Se da una parte l'amministrazione carceraria di Tel Aviv ha permesso a Bilal Dhiab, figura-simbolo della protesta, di chiamare telefonicamente la sua famiglia, venendo meno a quanto dichiarato precedentemente (cioé che lo sciopero non avrebbe portato a nessun allentamento delle rigide condizioni di prigionia dei carcerati)dall'altra il prigioniero politico Kamal Issa ha iniziato a rifiutare anche l'acqua, portando il suo sciopero al livello estremo, che non potrà venire mantenuto a lungo prima di risultare nella sua morte. Al telefono Dhiab ha detto ai suoi familiari di non preoccuparsi e non rattristarsi, e di avere ben presente che la sua protesta possa finire probabilmente con la sua morte ma di essere pronto a fare questo sacrificio in nome dei quasi cinquemila prigionieri politici tuttora incarcerati da Israele. I medici che monitorano la salute di Kamal Issa, invece, hanno avvisato che il suo fisico provato dal digiuno non resisterà senza liquidi per più di 60-70 ore e hanno avvertito che dozzine di altri prigionieri sono pronti a imitarlo e dare il via a un tragico, drammatico 'sciopero della sete'.
Intanto si moltiplicano gli sforzi egiziani per mediare una soluzione tra regime sionista e rappresentanti dei detenuti, a imitazione di quanto successo in autunno con la risolutiva mediazione egiziana per la liberazione di centinaia di detenuti politici in cambio del rilascio dell'Ebreo francese Gilad Schalit.
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