Cacciati da Radaa, cittadina yemenita della Provincia di Bayda, dalla fulminea avanzata dei combattenti Houthi a fine ottobre, i takfiri di Al-Qaeda nella Penisola Araba avevano provato una controffensiva a inizio novembre, venendo nuovamente respinti con gravi perdite.
Non avendo chance in combattimento contro i militanti sciiti dell'organizzazione Ansarullah, che ormai domina incontrastata almeno metà del paese, i wahabiti sostenuti dall'Arabia Saudita hanno deciso quindi di colpire ancora questa volta con l'arma delle autobombe.
La prima delle due, mirata contro il leader Houthi Abdullah Idris, ha mancato il suo bersaglio riuscendo però a sventrare un pullman di scolari che stavano facendo ritorno alle loro case, uccidendo venti bambini.
Una seconda carica esplosiva, esplosa a un posto di blocco dei combattenti sciiti, ha ucciso sei militanti Houthi. Gli abitanti di Radaa, compresi gli uomini delle tribù e dei clan sunniti che per due anni hanno languito sotto il bigotto tallone dei wahabiti, si sono detti pronti a unirsi agli Houthi per trovare i responsabili di questi attacchi e vendicarne le vittime.
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