"Con la cattura della spia israeliana Ilan Grapel il potere negoziale arabo nei confronti di Israele é immediatamente raddoppiato", questo é il ragionamento che diversi osservatori e commentatori politici, non solamente arabi, hanno tratto dalle recenti notizie dell'arresto del provocatore israeliano, ex-paracadutista e agente del Mossad, che aveva cercato di istigare scontri tra la popolazione e le forze armate con promesse di denaro e altri aiuti.
Anche molti Egiziani la pensano in questo modo, e stanno facendo pressione sulla Giunta militare transitoria affinché non soltanto Grapel non venga liberato e restituito allo Stato ebraico, ma il suo rilascio sia inserito in una trattative comprensiva per la liberazione di centinaia di prigionieri politici palestinesi arbitrariamente arrestati o semplicemente rapiti dalle forze dell'occupazione sionista, tenuti in galera sulla base dell'atroce e inaccettabile concetto della "detenzione amministrativa", secondo la quale Israele può tenere in carcere ogni Palestinese, senza termine massimo, senza essere costretto a formulare un'accusa credibile.
L'Egitto ha in mano Ilan Grapel, Hamas ha in mano Gilad Shalit, il militare catturato mentre si apprestava a invadere la Striscia di Gaza, entrambe potrebbero garantire la liberazione di molte centinaia di Palestinesi tra i settemila che oggi languono nelle galere del Regime ebraico. Samir Asfour, padre del prigioniero Ahmad Asfour, le cui condizioni di salute sono ormai critiche, ha spedito una lettere a nome proprio e di tutte le famiglie di prigionieri palestinesi alla Giunta del Maresciallo Tantawi dicendo: "Le prigioniere palestinesi subiscono abusi indicibili nelle carceri sioniste, vi sono bambini nati in carcere, prigionieri malati e moribondi, vi preghiamo di fare il possibile per garantire il loro rilascio in cambio della restituzione della spia sionista".
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