Recenti comunicati ci informano che, nonostante l'iniziativa di dialogo portata avanti dall'ex-Segretario Generale ONU Kofi Annan i terroristi wahabiti inviati in Siria da Sauditi, Qatariani, Americani, Francesi e Israeliani stiano continuando le loro attività armate, anzi, utilizzino il temporaneo allontanamento delle truppe siriane dai centri abitati per cercare di raggrupparsi e riorganizzare le fila.
Per fortuna l'Esercito non sta a guardare e ha intercettato un gruppo armato sull'autostrada Homs-Al Qseir, presso l'area di Kafar A'ayar, ingaggiando uno scontro a fuoco che si é risolto con la morte di numerosi mercenari e la cattura dei superstiti; tra gli equipaggiamenti confiscati ai criminali sono stati trovati fucili di precisione americani, granate made in israel e molti altri tipi di arma ed apparecchiature avanzate, come cellulari satellitari e computer.
Oltre 14.000 nuovi nati sono stati registrati nella Striscia di Gaza dall'inizio di gennaio fino alla fine di marzo 2012, con una media di 150 nascite giornaliere, di cui circa il 55 per cento maschi e il resto femmine, secondo quanto rivelato nella giornata di oggi dagli uffici anagrafici.
Gaza city e i suoi sobborghi sono stati tra le zone più prolifiche, con oltre 5000 nascite, mentre la zona cresciuta di meno é quella meridionale di Rafah, con "appena" 2000 nuovi nati. Ovviamente 'appena' rispetto alle altre zone di Gaza; si ricordi che anche quelli di Rafah sono pur sempre numeri che farebbero gridare al miracolo qualunque reparto di neonatologia europeo o americano.
A confronto di questa crescita prodigiosa le morti sono state appena 12 al giorno e, senza le campagne di bombardamento terroristico e l'assedio sionazista del ghetto palestinese sarebbero state ancora di meno, visto che molti decessi sono stati risultato di aggressioni armate israeliane o conseguenze dello strangolamento economico della Striscia. In media vi sono stati, comunque 12,5 neonati per ogni defunto.
La grande crescita demografica palestinese spiega come mai il regime ebraico di occupazione abbia tanta fretta di completeare la "pulizia etnica" (attraverso deportazione o sterminio) dei legittimi abitanti delle terre che ha invaso.
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Pubblichiamo con piacere questo nuovo contributo di Ali Reza Jalali, giovane giurista bresciano esperto della Storia e della struttura giuridica della Repubblica Islamica Iraniana.
Il mutevole rapporto fra i due più importanti Paesi islamici del Vicino Oriente, ovvero Iran e Turchia, ha caratterizzato gli ultimi 400 anni delle relazioni internazionali. Dai tempi dell'Impero ottomano e dell'Impero safavide infatti, i due Paesi intrattengono rapporti di vicinato, caratterizzati da un alternarsi di pace e guerra fredda. Passando al XX secolo possiamo dire che l'apice dell'amicizia tra i due Stati si è rivelato il periodo tra gli anni '40 e gli anni '70, quando i due governi, entrambi alleati dell'Occidente, e dalla fine della II guerra mondiale agli ordini degli USA in funzione anti-sovietica, allacciarono non solo legami economici e politici, ma anche militari, entrando insieme al Pakistan in un'allenza strategica (CENTO) per evitare lo sfondamento verso i "mari caldi" dell'URSS.
Dalla Rivoluzione islamica del 1979, e la caduta del regime filo-americano in Iran però, le cose sono cambiate. L'alleanza tra Iran e Turchia è venuta meno e da allora iniziò un periodo di "guerra fredda" tra i due Paesi culminata con l'inserimento dell'Iran nella lista nera dei "nemici" della Turchia (gli altri nemici giurati erano coonsiderati la Grecia, la Siria, l'Iraq e la Russia). Dalla salita al potere in Turchia dei movimenti politici legati all'islam, dalla fine degli anni '90 però, la situazione era nuovamente cambiata, con un notevole miglioramento dei rapporti bilaterali.
Le prese di posizione del leader turco Erdogan in favore della pace e dell'amicizia con i Paesi rivoluzionari dell'area, Iran e Siria in primis, sembrava aver traghettato la Repubblica fondata da Ataturk verso posizioni più indipendenti dagli USA e da Israele. Le relazioni economiche tra Iran e Turchia poi, sono cresciute notevolmente negli ultimi anni, arrivando a sfondare quota 15 mld di dollari nel 2011. Entro il 2015 i due Paesi dovrebbero arrivare a un interscambio di 30 mld, rappresentando un polo economico di primo piano nel mondo islamico.
La Primavera Araba e la vicenda siriana degli ultimi mesi però, sembrano aver peggiorato i rapporti tra i due Paesi, visto il sostegno dell'Iran alla Siria, e l'aiuto della Turchia ai ribelli armati provenienti dai Paesi arabi e non (ormai è chiara in Siria la presenza di cittadini francesi e inglesi impegnati nelle battaglie in varie città). Di recente il Primo ministro turco Erdogan si è recato in visita ufficiale a Tehran per discutere con le autorità iraniane di vari argomenti, tra i quali la crisi siriana, ma è stato chiaro che le posizioni dei due governi sulla questione rimangono distanti. Pochi giorni fa la Turchia avrebbe anche deciso di tagliare di un quinto le importazioni petrolifere dall'Iran, in ossequio alle sanzioni americane nuovamente emanate da Obama. L'Iran poi ha deciso di proporre Baghdad, la capitale dell'alleato Nouri al-Maliki, come città ospitante per il meeting col gruppo 5+1 sulla vicenda nucleare, e non Istanbul come era avvenuto in precedenza, mandando su tutte le furie Erdogan.
