Fiamma 'Frankenstein', golem umanoide composto di pezzi di cadavere e mantenuto in vita con continue trasfusioni di fiele e altre sostanze tossiche e nocive é rappresentato al centro di questa "foto di gruppo con stronzi" alla 'festa' organizzatagli dal Consiglio della Comunità Ebraica di Roma, noto club di amici di assassini di bambini, invasori di patrie altrui, bombardatori di paesi pacifici e assortiti criminali internazionali per celebrare la sua partenza definitiva dall'Italia.
Che una tale faccia di merda si tolga dai coglioni una volta per tutte sarebbe motivo di giubilo anche per noi; purtroppo il golem umanoide in questione va a portare la propria putescente presenza nella Palestina Occupata, terra martoriata abbastanza, che dovrà sopportare l'ulteriore indegnità della sua presenza insieme a quella di alcuni milioni di invasori e occupanti illegali sionisti.
Cosa va a fare Fiamma 'Frankenstein' nella Palestina Occupata? Andrà a bearsi dello spettacolo dei cecchini sionazisti che sparano contro i bambini palestinesi che raccolgono macerie di cemento nel Ghetto di Gaza? Andrà a versare varechina nelle vivande dei ristoranti africani? O si diletterà a lanciare bombe incendiarie nelle case degli immigrati negri??
Una persona che osi 'difendere' Israhell e le sue pratiche sarebbe capacissima di questi atti e già la vediamo, Fiamma 'Frankenstein' stesa al sole davanti al suo repellente villino di cemento costruito negli insediamenti giudaici illegali mentre l'innaffiatore automatico le fa la doccia al 'pratino' all'inglese con l'acqua rubata ai pozzi dei contadini e dei pastori palestinesi.
La Redazione di "Palaestina Felix" unita in coro invia il suo più caloroso VAFFANCULO a Fiamma 'Frankenstein' e la invita, se nel suo cranio ricucito alla Boris Karloff alberga un minimo di coerenza e onestà intellettuale a LASCIARSI DIETRO I DOCUMENTI ITALIANI; non vorremmo mai che, quando il suo adorato 'israhell' sarà consegnato alla SPAZZATURA DELLA STORIA come il Sudafrica dell'Apartheid, il Cile di Pinochet e l'Argentina di Videla, le venisse in mente di tornare a imbruttire il 'Bel Paese' con la sua scomoda e maleodorante presenza.
sabato 25 maggio 2013
La nazisionista Fiamma Frankenstein lascia l'Italia per l'amato 'israhell', Palaestina Felix le augura: "VAFFANCULO e NON TORNARE!"
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I soldati sionazisti sparano granate a gas alla testa dei manifestanti palestinesi a Kfar Qaddum!!
Scontri e continui episodi di violenza contro civili inermi da parte delle truppe sionaziste di occupazione della Cisgiordania si sono avuto presso Kfar Qaddum a 17 chilometri da Qalqiliya, come d'uso i soldati del regime ebraico hanno sparato le loro granate di gas urticante CS (dono generoso del 'Nobel per la Pace' Barack Obanana) direttamente contro la folla palestinese, mirando alla testa delle persone nella speranza di fare vittime, in totale e voluto contrasto con i protocolli d'impiego di questo tipo d'arma che dovrebbe essere lanciata con alte parabole per spargere un sottile velo di gas sulla folla.
Ayman Nazzal, dipendente con funzioni tecniche dell'Ente Radiotelevisivo Palestinese, ha ricevuto una granata in piena faccia ed é stato ricoverato d'urgenza all'ospedale di Nablus. Intanto non sono migliorate le condizioni del ragazzo di nome Atta Mohamed Sharadeh, ferito mercoledì da un proiettile al torace.
Un altro ragazzino palestinese, di appena dieci anni d'età, é stato ricoverato in coma per avere inalato una eccessiva dose di gas urticante; altra conseguenza del lancio "orizzontale" delle granate, che così sprigionano tutta la loro carica tossica in altissima concentrazione in mezzo alla folla, anziché disperderla dall'alto su una vasta area.
Ayman Nazzal, dipendente con funzioni tecniche dell'Ente Radiotelevisivo Palestinese, ha ricevuto una granata in piena faccia ed é stato ricoverato d'urgenza all'ospedale di Nablus. Intanto non sono migliorate le condizioni del ragazzo di nome Atta Mohamed Sharadeh, ferito mercoledì da un proiettile al torace.
Un altro ragazzino palestinese, di appena dieci anni d'età, é stato ricoverato in coma per avere inalato una eccessiva dose di gas urticante; altra conseguenza del lancio "orizzontale" delle granate, che così sprigionano tutta la loro carica tossica in altissima concentrazione in mezzo alla folla, anziché disperderla dall'alto su una vasta area.
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Del perché Bashir Assad sia, ad oggi, il più scaltro e abile capo di Stato del Medio Oriente
"Il tempo per cui Assad continuerà a essere Presidente della Siria si deve calcolare in settimane, non in mesi" (Ehud Barak, allora Ministro della Guerra di Israele - fine 2011)
"Il Segretario di Stato Hilary Clinton ha previsto che tra poche settimane un colpo di stato militare deporrà Assad come é successo a Ben Ali e a Mubarak" (Usa Today - Febbraio 2012)
"Tra qualche settimana Assad sarà costretto a lasciare la Siria!" (Recep Erdogan - Agosto 2012)
"L'Esercito Siriano, dopo la grande vittoria riportata a Qusayr, é in grado di pianificare e condurre operazioni anti-guerriglia e anti-terrorismo a sua discrezione e volontà, in qualunque zona del territorio nazionale" (Der Spiegel - maggio 2013)
"Il regime di Assad é al potere, ha il controllo del paese e non lo perderà nel futuro prevedibile" (Julien Barnes-Dacey - maggio 2013)
"Le forze governative potrebbero riuscire a estinguere ogni focolaio di attività armata in Siria entro la fine dell'anno, mantenendo il controllo sui varchi di confine" (G. Schindler, servizi segreti tedeschi - maggio 2013) .
Tutte le predizioni di sventura dei Calcante, dei Tiresia e delle Sibille imperialiste e sioniste nei confronti del Presidente siriano Bashir Assad si sono rivelate vane e, anzi, la maggior parte di coloro che le hanno pronunciate al tempo (Barak, Clinton...) non occupano più le cariche dalle quali le pronunciarono, mentre, circondato dall'affetto del suo popolo e protetto dalla forza del suo Esercito, il leader di Damasco é ancora saldamente assiso al suo posto.
Che cosa dimostra questo? Che lungi da quanto credevano di sapere i leader delle potenze occidentali e soprattutto i suoi sciocchi vicini di casa sionisti, Bashir al-Assad é senza dubbio uno dei più scaltri, preparati, freddi e capaci leader mediorientali attuali e, pur con tutte le debite differenze, non sfigura al confronto col padre, Hafez Assad.
Assad padre, uomo militare dalla testa ai piedi, avrebbe forse affrontato la crisi in maniera più diretta, forse persino attaccando la Turchia, ma così facendo avrebbe rischiato l'esplosione di una guerra regionale; il calmo, intellettuale, ragionatore Bashir, invece, ha trattato fin dal principio tutta la questione come un caso medico (non per niente ha studiato da oculista), sviluppando una 'terapia' articolata e scaglionata che ora sta rivelando tutta la sua efficacia.
Non potendo intervenire contemporaneamente in tutto il paese e dovendo mantenere la parte più moderna ed efficiente dell'Esercito "in riserva" nel caso di un attacco convenzionale da parte turca o israeliana Assad ha dovuto scegliere (a malincuore) di concentrare le proprie forze nei centri nevralgici del suo potere: Damasco e le regioni a maggioranza alawita, questo ha permesso per diversi mesi ai terroristi di contestare il controllo di certe zone periferiche (tra cui la più importante era la città di Aleppo) al Governo, ma la mossa aveva una sua logica: senza la capitale e senza la base clanico-etnica del suo potere Assad avrebbe rischiato, come diceva Federico il Grande "Di tutto perdere per voler tutto difendere".
