martedì 7 dicembre 2010

Esclusivo: Palaestina Felix ricostruisce per il pubblico italiano la "Pista Israeliana" dell'omicidio Hariri



Grandi rivolgimenti avvenuti recentemente nella scena politica interna libanese e alcuni efficaci e mirati movimenti degli stati che sostengono un Libano autonomo e indipendente (in primis la Siria e la Turchia), hanno fatto molto per ammorbidire e dissipare preventivamente buona parte dell'impatto politico di un eventuale pronunciamento del Tribunale speciale per il Libano che volesse pretestuosamente coinvolgere il movimento politico sciita Hezbollah nella morte per attentato dell'uomo d'affari e due volte primo ministro libanese Rafik Hariri, ucciso da un'esplosione nel febbraio del 2005.

Tuttavia la "mina" del Tribunale pilotato dall'uomo dei servizi tedeschi Detlev Mehlis e dal giurista internazionale Antonio Cassese, ambedue (guardacaso!) in possesso di pedigree filosionisti di quattro quarti di 'purezza' non é ancora del tutto disinnescata e, col passare del tempo, man mano che viene a galla la pretestuosità degli assunti e delle illazioni su cui si baserebbe l'edificio accusatorio, é sempre più probabile che i mandanti e manovratori del Tribunale stesso (cioé gli Usa nelle persone del vicepresidente Joe Biden e del Segretario di Stato Clinton) decidano di puntare il "tutto per tutto" su un'accusa "bomba" da pompare e montare adeguatamente con tutta la grancassa mediatica del caso, nel tentativo di spaccare del tutto la scena politica del Paese dei Cedri, anche a rischio di farlo precipitare nuovamente nella guerra civile.

Il Tribunale venne creato a fine marzo 2007, quasi due anni dopo la morte di Hariri, in conseguenza della Risoluzione ONU 1757, per portare davanti alla giustizia i suoi assassini. E' degno di nota il fatto che, all'epoca, i sospettati numero uno non erano affatto gli esponenti di Hezbollah, anzi, gli indici accusatori degli imperialisti filoatlantici e filosionisti all'epoca si concentravano sul presidente siriano Bashar el-Assad e sul suo alleato libanese Emile Lahoud, ma, una volta che venne provato come le testimonianze a loro carico fossero state falsificate e dovessero quindi venire espunte dal novero delle prove a carico, gli inquisitori in missione per conto di Zio Sam dovettero trovare un nuovo capro espiatorio su cui riversare i loro addebiti.

Esisteva sempre Hezbollah.

Hezbollah, che, respingendo l'aggressione israeliana intervenuta nel frattempo (luglio-agosto 2006) era tornato in testa alla hit-parade dei "nemici" dell'imperialismo Usa (e della lobby sionista che é sua parte integrante e motivante), poteva servire egregiamente allo scopo, tantopiù che, emascolato della sua componente di Resistenza armata, il movimento sciita non sarebbe più stato in grado di opporsi alle mire israeliane sul Libano, che lo Stato ebraico vuole perennemente supino e accondiscendente a ogni proprio "Diktat".

Ormai anche il presidente libanese Sa'ad Hariri, figlio dell'assassinato, si é reso conto di quale impostura stia dietro all'agenda del Tribunale e lo ha pubblicamente sfiduciato, ma sionisti e atlantici sono pronti a usare il Libano come campo di battaglia contro Hezbollah, contro e al di sopra del parere dell'opinione degli stessi libanesi! E lo faranno se fino all'ultimissimo secondo saranno convinti di poterla spuntare.

Per questo é importante lanciare ogni freccia, ogni quadrello a disposizione dei difensori della verità dei fatti e degli amici dell'indipendenza e dell'autonomia libanese: se svuotando le nostre faretre faremo abbastanza buchi e smagliature nella cortina di menzogne apparecchiata da yankee e sionisti ci sarà speranza di farli tornare a malincuore sui loro passi, la coda fra le gambe e la bile schiumante fra i denti, se no, non ci sarà salvezza, essi si getteranno sul Libano pronti a farlo a brani per il loro immediato guadagno politico e tattico, senza porre pensiero a quanti uomini, donne e bambini verranno messi in chiaro e immediato pericolo dalle loro azioni.