Insomma, la luna di miele durata qualche anno tra Iran e Turchia sembrerebbe verso il tramonto, ma vi sono ancora molti interessi comuni per abbandonare un'amicizia che può avere solo benefici per la stabilità della regione. Dalla questione "curda", agli affari economici sempre crescenti, le cose in ballo sono troppe per permettersi il lusso di deteriorare i rapporti bilaterali tra questi due attori fondamentali della politica regionale.
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Che succede quando un'organismo giuridico si rende conto, da sé stesso, seguendo la lettera del Diritto, le consuetudini e i precedenti, della sua stessa illegittimità? E' il caso del cosiddetto 'Tribunale Speciale per il Libano', corte-canguro voluta da Usa e Israele per ficcare il naso nelle questioni politiche del Paese dei Cedri, creata dopo l'assassinio di Rafic Hariri da parte del Mossad (che utilizzò all'uopo un drone senza pilota armato con un missile sperimentale tedesco fornito dalla compiacente Frau Merkel) e, nello specifico di accusare prima la Siria di aver voluto l'omicidio (pretesa bizzarra perché l'uomo d'affari ed ex-Premier si stava proprio riavvicinando velocemente a Damasco poco prima di venire assassinato) e, quando quella pista venne smentita, di puntare il dito contro Hezbollah.
Roux infatti ha fatto notare che, essendo stato istituito su richiesta e pressioni di Stati (Usa, Francia, Israele) diversi da quello dove é stato commesso il crimine i cui colpevoli dovrebbe individuare e giudicare il tribunale é essenzialmente un'agenzia incaricata da questi di interferire con la politica interna di uno paese sovrano e in quanto tale incostituzionale e illegittimo. Baragwanath si é salvato "in corner" citando il suo ruolo di presidenza e il contemporaneo scranno da lui occupato nella commissione appelli del Tribunale per significare la sua impossibilità a esprimere un giudizio sulle dichiarazioni di Roux. A parte che citando lo statuto del Tribunale Baragwanath ha confuso l'articolo 10 con il 12 quando ha detto che quest'ultimo lo obbliga a esprimere posizioni che rappresentano l'opinione ufficiale della Corte é evidente che le giustificazioni addotte non sono altro che artifici retorici e che lo stesso Presidente, terrorizzato dalla giustezza dei rilievi di Roux, teme il momento in cui, come l'imperatore nudo, tutta l'arbitrarietà e l'arroganza su cui, come su sabbia, sono state poste le fondazioni dell'STL verranno riconosciute come tali e l'intera arzigogolata e sghemba impalcatura del Tribunale Speciale rovinerà, fragorosamente, al suolo.
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Tuttavia é bizzarro che questi due criminali in uniforme, addestrati alla scuola golpista di 'Gladio' e di 'Stay Behind' di tradizione CIA e NATO, parte del complesso di militari fascistoidi a cui i "democratici" angloamericani affidavano tra gli anni '50 e '70 la 'sicurezza del Fianco Sud' (tanto fra quei popoli scuri e olivastri di iberici, italici, greci e turchi la 'Democrazia' dei rosei WASP color porcellino era un lusso inutile), siano chiamati a rispondere dei loro gravi e innegabili crimini proprio quando la Turchia di Erdogan dopo anni spesi a proporsi come l'alternativa musulmana alla politica imperialista degli occidentali in Medio Oriente si "cala le braghe" diventando per l'ennesima volta vassalla di Usa e Israele contro la Siria di Assad e accettando di impiantare il radar NATO anti-iraniano sul suo suolo.
Forse, gattopardescamente, Erdogan é riuscito veramente a "cambiare tutto perché non cambi nulla"; in questo caso, potrebbe anche rimettere i due vetusti generali nell'ospizio da cui li ha fatti prelevare, giacché senza una credibile inversione di tendenza là dove conta davvero questo processo si riduce a una esercitazione superficiale, cosmetica ed esteriore, che anziché fare giustizia offende la memoria delle vittime del golpe del 1980, che hanno dato la vita sognando una Turchia autonoma, forte, indipendente e padrona del proprio destino e delle proprie scelte.
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Manifestanti sciiti sono nuovamente scesi in strada a Qatif, sfidando la brutale repressione degli sgherri di Re Saoud, chiedendo l'immediato rilascio di Fadel al-Monassef, attivista umanitario arrestato e tenuto in incommunicado da mesi nonostante le minacce trasmesse in queste ultime settimane dai media di regime contro quanti osassero manifestare pubblicamente.
E' da febbraio che tutto l'Est dell'Arabia Saudita, popolato dalla minoranza sciita discriminata politicamente ed economicamente e tuttavia fonte primaria del petrolio che finanzia il sardanapalesco fasto della corte di principi fannulloni di Riyadh fermenta e manifesta la propria insoddisfazione per lo status quo: in principio chiedendo un allentamento della repressione e una più equa ridistribuzione delle entrate petrolifere ma più di recente arrivando persino a chiedere la fine del regno dei Saoud o persino la secessione dall'Arabia e la creazione di un nuovo stato litoraneo sciita.
Nella repressione delle manifestazioni, che di solito coinvolgono centri come Qatif, Awamiyah e Sawfa, finora hanno trovato la morte dozzine e dozzine di civili, senza che per questo l'occidente superficiale e ipocrita abbia una sola volta criticato il suo tiranno privilegiato, perché subserviente ai desideri dell'arrogante imperialismo Usa e israeliano, l'ultimo monarca assoluto della Storia: Re Abdallah bin Saoud.
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Il quotidiano libanese "Al-Akhbar" ha rivelato in un articolo pubblicato nella giornata di ieri che molti terroristi fuggiti recentemente dalla Siria a causa delle vittorie riportate contro di loro dalle forze armate e di sicurezza di Damasco, in un numero che potrebbe variare dalle diverse centinaia fino ad alcune migliaia sarebbero entrati nel Paese dei Cedri trovando rifugio nelle province settentrionali, egemonizzate dalla comunità sunnita e schierate principalmente con la coalizione 14 marzo, guidata dal mezzo saudita Saad Hariri, burattino di Riyadh, Washington e Tel Aviv.
