Si é tenuto nella giornata di ieri a Teheran un incontro che definire "strategico" é poco tra il Ministro degli Esteri della Repubblica Araba di Siria Walid Moallem e il suo collega iraniano Ali Akbar Salehi. Obiettivo non dichiarato ma facilmente intuibile del vertice quello di coordinare le posizioni in attesa dei prossimi "round" di colloqui diplomatici e trattative tra il Fronte della Resistenza e del sostegno anti-imperialista a Damasco e la claudicante 'armata brancaleone' dei sostenitori del terrorismo wahabita, ormai in rotta e in ritirata in tutti i settori dove rimaneva ancora operativo.
Iran e Siria già concordano sull'esclusione a priori di ogni opzione che veda l'allontanamento dal seggio presidenziale di Bashir Assad, vero e proprio 'avatar' della Resistenza nazionale siriana e incarnazione della voglia caparbia di conservare libertà e indipendenza espressa a più riprese da tutti i settori della società siriana. Quello che é anche più importante é che l'atteggiamento di Teheran e Damasco é condiviso fino al più alto livello da Mosca e Putin e Lavrov non scomoderanno nemmeno le loro segretarie ad annotare qualsivoglia proposta del campo Usa/Nato/salafita che pretenda di fare a meno di Assad come Capo di Stato.
"Per quanto fermamente convinti che la crisi siriana troverà la sua completa risoluzione attraverso un'intesa politica capiamo benissimo che fino a che esistono paesi, gruppi di paesi e loro rappresentanti che pubblicamente annunciano di volere devolvere milioni di dollari a gruppi terroristi coinvolti in disumani e sanguinosi attentati contro la popolazione siriana innocente il Governo di Damasco non abbia altra scelta se non continuare la propria campagna militare contro queste frange e queste cellule", ha dichiarato Salehi, cui il collega siriano ha presto fatto eco con un appello a chiudere "i rubinetti dei finanziamenti" ai gruppi estremisti per permettere il difficile "parto" di una soluzione negoziata.
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