Abbiamo appena tradotto questo interessantissimo articolo di Pepe Escobar per gli amici di Stato e Potenza; ve lo presentiamo in anteprima sperando che lo gradiate.
La vera questione non é mai stata se il rozzo e bellicoso Primo Ministro sionista Netanyahu sarebbe riuscito a usare il Campidoglio americano come pulpito per la propria ri-elezione dirottando e forzando la politica estera americana o, addirittura, imponendo i suoi desiderata alla Stanza Ovale.
Una chiara indicazione di ciò é il fatto che mentre 'Bibi' arringava per quasi quaranta minuti i deputati Usa desiderosi di ascoltarlo il Segretario di Stato Kerry e il Ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif tenevano il terzo round di negoziati nucleari a Montreux, in Svizzera.
La vera questione é anche solo parzialmente collegata a questa stancante soap opera denominata 'Dossier Nucleare Iraniano'; ma comunque si può sperare che entro la fine di Marzo venga raggiunto un accordo-quadro e, ottimisticamente, entro giugno si giunga finalmente a una composizione della questione finale e definitiva.
Quello che é in gioco é ancora più importante e lo si sa da anni: Teheran non si accontenterà di niente di meno che una fine delle sanzioni, misura coercitiva illegale, che sebbene non abbiano 'distrutto la sua economia' come speravano gli Usa e Tel Aviv, certo hanno rallentato il decollo dell'Iran come potenza regionale, ma Washington continua a spostare i confini e i dettagli della questione.
Adesso Obama ha chiesto nientemeno che l'Iran blocchi completamente le sue attività nucleari per dieci anni, in un evidente tentativo di distruggere il know-how atomico iraniano; Teheran ha subito definito la richiesta 'irricevibile'.
Oltre che irricevibile la pretesa obamiana é illogica e dimostra tutta la paranoia americana verso la questione, benissimo esemplificata da Repubblicani e Neoconservatori estremi; a confronto di essa la posizione della Guida Suprema Ayatollah Khamenei sull'energia nucleare, con tutte le sue profonde e ramficiate conseguenze e implicazioni, é chiara, cristallina e tra l'altro é sempre stata nota a tutti.
Tuttavia, a differenza del regime Bush-Cheney, l'Amministrazione Obama sembra avere raggiunto un consenso sulla questione (facilitato da anni di dettagliati 'wargame' del Pentagono): gli Usa non possono bloccare o distruggere il programma nucleare iraniano a meno di usare armi atomiche sulla Repubblica Islamica (il che, apparentemente, chiude la questione militare, almeno per gli Usa). Per tutti gli ultimi dieci anni un attacco militare contro l'Iran era il "Piano A", la ciliegina sulla torta che doveva concludere il piano di 'Nuovo Medio Oriente'; il "Piano B" sembra essere quello attualmente in atto...confuse e prolungate trattative nella flebile speranza di convincere un'esausta Teheran a rinunciare al nucleare in cambio di un magnanimo 'forse' americano alla fine delle sanzioni.
Ma il vero obiettivo dei manovratori della politica estera americana, i 'Signori dell'Universo' di Washington e Wall Street é quello di minimizzare le 'scosse di assestamento' della caduta dell'Impero Americano; questo vorrebbe dire, in Asia Sudoccidentale, un rinnovato sforzo di 'Divide et Impera' con bersagli quali Turchia, Iran, Arabia Saudita e regime ebraico.
Alcuni giocatori chiave a Washington stanno diventando impazienti verso Riyadh e Casa Saoud, a causa degli effetti devastanti verso l'industria del Petrolio di Scisto derivanti dalla politica saudita dei prezzi bassi del greggio, mentre altri si preoccupano che la Turchia, dopo l'accordo con Mosca sul TurkStream, possa allinearsi col Cremlino, vanificando oltre sessant'anni di politica americana filo-Ankara. La contromossa sarebbe riallineare l'Iran con Washington...se non proprio come ai tempi dello Shah, almeno posizionarlo in maniera che la sua crescita economica benefici clienti e partner americani e occidentali.
