Non rimarranno in cella dal 27 febbraio al 26 aprile, data in cui il Giudice Mahmoud Shoukry ha deciso di spostare la prima udienza del processo alle "ONG occidentali" che, tramite fondi di incerta provenienza, che l'accusa ritiene correlabili ad agenzie di Intelligence e servizi segreti militari, cercavano di influenzare gli eventi politici egiziani in senso favorevole a Israele e Usa, ma saranno in un certo senso "prigionieri", visto che verrà loro impedito di lasciare con qualsiasi mezzo il paese.
Sono 43 gli imputati, tra cui la pattuglia più numerosa é quella degli statunitensi, che nel loro numero contano persino il figlio del Ministro dei Trasporti; Hilary Clinton, titolare del Dipartimento di Stato (Il Ministero degli Esteri americano) ha incontrato il suo collega egiziano Mohamed Qamil Amir due volte negli ultimi tre giorni; trattenendosi "svariate ore" a parlare con lui.
Gli Usa, arrogantemente, hanno minacciato di tagliare 'gli aiuti' all'Egitto (circa un miliardo di dollari che venivano girati a Mubarak e alla sua cricca per comprare armi e prodotti americani, "gonfiando" così surrettiziamente le esportazioni della moribonda economia Usa, un 'aiuto di stato' mascherato visto che la Casa Bianca avrebbe potuto direttamente dare i soldi alle aziende interessate) ma la società civile e politica egiziana é insorta chiedendo che sia l'Egitto, per sempre, a rinunciare a ogni emolumento straniero con un programma di sottoscrizione popolare e razionalizzazione delle spese.
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