Partiamo, come al solito, da fatti acclarati e incontestabili: il convoglio di Hariri padre salta in aria il 14 febbraio 2005, uccidendo 23 persone e ferendone oltre 100. Un rapporto preliminare commissionato dallo stesso Consiglio di Sicurezza dell'ONU biasima aspramente la condotta 'dilettantesca' degli investigatori libanesi; per equilibrare la situazione l'ONU dispaccia sul luogo i suoi agenti, dotandoli di mezzi tecnici e scientifici che mancavano alle forze locali. Tuttavia la conclusione di questi 'esperti' non intacca l'assunto di base: una volta scartata l'ipotesi che l'esplosivo fosse nascosto sotto il manto stradale si é 'deciso' che il convoglio automobilistico di Hariri sia stato colpito da un camion-bomba riempito fino all'orlo di esplosivi.

Una semplice occhiata alla foto del cratere in cui é deflagrato il SUV dell'ex Primo Ministro denuncia tale ipotesi come assurda: un'esplosione superficiale non potrebbe mai e poi mai aver scavato un solco di oltre due metri nell'asfalto, tanto profondo da arrivare a ledere le condotte acquifere sottostanti e, da quanto risulta, persino gli esperti balistici svizzeri consultati dal Tribunale speciale hanno negato recisamente tale possibilità: per questo il collegio investigativo internazionale ha commissionato una 'prova sperimentale' tentuasi in un misterioso poligono francese, che era tesa a 'dimostrare' (con tesi preconcetta e 'imbeccata' al Tribunale dai suoi manipolatori prossimi e remoti) che gli alti palazzi del centro di Beirut circostanti al luogo dell'esplosione avrebbero "rediretto" l'onda d'urto verso l'interno, creando il cratere.

Tutte le foto scattate nei secondi immediatamente successivi alla deflagrazione mostrano fiamme ovunque, incendi diversi sono scoppiati tutto attorno al cratere...eppure...i corpi delle vittime, ustionati fino al quinto e sesto grado in certe parti, sono miracolosamente e misteriosamente intatti in altre, distanti spesso solo poche dozzine di centimentri. Addirittura, sulla salma di Hariri si può vedere il cronografo d'oro al polto sinistro che si è FUSO sulla carne viva, mentre la soffice camicia di lino gli sta ancora compostamente chiusa attorno al collo, con la cravatta annodata sopra e similmente intatta.
La teoria che un corpo umano esposto alla vampata di un'esplosione di TNT, RDX e PETN possa essere sfigurato dal calore su un braccio e intonso sul collo é semplicemente ridicola.

Quindi, l'esplosione ha generato una vampata di calore estremamente intenso ma dotata di un raggio estremamente limitato e soprattutto circoscritto: gli oggetti ad alta densità come i metalli (e soprattutto l'oro, pesante e denso par exellance) l'hanno assorbito in pieno, liquefacendosi e/o esplodendo, ma gli oggetti a bassa densità come i tessuti e le fibre ne sono usciti integri.

Inoltre, tutte le mutilazioni causate dall'esplosione sono nette, pulite, non vi sono ossa sbriciolate o carne spappolata (come succede nelle esplosioni convenzionali) é come se l'area di intensissimo calore, sviluppandosi abbia "risucchiato" o bruciato tutta l'aria circostante, impedendo l'onda d'urto verso l'esterno e rendendo anche le ferite 'linde e asettiche' perché inflitte su carni rese friabili dalla temporanea mancanza di atmosfera.

A sostegno di tale ipotesi vi sono i referti dell'ospedale militare francese in cui venne ricoverato prima di spirare Bassel Fleyhan, collaboratore di Hariri ed ex-ministro del suo gabinetto, sul cui corpo vennero registrate significative tracce di radioattività.

La domanda é, che tipo di arma pul causare effetti simili?