Inoltre anche le truppe mobilitate contro i terroristi necessitavano di un periodo di "learning by doing", non essendo abituate alla 'guerilla hunt', il loro addestramento principalmente basato sulle manovre convenzionali corazzate e meccanizzate, ma, a dispetto di tutto, le forze armate siriane si sono ancora mostrate il miglior Esercito del Mondo Arabo, riuscendo in pochi mesi ad acquisire le capacità e gli skill necessari alla bisogna.
Infine, al contrario dei suoi avversari, Assad ha capito subito quali suoi alleati (Iran, Hezbollah, Russia) sarebbero stati disposti a impegnarsi seriamente a suo favore e si é affidato a loro senza remore; da parte loro gli amici e alleati della Siria hanno capito da subito quanto seria e profonda fosse l'azione anti-terrorismo di Assad (cosa che i suoi nemici non hanno percepito) e che con il loro sostegno essa poteva arrivare (come sta facendo adesso) a risultati decisivi.
Il gioco più popolare del Medio Oriente é il 'backgammon', dove gli sfidanti devono arrangiare le loro pedine sui vari 'cunei' dello scacchiere rispettando i punteggi tirati con due dadi a ogni turno. E' un gioco (ci venga perdonato l'Orientalismo) profondamente 'levantino' e 'semita' dove il Fato ha una parte importante, ma ancora più importante é la maniera in cui l'Uomo si prepara a difendersi da possibili sciagure e a sfruttare fino in fondo eventuali colpi di fortuna.
Assad si é dimostrato un ottimo giocatore: la vastità e la profondità del complotto ordito contro di lui non gli permettevano di evitare grandi e tragiche sofferenze, ma, attraverso di esse, egli é riuscito a fare emergere il suo Potere sostanzialmente intatto se non addirittura rafforzato, mentre i suoi nemici hanno sprecato somme enormi di denaro, agenti, pedine per obiettivi fallaci e ultimamente rivelatisi pressoché irraggiungibili.
Le interessanti riflessioni di Ali Reza Jalali sui candidati più accreditati per le Presidenziali iraniane!
Ancora una volta l'amico Ali Reza Jalali, di cui abbiamo recentemente segnalato la prima fatica saggistica, ci é venuto in aiuto offrendoci riflessioni e possibili pronostici sulle prossime elezioni presidenziali in Iran.
Il prossimo 14 giugno gli iraniani dovranno recarsi alle urne per scegliere il successore di Ahmadinejad; di seguito riportiamo i nomi e le informazioni riguardo ai principali candidati in lizza:
1- Said Jalili, attuale segretario generale del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale (nominato qualche anno fa dal presidente Ahmadinejad), capo negoziatore iraniano per la vicenda del nucleare col gruppo internazionale del cosiddetto “5+1”. Verosimilmente il suo bacino elettorale saranno i ceti popolari, i giovani rivoluzionari e coloro che hanno istanze antimperialiste più marcate.
2- Ali Akbar Velayati, ex Ministro degli Esteri tra gli anni ’80 e ’90, consulente della Guida per gli affari internazionali. Velayati prenderà i voti della borghesia religiosa, dei commercianti tradizionalisti e di chi è interessato alla stabilità economica ed istituzionale come principio supremo. Velayati è una persona che mette d’accordo diversi partiti e gruppi di potere.
3- Qalibaf, attuale sindaco di Tehran, ben visto da certi ambienti “liberal” della metropoli iraniana.
4- Haddad Adel, ex presidente del parlamento iraniano, uomo equilibrato, ma poco carismatico; può essere considerato come una via di mezzo tra Qalibaf, Velayati e Jalili. In un contesto del genere rischia di rimanere schiacciato dal maggiore carisma degli altri candidati.
5- Hassan Rohani, dirigente di uno dei più importanti centri di ricerca strategica dell’Iran, ex responsabile dei negoziati sul nucleare iraniano con le potenze internazionali al tempo del governo Khatami, secondo alcuni, tra i principali sponsor e strateghi del caos post-elettorale in Iran nel 2009. Vicino ad alcuni leader politici e centri economici influenti del paese mediorientale, ha il sostegno di molti gruppi della sinistra islamica e dei riformisti. E’ considerato molto legato all’ex presidente Khatami, così come anche a Rafsanjani. Fu tra i principali sostenitori di Musavi nel 2009.
Infine, più in posizione da 'outsider', troviamo Moshen Rezaei, Mohammed Reza-Aref e Mohammed Gharazi, le cui chance di emergere vittoriosi dalla contesa elettorale sono a nostro avviso molto limitate ma che possono sfruttare questa occasione per rendersi conosciuti al grande pubblico e portare avanti una carriera politica proiettata nel futuro.
E' ancora presto per delineare un'ipotesi sull'esito della consultazione, ma è chiaro che la sfida si profila, come spesso accade in Iran, molto combattuta e la campagna elettorale, inizata ufficiosamente già da diverso tempo, porterà solo nell'ultima settimana antecedente al voto ad un delineamento maggiore. In generale però possiamo dire che Said Jalili, è uno dei papabili per la vittoria finale, magari incalzato da Velayati e Qalibaf. I temi più importanti della campagna elettorale sono stati e saranno quelli riguardanti le politiche economiche, la promozione della stabilità istituzionale e sociale e i rapporti con l'Occidente.
Il prossimo 14 giugno gli iraniani dovranno recarsi alle urne per scegliere il successore di Ahmadinejad; di seguito riportiamo i nomi e le informazioni riguardo ai principali candidati in lizza:
1- Said Jalili, attuale segretario generale del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale (nominato qualche anno fa dal presidente Ahmadinejad), capo negoziatore iraniano per la vicenda del nucleare col gruppo internazionale del cosiddetto “5+1”. Verosimilmente il suo bacino elettorale saranno i ceti popolari, i giovani rivoluzionari e coloro che hanno istanze antimperialiste più marcate.
2- Ali Akbar Velayati, ex Ministro degli Esteri tra gli anni ’80 e ’90, consulente della Guida per gli affari internazionali. Velayati prenderà i voti della borghesia religiosa, dei commercianti tradizionalisti e di chi è interessato alla stabilità economica ed istituzionale come principio supremo. Velayati è una persona che mette d’accordo diversi partiti e gruppi di potere.
3- Qalibaf, attuale sindaco di Tehran, ben visto da certi ambienti “liberal” della metropoli iraniana.
4- Haddad Adel, ex presidente del parlamento iraniano, uomo equilibrato, ma poco carismatico; può essere considerato come una via di mezzo tra Qalibaf, Velayati e Jalili. In un contesto del genere rischia di rimanere schiacciato dal maggiore carisma degli altri candidati.
5- Hassan Rohani, dirigente di uno dei più importanti centri di ricerca strategica dell’Iran, ex responsabile dei negoziati sul nucleare iraniano con le potenze internazionali al tempo del governo Khatami, secondo alcuni, tra i principali sponsor e strateghi del caos post-elettorale in Iran nel 2009. Vicino ad alcuni leader politici e centri economici influenti del paese mediorientale, ha il sostegno di molti gruppi della sinistra islamica e dei riformisti. E’ considerato molto legato all’ex presidente Khatami, così come anche a Rafsanjani. Fu tra i principali sostenitori di Musavi nel 2009.
