domenica 11 settembre 2011

La sesta guardia di frontiera egiziana ferita da Israele muore in ospedale, mentre nuove proteste assediano l'ambasciata semidistrutta!


Dopo l'assalto, l'abbattimento delle barriere di protezione, l'irruzione all'interno e il sacco e la dispersione dei documenti d'ambasciata, dopo gli scontri con la polizia, dopo la morte di un dimostrante e il ferimento di altri 235 (molti di più secondo le fonti non ufficiali), altri nuovi eventi agitano le tempestose acque dell'opinione pubblica egiziana, sempre più ostile, a prescindere da differenze etniche, sociali e religiose a qualunque prospettiva di continuare i rapporti bilaterali con lo Stato ebraico, sempre più determinata a vedere chiusa l'ambasciata israeliana e denunciato il trattato di Camp David.

E' giunta oggi la notizia che nella notte tra sabato e domenica Emad Abdel Malak, sesta vittima dell'aggressione israeliana che ha ucciso altri cinque suoi commilitoni della guardia di confine egiziana, ha cessato di vivere nonostante tutti gli sforzi di clinici e sanitari di mantenere viva la scintilla della vita nel suo corpo martoriato dalle schegge del missile hellfire lanciato da un elicottero sionista contro il veicolo sul quale si trovava insieme ai compagni. Il quotidiano Al-Masry Al-Youm ha riportato come, nella ricostruzione fornita dal padre, il corpo di Emad sia stato più volte trasferito tra gli ospedali di Taba e Arish, per un intervento d'emergenza dopo l'altro.

La notizia non ha fatto che acuire il risentimento popolare contro Israele che, dopo il 'raid' all'ambasciata, qualche osservatore sperava potesse quetarsi almeno per qualche tempo. Già nella giornata di oggi nuovi gruppi di dimostranti si sono radunati attorno al palazzo abbandonato in tutta fretta dall'ambasciatore Levanon, che contina a catalizzare la rabbia delle masse popolari: "Nessun egiziano vuole gli israeliani in casa sua, finiremo questa presenza, la faremo cessare per sempre!" "Faremo da soli di mano nostra quel che Tantawi non vuol decidersi a compiere!", sono soltanto due delle dichiarazioni raccolte tra la folla.
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