La fabbrica di balle sionista che ha nome "JEW YORK TIMES"...opps...volevamo dire ovviamente 'New York Times' ha provato ad approfittare della depressione globale dei prezzi del barile per lanciare una polpetta avvelenata in direzione della Siria, pubblicando mendaci accuse riguardo un possibile accordo Mosca-Riyadh secondo il quale gli sceicchi wahabiti del petrolio abbasserebbero le loro esportazioni di greggio in 'cambio' dell'abbandono della Siria da parte del Cremlino.
Il figlio della schiava negra Bandar 'bush' bin Sultan (ora disoccupato) aveva già provato una manovra simile con Putin ad agosto 2013, poco prima che Obama provasse a bombardare Damasco, ottenendo in risposta una delle più formidabili repliche dell'inquilino del Cremlino, che aveva spiegato chiaramente al Saudita come la lealtà russa verso la Siria non fosse in vendita.
La Russia non otterrebbe niente dal tradimento della sua pluridecennale alleanza con i Siriani, se non di rovinare la propria reputazione internazionale e far saltare i numerosi approcci verso altri paesi come Egitto, Camerun e via dicendo: chi si alleerebbe con uno Stato che può tradire con tanta facilità? Nessuno.
E puntualmente infatti a smentire le fole sioniste del New York Times é arrivato il comunicato di Aleksej Pushkov, Segretario del Comitato Parlamentare Affari Esteri di Mosca, che ha definito le teorie del quitidiano newyorchese: 'prive di ogni fondamento'.
L'agenzia di stampa SANA di Damasco ha ripreso la dichiarazione con comprensibile entusiasmo e soddisfazione.
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