Infine, più in posizione da 'outsider', troviamo Moshen Rezaei, Mohammed Reza-Aref e Mohammed Gharazi, le cui chance di emergere vittoriosi dalla contesa elettorale sono a nostro avviso molto limitate ma che possono sfruttare questa occasione per rendersi conosciuti al grande pubblico e portare avanti una carriera politica proiettata nel futuro.
E' ancora presto per delineare un'ipotesi sull'esito della consultazione, ma è chiaro che la sfida si profila, come spesso accade in Iran, molto combattuta e la campagna elettorale, inizata ufficiosamente già da diverso tempo, porterà solo nell'ultima settimana antecedente al voto ad un delineamento maggiore. In generale però possiamo dire che Said Jalili, è uno dei papabili per la vittoria finale, magari incalzato da Velayati e Qalibaf. I temi più importanti della campagna elettorale sono stati e saranno quelli riguardanti le politiche economiche, la promozione della stabilità istituzionale e sociale e i rapporti con l'Occidente.
venerdì 24 maggio 2013
Intensa esercitazione dell'Esercito iraniano in corso nella Provincia di Isfahan!
Sotto la diretta supervisione del Generale Ahmad Reza-Pourdastan, Comandante supremo delle Forze di Terra dell'Esercito, e del suo Vice, Generale Hossein Shokouhi, le truppe iraniane dislocate in tutta la Provincia di Isfahan sono entrate nel vivo dell'articolata manovra di esercitazione denominata "Beit-ul-Muqaddas 25", che comprende l'uso massiccio di simulatori elettronici.
L'introduzione di simulatori sempre più sofisticati permetterà all'Artesh (Esercito) della Repubblica Islamica di incrementare frequenza e intensità delle manovre aumentando l'efficienza delle unità e diminuendo proporzionalmente i costi vivi, l'usura degli apparati e il rischio di incidenti.
La fase finale della manovra vedrà un movimento dal vivo, perfettamente coordinato, di truppe corazzate, paracadutate ed eliportate, con lo spiegamento quasi totale della Cinquantacinquesima Brigata Paracadutisti. Anche in questo caso, come già detto a proposito di altre esercitazioni, bisogna rimarcare il carattere prettamente difensivo della manovra, volta a incrementare la confidenza delle forze armate di Teheran nel proteggere autonomia e indipendenza della nazione.
L'introduzione di simulatori sempre più sofisticati permetterà all'Artesh (Esercito) della Repubblica Islamica di incrementare frequenza e intensità delle manovre aumentando l'efficienza delle unità e diminuendo proporzionalmente i costi vivi, l'usura degli apparati e il rischio di incidenti.
La fase finale della manovra vedrà un movimento dal vivo, perfettamente coordinato, di truppe corazzate, paracadutate ed eliportate, con lo spiegamento quasi totale della Cinquantacinquesima Brigata Paracadutisti. Anche in questo caso, come già detto a proposito di altre esercitazioni, bisogna rimarcare il carattere prettamente difensivo della manovra, volta a incrementare la confidenza delle forze armate di Teheran nel proteggere autonomia e indipendenza della nazione.
Il regime saudita perseguita gli sciiti mentre i tiranni di Riyadh si dedicano a cocaina, anfetamine e alcool a fiumi!!
Baccanali che non sarebbero stati fuori posto nella Capri di Tiberio, posto che il successore di Augusto avesse conosciuto la cocaina, l'ecstasy e lo scotch 'Johnnie Walker' etichetta blu (quello da centosettanta dollari a bottiglia), accompagnati da adeguati "balletti rosa" con protagonisti giovani di entrambe i sessi che, in una società sclerotica e in crisi sotto tutti gli aspetti non trovano alternative che vendersi ai capricci dei principi regnanti per raggranellare una prebenda, un favore, una raccomandazione che permetta loro di immaginare un futuro diverso.
A questo, secondo la coraggiosa inchiesta televisiva del giornalista Ali al-Maliki, si é ridotto il Regno d'Arabia Saudita, altro che "Custode dei luoghi sacri dell'Islam"; come già ampiamente dimostrava la condotta americana di "Bandar Bush" ai tempi in cui era ambasciatore saudita negli Usa, la Casa di Saoud abbandona le proibizioni religiose come un vestito stretto appena pensa di poterla fare franca.
Ma non trascura mai di scatenare il proprio apparato repressivo poliziesco verso uomini di fede che possano rappresentare un incomodo o una minaccia per la sua supremazia, garantita dalla violenza e dal servilismo ai potenti imperialisti e sionisti, come testimonia il recente arresto, con accuse totalmente pretestuose e fantasiose, dello Sceicco sciita Hassan al-Ziyad, rapito dagli sgherri del regime proprio in questi giorni.
A questo, secondo la coraggiosa inchiesta televisiva del giornalista Ali al-Maliki, si é ridotto il Regno d'Arabia Saudita, altro che "Custode dei luoghi sacri dell'Islam"; come già ampiamente dimostrava la condotta americana di "Bandar Bush" ai tempi in cui era ambasciatore saudita negli Usa, la Casa di Saoud abbandona le proibizioni religiose come un vestito stretto appena pensa di poterla fare franca.
Ma non trascura mai di scatenare il proprio apparato repressivo poliziesco verso uomini di fede che possano rappresentare un incomodo o una minaccia per la sua supremazia, garantita dalla violenza e dal servilismo ai potenti imperialisti e sionisti, come testimonia il recente arresto, con accuse totalmente pretestuose e fantasiose, dello Sceicco sciita Hassan al-Ziyad, rapito dagli sgherri del regime proprio in questi giorni.
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QUATTROCENTOMILA VISITATORI PER "PALAESTINA FELIX" IN MENO DI TRE ANNI! GRAZIE A TUTTI VOI!!!
Quattrocentomila visitatori unici.
Una cifra da capogiro.
Un traguardo impensabile per chi, oramai trentadue mesi fa, convinto della necessità di un outlet giornalistico puntuale e preciso che si opponesse al melassoso diluvio di propaganda filosionista che ogni giorno i media generalisti (ormai con una omogeneità e una acriticità che farebbe spavento se prima non provocasse orrore e schifo) riversano sull'opinione pubblica italiana, iniziò a dedicarsi (sacrificando tempo che poteva impegnare in lavoro retribuito, in affetti personali e familiari, nel perseguimento di interessi hobbistici o sportivi...) a un bizzarro progetto chiamato "PALAESTINA FELIX" mirando perlomeno a informare quella parte di pubblico più evoluta, più accorta, più critica che si rivolge al web per trovare e ascoltare voci altrove assenti.
Valutando all'inizio della nostra avventura quali indici di riscontro sarebbero stati da ritenere soddisfacenti alcuni di noi dissero: "Tre-Quattrocento visitatori unici al giorno sarebbero già un buon successo". Quell'obiettivo é superato da tempo, ormai viaggiamo su medie di settecento visite al giorno e in giornate particolarmente ricche di eventi o contrassegnate da avvenimenti importanti abbiamo sforato il tetto delle duemila.
In tutto questo tempo abbiamo sempre pubblicato quel che volevamo, abbiamo dato del mascalzone, del mentitore e del servo di Sion o di Washington a chi se lo meritava, abbiamo portato questo progetto giornalistico nelle direzioni che ci sembravano più consone abbandonando certi personaggi (Khalid Amayreh, lo Sceicco Salah, la dirigenza di Hamas) nel momento in cui venivano meno (per calcoli, per paura, per vigliaccheria) agli standard di moralità che in precedenza ci erano parsi incarnare e stringendo e alzando sempre più convintamente lo stendardo della Resistenza insieme ai suoi alfieri più leali e pertinaci (Hezbollah, Nasrallah, Assad, la Siria e i Siriani, Nouri al-Maliki, l'Iran della Repubblica Islamica, i suoi dignitari e i suoi apparati).
