Nel 1979 la Repubblica Islamica dell'Iran si difendeva dai complotti revanscisti orditi all'interno dell'ambasciata USA occupandola e prendendo in ostaggio il personale presente, tra cui numerosissimi agenti della CIA e di altre agenzie di spionaggio. All'epoca sedicenti 'democratici', filosionisti, imperialisti di ogni colore e 'dirittoumanisti' assortiti saltarono sulle sedie gridando alla 'violazione' di chissà quali principi (la violazione della volontà popolare iraniana che aveva cacciato lo Shah corrotto con la Rivoluzione, evidentemente, per costoro non contava...), ma la giovane repubblica rivoluzionaria tenne duro e difese la propria scelta ribadendo la necessità di interrompere le attività nocive in atto in quella pretesa 'rappresentanza diplomatica'.
Oggi, alla luce delle rivelazioni del 'Datagate' tutto il mondo deve ammettere quanto estese e perniciose siano le attività di spionaggio americane, che, lungi dal concentrarsi solo contro 'nemici' si concentrano anche contro pretesi amici ed alleati come i paesi europei e altri ancora, a dimostrazione che gli Stati Uniti non provano amicizia o lealtà per nessuno.
Nel 34esimo anniversario di quello storico momento in cui il popolo iraniano agì come un sol uomo per difendere le proprie scelte e la sua autonomia nel decidere del proprio destino il resto del mondo deve ammettere, obtorto collo, che quello stesso popolo era oltre trent'anni avanti sul calendario della Storia e, al giorno d'oggi, continua a esserlo nella costruzione di una società più giusta.
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