Un oppositore 'vero' al regime del Colonnello Gheddafi, che anni fa, da esule che era, venne attratto in un tranello dagli uomini della sua polizia politica, arrestato col resto della sua famiglia e tradotto a forza in Libia dove fu incarcerato e torturato per anni ha rivelato che la sua cattura non sarebbe stata possibile senza l'attivo sostegno nell'operazione dello spionaggio estero britannico: il famigerato MI6.
Sami Saadi, (a destra nella foto soprastante, attualmente ricoverato in un ospedale tunisino, ha rivelato che, dopo aver vissuto per molti anni in Inghilterra ne venne espulso con tutta la sua famiglia e, nel 2004, si trovava nel territorio della Repubblica Popolare Cinese, dove venne contattato da un personaggio che si diceva in relazione con le autorità inglesi e gli offrì la prospettiva di tornare in Gran Bretagna, previo un incontro con alcuni funzionari per 'verificare' le sue idee e posizioni politiche.
Raggiunta Hong Kong dove credeva doversi tenere l'incontro, anziché venire portato al consolato inglese si ritrovò imbarcato a forza su un aereo che lo condusse, insieme a tutti i suoi familiari in Libia, dove venne separato dai suoi congiunti e imprigionato da solo per 14 mesi in una piccolissima cella, da cui veniva fatto uscire solo per venire interrogato e seviziato. Infine, dopo altri cinque anni di prigionia, Saadi venne rilasciato nel 2010 e, grazie al recente collasso del regime, é riuscito a lasciare la Libia per la Tunisia.
Documenti ritrovati tra le carte del Ministero degli Esteri guidato da Moussa Kousseh e riportati dal quotidiano inglese Daily Telegraph rivelano che, oltre all'MI6 nella "rendition" di Saadi sarebbe stata coinvolta anche la CIA, che si sarebbe offerta di pagare le spese di volo del jet usato per trasportarlo in Libia da Hong Kong.
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