che volevano negare alle loro vittime la possibilità di combattere gli incendi e salvare quindi le strutture colpite; anche se ormai due anni sono passati dal 'pogrom' israeliano ogni settimana vi é una piccola emergenza da affrontare, a causa dei continui raid e attacchi contro infrastrutture civili e lavoratori palestinesi: pescatori, contadini, raccoglitori di detriti e così via. Il coraggio e l'abnegazione con cui i membri della Protezione Civile continuano nella loro missione con sempre meno mezzi e sempre meno fondi deve destare ammirazione non solo nei loro colleghi europei e occidentali, ma in qualunque persona di sentimenti umani.
 Nella giornata di ieri, a Gaza, si é tenuta la cerimonia in onore della Giornata internazionale della Protezione Civile, che ha compreso momenti di commemorazione dei militi caduti nell'adempimento dei propri doveri, dimostrazioni pubbliche di tecniche di intervento e altri happening in tema; interrogato dai media locali e regionali il Direttore delle Operazioni, Col. Youssef al-Zahar, ha dichiarato che, nonostante abbia perso più del 40% dei propri equipaggiamenti, la Protezione Civile di Gaza é ancora in grado di far fronte alle esigenze della comunità, soprattutto grazie alla professionalità e alla dedizione dei suoi uomini.

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Liberato lo Sceicco Salah! Non regge alla prima udienza la pretestuosa accusa israeliana!


Come preconizzato dal suo team di avvocati difensori le autorità giudiziarie sioniste, alla prima udienza, non hanno trovato motivi per prolungare la carcerazione dello Sceicco Raed Salah, noto esponente della Fratellanza musulmana in Israele, che era stato sequestrato mentre tornava da Gerusalemme Est verso casa sua dopo aver partecipato a una pacifica manifestazione contro i progetti di giudeizzazione forzata della città araba a Silwan. Dopo il rapimento, molti giorni dopo, era stato rivelato il capo d'imputazione elevatogli contro: un ridicolo addebito per "incendio di cespugli" durante una sua visita al villaggio beduino di Araqib nel Negev, demolito dai bulldozer sionisti venti volte finora.

Il sequestro dello Sceicco, evidentemente nato dall'occasione che si é presentata invitante davanti agli uomini della polizia segreta sionista che stavano seguendo e pedinando le mosse di Salah, ha avuto termine a causa dell'impossibilità di essere 'giustificato' da un pretesto più convincente, tanto che persino la corte israeliana, notoriamente parziale e sfavorevole quando si debbano giudicare cittadini arabi (come dimostra il caso di Ameer Makhoul), ha dovuto rimettere in libertà il religioso.

Lo Sceicco Salah é stato già in carcere in passato ed é reduce dal massacro della Mavi Marmara, quando la nave di aiuto umanitario sulla quale si trovava venne illegalmente abbordata ed assaltata in acque internazionali da commando della Marina israeliana, che freddarono più di dieci attivisti sparando loro nella nuca e nella schiena mentre si trovavano inermi sdraiati sulla tolda.

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In Arabia Saudita scendono in piazza gli sciiti, anche Riyadh sarà toccata dalla "primavera araba"?

Una foto profetica? Re Abdallah di Saoud in compagnia di Mubarak e Ben Ali, manca solo Gheddafi!
 Sembra che, ormai, nemmeno la sclerotica e ultraconservatrice Arabia Saudita sia immune al vento del cambiamento portato dalla precoce "primavera araba" di questo inizio di 2011; a quanto riportano diverse agenzie di stampa del Golfo Persico, tra cui l'iraniana FARS, la cospicua minoranza sciita che vive sotto l'imperio della Casa di Saoud avrebbe convocato per domani, dopo le tradizionali preghiere del Venerdì, una serie di manifestazioni di protesta.

Gli sciiti, ben 5 milioni su 27 milioni di sauditi, sono a tutti gli effetti trattati come cittadini di "Serie B": svolgono lavori subalterni e umilianti, sono esclusi dalle copiose ricadute delle rendite petrolifere e, come ci si può aspettare in uno Stato che in pieno XXI Secolo mantiene ancora tutti i tratti distintivi della monarchia assoluta (con real casa sunnita), sono praticamente assenti in tutto l'apparato politico-burocratico del paese.