Secondo i reporter di Al-Akhbar un ospedale ad Abu Samra presso Tripoli Siriaca sarebbe "totalmente pieno" di terroristi wahabiti profughi dalla Siria, costantemente circondato di uomini armati fedeli ad Hariri che non lasciano avvicinare nessuno e che si danno i turni per sorvegliarlo 24 ore su 24. Il numero dei terroristi ricoverati aumenta sempre, visto che non passa giorno senza che almeno quattro o cinque feriti arrivino aggiungendosi a quelli già ricoverati. Un giorno ne sarebbero arrivati addirittura venticinque.
Tra i ricoverati vi sarebbero due capi terroristi convenzionalmente chiamati Abu Ali e Abu Ahmad costoro si sarebbero macchiati di crimini orrendi in Siria: rapimenti, torture, omicidi di civili e quasi ogni atto di intimidazione, violenza e omicidio che sia possibile immaginare perdipiù vantandosene col personale ospedaliero e con gli altri degenti. L'articolo si conclude avvertendo che questo genere di "ospiti" una volta curati potrebbe decidere di fermarsi in Libano e provare a fare lì quello che non é riuscito a fare in Siria: destabilizzare il paese con la violenza e il terrore.
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I genitori della oramai ex-prigioniera politica Hana'a Shalabi, accompagnati dallo zio di lei, sono riusciti a entrare nella Striscia di Gaza nella notte tra ieri e oggi, ricevuti da una piccola delegazione governativa e da una rappresentanza del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina, organizzazione con la quale la giovane Hana'a ha deciso di militare a favore della Causa e dei Diritti del popolo palestinese.
I familiari sono entrati a Gaza attraverso un vero e proprio periplo, passando da Jenin in Giordania entrando in Egitto e da qui dirigendosi attraverso il Sinai fino al varco di confine di Rafah, visto il pervicace e meschino rifiuto del regime ebraico dell'Apartheid di aprire loro una strada attraverso Kerem Shalom o Kiryiat Arba, o un'altro varco ancora.
La Shalabi é stata illegalmente deportata a Gaza ma almeno non é più nelle mani degli aguzzini sionazisti che non le lesinavano tormenti e angherie nemmeno quando, dimagrita di sedici chili, soffriva di continue emorragie, piaghe alle mucose, crampi muscolari da atrofia che non le permettevano nemmeno di dormire.
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Il quotidiano Al-Quds Al-Arabi ha rivelato che, secondo alcune "autorevoli fonti all'interno del Movimento", Hamas starebbe preparandosi a rinnovare un nuovo Consiglio della Shura e un nuovo Politburo, avendo 'appena completato' i preparativi per le elezioni interne e la nomina degli organi direttivi, processo che potrebbe tenersi entro questo stesso mese.
Secondo quanto rivelato dagli 'insider' sia il Consiglio consultivo (Shura) che il Politburo avrebbero più membri, consentendo quindi una rappresentatività più dettagliata, e riflettendo forse il differenziarsi di differenti correnti e posizioni tra circoli più legati alle tradizionali parentele di Hamas con la Fratellanza Musulmana, in primis quella egiziana, e ali del movimento invece più vicine alla Jihad Islamica, ai Comitati Popolari, a Hezbollah e all'Iran.
Le fonti, tuttavia hanno negato che Hamas voglia rinominarsi 'Fratellanza Musulmana di Palestina' o comunque sacrificare parte della propria unicità e individualità per rafforzare i legami con quella che, é bene riconoscerlo, é comunque la primaria e principale forza politica dell'Egitto, paese di 80 milioni di abitanti che é sempre stato il più grande sponsor della Causa palestinese prima del 'tradimento' di Anwar Sadat e la firma dei trattati con l'entità sionista di occupazione.
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Immaginate, mentre siete a passeggio in giardino con la vostra amata, di vedere per terra un bel fiore e di volergliene fare dono; nulla di più naturale e tenero, no? Immaginate poi, mentre state curvi sull'erba rugiadosa, di sentire non uno ma ben due spari risuonare nell'aria. Bene, questo é quanto l'ex ergastolano Samir Geagea, già killer fascista e mafioso delle "Forze Libanesi" (la milizia maronita di Estrema Destra famosa per i suoi traffici di droga e le sue stragi durante la Guerra Civile Libanese del 1975-1990), ha raccontato, con faccia seria e convinta, ai media del Paese dei Cedri l'altra sera; con la sola differenza che in sua compagnia non c'era una signora o signorina, ma solo le sue guardie del corpo e quindi il desiderio di raccogliere il fiore non era una galanteria, ma una viva e sincera dimostrazione della delicatezza d'animo dello stragista di Sabra e Chatila, assassino di Rashid Karami, massacratore di Dany Chamoun e famiglia, assassino di Elias Zayek e mandante della strage della Chiesa di Sayyidet Al Najet!
Se non ci fosse da piangere di fronte a menzogne così spudorate bisognerebbe riderne fino alle lacrime; ebbene, racconta la vispa teresa Geagea, mentre era impegnata nelle sue ricerche estetico-botaniche qualche mariuolo armato di non uno, ma ben due fucili di precisione di grosso calibro (forse una coppia di tiratori? come nelle teorie della 'collinetta erbosa' dell'omicidio Kennedy?) esplodeva un colpo da 12,7mm e uno da 14,5mm a suo segno, mancandolo e facendo due enormi buchi nel muro retrostante. Visto che più che fucili armi in grado di sparare colpi così massicci sono veri e propri cannoncini anti-materiali se ne evince che i colpi potevano essere sparati fino a 3-4 chilometri di distanza, forse anche di più; come avrebbe fatto allora Geagea a 'sentire' gli spari? Superpoteri, forse??
