Ormai il ritmo delle operazioni di rappresaglia da Gaza verso l'entità ebraica di occupazione si é stabilizzato su una media di duecento razzi al giorno che partono verso i loro obiettivi...di fronte a questa valanga di fuoco i portavoce di Tel Aviv ciarlano di circa una sessantina di vettori intercettati ma le nostre informazioni ci consentono di smentirli e sbugiardarli: è certo che solamente dodici-quindici razzi AL MASSIMO siano stati intercettati e quasi tutti erano 'esche', razzi di piccolo calibro lanciati senza testata esplosiva in maniera da saturare la piccola capacità difensiva delle batterie sioniste.
La foto in apertura, presa dalla capitale sionista Tel Aviv, mostra la colonna di fumo che si é levata nel cielo quando un vettore di grosso calibro (probabilmente un M-302 di origine siriana) si é schiantato contro la sede del Ministero della Guerra, causando ingenti danni e ferendo una dozzina tra militari e impiegati.
Altri feriti, almeno una decina, di cui due gravissimi si sono avuti stamane ad Ashdod quando un deposito di carburante é stato colpito da un razzo, che lo ha incendiato, le operazioni di spegnimento si sono protratte a lungo perché i vigili del fuoco erano restii a intervenire per paura di ulteriori proiettili in arrivo.
Devono colpire posti strategici ed economici, raffineria di petrol chimico e ....,
RispondiEliminae così danni economici si aumentano di piu se anche riescono colpire radar di intercettazione, cosi ne anche potranno intervenire sul questi pochi che riescono a fare.
Viva Assad, viva l'asso di resistenza.
Vv la vittoria.
Alcuni missili, 3 o 4, sarebbero arrivati sull'aeroporto Ben Gurion a Tel Aviv, ma sarebbero stati intercettati e abbattuti mentre erano in volo. Se riuscissero a colpire gli impianti petrolchimici e le raffinerie di Haifa, sarebbe un colpo duro per l'esercito sionista, che vedrebbe di molto ridotta la propria capacità di raffinare il greggio che arriva in israele tramite le petroliere [compreso il greggio che Aramco, con il benestare dell'ISIL e di Barzani, estrae e vende ai sionisti, dai giacimenti nel Kurdistan, bypassando l'autorità del governo centrale di Baghdad, tramite una pipeline che arriva al porto Turco di Cehyan]. Il Kurdistan non riesce a vendere molto, perchè le maggiori richieste sono per prodotti petroliferi raffinati, ma le raffinerie in Iraq sono sotto il controllo del governo. Molti paesi non comprano il petrolio del Kurdistan, perchè al-Maliki ha fatto un esposto in cui veniva indicato che la vendita di tale petrolio risulta illegale secondo le leggi internazionali. Solo i sionisti acquistano il greggio del Kurdistan, e lo raffinano negli impianti di Haifa una volta scaricato dalle petroliere che partono dal porto turco di Cehyan. Questi acquisti illegali di petrolio del Kurdistan da parte dei sionisti, con la collaborazione Turca e senza l'approvazione di Baghdad, erano già cominciati dall'inizio dell'anno, mesi prima che l'ISIL invadesse l'Iraq dalla Turchia e dalla Siria.
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