Molta attività diplomatica a Riyadh, dove da domenica a martedì si sono avvicendati a rendere i loro omaggi al nuovo Re Salman i 'colleghi' di Kuwait, Abu Dhabi e Qatar: Emiro Sabah al-Ahmed al-Jaber al-Sabah, Principe Ereditario Mohammed bin Zayed al-Nahyan ed Emiro Tamim bin Hamad al-Thani.
I soliti bene informati giurano che Casa Saoud stia intensamente cercando di riparare i rapporti deterioratisi negli ultimi quattro anni con Doha e con Ankara, valutando di non poter combattere contemporaneamente su tre fronti (contro l'Iran per il primato in Medio Oriente, contro il Qatar e la sua longa manus dell'Ikhwan per il primato tra i musulmani sunniti e con Erdogan e il suo progetto Neo-Ottomano).
L'idea, espressa così, avrebbe anche senso; migliorare i rapporti con i rivali per concentrare le ostilità sul 'nemico' iraniano; ma bisogna sempre considerare che tra sciacalli (e i governanti sauditi, quelli qatarioti e quelli turchi altro non sono) ogni atteggiamento di mansuetudine viene scambiato per segno di debolezza e, con il palazzo reale ancora 'scombussolato' dalle purghe e le rimozioni di dignitari che occupavano posizioni delicatissime, il regime di Riyadh si trova in un momento molto delicato.
L'apparente convinzione da parte di Re Salman e della sua cricca di sostenitori, che sia necessario 'serrare i ranghi' con Qatar e Turchia per affrontare la crescente influenza, il prestigio e il potere della Repubblica Islamica dell'Iran dimostra inoltre la riluttanza del senescente sovrano ad abbandonare i vecchi pregiudizi anti-sciiti e anti-persiani, visto che l'Iran ha più volte chiaramente espresso la volontà (nell'interesse della pace e della stabilità regionale) di trovare accordi paritari con Riyadh, che disinneschino la diffidenza e l'ostilità tra i due paesi.
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