Abbiamo visto compagni cadere per diventare leggende ed Eroi sacrificarsi, abbiamo visto gli empi e i traditori raccogliere magre messi per i loro voltafaccia, e tutto quello che abbiamo visto, vissuto, udito e scritto ci ha convinti sempre di più della necessità della nostra presenza, della nostra attenzione, della nostra militanza. Si preparano scontri sempre più duri e il nostro posto sarà qui, come in una trincea, a informarvi e a rendervi partecipi della titanica lotta degli Oppressi contro gli Oppressori, in Palestina così come nel Medio Oriente e in Nordafrica.
Vogliamo che il traguardo del mezzo milione di visitatori arrivi il prima possibile e sia poi seguito dal milione e da altre, per ora imperscrutabili, vette.
Una cifra da capogiro.
Un traguardo impensabile per chi, oramai trentadue mesi fa, convinto della necessità di un outlet giornalistico puntuale e preciso che si opponesse al melassoso diluvio di propaganda filosionista che ogni giorno i media generalisti (ormai con una omogeneità e una acriticità che farebbe spavento se prima non provocasse orrore e schifo) riversano sull'opinione pubblica italiana, iniziò a dedicarsi (sacrificando tempo che poteva impegnare in lavoro retribuito, in affetti personali e familiari, nel perseguimento di interessi hobbistici o sportivi...) a un bizzarro progetto chiamato "PALAESTINA FELIX" mirando perlomeno a informare quella parte di pubblico più evoluta, più accorta, più critica che si rivolge al web per trovare e ascoltare voci altrove assenti.
Valutando all'inizio della nostra avventura quali indici di riscontro sarebbero stati da ritenere soddisfacenti alcuni di noi dissero: "Tre-Quattrocento visitatori unici al giorno sarebbero già un buon successo". Quell'obiettivo é superato da tempo, ormai viaggiamo su medie di settecento visite al giorno e in giornate particolarmente ricche di eventi o contrassegnate da avvenimenti importanti abbiamo sforato il tetto delle duemila.
In tutto questo tempo abbiamo sempre pubblicato quel che volevamo, abbiamo dato del mascalzone, del mentitore e del servo di Sion o di Washington a chi se lo meritava, abbiamo portato questo progetto giornalistico nelle direzioni che ci sembravano più consone abbandonando certi personaggi (Khalid Amayreh, lo Sceicco Salah, la dirigenza di Hamas) nel momento in cui venivano meno (per calcoli, per paura, per vigliaccheria) agli standard di moralità che in precedenza ci erano parsi incarnare e stringendo e alzando sempre più convintamente lo stendardo della Resistenza insieme ai suoi alfieri più leali e pertinaci (Hezbollah, Nasrallah, Assad, la Siria e i Siriani, Nouri al-Maliki, l'Iran della Repubblica Islamica, i suoi dignitari e i suoi apparati).
Abbiamo visto compagni cadere per diventare leggende ed Eroi sacrificarsi, abbiamo visto gli empi e i traditori raccogliere magre messi per i loro voltafaccia, e tutto quello che abbiamo visto, vissuto, udito e scritto ci ha convinti sempre di più della necessità della nostra presenza, della nostra attenzione, della nostra militanza. Si preparano scontri sempre più duri e il nostro posto sarà qui, come in una trincea, a informarvi e a rendervi partecipi della titanica lotta degli Oppressi contro gli Oppressori, in Palestina così come nel Medio Oriente e in Nordafrica.
Vogliamo che il traguardo del mezzo milione di visitatori arrivi il prima possibile e sia poi seguito dal milione e da altre, per ora imperscrutabili, vette.
giovedì 23 maggio 2013
Mursi e Qandil vanno a "fare la ruota" davanti alle telecamere coi poliziotti liberati ma non chiedono scusa a Gaza!
Dopo la pantomima (che sarebbe stata ridicola se non avesse creato una tragedia per quasi mille cittadini Palestinesi) della chiusura arbitraria del varco di Rafah dopo il rapimento di sette poliziotti da parte di beduini armati nella Penisola del Sinai il Governo egiziano ha riaperto i collegamenti con Gaza dopo che i sequestrati sono stati liberati; ovviamente senza che emergesse alcun collegamento tra i rapitori e l'enclave palestinese strozzata da Israele (e spesso ormai anche dall'Egitto).
Cercando di beneficiare al massimo dalla partecipazione a questo apparente successo delle operazioni di ricerca scatenate dall'Esercito nella Penisola desertica negli ultimi giorni, il Presidente Mohamed Mursi e il Premier Hisham Qandil si sono precipitati (come si vede in foto) alla base aerea di Almaza dove gli uomini rilasciati sono stati condotti.
Nelle conferenze stampa rilasciate finora Mursi ha negato recisamente che vi siano state 'trattative' coi sequestratori, ma, con apparente dissonanza cognitiva ha detto che la liberazione degli ostaggi "segna il punto di partenza per la soluzione definitiva dei problemi del Sinai e dei suoi abitanti". Non sono pervenute parole di scusa verso il ghetto di Gaza, o verso le centinaia di Palestinesi lasciati isolati al di là di Rafah per tutti i giorni della sua chiusura.
Cercando di beneficiare al massimo dalla partecipazione a questo apparente successo delle operazioni di ricerca scatenate dall'Esercito nella Penisola desertica negli ultimi giorni, il Presidente Mohamed Mursi e il Premier Hisham Qandil si sono precipitati (come si vede in foto) alla base aerea di Almaza dove gli uomini rilasciati sono stati condotti.
Nelle conferenze stampa rilasciate finora Mursi ha negato recisamente che vi siano state 'trattative' coi sequestratori, ma, con apparente dissonanza cognitiva ha detto che la liberazione degli ostaggi "segna il punto di partenza per la soluzione definitiva dei problemi del Sinai e dei suoi abitanti". Non sono pervenute parole di scusa verso il ghetto di Gaza, o verso le centinaia di Palestinesi lasciati isolati al di là di Rafah per tutti i giorni della sua chiusura.
Sventato attentato con due autobombe che dovevano esplodere a Damasco! In fumo la vigliacca vendetta wahabita!
Come ogni volta che le forze del Presidente Assad infliggono dure perdite ai terroristi wahabiti sui campi di battaglia le forze di sicurezza civili e militari della Siria erano in pieno allarme contro la possibilità che i macellai di Al-Nusra e delle altre sigle dell'estremismo takfiro internazionale lanciassero rappresaglie contro la popolazione civile con congegni esplosivi azionati a caso contro la cittadinanza siriana.
I loro sforzi sono stati ricompensati quando, ad Harasta, sobborgo della cintura urbana della capitale Damasco, sono riusciti a individuare una Mercedes trasformata in bomba con una carica di ben sette quintali di esplosivo e una utilitaria di lusso che ne portava invece seicento chili. I due veicoli, pronti a venire innescati e fatti esplodere, sono invece stati fatti detonare senza fare nessuna vittima dagli artificieri prontamente convocati sul luogo della scoperta.
Soltanto pochi giorni prima, sempre ad Harasta, un minivan caricato con ben una tonnellata di esplosivo era stato scoperto e neutralizzato.
I loro sforzi sono stati ricompensati quando, ad Harasta, sobborgo della cintura urbana della capitale Damasco, sono riusciti a individuare una Mercedes trasformata in bomba con una carica di ben sette quintali di esplosivo e una utilitaria di lusso che ne portava invece seicento chili. I due veicoli, pronti a venire innescati e fatti esplodere, sono invece stati fatti detonare senza fare nessuna vittima dagli artificieri prontamente convocati sul luogo della scoperta.
Soltanto pochi giorni prima, sempre ad Harasta, un minivan caricato con ben una tonnellata di esplosivo era stato scoperto e neutralizzato.
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mercoledì 22 maggio 2013
Sempre più disperati i wahabiti di Tripoli Siriaca subiscono tre morti e molte dozzine di feriti!