L'arma dell'attentato, secondo la ricostruzione fedele delle descrizioni di Geagea...
Tutta questa impostura, ovviamente, dovrebbe servire a permettere al partito fascista di Geagea, alleato di Americani, Israeliani e Sauditi, di gettare fango sulla coalizione della Resistenza che unisce l'LMP di Aoun, Amal, Hezbollah, l'SSNP, la Federazione Rivoluzionaria Armena, il Partito Comunista libanese e altre forze, attualmente alla guida del paese. Che Geagea e i suoi camerati e compari di cosca non siano riusciti a inventarsi qualche balla meno incredibile ovviamente non fa che illuminare il lettore attento su quanto profondo sia il baratro politico e mediatico in cui si dibatte l'Alleanza 14 marzo, la coalizione filo-imperialista in tracollo totale in tutti i sondaggi per via del suo sostegno ai terroristi anti-Assad che rischiavano di coinvolgere il Libano nel caos facendolo diventare il 'retrofronte' delle loro imprese assassine.
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Importanti dichiarazioni del Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov sulla Siria negli ultimi giorni; il capo della diplomazia del Cremlino ha dichiarato che "L'insorgenza armata non ha alcuna speranza di sconfiggere l'Esercito siriano nemmeno con se tutti gli aiuti promessi da Usa, stati del Golfo, Francia, Turchia e Israele arrivassero regolarmente e massicciamente", il movimento di provocatori armati e mercenari serviva a "fingere" l'impressione di una guerra civile o comunque di un vasto movimento di massa opposto ad Assad, in modo che l'ONU potesse 'vistare' un nuovo intervento militare contro uno stato inviso agli Usa e alle altre potenze imperialiste, di distruggere le forze governative (insieme a centinaia di migliaia di civili innocenti) si sarebbe allora incaricata la NATO come in tanti altri "interventi umanitari".
Comunque, per evitare che tensioni e frizioni possano proseguire oltre la Russia ha intenzione di accogliere nei prossimi giorni a Mosca due importanti organizzazioni di opposizione siriane che hanno sempre rifiutato la violenza e che sono pronte a partecipare al processo di dialogo nazionale facilitato dalla mediazione ONU affidata a Kofi Annan, ex-Segretario Generale del Palazzo di Vetro. Lavrov ha dichiarato di voler coinvolgere il più possibile le opposizioni democratiche e pacifiche nel processo di pacificazione e dialogo in modo che l'insincera e strumentale natura degli ultrà della violenza risalti il più possibile, insieme col loro totale isolamento nello scenario siriano odierno.
Nella mattinata di oggi poi, nel corso di una visita ufficiale in Kirghizistan, Lavrov ha ammonito i paesi occidentali dall'illudersi di poter vessare Damasco con ultimatum o condizioni a priori, adesso che il Presidente Assad si é detto pronto a cooperare con Annan per il dialogo con l'opposizione. Assad ha infatti accettato il dialogo da una posizione di forza e unicamente mosso dal desiderio di venire incontro ai desideri del popolo che gli é fedele e dalla speranza di rendere più profondo e significativo il processo di riforme istituzionali in corso che culmineranno con le libere elezioni politiche del 7 maggio. Lavrov ha chiarito che tutto il sostegno russo all'inziativa di dialogo in sei parti portata avanti da Annan potrebbe evaporare immediatamente se qualche paese occidentale pensasse di poterla accompagnare con ingiunzioni restrittive, ultimative, o qualunque altro atto ostile verso Damasco.
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Ancora una volta é toccato allo "Jamaran", cacciatorpediniere di totale produzione nazionale, vanto e orgoglio dell'IRIN, scendere in campo contro la minaccia dei pirati che, dalla Somalia sconvolta da venti anni di guerra civile e, più recentemente, dalle manovre imperialistiche di Usa, Israele, Francia e dei loro lacché locali, Kenya ed Etiopia, si lanciano contro le navi mercantili a bordo di gusci di noce e armati con mitra e lanciarazzi, nel tentativo di prenderle in ostaggio e lucrare poi un riscatto alle compagnie di navigazione.
Questa volta i moderni bucanieri avevano preso di mira un mercantile iraniano carico di 10mila tonnellate di beni containerizzati, tendendogli un agguato in pieno oceano, a oltre 3000 chilometri dalla più vicina costa iraniana; quando il 'Jamaran' col suo naviglio di scorta ha raggiunto il luogo dell'attacco i pirati erano già a bordo e si lamentavano due morti e un ferito tra l'equipaggio.
La particolare situazione richiedeva decisione e fermezza per essere gestita e i fanti di marina dell'IRIN non sono venuti meno alle aspettative: balzati a bordo dei loro motoscafi si sono catapultati sulla nave abbordata e hanno iniziato un teso confronto con gli originari assalitori, avendone ragione dopo 36 ore di battaglia, senza riportare alcuna perdita, catturando dodici avversari ed evitando che vi fossero ulteriori morti o feriti tra l'equipaggio.
Il 'Jamaran' ha quindi scortato il mercantile liberato fino in Iran, dove ha altresì consegnato i pirati a un tribunale competente che li giudicherà per i loro crimini.
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E dopo il Qatar, l'Arabia Saudita! Il latitante ed Ex-vicepresidente irakeno Tariq al-Hashemi, inseguito da mandati di cattura per il suo ruolo nell'organizzazione di omicidi e attentati usando come 'manodopera' proprio le guardie del corpo che aveva assegnate per la sua carica istituzionale (ricompensate con tremila dollari a 'colpo' e se restie 'convinte' con minacce a famiglie e parenti) dopo essersene rimasto rintanato in Curdistan per mesi, ed essere da lì fuggito in Qatar ha da poco lasciato Doha per arrivare a Riyadh, forse nel tentativo di chiedere "asilo" a Re Saoud, grande protettore di tiranni e assassini in fuga, purché alleati fedeli di Usa e Israele.
