Un vascello militare sionista ha deliberatamente speronato la "Oliva", l'imbarcazione degli osservatori internazionali, battezzata dallo stesso Vittorio Arrigoni, che nelle acque antistanti Gaza compie opera di protezione e interposizione nei confronti dei pescatori palestinesi perseguitati e aggrediti dalla marina del regime ebraico.
"Oliva" era condotta da un equipaggio di osservatori italiani e, grazie alle incoscienti azioni dei militari sionisti, poco é mancato che il nostro paese pagasse di nuovo un tributo di sangue allo scopo di proteggere e difendere la popolazione del ghetto di Gaza dagli abusi israeliani. Se questo non é accaduto lo si deve solo alla perizia e al senso di responsabilità dell'equipaggio italiano.
"La Marina israeliana ha iniziato a fare caroselli attorno alla 'Oliva'", racconta Rosa Schiano, una delle attiviste italiane; "I pescatori palestinesi ne hanno approfittato per disingaggiarsi, ma noi siamo rimasti bloccati a causa di un problema al motore, gli Israeliani hanno visto che eravamo in panne e che il nostro Capitano tentava di farci ripartire, ma questo non li ha fermati dall'attaccarci".
"Quando erano a pochi metri da noi hanno messo i motori al massimo, apposta, creando un'onda che ci ha quasi ribaltato, facendo cadere il Capitano in acqua, e causandogli una ferita alla gamba". "Le loro intenzioni erano omicide", aggiunge Daniela Riva, altra componente dell'equipaggio italiano, "sapevano benissimo il pericolo cui ci stavano esponendo e lo hanno fatto apposta". L'incidente ha avuto luogo bene addentro il limite di tre miglia arbitrariamente imposto al naviglio da pesca palestinese dall'occupazione sionista, confermando che lo scopo di Israele é impedire ogni attività di pesca per meglio affamare la Striscia di Gaza.
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