Non c'é proprio niente da fare per gli sgherri wahabiti allineati coi partiti filoamericani e filosauditi della coalizione '14 Marzo' che sognavano di trasformare Tripoli Siriaca nel 'Pachistan della Siria', il retrofronte dove i terroristi istigati dalla blasfema alleanza che unisce NATO, Usa, Israele, Turchia, Qatar e Arabia Saudita potessero rifornirsi, addestrarsi e riposarsi prima di tornare in Siria a fare stragi contro la popolazione civile indifesa.
Adesso che tutta la zona di confine Occidentale col Libano é saldamente sotto controllo delle forze regolari del Presidente Assad (a vario titolo e in vari modi aiutate dai militanti di Hezbollah) i loro sogni di giocare una parte determinante nella caduta di Damasco da perno dell'Asse della Resistenza si traduce in meschini e infantili tentativi di 'vendicarsi' sugli alawiti di Jabal Mohsen, da sempre schierati a favore della Siria.
Ma anche questi tentativi si stanno rivelando vani, come dimostra il recente bilancio secondo cui tre militanti wahabiti (due del miserabile quartiere di Bab al-Tabaneh, uno proveniente da altri paraggi di Tripoli) sono morti e molte dozzine sono rimasti feriti in scontri con l'Esercito regolare, schieratosi a difesa del quartiere alawita, e con gli abitanti stessi di Jabal Mohsen, di cui purtroppo uno ha perso la vita.
Sempre più evidente é il fatto che se ricadesse in mano a Saad Hariri e ai suoi amici filo-terroristi il Libano non sarebbe mai più indipendente e autonomo e che solo una convinta adesione agli ideali della Resistenza incarnati dall'Alleanza 8 Marzo può preservare la libertà di Beirut e di tutti gli abitanti del Paese dei Cedri.
Adesso che tutta la zona di confine Occidentale col Libano é saldamente sotto controllo delle forze regolari del Presidente Assad (a vario titolo e in vari modi aiutate dai militanti di Hezbollah) i loro sogni di giocare una parte determinante nella caduta di Damasco da perno dell'Asse della Resistenza si traduce in meschini e infantili tentativi di 'vendicarsi' sugli alawiti di Jabal Mohsen, da sempre schierati a favore della Siria.
Ma anche questi tentativi si stanno rivelando vani, come dimostra il recente bilancio secondo cui tre militanti wahabiti (due del miserabile quartiere di Bab al-Tabaneh, uno proveniente da altri paraggi di Tripoli) sono morti e molte dozzine sono rimasti feriti in scontri con l'Esercito regolare, schieratosi a difesa del quartiere alawita, e con gli abitanti stessi di Jabal Mohsen, di cui purtroppo uno ha perso la vita.
Sempre più evidente é il fatto che se ricadesse in mano a Saad Hariri e ai suoi amici filo-terroristi il Libano non sarebbe mai più indipendente e autonomo e che solo una convinta adesione agli ideali della Resistenza incarnati dall'Alleanza 8 Marzo può preservare la libertà di Beirut e di tutti gli abitanti del Paese dei Cedri.
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Dodicenne palestinese in fin di vita per un colpo d'arma da fuoco sparatogli dalle truppe di occupazione in Cisgiordania!
Nell'ennesimo atto di violenza sionista su un fanciullo Atta Mohamed Sharadeh, ragazzino palestinese di appena dodici anni, é stato gravemente ferito al torace da una pallottola israeliana nella giornata di ieri fuori dal campo profughi di Jelazoun, nei pressi di Ramallah, nella Cisgiordania occupata, secondo quanto riportato dall'Agence France Presse.
Secondo i referti dei paramedici che lo hanno immediatamente soccorso conducendolo alla più vicina struttura ospedaliera il proiettile da guerra gli avrebbe trapassato il torso uscendo dalla schiena e riducendolo praticamente in fin di vita.
Il Campo profughi di Jelazoun é frequentemente obiettivo di attacchi da parte dei violenti coloni ebrei razzisti dell'insediamento illegale 'Beit Israel'; quando gli abitanti legittimi della Palestina cercano di difendersi dai trogloditi dell'insediamento questi regolarmente chiamano in loro aiuto le truppe sionaziste di occupazione della West Bank.
Secondo i referti dei paramedici che lo hanno immediatamente soccorso conducendolo alla più vicina struttura ospedaliera il proiettile da guerra gli avrebbe trapassato il torso uscendo dalla schiena e riducendolo praticamente in fin di vita.
Il Campo profughi di Jelazoun é frequentemente obiettivo di attacchi da parte dei violenti coloni ebrei razzisti dell'insediamento illegale 'Beit Israel'; quando gli abitanti legittimi della Palestina cercano di difendersi dai trogloditi dell'insediamento questi regolarmente chiamano in loro aiuto le truppe sionaziste di occupazione della West Bank.
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Ecco gli otto candidati che si contenderanno la poltrona di Ahmadinejad nelle prossime presidenziali iraniane!
A quattordici mesi dalle elezioni parlamentari il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione, organo di controllo costituzionale della Repubblica Islamica dell'Iran ha 'scremato' la lista degli aspiranti candidati alle prossime elezioni presidenziali per la successione di Mahmoud Ahmadinejad che si terranno il 14 giugno limitando la competizione a otto personalità.
Saranno il parlamentare Gholam-Ali Haddad-Adel, il Segretario del Supremo Consiglio per la Sicurezza Nazionale Saeed Jalili, Il Segretario del Consiglio d'Espedienza Mohsen Rezaei e il Presidente del Centro di Ricerca Strategica Hassan Rohani a contendersi la carica insieme all'ex Vicepresidente Mohammad-Reza Aref, al Sindaco di Teheran Mohammad-Baqer Qalibaf, all'Ex-ministro per le Telecomunicazioni Mohammad Gharazi, e all'Ex-ministro degli Esteri, Ali-Akbar Velayati.
Hashemi Rafsanjani, veterano della politica iraniana fin dai tempi della Rivoluzione Islamica e della Guerra Imposta contro Saddam Hussein (che già due mandati fa cercò di contendere la Presidenza a un Ahmadinejad allora considerato 'outsider' delle elezioni) si é visto bocciare la candidatura. Evidentemente il Consiglio dei Guardiani considera che la sua generazione debba lasciare il passo libero a politici più giovani e più al passo con la società iraniana attuale.
Saranno il parlamentare Gholam-Ali Haddad-Adel, il Segretario del Supremo Consiglio per la Sicurezza Nazionale Saeed Jalili, Il Segretario del Consiglio d'Espedienza Mohsen Rezaei e il Presidente del Centro di Ricerca Strategica Hassan Rohani a contendersi la carica insieme all'ex Vicepresidente Mohammad-Reza Aref, al Sindaco di Teheran Mohammad-Baqer Qalibaf, all'Ex-ministro per le Telecomunicazioni Mohammad Gharazi, e all'Ex-ministro degli Esteri, Ali-Akbar Velayati.
Hashemi Rafsanjani, veterano della politica iraniana fin dai tempi della Rivoluzione Islamica e della Guerra Imposta contro Saddam Hussein (che già due mandati fa cercò di contendere la Presidenza a un Ahmadinejad allora considerato 'outsider' delle elezioni) si é visto bocciare la candidatura. Evidentemente il Consiglio dei Guardiani considera che la sua generazione debba lasciare il passo libero a politici più giovani e più al passo con la società iraniana attuale.
martedì 21 maggio 2013
Gli ultimi 'giapponesi' di Al-Nusra eliminati dalle forze di Assad: distrutto il centro di comando, ucciso il loro capo!
