Rilasciato con la completa caduta di ogni accusa ed addebito contro di lui dopo la lettura della sentenza di appello contro la decisione del Ministro dell'Interno Theresa May di domandarne l'arresto e la detenzione (scelta motivata dalle campagne di fango e diffamazione ai suoi danni scatenate dalla lobby sionista per impedire il suo 'tour' inglese di discorsi e conferenze) dopo nove mesi di permanenza in Inghilterra lo Sceicco Raed Salah, leader della Fratellanza Musulmana in Israele é ripartito alla volta della Palestina occupata dal 1948, dopo avere istruito i suoi legali di imbastire la richiesta di risarcimento per danni morali e materiali a carico del Ministro May e di tutto il Dicastero dell'Interno.
Il sito "Palestinians 1948" ha dichiarato che la Fratellanza Musulmana in Israele sta preparando "un benvenuto trionfale" allo Sceicco, che, decidendo di rimanere all'estero piuttosto che espatriare furtivamente una volta liberato dalla carcerazione (ove era stato trattenuto di nuovo senza nessuna motivazione razionale) ha voluto essere vendicato fino in fondo riguardo alla liceità e irreprensibilità delle proprie azioni, dimostrando all'Inghilterra e al mondo intero quanto bassi, meschini, inaccettabili e illegali siano gli stratagemmi sionisti per cercare di mettere in cattiva luce gli attivisti per i Diritti della Palestina e dei Palestinesi!
Secondo l'avvocato Zahi Nujaidat che ha seguito tutte le fasi della vicenda, dall'originario arresto di Salah alla sua definitiva liberazione da ogni accusa o sospetto, la vicenda é stata "un caso esemplare" di come la lobby sionista internazionale manipoli false informazioni, menzogne e illazioni e, nel diffuso clima di islamofobia razzista coltivato dai media generalisti, riesca a trarne (almeno temporaneamente) risultati favorevoli alle sue politiche e ai suoi interessi. Esemplare é stata anche la tenacia e la determinazione dello Sceicco che ha considerato che tornare in patria senza avere confutato le speciose accuse sioniste sarebbe stato più dannoso alla causa e all'immagine internazionale della Palestina che non prolungare volontariamente il suo 'esilio' fino a un verdetto definitivo.
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