Il pellegrinare di Al-Hashemi ha senso: in Curdistan era pur sempre vulnerabile a un'azione di forza del Governo centrale, che lo vuole processare a Bagdad, mentre negli sceiccati ed emirati petroliferi del Golfo, retti da tiranni sunniti come lui (il suo partito era una lista sunnita sostenuta dagli Usa in funzione anti-sciita e anti-iraniana) sarebbe molto più al sicuro, ma forse lo Sceicco Al-Thani del Qatar si é già rifiutato di ospitarlo, da qui la nuova tappa nella sua latitanza. Se anche Re Saoud lo respingesse si azzarderà forse Hashemi a tornare in Curdistan? O punterebbe verso l'Europa o gli Usa??
Perché sono silenzioso, silenzioso per troppo tempo, quando é chiaro e quando l'abbiamo reso tale, in giochi di guerra, in cui, sopravvissuti, siamo solo note a fondo pagina.
Che é chiamato diritto la formale preventiva aggressione che potrebbe cancellare il popolo iraniano perché nella sua area di conoscenze é contemplata la costruzione di una bomba atomica
E poi perché evito io stesso di nominare l'altro paese col suo nome dove da decenni anche se segretamente c'é una crescente potenza nucleare, senza controllo, irraggiungibileda ogni ispezione?
Io credo che il silenzio di tutti su questo stato d'affari, a cui il mio silenzo stesso si sottomette, come una menzogna oppressiva e un'inibizione che presenta punizione noi non facciamo caso, perché sappiamo che l'accusa offensiva: 'antisemitismo!' é pronta
Ora perché la mia nazione di tanto in tanto toccata da crimini unici ed esclusivi si obbliga a giustificare sé stessa, per puri motivi commerciali anche se travestiti da veloci lingue come "riparazioni" vuole consegnare a Israele un altro sottomarino che possa montare mortali testate portarle laddove l'esistenza di anche una sola non é provata o certa, Io dico quel che deve essere detto.
Perché son stato zitto finora? Forse pensavo alle mie stesse origini, appesantite da una macchia persistente forse volevo evitare questo fatto come una verità dichiarata dallo Stato di Israele a cui volevo venire collegato.
Perché parlo solo ora, vecchio e col mio ultimo inchiostro: della potenza nucleare di Israele che minaccia la pace mondiale? Perché deve essere detto perché domani potrebbe essere troppo tardi, perché come Tedeschi, con tutti i falli e le colpe che abbiamo, potremmo diventare complici di un altro fallo e di un altra colpa e nessuna scusa ci proteggerebbe dall'onta.
E ammetto, non starò zitto perché ne ho abbastanza dell'ipocrisia dell'Ovest perché voglio che molti vogliano liberarsi e sbarazzarsi del silenzio, esortare la causa di un riconoscibile rischio all'abdicazione, chiedere che un libero e permanente controllo della potenza nucleare israeliana e anche delle centrali nucleari iraniane sia stabilito dai due paesi con la supervisione internazionale.
Solo in questo modo israeliani, Palestinesi, Iraniani e tutti gli altri i popoli che vivono in ostilità e paura in quelle terre occupate dalla follia avranno una via d'uscita, e noi con loro.
Secondo quanto riportato dalle autorità egiziane che supervisionano il traffico attraverso il Canale di Suez nella giornata di oggi la petroliera "M.T. Tour", di proprietà della ISIM Tour ltd. (compagnia legata alla Repubblica Islamica e creata col preciso scopo di aggirare le misure sanzionatorie portate avanti da Usa e UE) é entrata nel Mar Rosso con un carico di 120mila tonnellate di petrolio siriano diretto verso Singapore, dove verrà venduto a una compagnia statale cinese.
La petroliera era stata inizialmente respinta negli scorsi giorni per via di un'incompleta adesione agli oneri di transito, che sono stati regolarizzati subito dopo il week-end. Nell'ambito della politica persecutoria contro i paesi dell'Asse della Resistenza anti-imperialista il registro navale maltese aveva escluso le navi dell'ISIM dai suoi file, ma, per tutta risposta, la compagnia ha trovato modo di registrarle in Bolivia, aggirando così ancora una volta le sanzioni occidentali.
L'esportazione di greggio dalla Siria, ad ogni modo, va rapidamente esaurendosi, viste le crescenti richieste del mercato interno; vi é persino la possibilità che nei prossimi due decenni il paese si trasformi da esportatore in importatore netto; comunque la Repubblica Islamica dell'Iran ha già annunciato a Damasco a essere pronta a instaurare, nell'ambito delle relazioni di vicinanza e amicizia delle due potenze, un rapporto privilegiato per la fornitura di gas, di petrolio o anche direttamente di energia elettrica.
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Aseel Mahmoud Arara era una bambina di Enata, vicino Gerusalemme che cinque mesi fa, all'età di appena quattro anni, mentre giocava davanti a casa con l'innocenza e la gioia di tutti i bimbi e le bimbe della sua età é stata presa di mira da un vigliacco militare sionista che, ritenendo l'uso di una pistola o di un mitra misure insufficientemente potenti per spararle contro non ha esitato a usare una mitragliatrice di squadra...proprio così, l'assassino di Aseel non ha battuto ciglio a impugnare e puntare contro una bambinetta di età prescolare un ordigno lungo un metro e mezzo e pesante una decina di chili, capace di vomitare 500-700 proiettili al minuto, un'arma da guerra di cui sono dotati i plotoni di fanteria in ragione di un pezzo ogni 10-12 uomini.
