Si trova vicino alla cittadina di Ardakan, nella Provincia di Yazd, il nuovo impianto nucleare iraniano destinato a raffinare l'uranio proveniente dalle vicine miniere di Saghand, estratto a circa 400 metri di profondità sottoterra. In questa maniera la Repubblica Islamica si assicura che, una volta creata la propria rete di centrali nucleari, essa sarà libera da qualunque 'cappio' messo alle sue importazioni di 'yellowcake', la qualità di Uranio suscettibile di venire processata nei reattori a fissione, essendo in grado di procurarsi da sé il carburante necessario.
In un anno di lavoro continuo si calcola che l'impianto di Ardakan possa raffinare fino a 60 tonnellate di 'Torta Gialla'; nel suo discorso inaugurale, il Presidente iraniano Ahmadinejad ha dichiarato l'abbondanza di Uranio grezzo nel territorio della Repubblica Islamica "Un dono divino" che renderà possibile svincolare il programma nucleare nazionale da qualsivoglia interferenza esterna.
In un singolare esempio di ironia del destino, proprio mentre i tecnici e gli ingegneri del sito dimostravano ad Ahmadinejad tutte le caratteristiche dell'impianto, compresi i numerosi e avanzatissimi sistemi di sicurezza, poche centinaia di chilometri più in là, nella Palestina soggetta a occupazione ebraica, lo scienziato nucleare Uzi Even dichiarava che ormai il reattore sionista di Dimona (installato oltre 50 anni fa con tecnologia ceduta dalla Francia della Quarta Repubblica) diventa sempre più pericoloso e dovrebbe essere spento.
Solo lo scorso anni ben 70 lavoratori di Dimona colpiti da cancro hanno fatto causa al Governo israeliano.
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