Qualche giorno fa il quotidiano filosaudita Al-Hayat, la cui redazione di nostalgici di pupazzi pronti a scrivere qualunque fandonia pur di ricevere qualche dollaro e qualche shekel da padroni del loro padroncino Re Abdallah strombazzavano ai quattro venti di un preteso "complotto iraniano" per assassinare l'ambasciatore saudita al Cairo, ovviamente senza peritarsi di chiarire a che cosa tale assassinio sarebbe servito e in che modo, posto che fosse mai stato eseguito, avrebbe potuto aiutare la causa della Repubblica Islamica e il diffondersi della Velayat e-Fiqh.
Puntualmente, dopo qualche giorno, l'intero castello di carte mediatico é venuto a crollare non tanto per le dichiarazioni del Portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Ramin Mehmanparast, il quale ha rifiutato ogni addebito negando che cittadini iraniani siano stati fermati o arrestati in Egitto e mettendo in guardia i paesi arabi e musulmani dal cadere in simili rozze e disingenue trappole mediatiche ordite dai corifei dell'arroganza imperialista ma, soprattutto, dalla fonte direttamente interessata del consulente legale dell'Ambasciata di Riyadh in Egitto, Sami Gamal el-Din, che ha smentito recisamente che quanto pubblicato dall'Al-Hayat corrisponda anche solo in parte alla verità. E la verità é ristabilita, fino alla prossima "palla".
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