"La decisione qatariota di ospitare un ricercato per gravi reati di sangue, resa ancora più grave dal fatto che tale persona di valse di provvigioni e personale dello Stato al tempo in cui ricopriva un'importante carica pubblica per architettare e ordire i suoi delitti, é del tutto inaccettabile, il Governo di Doha dovrebbe riconsiderarla ed estradare l'Ex-vicepresidente Tareq al-Hashemi a Bagdad, dove verrà sottoposto a regolare processo"; queste le parole, misurate ma molto ferme, con cui il Vicepremier irakeno Hussein al-Shahristani, nella giornata di ieri ha commentato l'asilo offerto dall'Emiro Al-Thani all'Ex-vicepresidente sunnita del paese mesopotamico, dapprima rifugiatosi nelle province semi-autonome dei Curdi per poter sfuggire al mandato d'arresto, e ora espatriato verso la ricca penisola petrolifera del Golfo.
Shahristani non ha lesinato critiche agli amministratori Curdi per avere ospitato per quasi quattro mesi il fuggiasco Al-Hashemi consentendogli poi di lasciare il paese a sua discrezione, ricordando loro che l'autonomia lasiata alle province settentrionali é intesa da inserirsi nello spirito di collaborazione e cooperazione con le autorità centrali e non a discrezione arbitraria della comunità curda, i cui leader con queste scelte e queste decisioni hanno messo in atto "una chiara sfida ai principi della Legalità e della Giustizia su cui si fonda il nostro Stato". Hashemi sarebbe partito domenica mattina, su di un aereo privato, alla volta di Doha.
Secondo i mandati di cattura spiccati dal Tribunale di Bagdad a dicembre 2011 (proprio all'indomani della partenza degli ultimi contingenti di truppe Usa occupanti, secondo la tabella di ritiro stilata con gli accordi del 2008 firmati dall'allora Presidente Usa George Bush Jr.) Hashemi avrebbe organizzato il dettaglio delle sue guardie del corpo in una piccola ma estremamente efficiente "squadra omicidi", utilizzandola poi per assassinare diversi ufficiali governativi e generali a lui avversi nel corso degli anni e persino per organizzare un attentato esplosivo (poi sventato senza conseguenze) contro l'attuale Primo Ministro irakeno, lo sciita Nouri al-Maliki.
Uno dei particolari più sgradevoli era che non tutte le guardie del corpo trasformate in bounty-killer a tremila dollari a "hit" erano entusiaste di diventare assassini, ma per i recalcitranti scattavano minacce di ritorsione contro famiglie e parenti, che costringevano al silenzio e all'obbedienza. E' stato proprio grazie alle testimonianze di questi 'assasini per forza' che le accuse contro Al-Hashemi, ma anche contro altri rappresentanti del partito sunnita 'Al-Irakiya', come Saleh al-Mutlak e Riyadh al-Adad hanno potuto prendere la forza necessaria a tradursi in mandati di cattura e comparizione a cui, finora, l'Ex-vicepresidente é riuscito a sottrarsi con acrobazie da latitante più consone a uno 'scafato' capo camorrista che a un leader politico.
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