Come annunciato, l'ONU ha rilasciato il suo rapporto sull'incidente della motonave 'Mavi Marmara' durante il quale forze militari israeliani arrembarono con forza letale una nave disarmata di attivisti umanitari massacrandone una decina (nove cittadini turchi) e ferendone oltre quaranta, agendo fuori da ogni legalità e aggredendo un natante che si trovava in acque internazionali. Come promesso e annunciato a più riprese e in diversi consessi, una volta pubblicate le conclusioni delle Nazioni Unite, il Governo Erdogan ha dato il via al cosiddetto 'piano b' di ritorsione diplomatica ed economica contro lo Stato ebraico che, a oltre un anno di distanza dai fatti, continua pervicacemente a rifiutarsi di estendere scuse ufficiali al popolo turco e alle famiglie delle vittime.
L'ambasciata turca in israele é stata trasformata in un segretariato di secondo livello mentre l'ambasciatore sionista in Turchia ha ricevuto nelle scorse ore notifica di espulsione e dovrà tornare in patria entro il 7 settembre; tutti gli accordi e i progetti comuni in campo scientifico, culturale e militare sono immediatamente interrotti. In un periodo in cui Israele sta perdendo tutti i suoi interlocutori nel mondo arabo, lo sfacelo dei rapporti diplomatici con un paese musulmano importante come la Turchia sono un grave scacco per Tel Aviv.
La colpa di queste severe misure é ascrivibile in toto alla condotta del regime di Tel Aviv; sarebbe bastato molto poco a disinnescare la tensione e risolvere la crisi, ma evidentemente Netanyahu e i suoi alleati militaristi e integralisti tengono più alla loro bullistica fama di "duri che non chiedono scusa" piuttosto che agli interessi del loro paese e del loro popolo. Il deputato arabo-israeliano Haneen Zoabi (a sua volta reduce della 'Mavi Marmara' ha applaudito la risoluta mossa turca, commentando che, a causa della condotta irresponsabile ed aggressiva dello Stato ebraico quelli con Ankara non saranno certo gli ultimi rapporti bilaterali a subire guasti e battute d'arresto.
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