Mentre a centinaia di migliaia gli Egiziani, nel corso delle manifestazioni per la Giornata Internazionale di Al-Quds 2011 hanno reiterato la loro richiesta per l'immediata espulsione di tutti i diplomatici sionisti dal paese e per l'interruzione unilaterale di ogni rapporto diplomatico col regime ebraico di Tel Aviv, il Ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi ha dichiarato che Teheran ha già assemblato un team di funzionari "di primo livello" e, appena possibile, conta di inviarli al Cairo per stabilire una delegazione ufficiale, riaprendo ufficialmente le relazioni diplomatiche interrotte dopo la Rivoluzione Islamica, quando l'Egitto, allora egemonizzato dal traditore del nasserismo, Anwar Sadat, accolse lo Shah fuggitivo rifiutandosi di estradarlo in patria perché venisse giudicato per i suoi crimini.
Salehi ha dichiarato: "Siamo ormai certi che le relazioni bilaterali sono sul punto di venire rilanciate su un registro di armonia e cooperazione", aggiungendo che, visti i numerosi e rapidi sviluppi della situazione politica interna egiziana, non si aspetta che la delegazione possa insediarsi prima di 'alcuni mesi'. "L'Iran e l'Egitto sono nazioni di primo piano nello scenario Nordafricano e Mediorientale, le loro relazioni risalgono ai tempi dei Faraoni e degli Imperatori di Persia; quanto più intensi e fecondi saranno i rapporti futuri fra di esse tanto più stabile, pacifico e sicuro sarà lo scenario politico circostante".
In aprile, l'allora Ministro degli Esteri egiziano Nabil Arabi (attualmente Segretario della Lega Araba) compì i primi passi per il riavvicinamento tra Il Cairo e Teheran, mettendo un moto un processo che, attraverso successivi passi compiuti da rappresentanti politici, civili, culturali e religiosi, si é infittito e accelerato sempre più, fino ad arrivare agli sviluppi odierni.
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