Il colpo israeliano calibro 7.65mm ha raggiunto la bambina al collo, conficcandosi nella sua spina dorsale e paralizzandola dal punto d'impatto in giù: dal momento in cui é stata colpita Aseel non ha più mosso una mano, non ha più fatto un passo, non ha potuto muovere un muscolo nel letto di sofferenze in cui ha passato gli ultimi mesi della sua vita, divisi tra l'ospedale Makaseed, a Gerusalemme, e l'ospedale governativo di Ramallah, dove é stata trasferita in seguito e dove é rimasta fino alla morte, nella giornata di ieri.
La famiglia Arara ha chiesto un'investigazione ufficiale dopo avere avuto comunicazione dai referti medici della natura dell'arma che ha colpito la loro figlioletta, straziandola e portandola alla morte, un'arma che non poteva essere imbracciata da nessuno se non da un "moralissimo" militare sionista. Inizialmente infatti i genitori e parenti della piccola non sapevano se a colpirla poteva essere stata un'arma disponibile anche ai civili, come una pistola, un fucile, o un fucile mitragliatore, cosa che avrebbe potuto per esempio far pensare a un'azione dei coloni ebrei fanatici oppure anche a un'incidente.
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Secondo le dichiarazioni provenienti da Gaza per bocca di Raed Fattouh questa mattina il carburante necessario a far funzionare quotidianamente la centrale elettrica di Gaza ha iniziato ad affluire nel ghetto palestinese assediato grazie a un accordo siglato tra il Governo palestinese di Hamas e l'organizzazione Fatah che amministra tramite l'Anp il territorio occupato della West Bank.
Analisti politici ed economici fanno notare che, con tutta probabilità, il gasolio che andrà ad alimentare la centrale elettrica di Gaza (permettendo quindi ai black-out quotidiani di scendere dalle attuali 18-20 a "sole" sei ore al giorno) é di origine israeliana (del resto dove altro potrebbe comprare combustibile Fatah?) ma questo non é il punto; Hamas ha trattato con un'altra entità palestinese e se il denaro che verserà a Fatah sarà poi da questa dato al regime ebraico di occupazione questa sarà unicamente una responsabilità di Abbas e compagni.
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Hashemi, che al momento delle accuse riuscì surrettiziamente a rifugiarsi nelle province semi-autonome dei Curdi, é da poco volato in Qatar, evidentemente per chiedere asilo al locale sovrano sunnita (Hashemi era capofila di un partito sunnita, la lista 'Al-Irakiya', parte della coalizione-brancaleone messa su da Washginton per contrastare il successo delle liste sciite).
Nel suo comunicato il Ministro Al-Attiyah si riferisce ad Al-Hashemi come "al Vicepresidente" e cita "motivazioni diplomatiche" per giustificare la decisione di non consegnarlo alle autorità giudiziarie di Bagdad. Forse a Doha non hanno capito che tutte le cariche che Hashemi deteneva sono decadute nello stesso momento in cui si é scoperto che organizzava omicidi.
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L'ONG umanitaria 'Human Rights Watch' ha accusato il regno ascemita di Giordania di utilizzare "tattiche intimidatorie violente e repressive" contro le sempre più frequenti dimostrazioni popolari di malcontento per la stagnazione economica e politica che affligge il paese ormai da oltre un anno; si legge nel comunicato di denuncia di HRW, firmato dal Ricercatore anziano per il Medio Oriente Chris Wilcke, tra l'altro, che: "La risposta giordana alle manifestazioni sembra divenire sempre più brutale".
Nello scorso week-end forze antisommossa hanno attaccato manifestanti pacifici che si erano radunati fuori dalla residenza del Premier Awn al-Khasawneh, ad Amman, chiedendogli il rilascio di sei attivisti arrestati am età marzo durante altre dimostrazioni nella cittadina meridionale di Tafileh. Le accuse elevate contro di loro suonano forzate e speciose al solo leggerle: "infrazione alla legge tramite disturbo della quiete, blocco del traffico e insulti a pubblici ufficiali", proprio di che tenere persone in cella per oltre quindici giorni!
Secondo testimoni oculari intervistati da Human Rights Watch le persone fermate e portate nelle centrali di polizia "per accertamenti" vengono sistematicamente brutalizzate con pestaggi, minacce psicologiche e altre forme di pressione fisica e morale. Wilcke ha auspicato che "molto presto" il Codice Penale giordano possa venire finalmente riformato con l'abolizione di tutti gli articoli che, anche solo potenzialmente, possono configurare la criminalizzazione e rendere quindi possibile la persecuzione di quanti esprimono le proprie idee tramite assemblee e manifestazioni.
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Tre aeroplani sionisti hanno nuovamente violato lo spazio aereo libanese in aperta violazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU 1701, che stabiliva i termini per l'armistizio dopo la guerra dei 33 giorni del luglio-agosto 2006, quando la Resistenza di Hezbollah e di altri gruppi libanesi ebbe la meglio sul quinto tentativo del regime ebraico di invadere militarmente il Paese dei Cedri.
Secondo quanto riportato da fonti militari libanesi gli apparecchi sionisti hanno incrociato sopra la cittadina di confine di Naqoura dandosi via via il cambio fino a che l'ultimo di essi non ha fatto ritorno a Sud del confine dopo ben sei ore a partire dall'inizio della violazione. Evidentemente gli aerei cercavano di fotografare o individuare qualcosa che ha a lungo eluso i loro obiettivi e, vista la lunga durata della loro violazione, non é detto che siano riusciti nella loro missione.
Nel 2009, tre anni fa e tre anni dopo la fine del conflitto con Israele, il Governo libanese ha presentato un reclamo all'ONU sostanziato da ben settemila documenti riguardanti violazioni della propria sovranità territoriale da parte del regime sionista.
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Per "aumentare" la loro 'efficienza' nei Pogrom militari condotti contro obiettivi civili indifesi gli sgherri del regime ebraico di occupazione della Palestina si esercitano, nonostante i recenti pesanti tagli ai loro budget militari, in una fittizia 'cittadina' di legno e compensato.
