Nella giornata di ieri, per poche ore, un manipolo di mercenari wahabiti rimasto tuttora a piede libero in territorio siriano, ha brevemente occupato un posto di confine sull'orlo della zona collinare del Golan illegalmente invaso da Tel Aviv nel 1967; la pronta reazione delle forze regolari siriane ha messo in fuga i militanti, ma, a seguito dell'incidente, le autorità di Vienna (che contribuiscono con oltre 300 uomini alla forza di interposizione ONU) tra Israele e Siria, hanno annunciato la loro intenzione di ritirare il prima possibile il contingente.
Nel recente passato già il contingente croato era stato precipitosamente ritirato quando era emerso che il Governo di Zagabria aveva venduto a trafficanti sauditi e qatarioti ingenti quantità di residuati bellici da importare in Siria per rifornire le bande criminali attive nel paese.
Se si sommano queste defezioni con quella poco precedente del battaglione giapponese, si vede come a presidiare una delle zone più 'calde' del Medio Oriente siano rimasti filippini, indiani e pochi altri 'caschi blu'. Se si considera che presto la zona potrebbe venire nuovamente contesa con le armi, o diventare invece teatro di una nuova guerriglia di liberazione come quella del Sud Libano il campo resta aperto alle più varie (e preoccupanti) previsioni.
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