Che dietro il rapimento avvenuto l'anno scorso di diversi pellegrini libanesi recatisi in Siria e Iran per visitare i santuari della devozione sciita vi fosse il Governo di Erdogan e la sua strategia "Neo-Ottomana" di sostegno alla 'Brigata Tawheed' e ad altri gruppi estremisti sunniti filo-Ankara non esiste il minimo dubbio, perciò, hanno pensato i responsabili dell'odierno sequestro di due piloti della compagnia di bandiera turca present ia Beirut, l'unico modo per ottenere il rilascio dei prigionieri ancora trattenuti é quello di colpire obiettivi sensibili collegati con gli interessi di Erdogan e complici.
Conseguentemente, alle tre di mattina, un minibus della Turkish Airlines é stato bloccato da uomini armati che ne hanno prelevato due ufficiali di volo (pilota e copilota) sparendo poi nell'oscurità. Finora non vi sono state richieste o rivendicazioni ma sembra abbastanza chiaro lo scopo del sequestro, visto che, a molti mesi dal rapimento dei pellegrini, alcuni di loro non sono ancora stati rilasciati.
Il portavoce di Ahmet Davutoglu, Levent Gumrucku, ha dichiarato che il Ministero degli Esteri turco é 'costantemente in contatto' con le autorità libanesi e che spera in una rapida risoluzione del sequestro, che eviti ogni conseguenza sui rapiti.
comunque usare metodi come questi non giova alla lotta del popolo libanese... fare i pirati con i pirati porta a guastarsi la reputazione ...
RispondiEliminaE' probabile che il rapimento sia stato 'commissionato' dai parenti dei pellegrini ancora detenuti dai Turchi.
EliminaLei ha ragione ma deve contare che in Libano è ancora forte la tendenza a 'farsi giustizia da sè' o comunque ad agire in prima persona per tutelare i propri interessi, retaggio, triste, di quasi vent'anni di assenza dello Stato durante la Guerra Civile.