Chiaramente Cina e Russia non stanno certo con le mani in mano, facendo esse stesse parte del 5+1 entrambe le nazioni usano le trattative come strumento nella loro lotta contro l'egemonia Usa, per minare il 'pivot asiatico' di Washington.
Non appena le relazioni con l'Iran venissero normalizzate Mosca e Beijing progettano di fare entrare la Repubblica Islamica nell'Organizzazione di Cooperazione di Shanghai, nella quale l'Iran a oggi é presente solo come osservatore proprio in quanto sottoposto a sanzioni ONU (in questo si vede come l'eccessivo rispetto Cinese e Russo per le istituzioni internazionali gioca a volte contro i loro stessi interessi: gli Usa non avrebbero esitato un secondo a passare sopra un ostacolo simile per perseguire i loro obiettivi, Mosca e Beijing invece aspettano che le sanzioni vengano rimosse per accogliere Teheran nella SCO -NdT-).
La Russia ha già ottime e profonde relazioni commerciali con l'Iran e ultimamente ha risolto un acuto punto di frizione riguardo le forniture militari. Nessun accordo Usa-Iran sarà mai possibile senza un tacito assenso russo e gli Americani, per quanto non faccia loro piacere ammetterlo, lo sanno. Beijing da parte sua tende a rispettare e mantenere lo Status Quo e anche in questa questione non desidera vedere Teheran più vicina all'Occidente e specialmente agli Stati Uniti, giacché questo faciliterebbe il 'pivot asiatico' di Washington che la dirigenza cinese identifica correttamente come una manovra ostile.
Per quanto riguarda l'iperattivo e rumoroso Netanyahu, tutto quel che é riuscito a fare é stato di strappare un po' di "limelight" internazionale mentre predicava al coro (infatti molti congressisti Usa si sono alzati e non hanno assistito al suo discorso) cercando per l'ennesima volta di 'vendere' ancora una volta una guerra israeliana al Parlamento americano (esattamente come la Guerra all'Irak, eseguita da Washington su richiesta di Tel Aviv -NdT-) contro un Iran definito in tinte talmente eccessive e fosche da risultare ridicolo persino su un fumetto supereroistico. Non c'é riuscito, nonostante che la Lobby a Sei Punte sia scesa in campo con tutta la sua invadente arroganza. In tutto questo, come ha rilevato Trita Parsi, é stato ri-dimostrato che la più grande minaccia alle prospettive di pace in Medio Oriente é lo stesso Netanyahu.
La vera questione, come abbiamo già detto, non é la capacità nucleare iraniana, quella ormai esiste e non vi é modo che l'Iran possa 'dimenticarla' (appunto a meno che non venga bombardato con atomiche o che commetta il 'suicidio' di bloccare le sue attività nucleari per un cedennio) ma la possibilità di una distensione Washington-Teheran che vada contro gli 'ukase' sionisti, il che dimostrerebbe un indebolimento della presa ferrea della lobby ebraica sulla politica Usa, indebolimento di cui é direttamente responsabile Netanyahu.
E' interessante notare come Netanyahu nel suo discorso fumettistico abbia menzionato come parte dell'Asse del Male il Libano (cioé Hezbollah), la Siria, Hamas, l'Iran...ma non ha nemmeno per sbagli menzionato il Califfato dell'ISIS e il perché é ovvio...l'ISIS non minaccia Tel Aviv, non lo ha mai fatto e anzi tutte le sue attività favoriscono il regime ebraico e ne seguono gli interessi con sospetta precisione.
Intanto la vera 'Questione Israeliana', cioé l'occupazione illegale della Palestina, il regime di Apartheid sionista, quella continua indisturbata, beatamente ignorata dai sonnambuli del Congresso.
I Khazari stanno tirando un po' troppo la corda...
RispondiEliminaIl problema è che hanno almeno un centinaio di bombe atomiche (mai dichiarate ufficialmente) più un paio di sottomarini nucleari in giro per il Mediterraneo....
Come liberarsi della loro asfissiante e arrogante tirannide?
Che Dio ci aiuti!
Con la pazienza e l'astuzia dell' Asse della Resistenza!
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