Ad attizzare le braci del malcontento che domani rischiano di divampare in un vero e proprio incendio, é stato l'arbitrario arresto nella cittadina di Hofuf, nella regione di Ihsa, del rinomato e rispettato capo religioso Tawfiq al-Amer, che la scorsa settimana ha invocato, in una predica tenuta in moschea, una monarchia costituzionale in luogo del presente regime e il riconoscimento dei diritti della minoranza sciita: un proclama tutt'altro che incendiario, ma sufficiente ai tirapiedi del Re Abd Allah bin Abd al-Aziz Al Sa'ud per scaraventarlo in carcere.

Già oggi, in una sorta di "prova generale" di quanto potrebbe accadere domani, le famiglie di 9 prigionieri politici incarcerati da oltre 15 anni senza nemmeno un'accusa formale hanno dimostrato davanti al Palazzo del Governatorato nella cittadina costiera di Dammam.

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giovedì 3 marzo 2011

I ribelli respingono i mercenari di Gheddafi a Brega. Oggi come in Spagna 75 anni fa la parola d'ordine é: "NO PASARAN!"


Ci scusiamo con i nostri lettori per la stringatezza del penultimo 'report' dalla Libia, niente più che due video e una cartina esplicativa di contorno e, contemporaneamente, approfittiamo dell'occasione per congratularci con loro, visto che negli ultimi due giorni ci hanno fatto sfiorare traguardi di traffico che per questo progetto editoriale ritenevamo semplicemente fantascientifici; adesso cercheremo di "recuperare" con un nuovo aggiornamento sulla situazione nel Golfo della Sirte, tratta da una fonte pressoché inoppugnabile. Peter Bouckaert, Direttore dell'Unità Emergenze di Human Rights Watch, riporta da Brega (la stessa Mersa el-Brega che vide le battaglie di Rommel), che nella giornata di ieri milizie mercenarie di africani al soldo di Gheddafi hanno cercato di prendere d'assalto la cittadina per aprirsi la via verso Bengasi, capitale della Cirenaica insorta.

Insieme al suo interprete e ad alcuni coraggiosi cobbaboratori Bouackert ha raggiunto agedabia, a sessanta chilometri ad Est di Brega, trovandola fortemente presidiata con cannoncini quadrinati antiaerei, carri armati e altri armamenti pesanti; la cittadina sembrava all'erta ma tranquilla. A Brega vera e propria gli uomini di HRW sono stati i primi occidentali ad arrivare sulla scena di una intensa battaglia nella zona dell'Università, dove miliziani mercenari erano stati imbottigliati dopo essere stati respinti dalla zona delle installazioni petrolifere. Pur numericamente preponderanti gli insorti non riuscivano a ripulire la zona in quanto equipaggiati solo di fucili d'assalto e lanciarazzi personali, mentre i mercenari avevano cannoni-mortaio "Vasilek" da 82 millimetri e persino mortai pesanti da 120, oltre a un paio di pezzi d'artiglieria leggera.

Di tanto in tanto jet dell'aviazione libica, probabilmente Su-22 da interdizione o Mirage francesi, facevano la loro comparsa per mitragliare le posizioni degli insorti. Infine, uno 'standstill' angosciante é stato rotto dall'arrivo di altri ribelli equipaggiati con cannoncini antiaerei, pezzi d'artiglieria e anche qualche blindato, che si sono rivelati fondamentali per avere ragione del ridotto dei mercenari. La situazione ormai sul litorale libico é quella del vero e proprio conflitto armato, con il Governo provvisorio di Bengasi che sta facendo l'impossibile per trasformare le folle di dimostranti di pochi giorni fa in qualcosa di simile a una milizia popolare che possa con successo opporsi ai mercenari africani radunati in tutta fretta da Gheddafi per schiacciare il suo popolo: Chadiani, Guineani, Ghanesi e soprattutto Sudanesi del Sud e Darfuriani, bene addestrati e competenti nell'uso anche di armi pesanti.

Bengasi sta rinforzando le posizioni a ovest con dozzine di camion e veicoli di miliziani semi-addestrati e tutte le armi pesanti che é stato possibile recuperare dagli arsenali del regime, mentre ogni soldato passato agli insorti si è trovato dall'oggi al domani 'sergente' di un plotone di miliziani brucianti di entusiasmo generoso, ma spesso in difficoltà con l'ABC della vita del combattente. Ancora una volta, in Libia nel 2011 come nella Spagna degli anni '30, un popolo in armi che ha nella passione la sua carta vincente affronta professionisti della guerra e della violenza al soldo di un autorcrate megalomane e vanitoso...speriamo, o preghiamo, che questa volta le forze della Libertà e del Riscatto possano prevalere su quelle della Tirannia e dell'Oppressione.

