I "pirati informatici" al servizio dell'organizzazione di Resistenza palestinese (la formazione più fedele all'Iran, quindi beneficiaria di aiuto non soltanto bellico e materiale, ma anche tecnico e scientifico) sono riusciti infatti a entrare in possesso dei dati riservati di centinaia (forse migliaia) di militari sionazisti e, per dimostrare le loro capacità di penetrazione e 'hackeraggio' ne hanno rivelato una parte, ammontante a oltre cento nomi, indirizzi, abitudini personali e così via, causando un gravissimo imbarazzo a 'Tsahal'.
Alcuni di loro, ovviamente, avevano reso facile il compito iscrivendosi a social network o pubblicando comunque in rete parte dei loro dati, ma altri, pure esposti a loro volta, erano stati molto più discreti. Ai microfoni di un intervistatore un militare sionazista appartenente a quest'ultima categoria si dice 'sorpreso' della quantità di dati pubblicati sul suo conto e 'stupito' di come la Jihad sia riuscita a tracciarli e metterli in pubblico.
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