A questo punto é necessario ricollegarsi coi rapporti di "strane" bruciature e ferite riscontrate sulle vittime dei bombardamenti sionisti sul Libano nel 2006 e sulla Striscia di Gaza nel 2008-2009; bruciature e ferite che hanno lasciato interdetti anche clinici abituati a trattare ogni genere di ustionati e traumatizzati. La rivista politico-strategica russa "ODNAKO", interrogata da giornalisti di Al-Manar ha avanzato l'educata supposizione che a colpire Hariri e seguito sia stato un razzo lanciato dall'alto armato con una testata carica di pulviscolo metallico che, adeguatamente "eccitato" da una piccolissima e breve (ma molto intensa) scarica di radiazioni sia arrivato nel giro di decimi di secondo al punto di incandescenza, risucchiando e distruggendo l'ossigeno che usava come comburente di tale violenta reazione.

Chi dispone attualmente di armi simili? Israele, apparentemente, visti i rapporti allarmati di chirurghi e medici dalle zone di guerra in cui si é scatenata la furia dell'aviazione sionista; ma chi ha sviluppato tale arma? Lo Stato ebraico? No, non vi sono elementi in merito e, secondo gli uomin di ODNAKO, sarebbe stata la Germania, nell'ambito della cooperazione militare con Tel Aviv, a fornire tali ordigni di nuova generazione.
Mehlis
L'ipotesi di un drone israeliano che lancia un sofisticato missile tedesco sul SUV di Hariri é piùà che compatibile con la presenza, nel Tribunale speciale per il Libano, del Procuratore generale Detlev Mehlis, uomo-tramite fra la CIA americana e il BND, il servizio segreto tedesco, già a sua volta implicato nelle indagini sull'attentato alla discoteca berlinese in cui perirono militari Usa nel 1986, che portarono al famoso raid degli F-111 sulla Libia, Recentemente impiegato (2002) e profumatissimamente pagato dall'Istituto Washingtoniano per la Politica del Vicino Oriente (sigla di facciata della super-lobby ebraica AIPAC) e dalla Rand Corporation (think-tank dell'apparato militar-industriale americano).
Lehmann
Compagno di Mehlis nel propagare la tesi del camion-bomba troviamo Gerhard Lehmann, altro 'tramite' fra CIA e servizi tedeschi, lui addirittura immischiato nelle "Extraordinary renditions", il programma di rapimenti illegali, estradizioni clandestine e torture che ha imperversato in tutta Europa negli anni della paranoia terroristofoba dopo l'11 settembre 2001.

La posizione tedesca, con la salita al potere del governo di Centrodestra di Frau Merkel é stata pesantemente squilibrata a favore di Usa e Israele, con la goffa e sgraziata cancelliera di Berlino che ancora poco tempo fa commise una gaffe non da poco dichiarando che le truppe della Bundeswehr schierate in Libano con l'UNIFIL erano state inviate "Con la primaria missione di difendere Israele", che nella guerra in questione era stato l'aggressore e sorvolando sul fatto che le truppe in missione ONU sono schierate agli ordini del Consiglio di Sicurezza per concessione del loro Paese d'origine, non certo al servizio di una delle parti in causa.

Sopra a costoro, poi, troviamo Antonio Cassese, filosionista di quattro cotte, amico personale di Elie Wiesel (quello che lobbizzava contro l'inclusione degli zingari nel memoriale americano sull'Olocausto nazista, quello che considera il Rapporto Goldstone un 'crimine antisemita') e latore di una singolare definizione di terrorismo secondo la quale tutti i combattenti della Resistenza europea contro Fascismo e Nazismo sarebbero definiti 'ipso facto' dei "terroristi".

Con simili personaggi alla sua testa, possiamo benissimo immaginare con quanta cura e con quanto scrupolo siano state seguite le piste investigative che portavano a un drone israeliano come "colpevole" della strage del 14/2/2005. Ma la verità é là fuori, dobbiamo indicarla, contro tutte le fanfare e tutte le grancasse che inizieranno a tambureggiare e strombazzare appena il Tribunale speciale avrà finito di "covare" la sua velenosa e pretestuosa accusa contro l'unica organizzazione che, da venticinque anni a questa parte, abbia saputo rifilare al militarismo e all'aggressività di Israele le lezioni che si meritava.

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