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Mobilitazione in corso nella Cirenaica, scontri lungo tutta la fascia costiera








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mercoledì 2 marzo 2011

Studenti della Boston University manifestano contro il muro dell'Apartheid israeliano!


I membri dell'organizzazione Studenti dell'Università di Boston per la Giustizia in Palestina hanno manifestato ieri davanti a una delle palazzine del campus in Commonwealth Avenue la loro solidarietà con il popolo palestinese segregato e oppresso dall'infame 'barriera di separazione', la struttura di cemento e acciaio, molte volte più lunga del famigerato Muro di Berlino, che lo Stato ebraico ha eretto per frammentare e spezzettare la continuità abitativa, storica, sociale ed economica della Palestina, segregare e umiliare le sue genti e occupare e rubare nuova terra su cui impiantare nuove colonie di fondamentalisti razzisti e armati.


Davanti al muro di polistirolo e cartongesso, istoriato con slogan che richiamavano all'analogia tra Gaza assediata e il Ghetto di Varsavia, che chiedevano le sanzioni economiche contro il regime di Tel Aviv e che ne denunciavano gli abusi e i crimini, membri dell'associazione hanno esteso striscioni di slogan, fatto volantinaggio e distribuito volantini ai passanti, per sensibilizzare la popolazione universitaria riguardo la questione.


Un milite della locale forza di polizia, forse incuriosito dall'assembramento, non ha trovato da ridire sulla manifestazione.


Una delle cose divertenti riguardo questo scenografico sit-in é che l'idea per la sua realizzazione sia venuta, fra tutte le possibili fonti di ispirazione, da una preoccupata missiva degli "Studenti dell'Università di Boston per Israele"  (Boston University Students for Israel, altrimenti B.U.S.I.). Diversi giorni fa i B.U.S.I. avevano infatti esteso una preoccupata missiva a molti indirizzi email universitari denunciando l'intenzione degli studenti pro-palestinesi di "infiammare gli animi" e "incitare all'odio" tramite "la costruzione di un finto muro di separazione".
 

Gli studenti dell'associazione SJP, che non avevano PER NIENTE considerato l'idea; sapendo della campagna di email "preventiva" contro di essa, l'hanno considerata, ponderata e, ritendendola ottima, l'hanno tradotta in pratica!


Agli esterreffati B.U.S.I., colpiti da una sorta di "paradosso di predestinazione", non é restato che ingollare l'amaro boccone senza potersela prendere con nessuno, del resto, si sa, "chi é causa del suo mal...".

Special Thanks to all the people at Boston University Students for Justice in Palestine, with particular regards and a big hug, smooch and brofist to: Scott Delisle for having shot the pics and to Zena Ozeir for having sent them to us! Keep up the good work, folks!!


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Le pressioni internazionali allentano la morsa sionista su Gaza: aperto il varco di Kerem Shalom per 190 camion!


Una buona notizia per la popolazione del ghetto assediato di Gaza; a seguito delle incessanti pressioni di organismi internazionali, ONG e agenzie umanitarie nelle scorse ore le autorità sioniste hanno finalmente ceduto e aperto due dei varchi di confine di Kerem Shalom affinché, tramite essi, 190 trasporti carichi di materiali da costruzione.

Tra essi si contano: tredici carichi di tondini di ferro e sacchi di cemento per progetti di ricostruzione sponsorizzati dall'UNRWA, tre carichi di cemento e tondini per progetti supervisionati dalla Banca tedesca per lo Sviluppo e sei dello stesso genere per progetti sponsorizzati dall'Agenzia di Aiuto statunitense.

Purtroppo, importare cemento e armature metalliche per costruzioni private resta ancora al di là delle possibilità 'concesse' dagli insensibili supervisori del progetto israeliano di strangolamento di Gaza, motivo per cui i comuni cittadini devono ancora accontentarsi di recuperare i detriti lasciati dal "pogrom" militare sionista di due anni orsono e ingergnarsi a triturarli e mescolarli con metodi semi-artigianali per ricavarne nuovi mattoni e nuova malta. E' questo il motivo per cui, per impedire e rallentare il processo di ricostruzione delle case distrutte, che le truppe sioniste si "divertono" a fare il tiro al bersaglio sui bambini e sui ragazzi che fanno il giro delle zone bombardate con carriole e carretti trainati da asini, come testimoniato da numerosi mezzi d'informazione e rapporti di organizzazioni sanitarie e umanitarie.


