Si sono svolte puntualmente e con regolarità le operazioni di voto in tutto il paese per il referendum che, a quanto dicono le proiezioni degli exit-poll, dovrebbe avere approvato la nuova Costituzione studiata dalla Commissione per la Riforma incaricata dal Governo di dare alla Siria una Carta che preveda una Democrazia di tipo parlamentare. Il fulcro della riforma é l'abolizione dell'Articolo 8 del vecchio ordinamento costituzionale che garantiva al Partito Ba'ath un ruolo preminente nella gestione della Cosa Pubblica, in quanto "garante dell'autonomia e dell'indipendenza del paese".
La Siria comunque non era un regime "a partito unico", visto che il Ba'ath condivideva il Governo del Paese con una coalizione di partiti e movimenti affini che costituvano il "Fronte Nazionale Progressista" (Al-Jabha al-Wataniyah at-Taqaddumiyah) che alle ultime elezioni del 2007 aveva conseguito una maggioranza di 169 seggi sui 250 del Parlamento nazionale (mentre 81 erano andati alle opposizioni). Per approvare la nuova Costituzione oltre dieci milioni di persone si sono recate in uno dei 13.835 seggi aperti in tutto il paese anche in quelle cittadine e province che fino a pochi giorni fa erano scosse dalla violenza assassina dei terroristi armati e riforniti dall'Occidente, da Israele e dalle monarchie petrolifere del Golfo, nella speranza di fomentare il caos e provocare la caduta del Governo.
Immediata la reazione positiva di Cina e Russia, sponsor di Assad e sostenitori del suo processo di riforma democratica: "La Repubblica Popolare Cinese spera che il dialogo nazionale per la riforma vada avanti e porti presto a nuove elezioni", ha dichiarato il Viceministro degli Esteri cinese Zhai Jun, simili, nei toni e nei contenuti i commenti del Ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov. Il risultato ufficiale del Referendum dovrebbe venire annunciato in giornata, se, come previsto, la Costituzione sarà approvata entro tre mesi dovrebbero tenersi nuove elezioni.
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