Continuano ad ammassarsi a migliaia i manifestanti attorno all'ambasciata sionista del Cairo, giorno e notte, chiedendo che la rappresentanza venga chiusa, l'ambasciatore espulso e ogni relazione diplomatica dell'Egitto col regime ebraico venga definitivamente interrotta; sfidando gli incerti della scalata e approfittando dei numerosi appigli forniti da elementi esterni di aria condizionata e antenne paraboliche un guovane egiziano di nome Ahmad al Shahhat (foto sopra, mentre viene portato in trionfo) si é arrampicato fino all'attico strappando dal suo sostegno la bandiera israeliana. Alla sua discesa, salutato come un eroe, é stato sottratto dalla folla in visibilio alle 'attenzioni' di polizia e militari che volevano fermarlo.
Intanto lo sdegno per gli indiscriminati attacchi sionisti contro Gaza mette in agitazione le masse non solo in Egitto, ma anche in Giordania, dove cortei di molte migliaia di persone chiedono ogni giorno con sempre più forza l'interruzione delle relazioni diplomatiche con Tel Aviv e l'abrogazione dell'accordo di pace siglato da Re Hussein nel 1994, quando sembrava che sottomettersi ai diktat americani e israeliani fosse l'alternativa più comoda e facile.
In mezzo a queste tempeste i polsi dei politici sionisti hanno cominciato a tremare e persino Ehud Barak, già pettoruto generale, ha frettolosamente fatto recapitare al Governo egiziano e alla Giunta militare di Transizione le sue "scuse" per l'uccisione di guardie di confine nella penisola del Sinai, annunciando che una commissione d'indagine mista verrà istituita per fare luce sull'accaduto. Sarà questo un gesto sufficiente a disinnescare la ritorsione del Cairo, che ha richiamato in patria 'sine die' il suo ambasciatore da Tel Aviv?
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