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Israele assolda e paga i mercenari africani al soldo di Gheddafi, i massacratori di Tripoli e Al Zawiyah!!


C'é l'ex-Generale sionista Yisrael Ziv dietro l'improvvisa comparsa di una "force noire" di mercenari africani fra le fila di pretoriani di Gheddafi; ora che il rais di Tripoli ha perso il sostegno delle più influenti e numerose tribù libiche, persino quelle dei nomadi dell'interno, solo arruolando soldati di ventura, sbandati abituati alle peggiori stragi e carneficine delle mille "guerre dimenticate" che dilaniano il Continente Nero (per il tornaconto delle grandi corporazioni occidentali), il Colonnello può sperare di intimidire a sufficienza la popolazione per rimanere in qualche modo in sella.

E, lesto e disponibile come sempre quando ci sia da aiutare un regime dispotico e impedire il riscatto e la liberazione di un popolo arabo, Israele si é fatto avanti; a metà febbraio infatti, in seguito a un meeting segreto tra gli alti papaveri della coalizione di ultradestra attualmente al Governo a Tel Aviv e l'ex-Generale Ziv quest'ultimo ha messo in moto i suoi contatti della "Global CST", la compagnia di 'security e consulenza militare' che, come un ragno velenoso, tesse la sua tela tra Colombia e Georgia, Mali, Senegal, Ciad e Repubblica Centrafricana.


Ma é soprattutto dal Darfur, regione in cui Israele ha brigato e tramato a lungo, che viene la maggior parte dei pretoriani neri affidati al Capo dell'Intelligence di Gheddafi, Abdullah Sanusi; dopo avere insanguinato ad arte la regione, spandendo nel mondo la 'favola' razzista dei "cattivi musulmani che perseguitavano i cristiani" i mercenari pagati con gli Shekel di Israele sono partiti per una nuova orgia di sangue e di stragi, con il beneplacito sornione e soddisfatto dello Stato ebraico, che traffica con tutti i peggiori regimi e dittatori della terra e poi ha la faccia tosta di presentarsi come "l'unica democrazia del Medio Oriente".

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Peschereccio palestinese distrutto dal fuoco delle motovedette israeliane davanti a Rafah!


Un natante da pesca palestinese é stato distrutto nelle scorse ore quando motovedette armate della Marina sionista hanno aperto il fuoco con cannoncini di piccolo calibro e mitragliere prendendo di mira un gruppo di barconi ancorati al largo di Rafah, capoluogo meridionale della Striscia di Gaza.

Testimoni oculari hanno riportato come le salve delle motovedette siano state accuratamente "aggiustate" sui bersagli, segno che i marinai sionisti volevano esplicitamente danneggiare distruggere i piccoli pescherecci, per rendere ancora più precario l'afflusso di generi alimentari nel territorio sottoposto allo strangolamento economico voluto da Israele.

Il settore della pesca, permettendo agli abitanti di Gaza di procurarsi cibo in maniera 'autonoma' dalle tabelle della fame e della carestia stilate dagli Shylock di Tel Aviv, é stato oggetto di un trattamento terroristico tutto particolare, che ovviamente lo Stato ebraico ha cercato di gabellare e travestire come 'operazioni anti-terrorismo', ma, in ultimo, é sempre più scoperta ed evidente la sua natura duplice e ipocrita, mirata esclusivamente ad aumentare e peggiorare le sofferenze degli abitanti del 'ghetto' di Gaza.

Una dozzina di giorni fa era toccato a tre pescatori di Beit Lahia (Jihad Fathi Khalaf, Ashraf Abdel-Latif Aktefan e Tal'at Ar-Ruwagh) di venire massacrati sul bagnasciuga dai colpi della Marina sionista; questa volta, fortunatamente, le perdite sono state solo materiali, anche se non bisogna dimenticare che l'affondamento di un barcone da pesca vuol dire fame e povertà per le famiglie dei suoi proprietari.

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