Il Ministero degli Esteri di Tel Aviv conferma che nessuno nella capitale egiziana sia ansioso di diventare 'padrone di casa' dell'ambasciata israeliana, sia per la grande ostilità verso il regime ebraico dell'Apartheid diffusa a tutti i livelli della società, sia anche per il fatto che con ogni probabilità la nuova sede diplomatica sionista diventerebbe oggetto di sit-in, manifestazioni, dimostrazioni e forse anche attacchi come quelli risultati nel sacco e nell'incendio della vecchia sede, nonostante tutti i provvedimenti 'protettivi' presi premurosamente dalla giunta militare del Maresciallo Tantawi. Soltanto nello scorso anno l'ex-ambasciatore sionista Yithzak Levanon era stato costretto a fuggire in fretta e furia dalla vecchia sede dell'ambasciata, prelevato con elicotteri dalla terrazza della stessa: in occasione della Rivoluzione egiziana a inizio 2011 e poi a settembre per il già ricordato assalto della folla, inferocita per l'uccisione da parte di Israele di guardie di confine egiziane nel Sinai.
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