Sono continuate per tutta la notte le manifestazioni di protesta dei cittadini egiziani di fronte all'ambasciata sionista al Cairo e, per un'ambasciata assediata, un'altra minaccia di chiudere i battenti: il Governo egiziano ha infatti deciso di richiamare in patria il proprio ambasciatore da Tel Aviv, in attesa di "scuse ufficiali" da parte di Israele per l'uccisione di guardie di confine egiziane, raggiunte da un razzo partito da un'elicottero con la stella di davide.
Essam Sharaf, capo dell'Esecutivo ad interim che gestisce il paese in attesa delle elezioni previste per questo autunno, ha dichiarato: "Il sangue egiziano é troppo prezioso perché possa venire sparso senza una nostra pronta e decisa reazione; quel che era tollerabile sotto il sottomesso e servile regime di Mubarak non é più accettabile nel Nuovo Egitto nato dalla Rivoluzione".
Anche altri esponenti del panorama politico locale hanno commentato; così Amr Moussa: ex-Segretario Generale della Lega Araba e candidato in pectore alla poltrona presidenziale: "Israele deve capire una volta per tutte che i giorni in cui poteva permettersi di uccidere nostri cittadini senza una ferma e dura risposta sono finiti per sempre".
Ma le aggressioni contro l'Egitto potrebbero essere solo all'inizio se fosse verificato quanto riportato dall'emittente sionista "Arutz Sheva", secondo la quale il Consiglio nazionale di Sicurezza starebbe preparando "azioni armate" contro la penisola del Sinai, che l'ormai vetusto e screditato 'Accordo di Camp David' dichiarava interdetta a qualunque attività militare dal 1979.
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