Abu Omar, capo supremo di Al-Nusra (l'organizzazione qaedista legata ad Al-Qaeda attiva in Siria) nei dintorni di Qusayr sarebbe stato ucciso dalle trionfanti forze siriane poco dopo il bombardamento che ha livellato il principale centro di comando dei terroristi in quello che rimane della sacca dove oltre tremila di loro erano stati intrappolati a fine aprile e contro la quale l'Esercito arabo siriano ha scatenato da qualche giorno una metodica e ormai inarrestabile offensiva.
Con questo brillante risultato ha trovato conferma la profezia fatta nei giorni immediatamente antecedenti l'offensiva, secondo la quale quei terroristi che non avessero abbassato le armi affidandosi alla clemenza dei vincitori sarebbero stati eliminati fino all'ultimo uomo. Fanatizzati dai loro rozzi predicatori, molti aderenti di Al-Nusra hanno cercato un'ultima vana resistenza da 'giapponesi nei bunker' mentre la maggior parte dei miliziani di altre organizzazioni hanno preferito la resa.
Inoltre sembra che, per cercare di distrarre l'attenzione dei comandanti siriani dalla Provincia di Homs al confine col Libano le forze armate sioniste abbiano deciso di riprendere le loro provocazioni dal Golan occupato: nel corso della notte forze armate siriane hanno individuato un mezzo blindato israeliano che si avvicinava al villaggio di Bir Ajam, aprendo il fuoco contro di esso e distruggendolo prima che potesse attraversare la linea internazionale di Cessate il Fuoco.
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Povero ambulante saudita si dà fuoco per protesta e muore consumato dalle fiamme!
Invece che sprecare centinaia di milioni di dollari nel tentativo fallimentare di spodestare il Presidente siriano Bashir al-Assad, i principi sauditi avrebbero fatto meglio a concentrare la loro attenzione e le loro risorse sulla grave situazione dell'economia interna, che vede fasce sempre più larghe della popolazione alle prese con crescenti difficoltà e rischia di mandare in 'corto circuito' il tacito patto 'tirannia in cambio di prosperità' che ha tenuto nel sopore qualunque rivendicazione politica da parte della cittadinanza dell'ultima monarchia assoluta della Terra negli ultimi trenta-trentacinque anni.
Con un tempismo e una modalità che assomigliano a quelle dell'incidente che fece detonare la rivolta tunisina anti-Ben Ali (dittatore nordafricano ora ospite latitante proprio della corte corrotta di Casa Saoud) un venditore ambulante di frutta e verdura della capitale, tale Surehi (il nome proprio non é stato rivelato) si é cosparso di combustibile e si é dato fuoco per protesta contro il sequestro della sua merce da parte della polizia regia.
Il disgraziato, trasportato d'urgenza al più vicino ospedale, é tuttavia spirato per le conseguenze delle ustioni di terzo grado che aveva riportato. Non é il primo caso di auto-immolazione che avviene in Arabia Saudita e man mano che il tempo passa e che la situazione interna peggiora e si aggrava ci domandiamo quanto tempo dovrà ancora passare prima che esploda una sollevazione di massa contro Casa Saoud.
Con un tempismo e una modalità che assomigliano a quelle dell'incidente che fece detonare la rivolta tunisina anti-Ben Ali (dittatore nordafricano ora ospite latitante proprio della corte corrotta di Casa Saoud) un venditore ambulante di frutta e verdura della capitale, tale Surehi (il nome proprio non é stato rivelato) si é cosparso di combustibile e si é dato fuoco per protesta contro il sequestro della sua merce da parte della polizia regia.
Il disgraziato, trasportato d'urgenza al più vicino ospedale, é tuttavia spirato per le conseguenze delle ustioni di terzo grado che aveva riportato. Non é il primo caso di auto-immolazione che avviene in Arabia Saudita e man mano che il tempo passa e che la situazione interna peggiora e si aggrava ci domandiamo quanto tempo dovrà ancora passare prima che esploda una sollevazione di massa contro Casa Saoud.
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A Tripoli Siriaca i wahabiti di Bab al-Tabaneh uccidono due militari e ne feriscono altri tre!
Ancora violenze a Tripoli Siriaca dove nemmeno l'intervento dell'Esercito é riuscito a smorzare la violenza insensata scatenata dagli estremisti sunniti del miserabile "slum" di Bab al-Tabaneh; é infatti di due militari morti e tre feriti il bilancio della giornata di ieri durante la quale gli uomini delle forze armate sono stati presi di mira mentre proteggevano i punti di accesso al quartiere di Jabal Mohsen, abitato da alawiti solidali con la Siria, il suo popolo e il suo Governo.
Le autorità libanesi sono arrivate a sospendere tutte le licenze per la vendita di armi da fuoco nella metropoli settentrionale, in un curioso caso di "troppo poco e troppo tardi" visto che chi voleva armarsi a Tripoli non solo lo ha già fatto ma con ogni probabilità non é certo entrato in un'armeria con licenza per farlo, accomodandosi invece ad attingere alle spedizioni di armi che i politicanti del '14 Marzo' facevano affluire dall'estero in direzione Siria con la complicità dei loro padrini sauditi e qatarioti.
E' tempo invece che gli abitanti di Jabal Mohsen si armino a loro volta e costituiscano brigate e milizie di autodifesa, i partiti rappresentativi della comunità alawi dovrebbero incaricarsi di questo: cosa stanno facendo, oggi, l'ADP e l'SSNP per evitare che un domani i rozzi wahabiti di Bab al-Tabaneh possano compiere stragi etniche contro il loro elettorato?
Le autorità libanesi sono arrivate a sospendere tutte le licenze per la vendita di armi da fuoco nella metropoli settentrionale, in un curioso caso di "troppo poco e troppo tardi" visto che chi voleva armarsi a Tripoli non solo lo ha già fatto ma con ogni probabilità non é certo entrato in un'armeria con licenza per farlo, accomodandosi invece ad attingere alle spedizioni di armi che i politicanti del '14 Marzo' facevano affluire dall'estero in direzione Siria con la complicità dei loro padrini sauditi e qatarioti.
E' tempo invece che gli abitanti di Jabal Mohsen si armino a loro volta e costituiscano brigate e milizie di autodifesa, i partiti rappresentativi della comunità alawi dovrebbero incaricarsi di questo: cosa stanno facendo, oggi, l'ADP e l'SSNP per evitare che un domani i rozzi wahabiti di Bab al-Tabaneh possano compiere stragi etniche contro il loro elettorato?
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lunedì 20 maggio 2013
Catturata una jeep di fabbricazione israeliana in mano ai terroristi wahabiti di Quseyr, la prova delle forniture sioniste!
Avavamo già pubblicato a più riprese le foto di munizioni e armamenti sionisti sequestrati dalle forze del Presidente Assad ai criminali mercenari che finanziati dall'estero spargevano il terrore e la violenza in Siria ma, nel corso della recentissima battaglia attorno a Qusayr l'Esercito regolare siriano ha catturato persino una jeep blindata di fabbricazione israeliana, che dimostra come l'impegno di Tel Aviv a favore delle sue pedine qaediste sia totale e comprenda anche la fornitura di veicoli.
Se esiste una cosa positiva nella lotta e nella sofferenza patita in questi due anni dal popolo di Siria sta proprio (oltre nel fatto di starne uscendo vincitore, rinserrato ancor più saldamente attorno alla figura eroica di Assad) é proprio nell'aver mostrato UNA VOLTA PER TUTTE come non esista una 'Al-Qaeda' se non nella misura in cui Usa, Israele e paesi corrotti degli emiri del Golfo abbiano bisogno di pedine da muovere per destabilizzare quelle aree dove vogliono estendere la loro influenza o forzare un cambio di regime.
