Qualora si consideri che, dopo appena un anno speso in carica dalla sua elezione, il Presidente egiziano Mohammed Mursi sia riuscito a suscitare contro di sé un movimento popolare di protesta apparentemente ancora più radicato e diffuso di quello che all'inizio del 2011 riuscì con alcuni giorni di agitazione massiccia a causare il collasso del regime dell'autocrate Mubarak (e tutto questo nonostante il fatto che Mursi sia sostenuto dall'Ikhwan musulmana, la più grande associazione politica del paese, due anni fa schierata con l'opposizione) poche parole vengono alla mente per definire la sua presidenza, tra esse, certamente vi é: "Fallimentare".
Nella giornata di ieri, caratterizzata dalla mobilitazione contemporanea di milioni di manifestanti attraverso centri piccoli e grandi del paese, si sono registrati almeno sette morti negli scontri violenti che hanno visto la polizia da un lato cercare di disperdere o quantomento contenere gli assembramenti: una vittima é stata registrata a Beni Souef, un'altra a Fayoum e tre ad Assiut, piccoli centri a Sud del Cairo, mentre due morti sono rimasti sul terreno davanti alla sede nazionale dell'Ikhwan, al Cairo, andata totalmente distrutta da un incendio appiccato dai manifestanti.
Secondo le note del Ministero della Salute i feriti, più o meno gravi, della giornata di ieri ammonterebbero circa a seicento persone. Il coordinamento del movimento di protesta avrebbe già rispedito al mittente con un secco diniego l'offerta di Mursi per una 'normalizzazione' della situazione interna.
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