Nel loro ultimo brutale 'pogrom' contro il ghetto palestinese assediato, la sanguinosa operazione "Piombo Fuso" le SS con la Stella di David riuscirono a uccidere 1400 civili disarmati, in massima parte donne e bambini.
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Gli egiziani, sull'onda delle ultime frizioni diplomatiche tra il Cairo e Washington, durante le quali é emerso come la Casa Bianca utilizzasse ambigue "Ong" per tentare di influenzare i processi politici del paese e sempre nel cui corso, quando diversi impiegati di queste vennero fatti segno di mandati di comparizione in tribunale e di limitazioni alla possibilità di espatriare, dalla Stanza Ovale venne la 'minaccia' di azzerare i cosiddetti 'aiuti' del programma USaid, sono sempre più dell'idea che il loro paese debba rifiutare aprioristicamente qualunque offerta di investimenti o 'aiuti' da parte americana quando esista la fondata possibilità che dietro di essi si celi la volontà di 'mettere le mani' su processi che dovrebbero rimanere appannaggio esclusivo dei cittadini egiziani e dei dirigenti da essi selezionati ed eletti alle cariche pubbliche.
Il 'trend' é confermato da diversi recenti sondaggi Gallup, il primo dei quali, condotto lo scorso febbraio dava un 80 per cento degli intervistati contrario agli emolumenti 'USaid', rispetto al 69 per cento del dicembre 2011 e al 50 per cento dell'aprile precedente mentre ben l'85 per cento del campione statistico aveva detto "no" alla domanda: 'siete favorevoli ai finanziamenti stranieri nel campo delle organizzazioni civili e sociali?', con un incremento di oltre dieci punti percentuali rispetto al risultato di dicembre (74 per cento di contrari). Un altro sondaggio, questa volta condotto a marzo 2012, vedeva il 56 per cento degli interrogati giudicare "uniformemente negative" tutte le relazioni tra Egitto e Usa, con un inasprimento dell'ostilità antiamericana ben del 16 per cento rispetto a quella registrata a fine 2011.
In compenso, secondo una terza statistica, condotta proprio negli ultimi giorni, indica che, mentre le 'quotazioni' di popolarità degli Usa e dei loro piani di assistenza (o di influenza) economico-militare vanno rapidamente precipitando tra i cittadini egiziani, quelle della Repubblica Islamica dell'Iran sono in costante crescita, con poco meno della metà degli intervistati che vorrebbero vedere il Cairo e Teheran più vicine e amiche nel prossimo futuro, rispetto a circa il trenta per cento che affermava la stessa cosa nel corso del 2011.
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Il Commissario statale per il Tribunale militare libanese, il Giudice Saqr Saqr ha istruito nella giornata di ieri un procedimento contro sei uomini di nazionalità siriana e tre libanesi accusati di avere organizzato una rete di contrabbando volta a portare in Siria armi e munizioni per i terroristi che negli ultimi mesi hanno cercato, senza successo, di suscitare un clima di caos e violenza volto a provocare la caduta del Governo legittimo e del Presidente Assad.
I quattro siriani e i due libanesi attualmente nelle mani di Beirut, hanno avuto notificate le accuse nella mattinata di lunedì; in esse si legge chiaramente come il punto critico del loro 'condotto' passasse attraverso la regione libanese di Masharee al-Kaa, riguardo agli altri sono stati spiccati mandati di cattura e comparizione, nella speranza che le forze dell'ordine riescano a mettere le mani su di loro ed assicurarli alla Giustizia.
I media siriani hanno riportato che circa nello stesso momento in cui i sei membri dell'organizzazione venivano catturati dalle forze di sicurezza di Beirut le loro controparti di oltreconfine bloccavano e arrestavano un contingente di persone che cercavano di infiltrarsi in Siria più o meno dalla stessa regione del Libano, per prendere parte alla campagna armata di ispirazione wahabita; esiste la possibilità (che andrà accuratamente verificata) che proprio costoro dovessero ricevere la spedizione di armi con cui i contrabbandieri sono stati catturati.
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Shahristani non ha lesinato critiche agli amministratori Curdi per avere ospitato per quasi quattro mesi il fuggiasco Al-Hashemi consentendogli poi di lasciare il paese a sua discrezione, ricordando loro che l'autonomia lasiata alle province settentrionali é intesa da inserirsi nello spirito di collaborazione e cooperazione con le autorità centrali e non a discrezione arbitraria della comunità curda, i cui leader con queste scelte e queste decisioni hanno messo in atto "una chiara sfida ai principi della Legalità e della Giustizia su cui si fonda il nostro Stato". Hashemi sarebbe partito domenica mattina, su di un aereo privato, alla volta di Doha.
Secondo i mandati di cattura spiccati dal Tribunale di Bagdad a dicembre 2011 (proprio all'indomani della partenza degli ultimi contingenti di truppe Usa occupanti, secondo la tabella di ritiro stilata con gli accordi del 2008 firmati dall'allora Presidente Usa George Bush Jr.) Hashemi avrebbe organizzato il dettaglio delle sue guardie del corpo in una piccola ma estremamente efficiente "squadra omicidi", utilizzandola poi per assassinare diversi ufficiali governativi e generali a lui avversi nel corso degli anni e persino per organizzare un attentato esplosivo (poi sventato senza conseguenze) contro l'attuale Primo Ministro irakeno, lo sciita Nouri al-Maliki.
Uno dei particolari più sgradevoli era che non tutte le guardie del corpo trasformate in bounty-killer a tremila dollari a "hit" erano entusiaste di diventare assassini, ma per i recalcitranti scattavano minacce di ritorsione contro famiglie e parenti, che costringevano al silenzio e all'obbedienza. E' stato proprio grazie alle testimonianze di questi 'assasini per forza' che le accuse contro Al-Hashemi, ma anche contro altri rappresentanti del partito sunnita 'Al-Irakiya', come Saleh al-Mutlak e Riyadh al-Adad hanno potuto prendere la forza necessaria a tradursi in mandati di cattura e comparizione a cui, finora, l'Ex-vicepresidente é riuscito a sottrarsi con acrobazie da latitante più consone a uno 'scafato' capo camorrista che a un leader politico.