La ridicola pretesa del nero della Casa Bianca di avere 'dato la caccia a bin laden' e addirittura di averlo 'ucciso' nell'Hollywoodiano raid di due anni fa, appare dunque in tutta la sua trasparente natura di fanfaronata elettorale: Obama non ha 'dato la caccia' a nessuno, si é semplicemente limitato a imbastire una pantomima con cui si é liberato del 'babau' usato nel decennio precedente per spaventare i suoi stessi cittadini.
Se esiste una cosa positiva nella lotta e nella sofferenza patita in questi due anni dal popolo di Siria sta proprio (oltre nel fatto di starne uscendo vincitore, rinserrato ancor più saldamente attorno alla figura eroica di Assad) é proprio nell'aver mostrato UNA VOLTA PER TUTTE come non esista una 'Al-Qaeda' se non nella misura in cui Usa, Israele e paesi corrotti degli emiri del Golfo abbiano bisogno di pedine da muovere per destabilizzare quelle aree dove vogliono estendere la loro influenza o forzare un cambio di regime.
La ridicola pretesa del nero della Casa Bianca di avere 'dato la caccia a bin laden' e addirittura di averlo 'ucciso' nell'Hollywoodiano raid di due anni fa, appare dunque in tutta la sua trasparente natura di fanfaronata elettorale: Obama non ha 'dato la caccia' a nessuno, si é semplicemente limitato a imbastire una pantomima con cui si é liberato del 'babau' usato nel decennio precedente per spaventare i suoi stessi cittadini.
Il Ministro della Difesa Vahidi inaugura linea di produzione in serie di un nuovo sistema antiaereo per la difesa dell'Iran!!
Secondo quanto riportato dalle fonti di informazione ufficiale della Repubblica Islamica Iraniana il Ministro della Difesa Brigadier Generale Ahmad Vahidi avrebbe recentemente inaugurato la linea di produzione seriale di un nuovo sistema antiaereo frutto dell'impegno e dello sviluppo del concetto di 'Jihad di Autosufficienza Difensiva' alla base degli sviluppi e delle decisioni iraniane in materia di industria militare.
Anche la data dell'inaugurazione non sarebbe stata selezionata casualmente visto che esattamente in questi giorni cadono importanti ricorrenze civili e religiose care al popolo iraniano: l'anniversario della nascita del Nono Imam dello Sciismo Duodecimano, il venerabile Muhammad al-Taqi, ma anche la 31esima ricorrenza della riconquista di Khorramshahr, capoluogo del Khuzestan che venne invaso dagli irakeni di Saddam Hussein nel corso della Guerra Imposta del 1980-88.
L'espulsione degli invasori da Khorramshahr segnò un punto di svolta nelle vicende belliche, segnalando il totale riflusso dell'offensiva irakena e annunciando la prossima penetrazione delle forze armate iraniane oltre i confini internazionali, dove sarebbero rimaste per oltre cinque anni, fin quasi alla vigilia dell'Armistizio con la Risoluzione ONU 598.
Anche la data dell'inaugurazione non sarebbe stata selezionata casualmente visto che esattamente in questi giorni cadono importanti ricorrenze civili e religiose care al popolo iraniano: l'anniversario della nascita del Nono Imam dello Sciismo Duodecimano, il venerabile Muhammad al-Taqi, ma anche la 31esima ricorrenza della riconquista di Khorramshahr, capoluogo del Khuzestan che venne invaso dagli irakeni di Saddam Hussein nel corso della Guerra Imposta del 1980-88.
L'espulsione degli invasori da Khorramshahr segnò un punto di svolta nelle vicende belliche, segnalando il totale riflusso dell'offensiva irakena e annunciando la prossima penetrazione delle forze armate iraniane oltre i confini internazionali, dove sarebbero rimaste per oltre cinque anni, fin quasi alla vigilia dell'Armistizio con la Risoluzione ONU 598.
Gli amici dei terroristi in Siria cercano di scatenare violenze a Tripoli Siriaca! Interviene l'Armee Libanaise!
Ancora una volta la città libanese di Tripoli Siriaca si infiamma di violenza per le parole sconsiderate di un rozzo autonominato "imam" wahabita (tale Salem Rafei) e, ancora una volta, dal miserrimo "slum" di Bab al-Tabaneh, la fogna di Tripoli, dove il messaggio del wahabismo risuona forte tra il lumpen-proletariato abbrutito e analfabeta, uomini armati hanno cercato di dare l'assalto al quartiere di Jabal Mohsen, roccaforte alawita dove fortissima é la solidarietà con la Siria e il suo Presidente Assad.
E' evidente il tentativo del predicatore estremista di creare caos e confusione nel Libano del Nord proprio nel momento in cui le forze regolari siriane stanno schiacciando le ultime resistenze terroriste a Qusayr, ponendo la pietra tombale sull'insorgenza qaedista nella parte occidentale del Paese, peraltro sembra con l'apporto sostanziale degli Hezbollah libanesi, ansiosi di proteggere gli Sciiti siriani e i cittadini libanesi che vivono nel paese vicino.
Sembra che finora vi siano state due vittime: il 22enne Mohammed Yussef e un ragazzino di 13 anni; subito dopo lo scoppio degli scontri unità dell'Esercito libanese si sarebbero interposte tra i due quartieri arrivando a rivolgere le armi verso i cecchini che da Bab al-Tabaneh hanno preso di mira anche i loro veicoli.
E' evidente il tentativo del predicatore estremista di creare caos e confusione nel Libano del Nord proprio nel momento in cui le forze regolari siriane stanno schiacciando le ultime resistenze terroriste a Qusayr, ponendo la pietra tombale sull'insorgenza qaedista nella parte occidentale del Paese, peraltro sembra con l'apporto sostanziale degli Hezbollah libanesi, ansiosi di proteggere gli Sciiti siriani e i cittadini libanesi che vivono nel paese vicino.
Sembra che finora vi siano state due vittime: il 22enne Mohammed Yussef e un ragazzino di 13 anni; subito dopo lo scoppio degli scontri unità dell'Esercito libanese si sarebbero interposte tra i due quartieri arrivando a rivolgere le armi verso i cecchini che da Bab al-Tabaneh hanno preso di mira anche i loro veicoli.
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domenica 19 maggio 2013
Cade di schianto l'ultima roccaforte terrorista presso Qusayr! 500 wahabiti morti, più di duemila prigionieri!!
Secondo gli ultimi dispacci sarebbe crollata nelle ultime ore l'ultima roccaforte di resistenza qaedista vicino al confine con il Libano, Provincia di Homs, dintorni di Qusayr, dove la manovra vittoriosa dell'Esercito Arabo Siriano aveva messo oltre tremila miliziani stranieri con le spalle al muro. Dopo ripetuti ultimatum coi quali si é chiarito agli assediati che non avevano alcuna speranza di venire salvati o aiutati dall'esterno le forze di Assad hanno mosso all'attacco riducendo la sacca dopo circa tre ore di intensi scontri.
Circa cinquecento sarebbero i terroristi che hanno trovato la morte sul campo, mentre il resto, oltre duemila e cinquecento sarebbero caduti prigionieri delle forze regolari, consegnando anche un ingente quantitativo di armi che, perlopiù erano rimaste prive di munizioni. Allo scontro, probabilmente decisivo per sigillare le sorti dell'insorgenza criminale nell'Ovest del paese, avrebbero preso parte anche drappelli degli Hezbollah libanesi, interessati a chiudere ogni varco in direzione del Paese dei Cedri a difendere i cittadini libanesi dei villaggi di confine
Dopo questa importante vittoria la situazione sul campo per le forze regolari siriane e per il Governo del Presidente Assad sembra ancora più positiva e promettente e si aspettano ulteriori buone notizie dal Nord del paese, lungo il confine con la Turchia.
