Mantendendo almeno in parte la promessa di una rappresaglia contro la morte in carcere (per abusi e torture) del detenuto politico Arafat Jaradati le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, un tempo diretto braccio armato della Fazione Fatah, adesso in parte 'svincolate' da quella subordinazione, hanno rivendicato il lancio di un razzo verso la colonia ebraica illegale di Askelon.
Il proiettile non é partito dalla Cisgiordania, dove il regime di collaborazione tra forze sioniste d'occupazione e caciccume locale di Mahmud Abbas avrebbe causato problemi nella realizzazione della rappresaglia, ma da Gaza, dove nonostante il teorico 'cessate il fuoco' di fine novembre sono ormai dozzine e dozzine i palestinesi feriti (e diversi anche i morti) a causa delle violazioni e delle aggressioni sioniste.
Ma non é questa l'unica notizia riguardante i militanti di Al-Aqsa, in un loro recente comunicato infatti i dirigenti dell'organizzazione sembrano avere abbandonato le precedenti pretese di "equidistanza" tra governo siriano e insorgenza terrorista wahabita, mano a mano che i mercenari al soldo di Saoud, Al-Thani ed Erdogan si macchiano di sempre più orrendi attentati contro la popolazione civile e anche i Palestinesi ospiti dei campi siriani (dove per decenni hanno goduto di sistemazioni ideali di edilizia popolare dotate di tutti i servizi, anziché venire stipati in baracche come in Giordania e in Libano) trovano difficile mantenere posizioni 'pilatesche' e si organizzano per tenere fanatici sunniti fuori dalle loro aree e dalle loro zone.
Il comunicato accusa in particolare i terroristi di 'Al Nusra' di essersi resi colpevoli dei peggiori attentati e augura alla Siria di emergere vittoriosa dalla sfida lanciatale dall'imperialismo occidentale e dai suoi servi arabi e turchi e annuncia che gli uomini di Al-Aqsa si schiereranno sempre in difesa prima di tutto dei Palestinesi residenti in Siria e poi delle autorità che generosamente li hanno accolti e protetti in tutti questi anni.
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