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Il leader storico del partito di maggioranza relativa della scena politica tunisina post-Ben Ali e leader della coalizione occupata a governare il paese mentre una Assemblea Costituente redige una nuova Carta dei diritti e dei doveri dei cittadini, Rachid Ghannouchi, che é tornato in Tunisia da poco più di un anno dopo duecentoquaranta mesi di esilio a Londra, ha reiterato in una intervista rilasciata all'agenzia stampa ufficiale TAP che "é del tutto impossibile" per il paese liberato dalla prima grande rivoluzione della 'Primavera Araba' "allacciare alcun tipo di relazioni bilaterali con il regime che occupa la Palestina".
Il fondatore dell'Ennahda (Il Partito del Rinascimento Musulmano) ha chiarito che i tunisini "non hanno alcun problema col giudaismo, o con gli Ebrei intesi come popolo e come religione" ma che non possono accettare di intrattenere relazioni con un regime fondato sugli assunti di un'ideologia (il Sionismo) che mostra chiarissimi segni discriminatori e razzisti e che in Palestina ha eretto un sistema iniquo, basato sullo sfruttamento e sulla segregazione degli abitanti originari a esclusivo beneficio di quanti sono stati trasportati da altrove a occupare terra non loro.
Ghannouchi ha aspramente criticato il dittatore in esilio Zine el Abidine Ben Ali per avere "tradito la Causa palestinese" ed essere diventato "un collaborazionista degli occupanti sionisti". L'intervista della TAP era stata ispirata da una recente marcia "di avvertimento" che aveva portato migliaia di dimostranti sotto il palazzo dell'Assemblea Nazionale per scoraggiare qualunque ipotesi, anche solo ventilata, di 'normalizzazione' dei legami con il regime ebraico. Sotto Ben Ali la Tunisia aveva aperto una rappresentanza a Tel Aviv (non proprio una vera ambasciata, ma comunque una sede con certe pertinenze diplomatiche), ma la aveva ritirata nel 2000 con l'esplosione dell'Intifada di Al-Aqsa.
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"La vittoria di George Galloway nell'elezione supplettiva di Bradford West (che ha visto il fondatore del 'Partito del Rispetto' fare letteralmente a pezzi il candidato dei Laburisti, Imran Hussein, staccandolo di oltre 10mila voti, in un seggio che era rimasto appannaggio dei socialdemocratici inglesi ininterrottamente dal 1974) é stato il più grande scossone mai dato a un sistema politico che negli ultimi 30 anni é stato dominato dall'ortodossia thatcherista".
Non sono parole nostre, ma di Tariq Ali, il grande commentatore politico di origine pachistana che in un articolo pubblicato dal Guardian indica come, lungi dall'esaurirsi con il pensionamento della sua inventrice il liberismo fascistoide di Dama Thatcher (che immaginiamo ora impegnata a sbavarsi addosso e a defecarsi nei pannoloni nei sussulti della demenza senile, appropriata ma forse ancora lieve pena dantesca per una figura di così scespiriana, fumettistica malvagità) ha imposto la sua dittatura sull'intero arco politico inglese, tanto che, per vincere qualche elezione di seguito, quello che una volta era il partito 'di Sinistra' dei lavoratori e degli operai inglesi dovette trasformarsi, sotto l'egida del vapido e corrotto Tony Blair, in una brutta copia del partito 'tory', arrivando perfino a marciare, armi spianate, dietro i vessilli neo-teo-con e filosionisti di Bush Jr. in Afghanistan e in Irak.
"I principi-base del thatcherismo", scrive T. Ali "hanno talmente permeato e inquinato il discorso politico inglese da trasformare un sistema bipolare piuttosto vivace ed equilibrato in una palude di 'grande centro', vagamente colorata di sfumature di 'Destra' e 'Sinistra' dove però i cardini dell'azione politica: austerità e tagli che favoriscono i privilegiati e colpiscono i lavoratori e i consumatori, sostegno alle guerre, alle invasioni e ai regimi di occupazione graditi alle elites, non erano mai messi in discussione".
In tutto questo la campagna elettorale di George Galloway, che a lungo i media convenzionali, addentellati e sinergici agli interessi delle elites, hanno cercato di screditare come un 'fenomeno da baraccone politico' é riuscita a fare breccia nei cuori e nelle coscienze di tutti coloro che non si sentivano rappresentati dagli usuali burattini, elettori inglesi di recente acquisizione, come immigrati e naturalizzati, ma anche di antichissimo lignaggio hanno risposto al suo appello come indicano le dimensioni della sua vittoria, e l'aspetto variegato della platea alla sua cerimonia di ringraziamento per il successo riportato.
Nemmeno la rimozione del canale televisivo iraniano di lingua inglese PressTV, sul quale Galloway appare regolarmente come commentatore dall'Inghilterra e analista politico, dalla piattaforma satellitare britannica, implementata dopo anni di lobbizzazione e ricatti da parte di gruppi filosionisti, iranofobi e islamofobi (potentissimi in Inghilterra) é riuscita a danneggiare più di tanto la visibilità e la notorietà del personaggio. Adesso, per continuare a sperare nella decisiva "inversione di tendenza" che potrebbe portare l'Inghilterra a spezzare l'incantesimo della Strega Thatcher prima ancora che la fattoria volante di una Dorothy qualsiasi le atterri sulla testa rosa dall'Alzheimer bisogna sperare nella vittoria di Ken "Il Rosso" Livingstone (a sua volta commentatore sul canale iraniano) alle prossime elezioni municipali di Londra; poi si vedrà...
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