Circa cinquecento sarebbero i terroristi che hanno trovato la morte sul campo, mentre il resto, oltre duemila e cinquecento sarebbero caduti prigionieri delle forze regolari, consegnando anche un ingente quantitativo di armi che, perlopiù erano rimaste prive di munizioni. Allo scontro, probabilmente decisivo per sigillare le sorti dell'insorgenza criminale nell'Ovest del paese, avrebbero preso parte anche drappelli degli Hezbollah libanesi, interessati a chiudere ogni varco in direzione del Paese dei Cedri a difendere i cittadini libanesi dei villaggi di confine
Dopo questa importante vittoria la situazione sul campo per le forze regolari siriane e per il Governo del Presidente Assad sembra ancora più positiva e promettente e si aspettano ulteriori buone notizie dal Nord del paese, lungo il confine con la Turchia.
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Continuano le vittorie delle truppe siriane contro gli insorgenti qaedisti: intervista di Assad all'argentino 'Clarin'!
Prosegue, come dimostrano le immagini di giubilo all'arrivo delle truppe regolari siriane, il processo di liberazione di ogni provincia della Repubblica Araba dalla presenza di insorgenti takfiri stranieri finanziati da Usa, NATO, Israele e lacché arabi e turchi; unità delle forze assadiste hanno individuato e disattivato numerose mine e congegni esplosivi nella cittadina di Taffs nei dintorni di Daraa, vicino al confine giordano.
Attorno ad Hama una cellula qaedista é stata distrutta dalle truppe regolari vicino all'incrocio di Jynan, con il sequestro di una importante partite di munizioni, rifornimenti e documenti falsi che i terroristi cercavano di recapitare ai loro complici. Il Presidente siriano Bashar al-Assad ha rilasciato un'intervista con il giornale argentino Clarin a proposito dell'attuale situazione siriana. Assad ha condannato nuovamente le interferenze internazionali e, alla domanda circa sue possibili dimissioni, ha precisato che è suo dovere rimanere nella sua posizione di eletto e affrontare la situazione, "dimettersi equivarebbe a fuggire".
E ha continuato: "le forze di opposizione sono legate a paesi stranieri e non possono prendere una decisione per se stessi...sono loro che hanno annunciato che non vogliono un dialogo con lo stato siriano...Credere che una conferenza politica fermerà il terrorismo sul terreno è irreale". Il Presidente siriano ha anche respinto le accuse che sull'uso di forza eccessiva da parte dell'esercito siriano: "Come si definisce una forza eccessiva? Come si fa a decidere se una forza eccessiva è stata utilizzata o meno? Qual è la formula da applicare? Il dibattito non riguarda l'entità della forza usata o il tipo di arma...il vero problema centrale riguarda la natura e la portata del terrorismo, che abbiamo sofferto e, quindi, quale è una risposta adeguata".
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L'Egitto chiude arbitrariamente il varco di Rafah bloccando ottocento Palestinesi!
Che la gestione della Cosa Pubblica da parte dell'Ikhwan musulmana allineata con Sauditi e Qatarioti (e sotto sotto ansiosa di riconoscimenti e accordi con Israele e Usa) nell'Egitto post-Mubarak si stia rivelando un clamoroso e colossale fallimento lo dimostrano molte cose: la crisi economica, il fermento delle forze rivoluzionarie deluse dal tran-tran del duetto Morsi-Qandil, i continui rimpasti governativi, e, ultimo ma non meno importante, la totale perdita di controllo sul Sinai.
Lo scorso giovedì, per esempio, un certo numero di poliziotti egiziani che lavoravano al varco di Rafah sono stati rapiti da non meglio precisati 'beduini' del Sinai; puntualmente, piuttosto che lanciare operazioni a vasto raggio per individuare i prigionieri e liberarli i loro colleghi hanno preferito la più facile opzione di serrare i cancelli dell'unico valico che permette agli abitanti di Gaza il transito fuori dal ghetto assediato da israhell, bloccando peraltro ottocento cittadini della Striscia che dovevano rientrare alle loro case dopo essere stati in Egitto.
Questa 'rappresaglia' insensata (i beduini del Sinai certo non hanno collegamenti con Gaza) dimostra l'arroganza e l'impotenza della corrente amministrazione egiziana e speriamo faccia riflettere profondamente i Mishaal, i Marzouk e gli Haniyeh che hanno pensato frettolosamente di abbandonare l'Asse della Resistenza per allearsi con i Fratelli Musulmani e i loro finanziatori wahabiti.
Lo scorso giovedì, per esempio, un certo numero di poliziotti egiziani che lavoravano al varco di Rafah sono stati rapiti da non meglio precisati 'beduini' del Sinai; puntualmente, piuttosto che lanciare operazioni a vasto raggio per individuare i prigionieri e liberarli i loro colleghi hanno preferito la più facile opzione di serrare i cancelli dell'unico valico che permette agli abitanti di Gaza il transito fuori dal ghetto assediato da israhell, bloccando peraltro ottocento cittadini della Striscia che dovevano rientrare alle loro case dopo essere stati in Egitto.
Questa 'rappresaglia' insensata (i beduini del Sinai certo non hanno collegamenti con Gaza) dimostra l'arroganza e l'impotenza della corrente amministrazione egiziana e speriamo faccia riflettere profondamente i Mishaal, i Marzouk e gli Haniyeh che hanno pensato frettolosamente di abbandonare l'Asse della Resistenza per allearsi con i Fratelli Musulmani e i loro finanziatori wahabiti.
La Repubblica Islamica dell'Iran fa giustizia di due informatori della CIA e del Mossad!
La vigilanza e l'attenzione dei servizi di sicurezza della Repubblica Islamica hanno nuovamente portato a grandi risultati nel contrasto ai tentativi delle potenze arroganti dell'imperialismo americano e sionista di penetrare i segreti più reconditi di Teheran e dei suoi apparati scientifici, economici e militari.
Stamane all'alba i traditori Mohmad Heidari e Kurosh Ahmadi sono saliti sul patibolo per pagare con la vita i loro tentativi di trasformarsi in delatori a favore del Mossad (Heidari) e della CIA (Ahmadi). Seguiti e controllati per settimane da esperti del controspionaggio iraniano sono stati sorpresi il primo a incontrarsi coi suoi 'controllori' sionisti durante un viaggio all'estero, il secondo a tentare di passare informazioni riservate a noti esponenti della 'compagnia' di Langley.
Poco più di un anno fa venne impiccato Jamali Fashi, riconosciuto colpevole dell'esecuzione materiale dell'attentato contro lo scienziato nucleare Massoud Ali Mohammadi il cui arresto aveva costretto Benji Netanyahu a far suonare la ritirata per tutti gli agenti del Mossad presenti in Iran. Nel Grande Gioco dello spionaggio sembra che l'Asse della Resistenza riesca sempre a rimanere un passo avanti rispetto ai suoi avversari.
Stamane all'alba i traditori Mohmad Heidari e Kurosh Ahmadi sono saliti sul patibolo per pagare con la vita i loro tentativi di trasformarsi in delatori a favore del Mossad (Heidari) e della CIA (Ahmadi). Seguiti e controllati per settimane da esperti del controspionaggio iraniano sono stati sorpresi il primo a incontrarsi coi suoi 'controllori' sionisti durante un viaggio all'estero, il secondo a tentare di passare informazioni riservate a noti esponenti della 'compagnia' di Langley.
Poco più di un anno fa venne impiccato Jamali Fashi, riconosciuto colpevole dell'esecuzione materiale dell'attentato contro lo scienziato nucleare Massoud Ali Mohammadi il cui arresto aveva costretto Benji Netanyahu a far suonare la ritirata per tutti gli agenti del Mossad presenti in Iran. Nel Grande Gioco dello spionaggio sembra che l'Asse della Resistenza riesca sempre a rimanere un passo avanti rispetto ai suoi avversari.
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